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Introduzione

Il morbo di Crohn è una malattia cronica che provoca infiammazione e irritazione dell’apparato digerente; interessa in particolar modo l’intestino tenue e l’inizio dell’intestino crasso, ma di fatto può colpire qualunque porzione del tratto gastrointestinale, dalla bocca fino all’ano.

Il morbo di Crohn fa parte delle malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI), di cui per esempio fanno parte anche la colite ulcerosa e la colite microscopica.

La malattia in genere insorge gradualmente e tende a peggiorare nel tempo, anche se può dare periodi di remissione della durata di settimane o anche anni.

Si stima che in Italia siano interessati da una qualche malattia infiammatoria intestinale circa 150-200000 pazienti, di cui probabilmente il 30-40% affetti dal morbo di Crohn (negli Stati Uniti si ritiene che oltre mezzo milione di persone sia colpita dal morbo); esistono studi scientifici che dimostrano come nel tempo l’incidenza della malattia sia aumentata, sia negli Stati Uniti che in altre parti del mondo, anche se ad oggi i motivi di tale aumento non sono noti.

Poiché l’infiammazione può coinvolgere con diversa estensione e profondità i tessuti dell’apparato gastrointestinale, i sintomi iniziali possono essere più vaghi di quelli tipici della rettocolite ulcerosa, e presentarsi in forma di diarrea (con o senza sangue) e dolore addominale: questa è la ragione per cui molte persone affette dalla malattia di Crohn presentano sintomi per anni prima che venga formulata una diagnosi.

Si raccomanda quindi di contattare il medico curante in caso di:

  • diarrea persistente,
  • dolore addominale,
  • perdita di peso inspiegabile,
  • sangue nelle feci.

Ad oggi purtroppo non c’è cura per il Crohn; il trattamento mira al controllo dei sintomi e alla prevenzione delle complicazioni, diversamente i sintomi possono essere presenti costantemente andare e venire con periodicità non prevedibile di poche settimane o mesi. Alcuni pazienti possono andare incontro a periodi di remissione anche piuttosto lunghi, in cui si assiste alla completa assenza di sintomi.

Morbo di Crohn, intestino

Shutterstock/Lightspring

Cause

Le cause esatte alla base della comparsa del morbo non sono ad oggi note, ma l’opinione più diffusa è che possa essere il risultato di una combinazione di numerosi fattori.

L’ipotesi prevalente è che possa essere una reazione autoimmune, una condizione in cui il sistema immunitario attacca per errore cellule sane dell’organismo, scatenato da fattori non noti (ipoteticamente potrebbero essere i batteri del tratto digerente o altri patogeni). Questa risposta del sistema immunitario sarebbe causa di infiammazione, inducendo i sintomi del morbo di Crohn.

Fattori di rischio

Talvolta l’andamento del morbo è familiare. La ricerca ha dimostrato che le probabilità di sviluppare la malattia sono maggiori con un consanguineo (fratello o genitore) affetto dal morbo. Il legame tra geni e morbo di Crohn è tuttora oggetto di studi.

Tra gli altri elementi in grado di aumentare il rischio figurano:

Lo stress e l’assunzione di specifici cibi invece non possono causare il morbo di Crohn, mentre possono essere causa di peggioramento dei sintomi.

Un’interessante revisione pubblicata su Lancet che ha preso in esame quasi 200 studi presenti in letteratura evidenzia uno stretto legame tra la diffusione delle malattie infiammatorie intestinali (Crohn e rettocolite ulcerosa) e il grado di “occidentalizzazione” di un Paese; i ricercatori puntano il dito ovviamente sulla dieta, ma anche sull’urbanizzazione della società.

Sintomi

Il morbo di Crohn interessa persone di tutte le età, ma i sintomi in genere iniziano nell’infanzia od in giovane età (generalmente la diagnosi viene posta prima dei 30 anni); le manifestazioni possono variare sensibilmente d’intensità da un paziente all’altro ed anche nel tempo, in genere i sintomi iniziali tendono a svilupparsi gradualmente ed in modo aspecifico (dolore addominale e diarrea), ma in alcuni pazienti si manifestano con un esordio brusco, senza preavviso.

I sintomi più comuni del morbo di Crohn sono:

Il dolore addominale tipicamente peggiora a stomaco pieno; la diarrea assume caratteristiche diverse a seconda del paziente, potendosi presentare con o senza sangue, con scariche acquose o più compatte, urgenza e frequenza di evacuazione che può raggiungere le 20 scariche al giorno (e svegliare il soggetto per necessità anche di notte, caratteristica che distingue la malattia dalla sindrome del colon irritabile in cui questo non avviene).

Il sangue, se presente, può essere di colore rosso vivo o più scuro.

Altri sintomi possono comprendere:

I sintomi variano secondo le sedi e la gravità dell’infiammazione, inoltre possono verificarsi lunghi periodi, che durano settimane o mesi, in cui i sintomi regrediscono fino a diventare molto lievi o addirittura sparire del tutto (remissione), seguiti da periodi in cui i sintomi si riacutizzano.

Alcune società scientifiche suddividono le manifestazioni in base alla gravità:

  • Sintomi lievi:
    • diarrea frequente,
    • dolore addominale,
  • Moderati, in cui si aggiungono
    • distensione addominale,
    • febbre,
    • perdita di peso significativa,
    • anemia;
  • Severi:
    • febbre alta,
    • vomito,
    • complicazioni intestinali (ascessi, ostruzione),
    • grave perdita di peso.

Alcuni studi suggeriscono che lo stress, compreso quello di convivere con il morbo, possa far peggiorare i sintomi, mentre è stato dimostrato che la depressione rende la malattia più aggressiva, e purtroppo è intuitivo comprendere che essere affetti da una malattia infiammatoria intestinale aumenta a sua volta il rischio di episodi depressivi.

Esistono casi in cui i pazienti sono infine in grado di individuare specifici alimenti associati, nel proprio caso, all’insorgenza o al peggioramento dei sintomi.

Rispetto alla rettocolite ulcerosa è possibile individuare alcune importanti differenze relative ai sintomi con cui queste malattie infiammatorie intestinali si presentano (fonte tabella: Wikipedia):

Malattia di Crohn Colite ulcerosa
Defecazione Talvolta steatorrea (presenza di grassi nelle feci) Presenza di sangue e muco
Sensazione di incompleto svuotamento rettale (tenesmo) Poco comune Molto comune
Febbre Comune Indicazione di grave malattia
Fistole Comune Raramente
Perdita di peso Spesso Raramente

Complicazioni

Tra le complicanze più comuni ricordiamo:

  • Ostruzione intestinale. Il morbo di Crohn tende a ispessire la parete intestinale. Nel tempo le aree ispessite possono restringersi, bloccando l’intestino. Un’ostruzione intestinale parziale o completa (anche detta blocco intestinale) arresta la progressione del cibo e delle feci lungo il tubo digerente.
  • Fistole. Nel morbo di Crohn l’infiammazione può interessare tutto lo spessore della parete intestinale e scavare delle gallerie, dette fistole. Una fistola è una via di comunicazione abnorme tra due organi o tra un organo e l’esterno del corpo. Le fistole si possono infettare.
  • Ascessi. L’infiammazione della parete intestinale può anche determinare l’insorgenza di ascessi. Un ascesso è una sacca infetta dolente, gonfia e piena di pus.
  • Ragadi anali. Si tratta di piccole lacerazioni dell’ano, che possono causare prurito, dolore o sanguinamento.
  • Ulcere. Qualunque processo infiammatorio lungo il tratto digerente può generare ulcere, ossia piaghe aperte, nella bocca, nel tratto intestinale, a livello dell’ano o del perineo.
  • Malnutrizione. Uno stato di malnutrizione insorge quando il corpo non assimila una quantità di vitamine, minerali ed elementi nutritizi sufficiente a mantenere in salute tessuti e funzionalità degli organi.
  • Infiammazioni in altre parti del corpo. Possono infiammarsi le articolazioni, gli occhi e la pelle.

Riveste poi una grande importanza la valutazione psicosociale del paziente, per cogliere eventuali sintomi precoci di ansia e depressione; secondo i dati della coorte Sinai-Helmsley Alliance for Research Excellence infatti circa un paziente su 5 con morbo di Crohn va incontro allo sviluppo di depressione.

Patologie associate al morbo di Crohn

Se il morbo di Crohn interessa l’intestino crasso, aumenta la probabilità di sviluppare un carcinoma del colon. Trattare adeguatamente il morbo e riuscire a mantenerlo in remissione può ridurre le probabilità di sviluppare tale cancro.

Consultarsi con il medico per la frequenza degli esami di screening del carcinoma del colon. Lo screening è la ricerca di malattie tramite esami specifici in soggetti asintomatici. Lo screening del cancro del colon può richiedere la colonscopia con biopsia. Lo screening non riduce di per sé le probabilità di sviluppare il cancro, ma può aiutare a identificarlo in fase precoce, aumentandone le possibilità di guarigione.

Diagnosi

La diagnosi richiede tipicamente il ricorso a una combinazione di esami. Il medico raccoglierà un’anamnesi dettagliata, compresa l’assunzione di farmaci e la storia famigliare, ed eseguirà l’esame obiettivo.

Esame obiettivo

Durante l’esame obiettivo il medico tipicamente:

Analisi diagnostiche

I seguenti esami possono essere utili per la diagnosi di morbo di Crohn:

  • esami di laboratorio (urine e sangue),
  • studio radiografico del tratto GE superiore,
  • tomografia computerizzata (TAC),
  • endoscopia intestinale.

Possono essere condotti anche ulteriori esami per escludere altre malattie, come la colite ulcerosa, la malattia diverticolare o un cancro, che potrebbero essere causa di sintomi simili a quelli del morbo di Crohn.

Esami di laboratorio

Possono essere utili i seguenti esami di laboratorio:

  • Esami del sangue; un campione di sangue viene prelevato da personale sanitario e analizzato in laboratorio alla ricerca di modifiche di:
    • globuli rossi (eritrociti). In caso di riduzione del numero o delle dimensioni, il soggetto può essere anemico,
    • globuli bianchi (leucociti). Una conta leucocitaria superiore al normale può essere indicativa di infiammazione o infezione da qualche parte nel corpo.
  • Analisi delle feci. Consiste nell’analisi di un campione di materiale fecale. Quest’ultimo dovrà essere raccolto tramite un apposito contenitore. Il campione da analizzare dovrà essere prelevato e inviato secondo le istruzioni ricevute. L’analisi delle feci serve a escludere altre cause di malattie intestinali.

Endoscopia intestinale

L’endoscopia è il modo più accurato per diagnosticare il morbo di Crohn ed escludere altre patologie come la colite ulcerosa, la malattia diverticolare o il cancro.

La colonscopia permette l’osservazione dall’interno del retto e di tutto il colon tramite un colonscopio, ossia un tubo lungo, sottile e flessibile dotato a un’estremità di una luce e di una piccola videocamera. È possibile ricercare eventuali segni di morbo di Crohn anche nell’ileo.

L’esame viene svolto da un medico appositamente formato in ambiente ospedaliero o in un centro ambulatoriale. Prima della procedura, bisognerà seguire alcune istruzioni specifiche propedeutiche all’esame. Durante la procedura, vengono somministrati sedativi, analgesici o anche anestetici.

Il colonscopio viene inserito attraverso l’ano con il paziente sdraiato su un lettino, e guidato lentamente attraverso il retto e il colon fino alla parte terminale dell’ileo. In caso di sospetto morbo di Crohn, verranno prelevati campioni per la biopsia da ileo, colon e retto. I prelievi sono indolori.

Durante l’endoscopia del tratto gastroenterico superiore (gastroscopia) l’endoscopio viene usato per studiare il tratto digerente o gastroenterico prossimale.

L’esame viene svolto da un medico appositamente formato in ambiente ospedaliero o in un centro ambulatoriale. Prima della procedura, bisognerà astenersi dall’assumere cibi solidi e liquidi. Occorrerà seguire apposite istruzioni per prepararsi all’esame endoscopico. In genere, viene somministrato un anestetico liquido per addormentare la gola e un blando sedativo per aiutare il paziente a rilassarsi durante la procedura.

Il medico introduce quindi con cautela l’endoscopio in esofago e poi nello stomaco e nel duodeno.

Durante un’enteroscopia, il medico studia l’intestino tenue con uno speciale endoscopio più lungo, usando una delle procedure seguenti:

  • enteroscopia a spinta, in cui la porzione più alta dell’intestino tenue viene esaminata tramite un lungo endoscopio,
  • enteroscopia a pallone singolo o doppio, in cui vengono usati dei palloncini per spostare l’endoscopio nell’intestino tenue,
  • enteroscopia a spirale, in cui un tubo attaccato all’endoscopio viene usato come un cavaturacciolo per spostare l’endoscopio nell’intestino tenue.

L’endoscopia con videocapsula richiede l’ingestione di una capsula contenente una minuscola videocamera che consente al medico di visualizzare l’interno del tratto digerente. Prima della procedura, bisognerà astenersi dall’assumere cibi solidi e liquidi. Occorrerà seguire apposite istruzioni per prepararsi all’esame endoscopico con videocapsula. Questa procedura non richiede anestesia.

Il test inizia in un ambulatorio, dove si ingerirà la videocapsula. È quindi possibile lasciare l’ambulatorio. Via via che transita attraverso il tratto digerente, la videocapsula registra e trasmette immagini a un piccolo ricevitore indossato dal paziente. Completata la registrazione, il medico scarica e rivede le immagini. La videocapsula viene quindi espulsa con la defecazione; può essere tranquillamente eliminata nello scarico del gabinetto.

Studio radiografico del tratto GE superiore

Questa procedura è basata sull’acquisizione di radiografie combinate a un liquido gessoso, il bario (clisma opaco), e serve a studiare il tratto GE superiore.

La procedura viene eseguita da un tecnico e da un radiologo in ospedale o in un centro ambulatoriale. Prima della procedura, bisognerà astenersi dall’assumere cibi solidi e liquidi. Occorrerà seguire apposite istruzioni per prepararsi all’esame radiografico. Questa procedura non richiede anestesia.

La procedura viene eseguita con il paziente in posizione seduta o eretta di fronte all’apparecchio radiologico e richiede l’ingestione del bario. Questo liquido rende visibile ai raggi X il tratto GE superiore. Il paziente viene quindi posto supino sul lettino radiologico, mentre il radiologo osserva in scopia lo spostamento del bario attraverso il tratto GE superiore.

TAC

La TAC impiega una sequenza di raggi X e un’elaborazione computerizzata per generare sezioni del tratto digerente.

Per questo esame, può essere necessario somministrare al paziente una soluzione da bere e l’iniezione di un colorante speciale, detto mezzo di contrasto. Il mezzo di contrasto facilita la visualizzazione delle strutture interne del corpo. Durante l’esame, il paziente è sdraiato su un lettino che scorre in un dispositivo a tunnel in cui avviene l’acquisizione radiologica. La TAC permette di diagnosticare sia il morbo di Crohn che le sue complicanze.

Cura

Il morbo di Crohn viene gestito e trattato attraverso un approccio multidisciplinare che prevede combinazioni variabili di

  • farmaci,
  • riposo intestinale
  • ed eventualmente chirurgia.

Non esiste un singolo approccio terapeutico sempre efficace. Gli scopi del trattamento sono

  • la riduzione dell’infiammazione intestinale,
  • la prevenzione delle recrudescenze sintomatiche
  • e il mantenimento delle remissioni.

Ad oggi purtroppo non c’è modo di guarire definitivamente dalla malattia.

Farmaci

Molti casi di morbo di Crohn hanno bisogno di farmaci, che vengono scelti e prescritti in base ai sintomi presenti.

Gli aminosalicilati contengono acido 5-aminosalicilico (5-ASA), che aiuta a controllare l’infiammazione. Gli aminosalicilati vengono in genere impiegati per trattare i soggetti in cui il morbo sia stato appena diagnosticato e che hanno sintomi lievi. Sono esempi di aminosalicilati:

  • mesalazina (Asacol®, Asalex®, …),
  • balsalazide,
  • mesalamina,
  • olsalazina,
  • sulfasalazina.

Gli aminosalicilati possono dare i seguenti effetti collaterali:

I corticosteroidi (cortisone) aiutano a ridurre l’attività del sistema immunitario e diminuiscono l’infiammazione. Il medico prescrive i corticosteroidi nei soggetti con sintomi moderati o gravi. Sono corticosteroidi:

  • budesonide,
  • idrocortisone,
  • metilprednisolone,
  • prednisone.

Sono effetti collaterali dei corticosteroidi:

Nella maggior parte dei casi questi farmaci non vengono prescritti per un impiego protratto.

Gli immunomodulatori riducono l’attività del sistema immunitario, riducendo l’infiammazione del tratto digerente. Possono richiedere da diverse settimane fino a tre mesi prima di iniziare a mostrare efficacia. Includono:

  • 6-mercaptopurina (6-MP),
  • azatioprina,
  • ciclosporina,
  • metotrexate.

Questi farmaci vengono prescritti per indurre una remissione o quando il paziente non risponde ad altri trattamenti. Possono dare i seguenti effetti collaterali:

  • leucocitopenia (ridotte quantità di globuli bianchi), con maggiori rischi di contrarre infezioni,
  • stanchezza,
  • nausea e vomito,
  • pancreatite.

Le ciclosporine vengono prescritte in genere solo a fronte di forme gravi, perché hanno effetti collaterali importanti. Rischi e benefici vanno discussi approfonditamente con il medico.

Le terapie biologiche comprendono farmaci in grado di attaccare proteine prodotte dal sistema immunitario (anticorpi monoclonali). Neutralizzare queste proteine riduce l’infiammazione intestinale. Le terapie biologiche inducono remissioni rapidamente, specialmente nei pazienti che non rispondono ad altri trattamenti. Comprendono:

  • adalimumab e adalimumab-atto,
  • certolizumab,
  • infliximab e infliximab-dyyb,
  • natalizumab,
  • ustekinumab,
  • vedolizumab.

Viene in genere usato infliximab, somministrato in ospedale o in un centro ambulatoriale ogni 6 – 8 settimane. Gli effetti collaterali comprendono una reazione tossica al farmaco e un rischio aumentato di infezioni, soprattutto la tubercolosi.

Tra gli altri farmaci che il medico potrebbe prescrivere ricordiamo:

  • paracetamolo (Tachipirina) in caso di dolore lieve. È bene evitare l’impiego di ibuprofene, naproxene e aspirina, perché questi farmaci possono peggiorare la sintomatologia;
  • antibiotici per prevenire o trattare complicanze infettive, come ascessi e fistole;
  • loperamide (Imodium), per bloccare o rallentare episodi di diarrea intensa. Nella maggior parte dei casi, il paziente assume questo farmaco per brevi periodi perché aumenta il rischio di sviluppare il megacolon.

Riposo intestinale

In caso di forme gravi, può essere necessario far riposare l’intestino per periodi che oscillano da qualche giorno a diverse settimane. Il riposo intestinale consiste nel bere solo alcuni liquidi, senza mangiare o bere altro. Durante il riposo intestinale, il medico può:

  • prescrivere l’assunzione di liquidi contenenti nutrienti,
  • somministrare un liquido che contiene nutrienti attraverso un apposito sondino inserito nello stomaco o nell’intestino tenue,
  • sottoporre il paziente ad alimentazione endovenosa tramite uno speciale catetere inserito in una vena del braccio.

Il trattamento può richiedere il ricovero ospedaliero o essere erogabile a casa. Nella maggior parte dei casi, il periodo di riposo consente all’intestino di guarire.

Chirurgia

Molti soggetti con il morbo di Crohn necessitano di trattamenti chirurgici nonostante i farmaci.

Uno studio ha riscontrato che circa il 60% dei malati va incontro a chirurgia entro 20 anni dalla diagnosi. La chirurgia non guarisce il morbo, ma ne può trattare le complicanze e migliorare i sintomi.

In genere, la chirurgia viene raccomandata per trattare:

  • fistole,
  • sanguinamenti potenzialmente mortali,
  • ostruzioni intestinali,
  • effetti collaterali dei farmaci se tali da mettere a rischio la salute,
  • i sintomi, se i farmaci si rivelano inefficaci.

Esistono diverse opzioni chirurgiche per il trattamento del morbo di Crohn e tutte richiedono anestesia generale e degenze ospedaliere tipiche di 3 -7 giorni dopo l’intervento. Il pieno recupero necessita di 4 – 6 settimane.

Resezione dell’intestino tenue

Questa chirurgia consiste nella rimozione di parte dell’intestino tenue. Può rendersi necessaria nei casi di ostruzione intestinale o di grave interessamento dell’intestino tenue.

Esistono due tipi di resezione dell’intestino tenue:

  • Laparoscopica, in cui il chirurgo esegue una serie di piccole incisioni (poco più di un cm) sull’addome, attraverso cui introduce il laparoscopio, ossia un sottile tubo con una sorgente luminosa e una videocamera miniaturizzate in punta. La videocamera trasmette immagini ingrandite dell’interno del corpo a un monitor, consentendo un’accurata esplorazione dell’intestino tenue. Guidato dalle immagini sul monitor, il chirurgo inserisce attraverso le incisioni particolari strumenti con cui rimuovere i tratti malati o bloccati di intestino tenue. Il chirurgo ricollega quindi le estremità dell’intestino.
  • Chirurgia aperta, in cui viene praticata un’incisione di circa 15 cm sull’addome. Il chirurgo identifica i tratti malati od ostruiti di intestino tenue, che rimuove o ripara. Il chirurgo ricollega quindi le estremità dell’intestino.

Colectomia subtotale

Anche detta resezione dell’intestino crasso, consiste nella rimozione parziale di tale tratto intestinale. Può rendersi necessaria nei casi di ostruzione intestinale, fistole o di grave interessamento dell’intestino crasso. La colectomia subtotale può essere praticata per via:

  • Laparoscopica, in cui il chirurgo esegue una serie di piccole incisioni (poco più di un cm) sull’addome. Guidato dalle immagini sul monitor, il chirurgo rimuove i tratti malati o bloccati di intestino crasso e ne ricollega quindi le estremità
  • Chirurgia aperta, in cui viene praticata un’incisione di 15-20 cm sull’addome. Il chirurgo identifica e rimuove il tratto malato od ostruito di intestino crasso e ne ricollega quindi le estremità.

Proctocolectomia e ileostomia

La proctocolectomia consiste nella rimozione chirurgica di tutto il colon e del retto.

L’ileostomia è un’apertura sull’addome, cui viene abboccata una parte dell’ileo. Il chirurgo congiunge l’estremità dell’ileo a un’apertura addominale e la fissa alla pelle, creando una via di comunicazione esterna per il corpo. L’apertura, o stomia, ha dimensioni di circa 2 x 5 cm e viene in genere praticata nella parte inferiore dell’addome, appena sotto la cintola.

Alla stomia viene collegata una sacca esterna rimovibile, detta sacca da stomia, che serve a raccogliere il materiale fecale eliminato dal corpo. In pratica, le feci vengono eliminate attraverso la stomia e non più dall’ano. La stomia non ha muscoli, quindi non può controllare il passaggio delle feci, che fuoriescono liberamente.

È un intervento permanente, quindi il paziente dovrà convivere con la stomia per tutta la sua esistenza.

Trattamento delle complicanze del morbo di Crohn

Le seguenti complicanze del morbo di Crohn possono necessitare di trattamenti specifici:

  • Ostruzione intestinale. Un’ostruzione completa è potenzialmente mortale. Rappresenta un’emergenza medica. Spesso, necessita di un intervento chirurgico.
  • Fistole. La gestione delle fistole dipende dal tipo e dalla gravità. In alcuni soggetti, le fistole guariscono con farmaci e variazioni della dieta, in altri si rende necessari la chirurgia.
  • Ascessi. Vengono trattati con antibiotici e con il drenaggio. Quest’ultimo può essere eseguito per via percutanea con un ago o aver bisogno di chirurgia.
  • Ragadi anali. La maggior parte delle ragadi guarisce con un trattamento conservativo, a base di unguenti, bagni caldi e modifiche della dieta.
  • Ulcere. In genere, il trattamento del morbo di Crohn è efficace anche sulle ulcere.
  • Malnutrizione. Può essere necessario somministrare liquidi per via endovenosa o nutrienti tramite sondino per reintegrare le perdite.
  • Infiammazioni in altre parti del corpo. Posso essere trattate cambiando i farmaci o prescrivendo ulteriori medicinali.

Dieta e morbo di Crohn

Non esistono evidenze specifiche che una dieta in particolare possa aiutare nella gestione della malattia, ma in alcuni casi modificare la dieta (in accordo con il medico) può aiutare a ridurre i sintomi; possono essere utili le modifiche seguenti:

  • eliminazione delle bevande gassate o effervescenti,
  • eliminazione di cibi ad alto contenuto di fibre, come popcorn, bucce, frutta secca,
  • assunzione di molti liquidi,
  • assunzione di pasti piccoli e frequenti,
  • stesura di un diario alimentare per cercare di identificare cibi nocivi.

Secondo i sintomi o i farmaci, possono essere suggerite diete specifiche, per esempio:

  • regimi ad alto contenuto calorico,
  • alimenti privi di lattosio,
  • diete a basso contenuto di grassi,
  • diete a basso contenuto di fibre,
  • diete a basso contenuto di sodio.

Dieta e sue eventuali modifiche vanno discusse con il proprio medico, che potrà anche raccomandare integratori e vitamine in caso di malassorbimento. Per motivi di sicurezza consultare sempre il medico prima di usare integratori o di ricorrere a forme di medicina complementare o alternativa.

Fonti e bibliografia

Adattamento dall’inglese a cura della Dr.ssa Greppi Barbara

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Domande e risposte
  1. Cos’è il morbo di Crohn?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Il morbo di Crohn è una malattia cronica, da cui non si può guarire, che causa l’infiammazione di alcuni tratti dell’intestino; causa sintomi come diarrea, dolore e crampi, stanchezza, perdita di peso. I sintomi possono essere persistenti, oppure assumere un andamento intermittente e difficilmente prevedibile.

  2. Come si cura?

    1. Dr. Roberto Gindro

      La gestione del paziente è incentrata su farmaci in grado di ridurre i sintomi e prevenire le fasi più acute; in casi particolari possono essere necessari piccoli periodi di dieta esclusivamente liquida o, per il trattamento di complicanze, la chirurgia.

  3. Come si manifesta?

    1. Dr. Roberto Gindro

      I sintomi variano di entità da un paziente all’altro, ma anche per lo stesso paziente possono cambiare ed evolvere nel tempo; i sintomi iniziali in genere sono diarrea e dolore addominale, ma con il tempo possono comparire sanguinamento rettale, perdita di peso inspiegabile, febbre, stanchezza, riduzione dell’appetito.

  4. Come si diagnostica?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Non esiste un unico esame che permetta la diagnosi, piuttosto si conduce una serie di esami di laboratorio (sangue, urine, feci) e strumentali (gastro/colonscopia ed altri esami d’imaging) che permettono allo specialista di escludere altre possibili cause.