Capillari antiestetici e rotti nelle gambe: cause e rimedi

Ultima modifica

Introduzione

La presenza di capillari evidenti e ramificati (“teleangectasie” in termini medici) a livello degli arti inferiori è un fenomeno che interessa una parte importante della popolazione, in particolare quella femminile, e che spesso viene percepito quale problema di carattere unicamente estetico. In alcuni casi è effettivamente così, in altri invece si tratta di veri e propri campanelli d’allarme rispetto al funzionamento del sistema vascolare, tali da meritare un percorso dedicato di diagnosi e trattamento.

Le teleangectasie degli arti inferiori possono evidenziarsi in qualunque zona delle gambe, anche con ramificazioni molto estese, simili a ragnatele, ma sono frequentemente localizzate in specifici distretti:

  • caviglie,
  • parte esterna della coscia,
  • parte interna del ginocchio.

Il loro calibro (dimensione) varia da circa 0,3 a 1,5 millimetri e possono essere di colore rosso, blu, viola o verde.

Sono causate da ipertensione (pressione troppo alta) venosa limitrofa all’area in cui insorgono; alla base di questo problema spesso si trovano delle vene chiamate “reticolari” che sono la fonte delle varici.

Primo piano di capillari evidenti nelle gambe di una donna

iStock.com/MichalLudwiczak

Cause

Le teleangectasie possono essere il segno di un problema più esteso e profondo, la cui corretta diagnosi e terapia dev’essere affrontata prima dell’inizio di un eventuale trattamento estetico.

Le cause e i fattori di rischio che portano allo sviluppo dei capillari sono molteplici e tra le più diffuse troviamo:

  • Sesso: sono più comuni nelle donne.
  • Età: le varici sono più visibili all’età di 50-60 anni. Quando si invecchia la pelle diventa più sottile e i capillari perdono l’elasticità, le valvole all’interno delle vene (che hanno il compito di direzionare il flusso del sangue verso il cuore evitando il reflusso verso il basso) si indeboliscono e la conseguenza è che il sangue ristagna all’interno delle vene. Ciò aumenta la pressione all’interno di vene e capillari e provocandone la rottura. Questi capillari rotti diventano più evidenti quando la pelle si assottiglia, condizione che si accentua appunto con l’età.
  • Familiarità: i capillari rotti possono avere carattere ereditario. Le persone con genitori che soffrono di fragilità capillare hanno più probabilità di sviluppare a loro volta questo disturbo.
  • Gravidanza: in gravidanza aumenta la quantità di sangue che scorre nel corpo, causando la dilatazione delle vene. L’ingrossamento dell’utero, inoltre, può comprimere la vena cava, sul lato destro del corpo. La conseguenza è l’aumento della pressione all’interno delle vene della gamba che causa la dilatazione venosa. A volte le valvole presenti all’interno delle vene non funzionano correttamente a causa di questo fenomeno, quindi il sangue ristagna e provoca lo sviluppo di vene varicose.
  • Squilibri ormonali: le alterazioni ormonali sono un altro fattore in grado di alterare la resistenza delle vene e dei capillari.
    • Un elevato livello di estrogeni e progesterone può dilatare le vene e i capillari, pertanto la gravidanza, la pillola anticoncezionale e gli altri tipi di trattamento agli estrogeni possono aumentare il rischio di avere i capillari deboli sulle gambe.
    • D’altra parte un livello troppo basso può ridurre la capacità delle vene di resistere alla pressione (oltre che aumentare il rischio di ipertensione), quindi i capillari rotti sono molto frequenti in menopausa.
  • Insufficienza venosa cronica: le vene portano il sangue dalle gambe al cuore contro la forza di gravità. Come già detto il reflusso del sangue verso il basso a causa della gravità è bloccato da alcune piccole valvole presenti nelle vene.
    Esemplificazione visiva del funzionamento delle valvole venose, che dovrebbero impedire la discesa del sangue dovuta alla gravità

    iStock.com/VLADGRIN

    Quando queste valvole non funzionano correttamente il sangue si accumula nelle vene e nei capillari delle gambe. I piccoli vasi sanguigni si indeboliscono a causa dell’aumento della pressione e si rompono. Questo disturbo è detto insufficienza venosa cronica, i cui principali fattori di rischio sono

    • età,
    • obesità,
    • sedentarietà (l’insufficienza venosa cronica può peggiorare quando si rimane per molto tempo in posizione seduta o in piedi).
  • Stile di vita: il rischio di sviluppare le varici e le vene varicose è maggiore nelle persone che conducono una vita sedentaria.
  • Attività professionale: sono particolarmente colpite le persone che stanno molte ore in piedi o vicino a fonti di calore, come ad esempio i fornai.

Altre possibili cause sono rappresentate da:

  • esposizione eccessiva a specifici fattori ambientali, come sole e temperature calde in generale,
  • una lesione o un trauma alle gambe,
  • alcolismo,
  • disturbi del fegato,
  • presenza di cellulite (in questo caso è presente una difficoltà del sangue a rientrare dalla cute in profondità, per cui si formano dei circoli di compenso, appunto i capillari).

Alla base del problema delle teleangectasie e delle venulectasie spesso si trovano le vene così dette “reticolari”, che sono piccole varici localizzate più spesso a livello della faccia mediale e laterale di coscia e alla faccia posteriore del ginocchio (cavo popliteo).

Prima di procedere con il trattamento delle venulectasie bisogna quindi trattare le vene reticolari.

È importante tenere sempre presente è che la presenza visibile di capillari può rappresentare il I stadio della Malattia Venosa Cronica degli arti inferiori (per intendersi, è la stessa patologia di chi soffre di vene varicose o di ulcere) e in quanto tale tenderà sempre a peggiorare nel tempo.

Ciò significa che è normale vedere sulle proprie gambe un numero sempre maggiore di capillari di dimensioni diverse a cui spesso si associano disturbi come un senso di pesantezza.

Sintomi

I sintomi clinici delle teleangectasie possono essere diversi:

  • presenza visibile di vene rosse, blu o viola sugli arti inferiori,
  • dolori alle gambe o senso di bruciore,
  • prurito alle gambe,
  • gambe e caviglie gonfie,
  • sensazione di gambe pesanti,
  • alterazione del colorito della pelle,
  • lieve sanguinamento dei capillari sottocutanei (capillari rotti).

Diagnosi

Una visita specialistica è fondamentale per una corretta diagnosi; gli specialisti che si occupando di questo problema comprendono ad esempio angiologo e chirurgo vascolare.

Il percorso diagnostico non può prescindere da un’approfondita anamnesi, durante la quale il medico rivolge una serie di domande al paziente sulla sua storia clinica, presenza di fattori di rischio, famigliarità, …

Il passo successivo consiste nell’esame obiettivo, durante la quale il medico visita il paziente e valuta visivamente la presenza dei capillari.

Dal punto di vista strumentale riveste infine una grande importanza l’ecocolordoppler, un esame non invasivo che permette di valutare la morfologia e la funzione delle vene degli arti inferiori.

Medico che sottopone una paziente all'esame ecocolordoppler

iStock.com/Anton Cherstvenkov

 

Rimedi e terapie

Una diagnosi accurata è un passaggio imprescindibile in un percorso razionale di cura dei capillari; non è raro per esempio riscontrare un problema a carico di vene più profonde che necessitano di essere trattate per prime per un immediato miglioramento del quadro estetico (ad esempio attraverso una safenectomia), oppure la presenza di capillari in corrispondenza di aree di cellulite è dovuta a un difetto di scarico del sistema venulo-capillare e non dal reflusso di una venula.

Il tipo di trattamento cambia quindi a seconda del paziente, della severità dei sintomi e soprattutto della causa che ne è alla base.

Scleroterapia

La scleroterapia consiste nell’iniezione di una soluzione direttamente all’interno dei capillari in forma liquida o di schiuma attraverso l’utilizzo di piccoli aghi. Questo innesca un processo infiammatorio che porta all’occlusione dei vasi capillari con conseguente schiarimento e scomparsa degli stessi.

Generalmente sono necessarie più sedute intervallate da una pausa di circa quattro settimane. Questo intervallo è necessario per consentire all’organismo di rispondere allo stimolo infiammatorio e ripristinare un corretto drenaggio.

La scleroterapia non richiede anestesia e viene effettuata in regime ambulatoriale. Dopo il trattamento il paziente può camminare e tornare alle propria attività. Si consiglia l’applicazione di una crema per prevenire la formazione di pigmentazioni.

Tra gli effetti collaterali più comuni ricordiamo:

  • prurito alle gambe,
  • gonfiore,
  • alterazione del colorito cutaneo.

Laseterapia

Il disturbo viene trattato attraverso l’uso di una luce laser che blocca la fuoriuscita di sangue dai capillari. Si usa anche per restringere i vasi sanguigni, prevenendo così la futura rottura dei capillari.

In genere serve solo una seduta che dura circa 15-20 minuti e nei casi più gravi si può eventualmente ripetere.

Le metodologie disponibili sono in questo caso due:

  • applicazione transdermica, la luce è esterna e colpisce direttamente il vaso sanguigno chiudendolo;
  • applicazione endoperivenosa, il capillare viene chiuso per contatto diretto con la fibra ottica.

Prima di intervenire è a volte possibile raffreddare l’area da trattare al fine di alleviare la percezione di calore prodotta dal laser stesso, evitando possibili sensazioni di dolore.

La laserterapia non richiede anestesia e viene effettuata in regime ambulatoriale. Dopo il trattamento il paziente può camminare e tornare alle propria attività. Si consiglia l’applicazione di una crema cicatrizzante e idratante.

I possibili effetti collaterali sono:

  • formazione di piccoli lividi,
  • arrossamento,
  • prurito,
  • gonfiore.

Terapia farmacologica

Una possibile alternativa al trattamento laser è rappresentata dalla terapia farmacologica, attraverso:

  • farmaci per via orale (tra cui ad esempio Venoruton® e Daflon®),
  • creme medicinali che si possono utilizzare per i capillari rotti,
  • pomate che contengono vitamina K, C ed E (l’applicazione di una pomata con la vitamina K localmente due volte al giorno può essere molto utile contro la rottura dei capillari),
  • creme che contengono una grande quantità di flavonoidi come Antistax®.

I rimedi di erboristeria per curare i capillari rotti prevedono il ricorso a numerosi principi fitoterapici, dall’efficacia non sempre dimostrata, tra cui:

  • mirtillo e ippocastano (rinforzano le vene),
  • rusco (vasocostrittore dei muscoli lisci della parete venosa),
  • centella asiatica,
  • amamelide,
  • vite rossa.

Prevenzione

È opportuno seguire alcune buone regole utili a prevenire la comparsa e il peggioramento dei capillari. Nello specifico:

  • adottare una dieta equilibrata ricca di vitamine, flavonoidi e fibre; mangiare molta frutta e verdura ricche di vitamina C e K (per esempio agrumi, spinaci, cavolfiori, cavoli, …),
  • evitare i cibi salati, perché il sodio in eccesso provoca ritenzione idrica che può aumentare la pressione nei vasi sanguigni,
  • svolgere regolare attività fisica (anche solo camminare quotidianamente per venti minuti è di aiuto, ma uno stile di vita attivo o la pratica di attività fisica regolare possono ulteriormente migliorare la circolazione sanguigna e rinforzare le vene); le attività più utili per migliorare la circolazione sono camminare e nuotare;
  • evitare le cerette a caldo,
  • evitare tacchi alti e indumenti troppo aderenti,
  • indossare calze elastiche per chi sta molte ore in piedi,
  • evitare di accavallare le gambe in posizione seduta,
  • mantenere un peso corporeo adeguato per evitare di applicare più pressione sulle vene,
  • evitare di stare nella stessa posizione (seduto o in piedi) per molto tempo; quando non fosse possibile è consigliabile fare delle brevi pause sollevando le gambe per pochi minuti.
Articoli Correlati
Articoli in evidenza
Domande e risposte
  1. Come si chiama il medico specialista che si occupa di vene e capillari?

    1. Dr. Roberto Gindro

      La risposta non è sempre banale, ma la figura di riferimento è l’angiologo, che tuttavia spesso non si occupa dell’eventuale parte chirurgica (chirurgo vascolare), ma che rappresenta lo lo specialista dei vasi sanguigni; il flebologo si occupa più nel dettaglio di vene e capillari. Angiologo, flebologo e chirurgo vascolare sono quindi tre figure le cui competenze sono in parte complementari ed in parte sovrapposte.

      In casi specifici entrano poi in gioco altri specialisti, come l’ematologo (malattie del sangue), internista (per esempio in caso di rappporti tra sangue e vasi, come nel caso di flebiti e trombosi) e reumatologo (infiammazione dei vasi).

      Per questa ragione è buona norma fare riferimento al proprio medico curante che, in base al sintomo/patologia, suggerirà lo specialista più indicato.

  2. Quando si hanno problemi di insufficienza venosa è possibile esporsi al sole?