Vaginite e vulvovaginite: sintomi, cause, pericoli e rimedi

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Introduzione

La vaginite è l’infiammazione della mucosa vaginale che, talvolta, si estende fino ad interessare  anche la vulva, la parte esterna della vagina (vulvovaginite).

Le vaginiti comprendono alcune delle malattie ginecologiche più comuni, soprattutto nelle donne in età fertile, e possono causare sintomi quali:

  • irritazione,
  • prurito,
  • perdite vaginali,
  • bruciore,
  • cattivo odore,
  • disagio psicosociale.

Si tratta di condizioni che possono essere causate e sostenute da agenti patogeni specifici (come batteri, funghi o parassiti), quando l’alterazione del pH della mucosa provoca un disequilibrio della flora vaginale, favorendo la crescita incontrollata di microorganismi patogeni.

Vengono classificate in

  • infettive (la maggior parte dei casi di natura batterica, fungina e parassitaria),
  • non infettive o infiammatorie aspecifiche

e sono molto più comuni in età adulta, sebbene possano venire diagnosticate anche nella popolazione pediatrica.

Le forme più comuni sono quelle batteriche, tipicamente legate ad infezioni da Candida e Trichomonas.

La cura richiede una precisa diagnosi della natura dell’infiammazione.

Donna con le mani appoggiate sui genitali

Shutterstock/Doucefleur

Cause

Le vaginiti possono essere così classificate:

  • non infettive,
  • infettive:
    • batteriche (le più comuni),
    • micotiche (cioè sostenute da funghi),
    • parassitarie.

L’età rappresenta un fattore chiave nella trattazione delle infiammazioni che coinvolgono la vagina, per ragioni dirette e indirette:

  • alterazioni del pH acido vaginale (normalmente compreso fra 3.8 e 4.2 nella donna in età fertile) che predispongono a modifiche della composizione della flora batterica vaginale,
  • l’attività sessuale rappresenta un importante fattore di rischio perché può diventare una porta d’ingresso a batteri patogeni (per esempio in forma di malattie sessualmente trasmesse, ma anche più banalmente a causa dei normali traumatismi del rapporto),
  • le variazioni ormonali (legate per esempio al ciclo mestruale, alla menopausa, alla gravidanza, alla contraccezione ormonale, …) possono predisporre a cali delle difese immunitarie locali,
  • l’utilizzo di dispositivi contraccettivi (spirale, preservativo, …) rappresenta un fattore di rischio anche per lo sviluppo di vaginiti non infettive.

A prescindere dall’età, invece, tra i fattori di rischio più comuni ricordiamo:

  • insufficienti condizioni igieniche,
  • malattie della pelle,
  • presenza di fistole fra intestino e tratto genitale (le fistole sono dei veri e propri canalicoli che si formano in diverse circostanze e che mettono in comunicazione due organi o apparati vicini, provocando il passaggio del materiale di un tessuto all’altro; nel caso delle vaginiti avremo la colonizzazione della vagina per opera di batteri intestinali),
  • calo delle difese immunitarie, che può essere ad esempio favorito da:
  • utilizzo di materiali e sostanze in grado di irritare la mucosa e causare vulvite non infettiva:
    • saponi aggressivi sul pH,
    • assorbenti,
    • detersivi e ammorbidenti,
    • fibre sintetiche,
    • carta igienica,
    • creme e lavande vaginali.

Vaginiti nelle bambine

In questa fascia d’età sono frequenti le infezioni vaginali innescate da batteri provenienti dall’intestino, a causa di un’igiene intima non corretta (ad esempio lavarsi dall’ano alla vagina dopo l’evacuazione, non lavarsi le mani, …) o dell’utilizzo di prodotti irritanti (nel bagnoschiuma o in altri detergenti per l’igiene intima) o in seguito a corpi estranei (anche la semplice carta igienica potrebbe irritare la mucosa vaginale, particolarmente delicata in età prepubere).

Vaginiti in età riproduttiva

  • Vaginosi batterica: è la causa più comune (40-50%) nelle donne dai 15 ai 44 anni e si presenta in seguito a uno squilibrio fra i batteri “buoni” (lactobacilli, che diminuiscono) e quelli “cattivi” (anaerobi, che aumentano) normalmente presenti sulla mucosa vaginale, a causa della modifica del pH. Tra le possibili ragioni di questo squilibrio ricordiamo:
    • scarsa igiene personale,
    • frequenti irrigazioni con lavande vaginali,
    • terapia con antibiotici,
    • contraccettivi orali e intrauterini,
    • sesso non protetto con un nuovo partner,
    • gravidanza (vedi dopo).
  • Vaginite da Candida (candidiasi): è la seconda causa più frequente di vaginite. Candida sp (solitamente Candida Albicans) è un fungo che vive normalmente nel corpo e che, quando le difese immunitarie si abbassano, può crescere in maniera incontrollata sulla mucosa vaginale. È rara nelle donne in post-menopausa, mentre si riscontra nel 20-40% delle donne in gravidanza e il 15-20% di quelle non in gravidanza. Le cause della crescita incontrollata includono:
    • terapia con antibiotici (molto comune è per esempio la candida vaginale a seguito dell’assunzione di amoxicillina-acido clavulanico),
    • terapia con cortisonici,
    • rapporti sessuale non protetti,
    • gravidanza,
    • diabete,
    • HIV o immunodepressione,
    • uso di Indumenti stretti e non traspiranti,
    • contraccettivi orali e intrauterini.
  • Vaginite da Trichomonas: Trichomonas è un parassita comunemente trasmesso per via sessuale e si ritrova nell’80% dei partner sessuali della persona infetta. È la terza causa di vaginite e si riscontra nel 15-20% dei casi. I fattori di rischio sono:
    • rapporti sessuali non protetti con partner multipli,
    • contraccettivi intrauterini,
    • stato immunitario compromesso.
  • Corpi estranei o prodotti utilizzati per l’igiene personale: raramente, gli assorbenti interni possono provocare una vaginite infiammatoria non infettiva. Anche prodotti quali spray vaginali, irrigazioni vaginali, detersivi, ammorbidenti e saponi possono sensibilizzare la mucosa e la vulva.

Vaginiti in gravidanza

Si stima che fino a una donna su 3 potrebbe sviluppare una vaginosi batterica durante la gravidanza; nella maggior parte dei casi non si sviluppa alcuna complicazione, ma è importante riferire al medico qualunque sintomo dubbio per poter intervenire tempestivamente.

Vaginiti in menopausa

In menopausa si assiste alla diminuzione della produzione di estrogeni e alla perdita della funzione nutritiva che svolgono sulla mucosa vaginale; questo predispone a vaginite infiammatoria (in particolare vaginite atrofica).

Nelle donne più anziane si rileva in alcuni casi anche un problema d’igiene, soprattutto in caso di incontinenza urinaria e fecale, nonché in caso di pazienti allettate o con cateteri vescicali, dove l’irritazione di urina e feci può produrre un’infiammazione cronica o un’infezione aspecifica.

Sintomi

Vaginite

iStock.com/ttsz

I sintomi di vaginite dipendono dalla causa che ha provocato l’infiammazione o l’infezione, ma tra i più importanti spiccano le perdite vaginali; queste perdite sono diverse dalle normali secrezioni che servono a mantenere la mucosa in salute (leucorrea), che in condizioni fisiologiche si presentano bianche, inodori e non irritanti. Al contrario, le perdite dovute a infiammazione hanno caratteristiche diverse (variabili in base alla natura dell’infezione, vedi dopo) e possono essere accompagnate da altri sintomi come:

  • prurito,
  • eritema (rossore dovuto all’irritazione),
  • bruciore,
  • lieve sanguinamento,
  • difficoltà e dolore durante la minzione (ad esempio in forma di bruciore)
  • dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia), soprattutto quando l’infiammazione è estesa o quando la mucosa vaginale è atrofica (assottigliata) nei casi di carenza ormonale.

Vaginite e perdite vaginali

  • Vaginosi batterica: perdite grigiastre, sottili, dal tipico odore di pesce (spesso dopo il rapporto sessuale) e frequentemente associate a prurito e irritazione. Non è presente dolore durante i rapporti sessuali. Il germe responsabile è tipicamente la Gardnerella Vaginalis.
  • Vaginite da Candida: perdite spesse e biancastre simili alla ricotta, intenso prurito vaginale e talvolta vulvare. Possono essere presenti bruciori, eritema (rossore) e dolore durante i rapporti sessuali.
  • Vaginite da Trichomonas: perdite giallo-verdastre importanti, maleodoranti, prurito, eritema, bruciore e difficoltà durante la minzione e i rapporti sessuali.
  • Vaginite infiammatoria: secrezione purulenta, secchezza vaginale, assottigliamento della mucosa, dolore nei rapporti sessuali e durante la minzione.

Quando dura?

È in genere necessaria una terapia mirata per poter risolvere l’infezione, soprattutto se questa non dovesse guarire spontaneamente entro pochi giorni dalla comparsa.

Con una cura adeguata il sollievo dai sintomi è in genere rapido.

Complicazioni

Solitamente la prognosi delle vaginiti è buona e il trattamento è efficace. In alcuni casi le infezioni ricorrenti possono provocare:

  • irritazione cronica,
  • escoriazioni,
  • cicatrici,
  • problemi durante i rapporti sessuali come dolore (dispareunia),
  • stress emozionale e psicosociale.

È importante trattare le vaginosi batteriche e le vaginiti da Trichomonas poiché sono considerate dei fattori di rischio per:

  • trasmissione di malattie sessuali, incluso HIV,
  • malattia infiammatoria pelvica, una pericolosa infezione cronica, associata al rischio d’infertilità permanente,
  • endometriti.

Gravidanza

In gravidanza la presenza di una vaginite predispone a:

Diagnosi

La diagnosi di vaginite e della causa sottostante si basa su:

  • Anamnesi: raccolta della storia clinica, in particolare in riferimento a:
    • attività sessuale,
    • metodi contraccettivi,
    • infezioni sessualmente trasmesse,
    • storia clinica personale,
    • riconoscimento dei sintomi:
      • quando si sono presentati,
      • se è la prima volta,
      • se sono associati a dolore o sanguinamento;
  • Esame obiettivo (visita ginecologica),
  • Analisi di laboratorio:
    • Analisi macroscopica delle secrezioni vaginali per quanto riguarda:
      • quantità,
      • durata,
      • colore,
      • consistenza,
      • odore;
    • Analisi microscopica delle secrezioni vaginali tramite microscopia a fresco;
    • Esame colturale: se la ricerca tramite microscopia a fresco ha dato risultati inconcludenti, la secrezione può essere messa in coltura per fare crescere eventuali ceppi di funghi o Trichomonas.

Le secrezioni vaginali non sono unicamente il prodotto di infiammazione o infezione genitali, ma anche di altre condizioni che è bene escludere (diagnosi differenziale), come:

Nelle bambine pre-puberi il reperto di vaginite da Trichomonas, la presenza di perdite atipiche o cervicite, è sempre patologica e deve essere posta in diagnosi differenziale con abuso sessuale.

Cura e rimedi

Rimedi della nonna

Il trattamento delle vaginiti poggia le basi sul mantenimento di una buona igiene intima, oltre che ovviamente eliminare la causa che ha provocato l’infiammazione e le eventuali complicanze.

  • Misure igieniche: è bene mantenere pulita la vulva il più possibile, evitare saponi irritanti, prodotti non essenziali e qualsiasi fattore possa essere collegato all’irritazione (vedi sezione Cause).
  • Possono ridurre l’irritazione e il prurito impacchi freddi alternati a bagni caldi, con o senza bicarbonato di sodio.

Farmaci

  • Farmaci sintomatici, per il prurito e l’irritazione, come cortisonici in crema o antistaminici per via orale. Non applicare creme cortisoniche se non espressamente prescritte, perché dopo un iniziale miglioramento potrebbero causare un peggioramento in caso di infezione.
  • Farmaci antibiotici e antimicotici: nei casi d’infezione il trattamento dovrebbe essere assunto anche dal partner sessuale per il rischio di contagio e di reinfezione.
  • Creme agli estrogeni (in caso di secchezza vaginale da cambiamenti ormonali o menopausa).

Prevenzione

Alcuni accorgimenti possono essere utili per diminuire il rischio di vaginiti, di reinfezioni e delle complicanze associate.

  • Proteggere sempre i rapporti sessuali con partner occasionali (o counseling nei casi di malattia sessualmente trasmessa),
  • adeguata igiene intima
  • evitare l’uso di irrigazioni (lavande) e le creme vaginali non espressamente prescritte da un medico, che potrebbero diffondere l’infezione alle zone circostanti, alla cervice o all’utero, aumentando il rischio di malattia infiammatoria pelvica e di endometriti.

Fonti e bibliografia

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