Toxoplasmosi in gravidanza e non: sintomi, pericoli e cura

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Introduzione

Con circa il 30% della popolazione mondiale infetta, il Toxoplasma gondii è uno dei parassiti patogeni più diffusi al mondo; nella quasi totalità dei casi il paziente ne rimane del tutto inconsapevole, perché l’infezione decorre in modo asintomatico o con manifestazioni comuni ad altre malattie. Tuttavia, quando contratta in specifiche condizioni (gravidanza, sistema immunitario depresso, …), può avere complicazioni e sequele particolarmente gravi.

Questa infezione è causata da un microscopico parassita (protozoo Toxoplasma gondii) che può vivere nelle cellule degli uomini e degli animali, soprattutto gatti e animali da allevamento.

In passato si riteneva che vivere con un gatto esponesse a un elevato rischio di contagio, ma come vedremo meglio in seguito in realtà nella maggior parte dei casi il contagio avviene attraverso il consumo di alimenti contaminati con varie modalità, oppure molto più raramente a seguito di trapianto di organo infetto o trasfusione di sangue.

Quando presenti i sintomi della toxoplasmosi sono simil-influenzali e comprendono:

  • linfonodi ingrossati,
  • dolori muscolari che possono durare per un mese o più.

La maggior parte dei pazienti con con toxoplasmosi non ha bisogno di terapia, mentre esistono farmaci somministrabili in caso di donne incinte e persone con sistema immunitario indebolito.

Trasmissione

Donna in gravidanza che tiene in braccio un gatto

Shutterstock/antibydni

È ancora piuttosto diffusa l’idea che il principale responsabile delle infezioni sia il gatto di casa, ma se il nostro amico

  • vive sempre all’interno dell’appartamento,
  • mangia abitualmente cibo industriale (scatolette e/o croccantini),
  • non è mai stato cibato con carne cruda, o prodotti a base di carne cruda o salumi (prosciutto crudo, bresaola, …)

la possibilità che possa contrarre e poi diffondere la toxoplasmosi è quasi trascurabile.

Ancora più importante: quando il gatto s’infetta con il protozoo responsabile della malattia espelle le oocisti (che sono le “uova” del parassita) nelle feci, ma prima che queste oocisti diventino in grado di trasmettere la malattia all’uomo se ingerite, devono passare da 1 a 5 giorni dall’emissione nelle feci (a seconda delle condizioni di temperatura ed umidità), quindi cambiando quotidianamente la lettiera il rischio praticamente si annulla.

Altro aspetto significativo è che l’espulsione delle uova avviene per un massimo di 20 giorni consecutivi, dopodiché il gatto acquisisce immunità per il resto della sua vita. (fonte: Merck Veterinary Manual, ringrazio il veterinario “DAN” per l’intervento nei commenti, che mi ha permesso di approfondire questi aspetti).

Alla luce di questi fatti risulta quindi chiaro che la possibilità di contrarre l’infezione a causa dei gatti sia quasi nulla e, in ogni caso, drasticamente inferiore alle altre possibili cause di contagio (vedi anche BMJ).

Si può invece più facilmente contrarre l’infezione:

  • mangiando carne contaminata cruda o non cotta bene,
  • mangiando cibi crudi, frutta non lavata o verdure che sono state contaminate dal concime,
  • preparando cibo con coltelli ed altri utensili usati per preparare carne cruda

perché le oocisti in grado di causare la malattia possono rimanere contagiose per mesi.

Sebbene l’infezione normalmente non si diffonda da persona a persona, ad eccezione della gravidanza,in rari casi la toxoplasmosi può essere trasmessa attraverso trasfusioni di sangue e organi donati per trapianto.

Sintomi

La toxoplasmosi si trasmette dagli animali alle persone, tipicamente senza causare alcun sintomo nell’adulto in buona salute. Anche i gatti infettati spesso non mostrano alcun segno di infezione.

Quando ad essere contagiato è un bambino, invece, i sintomi possono variare in base all’età e alla risposta del sistema immunitario all’infezione.

Le infezioni da toxoplasmosi nelle persone possono essere di tre tipi:

  1. toxoplasmosi in soggetti sani (con gli stessi sintomi che può avere una donna incinta),
  2. toxoplasmosi congenita, in cui un bambino viene infettato prima di nascere,
  3. toxoplasmosi in pazienti con sistema immunitario indebolito.

Toxoplasmosi in pazienti sani

Un soggetto sano che viene infettato dalla toxoplasmosi può non manifestare sintomi o, quando presenti, spesso questi sono simil-influenzali:

In presenza di sintomi questi normalmente migliorano da soli entro circa 6 settimane; una volta contratta la toxoplasmosi si acquisisce immunità per il resto della vita.

Toxoplasmosi in gravidanza

Quando una donna incinta (anche se non presentasse sintomi) contrae la toxoplasmosi durante la gravidanza e non viene curata, esiste il fondato rischio di trasmettere l’infezione al feto. I bambini che vengono infettati durante il primo trimestre di gravidanza della mamma tendono a manifestare i sintomi più gravi.

È invece raro che una donna che abbia contratto la toxoplasmosi prima di rimanere incinta trasmetta l’infezione al feto perché lei, e di conseguenza il suo bambino, avranno sviluppato immunità all’infezione.

Può invece succedere che una donna in gravidanza, che abbia avuto una precedente infezione, diventi immunocompomessa e la sua infezione si ripresenti; per scongiurare questi questi casi si consiglia quindi di norma di aspettare prima di cercare una gravidanza almeno 6 mesi dopo la malattia.

Toxoplasmosi congenita

Un neonato che abbia contratto l’infezione durante la gravidanza si dice infetto da toxoplasmosi congenita; fino al 90% dei lattanti non manifesta sintomi nella prima infanzia, ma una grande percentuale di loro mostrerà purtroppo segni d’infezione mesi o anni dopo. I pochi che mostrano chiare evidenze di contagio alla nascita, o poco dopo, potrebbero essere nati prematuramente e/o essere sottopeso.

Altri segni e sintomi, se si manifestano, possono essere:

Alcuni bambini con toxoplasmosi congenita presentano poi disturbi al cervello e al sistema nervoso, in forma di

C’è infine un alto rischio di danni agli occhi, in particolare alla retina (il rivestimento dietro all’occhio sensibile alla luce, responsabile della vista) che si manifesta con gravi problemi alla vista.

Se un bambino nasce con la toxoplasmopsi congenita e non viene curato durante l’infanzia, manifesterà sempre qualche segno di infezione (spesso danni agli occhi) dalla prima infanzia all’adolescenza.

Toxoplasmosi in pazienti immunocompromessi

I soggetti il cui sistema immunitario è indebolito (ad esempio malati di AIDS, cancro, o sotto terapia di farmaci immunosoppressori assunti dopo trapianti di organo) sono invece in una condizione di forte rischio se infettati dal protozoo.

Soprattutto per i malati di AIDS, la toxoplasmosi potrebbe casusare encefalite toxoplasmica (un infiammazione al cervello) con sintomi quali:

  • febbre,
  • emicrania,
  • psicosi,
  • problemi alla vista, al linguaggio, ai movimenti, alla capacità di pensiero.

Durata

Nonostante i parassiti siano in grado di iniziare a moltiplicarsi nel giro di una settimana nell’organismo ospite, i sintomi possono manifestarsi fino a settimane o mesi dopo il contatto con il protozoo.

Una volta contratta la toxoplasmosi il microrganismo responsabile stazionerà a vita nell’organismo, seppure in forma latente (inattiva) non più in grado di manifestare alcun tipo di sintomo. Solo in caso di episodi di immunodepressione l’infezione può nuovamente ricomparire.

Pericoli

I pericoli maggiori sono legati alla toxoplasmosi congenita ed in tutti casi di forte immunodepressione.

La probabilità del feto di contrarre la toxoplasmosi congenita è leggermente inferiore se l’infezione si verifica durante il primo trimestre (10% al 25%) rispetto al terzo trimestre (60% al 90%), ma il rischio di complicazioni gravi è sostanzialmente e significativamente più alto se l’infezione si verifica durante il primo trimestre (fonte).

In un bambino con sistema immunitario indebolito, la toxoplasmosi congenita può essere fatale.

Quando chiamare il medico

In caso di possibile contagio (o di sintomi che ne siano suggestivi) è indispensabile chiamare il medico se il paziente presenta:

  • AIDS,
  • tumore,
  • una condizione che influisce sul sistema immunitario, come l’assunzione di farmaci anti-rigetto a seguito di trapianto.

Se sei incinta e noti anche solo una ghiandola gonfia, soprattutto se hai mangiato alimenti crudi o non perfettamente lavati, chiama immediatamente il tuo dottore.

Diagnosi

È possibile diagnosticare con sicurezza la toxoplasmosi attraverso prove di laboratorio che rilevino i microscopici parassiti

  • nel sangue,
  • nel liquido spinale,
  • nel liquido amniotico e nella placenta (amniocentesi),
  • nei linfonodi,
  • nel midollo osseo
  • o altri tessuti del corpo.

Più frequentemente si prescrivono tuttavia esami del sangue per misurare i livelli di anticorpi (sostanze che fanno parte delle reazioni immuno-difensive del corpo) nel sangue, IgM e IgG (vedi paragrafo successivo per l’interpretazione).

Sofisticati test genetici riescono ad identificare il DNA contenente geni di parassiti della toxoplasmosi dopo che hanno invaso il corpo. Questi test sono utili soprattutto per testare nel liquido amniotico la presenza di toxoplasmosi congenita in un feto, rilevabile anche attraverso gli ultrasuoni. Entrambi i test non sono purtroppo sufficientemente accurati e possono dare falsi risultati positivi.

Esami prima della gravidanza

La valutazione dell’eventuale immunità verso la toxoplasmosi fa parte dell’insieme di esami precocenzionali consigliati alla donna che inizia la ricerca di gravidanza; tipicamente viene richiesto il dosaggio degli anticorpi nel sangue, il cui risultato viene così interpretato:

IgM IgG Valutazione
Negativo Positivo Infezione passata, situazione ideale
Negativo Negativo Nessuna esposizione, paziente soggetta a possibile contagio
Positivo Negativo Infezione molto recente
Positivo Positivo Infezione in corso

Cura e terapia

A meno di sistema immunitario indebolito o gravidanza, in genere non c’è bisogno di curare un’infezione da toxoplasmosi. I sintomi (principalmente le ghiandole gonfie) regrediscono in poche settimane o mesi. I bambini dovrebbero comunque essere sempre visitati da un dottore, perché le ghiandole gonfie potrebbero essere anche segno di un’altra malattia.

Se la diagnosi di toxoplasmosi avviene invece durante la gravidanza si valuterà con più attenzione il piano di cure per ridurre il rischio di complicazioni, tipicamente attraverso una terapia antibiotica.

I bambini nati con una toxoplasmosi congenita vengono curati con una varietà di farmaci anti-toxoplasmosi, di solito per il primo anno successivo alla nascita.

In un bambino più grande, sano, che sviluppa una seria infezione da toxoplasmosi, la cura di norma dura dalle 4 alle 6 settimane (o almeno 2 settimane dopo che i sintomi sono scomparsi).

I bambini con un sistema immunitario indebolito spesso hanno bisogno di essere ricoverati quando contraggono la toxoplasmosi e quelli che hanno l’AIDS possono aver bisogno di assumere farmaci anti-toxoplasmosi a vita.

Prevenzione

Per prevenire la toxoplasmosi è stato ampiamente dimostrato che non è necessario separarsi dal gatto di casa perchè il rischio di contrarla in questo modo è quasi trascurabile (vedi paragrafo “Trasmissione”), mentre è possibile stilare questi consigli di massima:

  1. cuoci bene la carne,
  2. lava le mani con sapone e acqua dopo aver toccato cibi crudi o verdure non lavate,
  3. lava tutta la frutta e le verdure prima di servirla, sbucciarla è un’ulteriore garanzia,
  4. congela la carne per qualche giorno prima di cucinarla, perché aiuta a ridurre la probabilità di toxoplasmosi,
  5. lava bene i taglieri, gli altri utensili e le superfici della cucina (soprattutto quelle che vengono a contatto con la carne cruda) con acqua calda saponata dopo ogni uso,
  6. fai cuocere bene la carne,
  7. se sei incinta fai cambiare la lettiera del tuo gatto a qualcun’altro. E chiedi a lui o lei di usare detergente o acqua calda per pulirla e lavarsi bene le mani dopo averlo fatto. Se nessun altro può cambiare la lettiera, indossa dei guanti quando lo fai e lava bene le mani subito dopo,
  8. tieni il tuo gatto sempre in casa per evitare che prenda la toxoplasmosi con gli escrementi,e/o piccoli animali infetti che cerchi di prendere o mangiare,
  9. tieni la sabbiera all’aperto e coperta, per evitare che gatti vagabondi la usino come lettiera,
  10. non dar da mangiare al tuo gatto carne cruda,
  11. non prendere un nuovo gatto se sei incinta,
  12. metti i guanti quando pratichi giardinaggio e lava le mani subito dopo,
  13. alcune fonti americane consigliano prudenza nel caso di presenza di blatte (insetti simili a scarafaggi) e altri insetti, che potrebbero venire a contatto con feci infette e disperdere nell’ambiente le oocisti,
  14. non bere acqua non depurata, soprattutto se stai viaggiando verso paesi sottosviluppati.

Relativamente alla lettiera del gatto, se questi vive anche all’esterno o mangia anche solo occasionalmente carne cruda, è inoltre importante che la pulizia sia tempestiva, in quanto le cisti contenute nelle feci si schiudono e diventano infettanti solo dopo un periodo variabile da 1 a 5 giorni.

Fonti e bibliografia

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Domande e risposte
  1. Cosa non mangiare in gravidanza?

    1. Dr. Roberto Gindro

      In caso di suscettibilità alla toxoplasmosi si consiglia di evitare carni crude o poco cotte, insaccati, tutti gli affettati tagliati al banco,
      Le verdure devono essere lavate e strofinate con particolare cura e, possibilmente, consumate cotte.
      La frutta dev’essere consumata sbucciata, dopo averla comunque lavata con attenzione per evitare contaminazioni dovute al coltello.

  2. Come si prende la toxoplasmosi?

    1. Dr. Roberto Gindro

      La toxoplasmosi viene contratta per ingestione delle oocisti (uova) del parassita, che tipicamente avviene attraverso il consumo di alimenti contaminati (talvolta la contaminazione avviene attraverso strumenti e superfici usate per cucinare).

  3. È curabile la toxoplasmosi in gravidanza? Oppure si manifesteranno sicuramente problemi?

    1. Dr. Roberto Gindro

      La prognosi dipende moltissimo dal mese in cui si è contratta, ma i danni al feto fortunatamente non sono mai scontati; spesso si tenta di arginare l’infezione con massicce dosi di antibiotici.

  4. Cosa fare con il gatto di casa? È necessario allontanarlo?

    1. Dr. Roberto Gindro

      La possibilità di contrarre la malattia dal contatto con l’animale è pressoché nulla, il rischio è invece legato al cibo; un gatto può essere contagioso (o meglio, le sue feci lo sono) per pochissimo tempo nell’arco di tutta la vita.
      Attenersi alle comuni norme igieniche (in particolare lavarsi le mani dopo averlo accarezzato e SEMPRE prima di preparare da mangiare) è più che sufficiente a proteggersi dal trascurabile rischio legato all’animale di casa. Ben più importante è invece adottare tutte le misure necessarie verso il consumo di alimenti a rischio.

      Oltre ad esserci un rischio pressoché nullo, la presenza del gatto garantisce effetti positivi sull’umore e sulla salute (una mamma felice è una mamma che sta meglio), quindi non dovrebbero esserci dubbi.