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Definizione

Per sindrome metabolica s’intende una condizione ad elevato rischio cardiovascolare, caratterizzata dalla presenza di un  gruppo di fattori di rischio legati al sovrappeso e all’obesità, che aumentano cioè le probabilità di malattie cardiache ed altri problemi di salute come il diabete e l’ictus: i fattori di rischio sono comportamenti o condizioni che aumentano la probabilità di incorrere in una malattia.

Il termine metabolica si riferisce ai processi biochimici coinvolti nel normale funzionamento del corpo, ma ricordiamo che questa malattia è conosciuta anche con altri nomi:

  • Sindrome X
  • Sindrome da insulino–resistenza
  • Sindrome Dismetabolica
  • Girovita da Ipertrigliceridemico
  • Sindrome dell’ obesità
  • CHAOS
  • Sindrome di Reaven

I cinque fattori di rischio su cui si basa la diagnosi sono:

  • pressione alta,
  • glicemia elevata,
  • ipertrigliceridemia (trigliceridi alti),
  • bassi livelli di HDL (colesterolo buono),
  • eccesso di grasso addominale.

Come vedremo nel paragrafo dedicato diverse società mediche propongono limiti leggermente diversi tra loro e, in alcuni casi, anche ulteriori fattori di rischio.

La diffusione della sindrome metabolica è in continuo aumento a causa dei tassi di obesità tra gli adulti, tanto che in futuro la sindrome potrebbe superare il fumo come il principale fattore di rischio per le patologie cardiache.

Fotografia con due cuori che racchiudono rispettivamente il cibo spazzatura e gli alimenti cardine di una sana alimentazione.

iStock.com/SIphotography

Cause

Le cinque condizioni elencate di seguito sono fattori di rischio metabolici per il sistema cardiocircolatorio (cuore, arterie, vene, …). Una persona può sviluppare uno qualsiasi di questi fattori di rischio di per sé, ma è comune che un paziente ne presenti più di uno o addirittura tutti e la compresenza aumenta la probabilità di sviluppare eventi cardiovascolari.

  • Un largo girovita. Questa condizione è anche definita come obesità addominale: l’eccesso di grasso nella zona addominale è un fattore di rischio per le malattie cardiache più significativo rispetto al grasso in eccesso in altre parti del corpo, come ad esempio sui fianchi.
  • Un livello superiore a quello normale di trigliceridi nel sangue (ipertrigliceridemia), un tipo di grasso presente nel sangue.
  • Un livello più basso del necessario di colesterolo HDL (colesterolo buono, legato alle lipoproteine ad alta densità) nel sangue. HDL è considerato colesterolo buono perché riduce le probabilità di patologie cardiache. Bassi livelli di HDL ne aumentano invece le probabilità.
  • Ipertensione arteriosa (pressione alta). La pressione sanguigna è formalizzata con due numeri, di solito scritti uno sopra l’altro o uno prima dell’ altro, come 120/80. Il primo numero o quello che sta sopra, corrispondente alla pressione sistolica e misura la pressione nel sangue quando il cuore batte.Il secondo numero, o quello che sta sotto, corrispondente alla pressione diastolica e misura la pressione nel flusso sanguigno tra i battiti del cuore quando il cuore è rilassato.
  • Livelli di glicemia a digiuno più alti del normale (iperglicemia). Un livello di glicemia lievemente elevato può essere un segno di allarme precoce del diabete.

Quanti più fattori di rischio sono presenti, tanto maggiori saranno le probabilità di sviluppare

In generale una persona con sindrome metabolica è associata a un rischio due volte maggiore di sviluppare malattie cardiache e cinque volte maggiore di sviluppare il diabete rispetto ad una persona sana.

Anche altri fattori di rischio modificabili, oltre a quelli insiti nella definizione di sindrome metabolica, aumentano la probabilità di patologie cardiache, tra cui ricordiamo:

  • livello elevato di colesterolo LDL (colesterolo legato alle lipoproteine a bassa densità, considerato colesterolo “cattivo”),
  • aumento della coagulabilità del sangue,
  • fumo.

Anche un unico fattore di rischio aumenta la probabilità di problemi cardiovascolari e viceversa ogni fattore di rischio dovrebbe essere eliminato per ridurre il rischio.

La probabilità di sviluppare la sindrome metabolica è strettamente legata al sovrappeso o all’obesità e a una mancanza di attività fisica.

Un’altra causa è l’insulino-resistenza, una condizione che denota l’incapacità del corpo non è più in grado di utilizzare l’insulina in modo appropriato: l’insulina è un ormone che l’organismo utilizza per favorire la conversione dello zucchero nel sangue in energia. La resistenza all’insulina può portare ad alti livelli di zucchero nel sangue e spesso è strettamente legata a sovrappeso ed obesità.

Una ricerca sul complesso processo di fondo che lega il gruppo di condizioni coinvolte nella sindrome metabolica è tuttora in corso ma, come il nome suggerisce, la patologia è legata al metabolismo corporeo, probabilmente sopratutto alla condizione dell’ insulino-resistenza.

Normalmente l’apparato digerente scinde alcuni degli alimenti che mangiamo in zucchero (glucosio); il sangue trasporta il glucosio ai tessuti corporei, dove le cellule lo usano come substrato energetico facendolo entrare con l’aiuto dell’ insulina.

Nelle persone affette da insulino–resistenza le cellule non rispondono normalmente all’insulina e il glucosio non può quindi più entrare nelle cellule con la stessa facilità. Il corpo reagisce rilasciando sempre più insulina per aiutare il glucosio ad entrare nelle cellule, ma il risultato è la presenza di livelli più alti del normale sia di insulina che di glucosio nel sangue.

Un eccessiva concentrazione di glucosio nel sangue (glicemia), anche quando non è tale da consentire la diagnosi di diabete, interferisce con numerosi processi metabolici, per esempio:

  • l’insulina elevata innalza i livelli dei trigliceridi e di altri lipidi nel sangue,
  • interferisce anche con il modo in cui lavorano i reni, provocando un innalzamento della pressione arteriosa.

Questi effetti combinati espongono al rischio di patologia cardiaca, ictus, diabete e altre gravi condizioni patologiche.

I ricercatori stanno ancora cercando di individuare cosa causi l’insulino-resistenza, che sembra essere legata a diversi fattori genetici e ambientali; si ritiene infatti che alcune persone siano geneticamente predisposte  all’insulino-resistenza, ereditando questa tendenza dai genitori.

Ad oggi si ritiene tuttavia che il fattore modificabile chiave alla base dello sviluppo della sindrome metabolico sia l’obesità (lindice di massa corporea (BMI) è una misura della percentuale di grasso corporeo  basata sull’altezza e sul peso; se superiore a 25 aumenta significativamente il rischio di sindrome metabolica).

Ulteriori fattori predisponenti allo sviluppo di questa sindrome sono:

  • Età. La prevalenza della sindrome metabolica, come più in generale il rischio cardiovascolare, aumenta con l’età.
  • Etnia. Ispanici e asiatici sembrano essere maggiormente a rischio di sindrome metabolica rispetto alle altre etnie.
  • Famigliarità per diabete. È molto più probabile sviluppare la sindrome metabolica in caso di familiarità per diabete di tipo 2 o diabete durante la gravidanza (diabete gestazionale).
  • Altre malattie. Anche una diagnosi di ipertensione arteriosa, malattie cardiovascolari o di sindrome dell’ovaio policistico, un problema metabolico che colpisce la donna ed il sistema riproduttivo, aumenta  il rischio di sindrome metabolica.

Sintomi

Avere la sindrome metabolica significa soffrire di diversi disturbi metabolici contemporaneamente, tra cui:

  • obesità, in particolare intorno alla vita (avere una “forma a mela”),
  • ipertensione,
  • un elevato livello di trigliceridi nel sangue di grassi,
  • un basso livello di colesterolo HDL (colesterolo “buono”),
  • resistenza all’insulina, un ormone che aiuta a regolare la quantità di zucchero nel corpo.

Soffrire anche di un unico fattore di rischio significa avere più probabilità di presentarne altri in futuro e, più fattori sono presenti, maggiori sono i rischi per la salute.

Criteri

Diverse società medica propongono differenti criteri per la diagnosi della sindrome metabolica e vedremo ora i principali, ma è bene chiarire che 1 cm di differenza nella circonferenza addominale o piccole variazioni della pressione non rappresentano una sostanziale differenza in termini di rischio, che va invece interpretato come un continuum in cui al peggiorare dei valori aumentano i rischi.

In Italia vengono in genere adottati i criteri ATP III, che fanno proprie le più importanti linee guida americane, promosse dall’American Heart Association e dal National Heart, Lung and Blood Institute (NHLBI) e adottate anche dalla Mayo Clinic propongono che la diagnosi venga posta in presenza di 3 o più dei seguenti rilievi:

  • Obesità addominale (circonferenza vita):
    • uomini superiore a 102 cm,
    • donne superiore a 88 cm),
  • Ipertrigliceridemia (valore superiore a 150 mg/dl o paziente in trattamento farmacologico in corso),
  • Valori di colesterolo HDL insufficiente:
    • uomini inferiore a 40 mg/dl,
    • donne inferiore a 50 mg/dl,
    • terapia farmacologica specifica in corso,
  • Pressione alta, superiore a 130/85 oppure trattamento farmacologico in atto,
  • Glicemia elevata (valori a digiuno superiori a 100 mg/dl, terapia farmacologica specifica o precedente diagnosi di diabete mellito di tipo 2).

L’International Diabetes Federation (IDF) propone una definizione più stringente per l’obesità addominale in base all’etnia di appartenenza:

  • Europea, africana sub-sahariana, orientale e mediorientale:
    • uomini uguale o superiore a 94 cm,
    • uguale o superiore a 80 cm,
  • sub-asiatica, cinese, Sud Americana e Centro Americana:
    • uomini uguale o superiore a 90 cm,
    • donne uguale o superiore a 80 cm,
  • Giapponese:
    • uomini uguale o superiore a 90 cm,
    • donne uguale o superiore a 80 cm.

L’NHS inglese propone che la diagnosi venga posta in presenza di tre o più tra i seguenti fattori (gli ultimi non presenti nelle linee guida viste in precedenza):

  • una circonferenza in vita superiore a
    • 94 cm negli uomini europei, a 90 cm nelle popolazioni maschili dell’Asia meridionale,
    • 80 cm nelle donne,
  • alterazioni nei livelli dei lipidi circolanti, in particolare di alti livelli di trigliceridi (e bassi livelli di HDL (sul sito non vengono specificati i valori),
  • pressione alta, con valori pari o superiori a 140/90 mmHg,
  • insulino-resistenza,
  • un aumentato rischio di sviluppare coaguli di sangue, causa per esempio di trombosi venosa profonda (TVP),
  • una tendenza a sviluppare infiammazione dei tessuti (probabilmente misurata secondo alcuni valori ematici, come la PCR).

La stessa OMS ha presentato in passato una propria definizione, ma essendo ormai vecchia di molti anni si ritiene che non apporti valore alla discussione .

Cura e dieta

Trattare uno dei fattori di rischio della sindrome metabolica è già difficile, ma occuparsi di ognuno di essi potrebbe sembrare impossibile; tuttavia un cambiamento drastico dello stile di vita e, in alcuni casi, la prescrizione di farmaci sono interventi che possono incidere e migliorare tutti i fattori della sindrome metabolica.

I cardini su cui impostare la terapia sono:

  • Esercizio. I medici raccomandano di svolgere dai 30 ai 60 minuti di esercizio fisico di intensità moderata al giorno, come camminare di buon passo.
  • Perdere peso. Perdere anche solo dal 5 per cento al 10 per cento del peso corporeo può ridurre i livelli di insulina e la pressione sanguigna.
  • Mangiare sano. La dieta mediterranea, come molti regimi alimentari per mangiare sano, limita i grassi non salutari a favore di frutta, verdura, pesce e cereali integrali.
  • Smettere di fumare. Fumare sigarette aumenta la resistenza all’insulina e peggiora le conseguenze sulla salute della sindrome metabolica. Parlate con il vostro medico se avete bisogno di aiuto per superare quest’abitudine.

Se non siete in grado di raggiungere i vostri obiettivi attraverso i cambiamenti dello stile di vita, il medico può anche prescrivere farmaci per

  • abbassare la pressione sanguigna,
  • controllare il colesterolo,
  • favorire la perdita di peso.

Si possono prescrivere farmaci insulino-sensibilizzanti per aiutare il corpo a usare l’ insulina in modo più efficace e la terapia con aspirina in alcuni casi può contribuire a ridurre il rischio di infarto e ictus.

Alimentazione

Poiché nella quasi totalità dei pazienti l’obesità è il fattore cardine alla base dello sviluppo della sindrome metabolica, non si può prescindere dall’impostazione di una dieta corretta come strumento non solo di prevenzione, ma anche di trattamento della condizione.

L’approccio ottimale è volto alla graduale perdita di peso perseguita attraverso un miglioramento dello stile di vita, che comprenda

  • una dieta corretta,
  • la regolare pratica di attività fisica, che idealmente dovrebbe comprendere una combinazione di attività aerobica e allenamento della forza.

Gli approcci dietetici possibili sono numerosi, si pensi ad esempio alla dieta mediterranea o alla dieta DASH, ma così come per l’attività fisica dev’essere calibrata in funzione del singolo paziente, tenendo conto di fattori quali:

  • età,
  • stato di salute generale ed eventuali altre patologie presenti.

A titolo di esempio l’attività fisica praticabile da un paziente di 80 anni è diversa da quella cui può aspirare un soggetto più giovane, così come un consumo abbondante di frutta e verdura dev’essere talvolta modulato in funzione della funzionalità intestinale preesistente.

Da un punto di vista generale l’approccio più comune è quello di un’alimentazione sana, varia e in particolare

  • ricca di fibra (cereali integrali, frutta e verdura),
  • povera di grassi animali (ad esclusione eventualmente del pesce azzurro di piccola taglia),
  • povera di zuccheri semplici e cereali raffinati.

Per approfondire questi concetti si rimanda al seguente ebook, ma si raccomanda di fare sempre riferimento al proprio specialista o per pianificare correttamente una dieta.

Prevenzione

È possibile prevenire o ritardare la sindrome metabolica soprattutto con cambiamenti dello stile di vita: uno stile di vita sano è un impegno permanente, controllare con successo la sindrome metabolica richiede quindi uno sforzo a lungo termine ed un lavoro di squadra con il proprio medico curante.

  1. Impegnarsi in una dieta sana, mangiare molta frutta e verdura, scegliere tagli magri di carne bianca o pesce invece che carni rosse, evitare alimenti conservati o fritti in abbondante olio, eliminare il sale da tavola e sperimentare altre erbe e spezie.
  2. Muoversi, fare molta attività fisica regolare e moderata, ovviamente compatibile con il proprio stato di salute.
  3. Programmare regolari visite di controllo, controllare la pressione sanguigna, il colesterolo ed i livelli della glicemia a intervalli regolari. Effettuare ulteriori modifiche dello stile di vita, se i numeri stanno andando nella direzione sbagliata.

Quando chiamare il medico

Se sai di avere almeno un fattore di rischio della sindrome metabolica, come l’ipertensione, il colesterolo alto od una circonferenza in vita elevata, è possibile che siano presenti anche gli altri senza che tu lo sappia: vale la pena verificare con il medico.

Fonti e bibliografia

Domande e risposte
Cos'è la sindrome metabolica?
Sindrome metabolica è un termine medico che si usa per indicare una combinazione di diabete, pressione alta ed obesità; sono tutti e tre fattori di rischio cardiovascolari, ma quando presenti in contemporanea il rischio risulta ancora più aumentato rispetto alle singole condizioni.

Definizioni più precise prendono in considerazione anche fattori di rischio più specifici, come la misura del girovita e i livelli circolanti di colesterolo.

Fonte: https://www.nhs.uk/conditions/metabolic-syndrome/
Quali sono i sintomi della sindrome metabolica?
Trattandosi della combinazione di diverse condizioni, si parla più propriamente di un inseme di rilevazioni di laboratorio, come ad esempio:
  • girovita eccessivo,
  • aumento dei trigliceridi circolanti,
  • riduzione dei valori di colesterolo buono,
  • aumento dei valori di glicemia (zucchero),
  • valori elevati di pressione sanguigna.
Come si cura?
L'approccio imprescindibile per la sindrome metabolica è costituita dallo stile di vita:
  • dieta sana e varia,
  • esercizio fisico regolare,
  • smettere di fumare,
  • ridurre o smettere di consumare alcolici.
Quando non fosse sufficiente è possibile associare i farmaci necessari a correggere le singole condizioni (pressione alta, squilibri di colesterolo e grassi, glicemia elevata).
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Domande e risposte
  1. Secondo voi è influenza? o ci sono patologie?questi sintomi elencati?però sono 20 giorni che ho questi sintomi infatti alcune volte non riesco a mangiare nulla e a volte mangio tutto nella normalità

    1. Dr. Roberto Gindro

      Di sicuro c’è grande ansia di fondo, poi forse si somma una leggera influenza intestinale.

  2. Dottore, buonasera, sono silvia. Doffro di ovaio policstico rilevato da ecografia ma non da esami ormonali. So che è una sindrome che può portare resistenza insulinica. Tuttavia nei miei esami del sangue il glucosio era a posto. Non c’entra niente?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Diciamo che è buon segno, ma attenzione comunque all’alimentazione.

    2. Salve dottore,vorrei un consiglio da lei..riguardo il mio caso. Da circa 4 mesi ho cominciato a soffrire di tachicardia e forti attacchi d’ ansia dopo l’ ingestione di zuccheri,tipo dolci con zucchero bianco, succhi di frutta zuccherati,cioccolata ecc. Prima non avevo alcun problema. Ovviamente non ho più toccato zuccheri in quanto nel periodo che è apparsa questa sorta di sindrome o squilibrio ero piuttosto debilitata, soffro di sindrome del colon irritabile di malassorbimento, sto curando un anemia dopo aver fatto una cura di vitamina b 12 sotto prescrizione medica. Ma ora mi sono ripresa, diciamo che mi sto riprendendo bene. Il medico mi ha fatto fare esami tsh, glucosio, cortisolo,emoglobina glicata, risulta tutto nella norma. Oggi ho provato a mangiare una fetta di torta e il disturbo è tornato..si manifesta forte ansia con difficoltà respiratorie, nodo alla gola e tachicardia che non passa dura ore ed è invalidante..devo ricorrere ad ansiolitici che migliorano la situazione..ma il giorno seguente sono distrutta e col morale ai piedi. Premetto che sono un soggetto molto ansioso, ma per quanto possa essere stressata una cosa del genere non mi era mai capitata..sto ancora facendo degli esami, pensavo che questo disturbo fosse passeggero..ma si va per esclusione. Non so che esami fare o da cosa derivi. Può aiutarmi? Voglio tornare a fare una vita normale..non so nemmeno se dipende dall’ insulina visto che il medico ha escluso l’ esame. Sospetto sia coinvolto l’ apparato digerente..ma solo lei può togliermi incertezze e dubbi…Grazie

    3. Dr. Roberto Gindro

      Soffre della sindrome dell’ovaio policistico?
      Sovrappeso?

    4. No dottore sono magra e l’ ultima ecografia ginecologica risulta perfetta. Posso dirle che però osservando attentamente i sintomi dopo l’ ingestione di zuccheri, si scatena un attacco simile a quello di panico, ansia iperattiva molto forte e tachicardia, come le ho già menzionato sono un soggetto molto ansioso, e ho passato un periodo molto stressante che si è prolungato troppo circa 6 mesi. Questo mi fa pensare a uno squilibrio della produzione di seretonina e forte accumulo di ansia, della quale già soffrivo da anni, avevo qualche episodio in passato di ansia iperattiva, ma nulla che dipendesse dal cibo, solo se facevo qualche sforzo fisico troppo prolungato in palestra un pò d’ ansia mi veniva in passato. Ma anche ora se dovessi iscrivermi. Comunque al contrario degli attacchi di panico che durano pochi minuti, queste crisi d’ ansia se non assumo tranquillanti o sedativi non passano, la tachicardia anche se dopo la sedazione rientra nei parametri, l’ ansia e il forte nodo alla gola persistono in forma più lieve, mi manca il respiro, tanto che ci metto 2 giorni a riprendermi, mi distruggono psicologicamente e fisicamente. Le confesso che può esserci stata una depressione del sistema immunitario in questi ultimi 6 mesi, ero psicologicamente e fisicamente a terra, idem l’ umore,tanto da debilitarmi, difatti il medico mi ha prescritto iniezioni di vit b12, ferro per anemia e altre vitamine e minerali, sono ancora in cura, e ovviamente un alimentazione adatta per via dell’ astenia e la mancanza di appetito. Tra i vari articoli letti a riguardo, dovrei assumere un precursore della seretonina, tonici per migliorare l’ umore e lo stress eliminare gli zuccheri, tutti, bianco e di canna, le bibite tipo coca cola o con edulcoranti, niente carni rosse, iscrivermi in palestra per scaricare tutto lo stress e l’ ansia accumulatosi in questo periodo. Ma a parte tutto ciò che conoscevo a priori, Un periodo negativo può capitare a tutti nella vita, ma che mi presenti un conto così caro a me che non sono proprio il tipo che abusa di zuccheri, carne, e cibo spazzatura, anzi il contrario. Non so dottore sono confusa e piuttosto amareggiata in generale, perchè non capisco questa risposta negativa da parte del mio organismo..mi sono astenuta ovviamente da zuccheri per parecchio tempo, si pensava fosse scaturito dalla debilitazione e debolezza di cui soffrivo, ma ora che mi sto riprendendo, ovviamente ho riprovato a inserire degli zuccheri per vedere se tutto fosse tornato nella norma, invece nulla un’ attacco intenso e persistente come se avessi bevuto un tazzone di caffè concentrato ( io non bevo caffè e the e nessuna bibita eccitante) perchè l’ effetto è lo stesso…e lo zucchero non mi ha mai procurato nessun fastidio prima.
      Grazie per la sua attenzione dottore

    5. Dr. Roberto Gindro

      Potrebbe valere la pena parlarne con un endocrinologo, per valutare qualche approfondimento su glicemia ed insulinemia.

  3. Io soffro di iperinsulinemia reattiva. Ho fatto un Dh e mi hanno detto di non essere predisposta al diabete e di curarmi con un’alimentazione corretta. Faccio fatica ad abbinare i pasti…. E prima del ciclo ho sempre un gusto salato in bocca e nervosismo crampi. ( tipico della sindrome premestruale) lei che dice? Grazie!!!

    1. Dr.ssa Fabiani (Medico Chirurgo)

      Buonasera, i sintomi potrebbero essere dovuti a n deficit nutrizionale, di vitamine o elettroliti, per esempio il potassio per i crampi; le consiglio di affidarsi a un nutrizionista, per una dieta ad hoc fatta su misura per lei, e vedrà che anche le sensazioni descritte miglioreranno molto. Saluti.

  4. Buonasera dottore ho 26 anni e lavoro in ufficio quindi sto tante ore quasi sempre seduta
    Ultimamente soffro di pressione bassa poco fa era 96/70 battiti cardiaci 88
    Per alcuni giorni ho avuto anche capogiri quando da sdraiata mi alzavo ora sono passati
    Ho notato però che da alcuni giorni a volte ho del formicolio alle gambe o stanchezza o pesantezza
    Secondo lei questi sintomi potrebbero essere collegati alla pressione bassa?
    O potrebbe essere qualcosa di più grave?
    La ringrazio tantissimo per le informazioni che potrà darmi
    Cordiali saluti

    1. Dr.ssa Fabiani (Medico Chirurgo)

      Salve, sono sintomi molto vaghi, non ci fanno pensare a nessuna patologia in particolare. La pressione è un po’ bassa ma può essere la sua fisiologica, l’ha sempre avuta a questi valori? le vertigini possono essere dovute a questi valori effettivamente, se le ricapita consiglio una visita medica.

    2. Grazie per la veloce risposta
      La pressione è sempre stata un pochino più alta di così
      Diciamo nella norma
      Mi preoccupano i formicolii
      I capogiri per ora non ci sono più
      La ringrazio ancora

    3. Dr. Cracchiolo (Medico Chirurgo)

      Salve, i formicoli alle gambe potrebbero essere dovuti a lievi disturbi di circolazione o anche a qualche deficit nutrizionale. Ne parli con il suo medico ma non mi sembra nulla di preoccupante.Saluti

  5. Buongiorno
    Ho 56 anni e i miei ultimi esami riportano:
    Glicemia 129
    colesterolo 264
    trigliceridi 184
    emoglobina glicata 6,7%
    a suo parere sono già nella forma diabetica di tipo II o un miglioramento dello stile di vita potrebbe far tornare i valori nella norma?
    grazie

    1. Dr. Roberto Gindro

      Tecnicamente è già diabete (e il colesterolo è alto), ma probabilmente c’è grande margine di miglioramento sullo stile di vita. Indispensabile parlarne con il medico, per valutare eventuali altri fattori di rischio e decidere quindi come agire.

  6. Buongiorno, ho ritirato oggi il referto della curva insulinemica da carico di glucosio, in attesa di andare dal medico domani come vi sembra? I valori di riferimento.sono 1.9-23.0

    Insulina basale: 4.3
    Dopo 30′: 49.8
    Dopo 60′: 27.6
    Dopo 90′: 47.8
    Dopo 120′: 46.7
    Dopo 180′: 10.9

    1. Dr. Roberto Gindro

      Sono valutazioni abbastanza specialistiche, ma l’andamento mi sembra più o meno nella norma.
      Ha fatto contemporaneamente anche la curva glicemica?

    2. No, ma mi hanno preso la glicemia basale che era 84.

    3. Dr. Roberto Gindro

      OK, il medico domani sarà comunque più preciso nella valutazione.

  7. Ho partorito da qualche mese e, avendo avuto il diabete gestazionale in gravidanza, ho provveduto a verificare adesso la glicemia come da indicazioni del mio ginecologo.

    Tutto OK, 87 a digiuno.

    Mi verrà comunque sicuramente il diabete nei prossimi anni?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Benissimo il valore.

      No, non è detto che sviluppi sicuramente diabete; il fatto che ci sia una predisposizione non deve essere vissuta come una condanna, ma come uno stimolo a perseguire uno stile di vita sano per ridurre tutti gli altri fattori di rischio su cui abbiamo voce in capitolo.

  8. Va abbastanza bene una pressione a riposo di 115/80?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Ultima parola al suo medico, che valuterà meglio il contesto generale, ma mi sembra perfetta.

  9. Il mio dottore mi ha prescritto Enalapril 5 per una pressione borderline, ma io non vorrei iniziare perché so che in quel caso non potrei più sospendere… Se perdessi peso (ho circa 20 kg in più) la pressione scenderebbe?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Assolutamente sì, migliorando lo stile di vita (aumentando l’esercizio fisico, perdendo peso, riducendo il sale, migliorando l’alimentazione, …) è molto probabile che la pressione scenderebbe e in questo caso potrebbe arrivare a sospendere il farmaco; NON è vero che un farmaco per la pressione una volta iniziato non si possa sospendere, si può eccome se vengono meno le cause dell’aumento di pressione e i valori di questa rientrano nei limiti.