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Introduzione

La pertosse è una malattia batterica infettiva caratterizzata dallo sviluppo di una tosse incontrollabile, in alcuni casi così insistente da causare vomito.

Grazie alla diffusione del vaccino è ormai molto raro imbattersi in casi d’infezione, mentre in passato chiunque poteva venirne contagiato (anche se era certamente più comune nei neonati e nei bambini).

Si tratta di una malattia particolarmente pericolosa per i lattanti, che vengono colpiti da attacchi così severi di tosse da rendere difficile perfino mangiare, bere e respirare.

La diagnosi avviene attraverso la visita, esami del sangue, radiografia ed eventualmente la coltura dell’escreato di naso e gola; nel caso di diagnosi precoce la somministrazione di antibiotici può essere d’aiuto a ridurre il decorso della malattia.

Una volta contratta la malattia si acquisisce immunità per un periodo che compreso tra i 4 e i 20 anni.

l vaccino contro la pertosse contiene alcune proteine presenti normalmente sulla superficie cellulare del batterio; è in genere reperibile in formato trivalente, ossia in grado di conferire immunità oltre che per la pertosse anche per altre due malattie infettive (difterite e tetano).

Poiché l’immunità indotta dalla malattia e dalla vaccinazione non è permanente, possono rendersi necessarie periodici richiami in specifici pazienti.

Cause

La pertosse è una malattia respiratoria molto contagiosa causata dal batterio Bordetella pertussis. Questi batteri aderiscono con forza alle ciglia presenti nel tratto respiratorio superiore per poi rilasciare tossine (veleni) che danneggiano le ciglia e causano il gonfiore delle vie aeree, innescando la tosse.

Trasmissione

La pertosse è una malattia molto contagiosa, tipica dei soli esseri umani; si diffonde da un soggetto all’altro attraverso

  • starnuti,
  • colpi di tosse
  • o anche solo condividendo per qualche tempo ambienti comuni;

molti bambini erano in passato contagiati da fratelli, parenti e amici, magari inconsapevoli di essere portatori della malattia.

Il soggetto risulta contagioso soprattutto fino a circa 2 settimane dopo l’inizio della tosse, anche se il ricorso agli antibiotici può ridurre questo periodo.

Sintomi

La pertosse è una malattia che può diventare grave in ogni fascia d’età; i sintomi si manifestano di norma entro 5-10 giorni dal contagio (tempo di incubazione), raramente fino a 3 settimane dopo.

Primi sintomi

La malattia di solito esordisce con sintomi simili a quelli del raffreddore, talvolta accompagnati da una lieve tosse o febbre.

Molti neonati con pertosse non tossiscono affatto, mentre può succedere che smettano di respirare e diventino blu a causa della mancanza di ossigeno (apnea e successiva cianosi); la malattia può rivelarsi pericolosa per i neonati, tanto che circa la metà dei bambini di meno di un anno che contrae la pertosse necessita di assistenza ospedaliera.

I primi sintomi possono durare da 1 a 2 settimane e di solito includono:

  • naso congestionato,
  • febbre non elevata,
  • lieve tosse occasionale,
  • fenomeni di apnea (nei neonati).

Poiché la pertosse nei suoi primi stadi sembra essere nient’altro che un banale raffreddore, spesso non viene correttamente sospettata o diagnosticata finché non appaiono i sintomi più gravi.

Sintomi successivi

Dopo 1-2 settimane la malattia evolve e i sintomi tradizionali della pertosse possono apparire in tutta la loro severità: accessi di tosse violenti, accompagnati da laringospasmo (chiusura della laringe) che è causa di un rumore acuto e stridente, la ragione dei nomi popolari assunti dalla malattia (tosse canina, asinina o ferina).

Le crisi si verificano soprattutto nelle ore notturne e possono innescare vomito; la tosse è così grave da diventare debilitante per il soggetto colpito, che va incontro ad una grande stanchezza (si noti tuttavia che un soggetto può essere tanto esausto dopo un attacco di tosse, quanto ragionevolmente in forma tra un attacco e l’altro).

Gli episodi di tosse possono continuare fino a 10 settimane o più (in Cina la pertosse è conosciuta come la “tosse dei 100 giorni”).

L’infezione si manifesta con sintomi generalmente più lievi in adolescenti e adulti, specialmente se vaccinati.

Sintomi in soggetti vaccinati

Nei soggetti vaccinati:

  • nella maggior parte dei casi i sintomi avranno durata ridotta,
  • è minore la percentuale di bambini che andranno incontro a fenomeni di

Recupero

Il recupero dalla patologia può avvenire lentamente, la tosse diventa via via più mite e meno frequente, anche se gli attacchi possono tornare sotto forma di altre infezioni respiratorie per molti mesi dopo la prima comparsa.

Complicazioni

Neonati e bambini

La pertosse può causare complicazioni gravi e talvolta mortali nei pazienti più piccoli, in particolare se non vaccinati.

Nei bambini di età inferiore all’anno in circa la metà dei casi è necessario ricorrere all’assistenza ospedaliera: tanto più è piccolo il bimbo, tanto più sarà necessario ricorrere all’ospedale.

Tra i bambini ricoverati:

  • 1 su 4 (23%) sviluppa polmonite,
  • 1 su 100 (1,1%) avrà convulsioni (scosse violenti e incontrollabili),
  • 3 su 5 (61%) manifesterà apnea (rallentamento o interruzione della la respirazione),
  • 1 su 300 (0,3%) svilupperà encefalopatia (infiammazione del cervello),
  • per 1 su 100 (1%) la malattia risulterà fatale.

Adolescenti e adulti

Anche gli adolescenti e gli adulti possono andare incontro a complicazioni, ma in genere questo accade più di rado e soprattutto in modo meno grave (soprattutto se vaccinati); le complicanze in questo caso sono spesso causate dalla tosse stessa, ad esempio si può andare incontro alla frattura di una costina a causa della tosse.

Indicativamente meno 1 individuo su 20 (5%) fra adolescenti e adulti con pertosse ha bisogno di assistenza in ospedale e la polmonite viene diagnosticata in 1 caso su 50 (2%) fra questi pazienti. Le complicanze più comuni sembrano essere:

Diagnosi

La pertosse viene in genere diagnosticata in base all’eventuale esposizione alla malattia e attraverso:

  • anamnesi,
  • esame obiettivo,
  • esami di laboratorio (analisi escreato),
  • esami del sangue.

Cura

La pertosse è generalmente trattata con antibiotici (ad esempio azitromicina) e un inizio precoce della terapia può fare la differenza in termini di decorso e complicazioni; la cura può rendere l’infezione meno grave, soprattutto se iniziato prima della comparsa della tosse.

Può inoltre essere d’aiuto a ridurre il rischio di contagio per terzi.

Il trattamento iniziato dopo tre settimane di malattia non ha invece più molto senso nella maggior parte dei casi, perché l’infezione è ormai probabilmente già superata nonostante la persistenza dei sintomi.

Nel caso dei bambini e dei neonati si raccomanda di:

  • Non somministrare farmaci per la tosse a meno che non siano stati espressamente prescritti dal pediatra (spesso sono inutili, se non addirittura pericolosi, soprattutto sotto i due anni).
  • Attenersi scrupolosamente alle indicazioni del pediatra.
  • Evitare di esporre il bambino a irritanti aerei (fumo, polvere, inquinamento atmosferico, …).
  • Utilizzare un umidificatore per favorire la fluidificazione del muco.
  • Lavarsi spesso le mani.
  • Incoraggiare il bambino a bere molti liquidi, tra cui acqua, succhi e zuppe, e mangiare frutta e verdura per prevenire la disidratazione (mancanza di liquidi). Segnalare immediatamente eventuali segni di disidratazione al medico, tra cui:
  • Incoraggiare il bambino a mangiare spesso, ma solo piccoli pasti, per evitare di innescare vomito.

Ricovero

In caso di ricovero ospedaliero il bimbo potrebbe avere la necessità di essere sottoposto a pulizia delle vie aeree attraverso l’aspirazione del muco; la respirazione viene monitorata e, quando necessario, viene somministrato ossigeno.

Può inoltre essere attaccato a flebo per prevenire/trattare la di disidratazione.

Vaccino e prevenzione

Il modo più efficace per prevenire la pertosse è quello di sottoporsi alle previste vaccinazioni; anche quando correttamente vaccinati si raccomanda comunque di evitare contatti diretti con soggetti colpiti dall’infezione.

Il vaccino è considerato molto efficace, anche se purtroppo non garantisce un’immunità permanente (nemmeno contrarre la malattia, peraltro); si stima che la durata possa essere, nella migliore delle ipotesi, di 12 anni circa (che potrebbe arrivare fino a 20 in caso d’infezione naturale).

L’immunizzazione richiede la somministrazione di tre dosi nel primo anno di vita (in Italia somministrate in forma trivalente, associate a difterite e tetano) ed un richiamo al sesto anno, cui dovrebbero seguire ulteriori richiami ogni 10 anni.

Tra gli effetti collaterali più comuni (si stima che possano interessare 1-5 bambini su 10) ricordiamo la possibile comparsa di:

  • febbre,
  • irritabilità ed agitazione,
  • dolore, gonfiore ed arrossamento nel sito di iniezione.

Meno frequente è la comparsa di:

  • pianto inconsolabile,
  • convulsioni febbrili
  • ed eventualmente anafilassi (grave reazione allergica).

Segnaliamo infine che in letteratura viene citata la possibile, sebbene rara, possibilità di sviluppare complicazioni neurologiche (in forma di encefalopatie); ad oggi, ed in virtù di tutti gli studi analizzati negli ultimi decenni, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene che l’ipotesi di legame sia infondata (mentre altri organismi, come il CDC americano, lo riportano ancora cautelativamente; si noti che il nostro Istituto Superiore di Sanità non è fra questi e, anzi, evidenzi come il rischio stimato dello sviluppo legato ALLA MALATTIA sia pari a 3 bambini ogni 1000).

Il vaccino contro la pertosse è lo strumento più efficace per prevenire la malattia, anche se purtroppo non garantisce un’immunità assoluta; in genere i soggetti vaccinati che contraggono ugualmente l’infezione la manifestano tuttavia in modo più lieve.

Bimbo che riceve la vaccinazione sul braccio

iStock.com/yangna

Gravidanza

La pertosse, quando contratta nei primi mesi di vita, può essere fatale; a quest’età la trasmissione avviene spesso per mezzo della mamma e per questa ragione è diventata prassi abituale consigliare alle future mamme di vaccinarsi attraverso un richiamo somministrato nelle ultime settimane di gravidanza, che permette il trasferimento passivo di anticorpi in grado di proteggere il neonato fino alla prima dose di vaccino (terzo mese di vita); il periodo raccomandato è quella che va dalla 27a alla 36a settimana di gestazione, idealmente intorno alla 28a settimana.

Il vaccino dTpa (difterite, tetano e pertosse) si è dimostrato sicuro sia per la donna in gravidanza che per il feto ed è consigliato anche se la donna sia già stata vaccinata o abbia già avuto la pertosse.

Altre forme di prevenzione

Nei soggetti a rischio di gravi complicazioni che venissero in contatto con pazienti affetti dalla malattia è possibile procedere a una terapia antibiotica profilattica che permette di prevenire il contagio.

Come per tutte le malattie respiratorie qualche piccola attenzione igienica può fare una differenza enorme nel prevenire la diffusione della pertosse; si consiglia quindi di:

  • coprire la bocca e il naso con un fazzoletto di carta quando si tossice o starnutisce,
  • buttare via il fazzoletto di carta usato,
  • quando non fosse disponibile un fazzoletto di carta coprirsi la bocca con la parte alta della manica, evitando quindi le mani,
  • lavarsi spesso le mani con acqua sapone sfregando per almeno 20 secondi,
    utilizzare disinfettanti per mani a base alcolica quando non fosse possibile lavarsi le mani.

Fonti e bibliografia

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Domande e risposte
  1. Cos’è la pertosse?

    1. Dr. Roberto Gindro

      La pertosse è un’infezione batterica dei polmoni e delle vie respiratorie, caratterizzata dalla comparsa di una tosse particolarmente severa e insistenza; si trasmette molto facilmente e, nei soggetti non vaccinati, può esporre al rischio di complicazioni anche gravi.

  2. Come riconoscere la pertosse?

    1. Dr. Roberto Gindro

      I primi sintomi sono simili a quelli di un normale raffreddore, ma dopo circa una settimana compariranno attacchi di tosse della durata di alcuni minuti e che peggiorano la notte, accompagnati da un caratteristico suono tra un colpo di tosse e il successivo (raro negli adulti); gli attacchi possono condurre al vomito.

  3. Come si cura?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Il trattamento dipende dall’età del paziente e dal tempo trascorso tra la comparsa dei sintomi e la diagnosi; quando viene riconosciuta tempestivamente (entro tre settimane), una terapia antibiotica per velocizzare il recupero e ridurre il rischio di trasmissione ad altri.
      Nei casi gravi, e nei bambini con meno di sei mesi, è in genere necessario il ricovero ospedaliero.a tua età e da quanto tempo hai l’infezione.

  4. Come si prende?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Si è contagiosi da circa 6 giorni dopo l’inizio dei sintomi simili al raffreddore, fino a 3 settimane dopo l’inizio della tosse; il contagio avviene per inalazione di goccioline emesse dal malato (mentre parla, ride, starnutisce, tossisce, …).

  5. Quanto dura?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Adolescenti e adulti, soprattutto se non vaccinati, possono andare incontro ad una tosse intrattabile che peggiora durante la notte e che può durare per settimane o mesi. I bimbi più piccoli potrebbero non tossire, ma sviluppare invece pause di respirazione (apnee) particolarmente pericolose.

  6. È diventato obbligatorio anche il vaccino per la pertosse?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Sì.