Morbo di Alzheimer: sintomi, centri ed assistenza

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Introduzione

Il morbo di Alzheimer è una forma di demenza irreversibile e progressiva che distrugge lentamente la memoria e le capacità cognitive e, infine, impedisce al paziente di portare a termine persino i compiti più semplici.

Demenza significa perdita delle capacità cognitive (pensiero, memoria e ragionamento) in misura tale da interferire con la vita e le attività quotidiane della persona; il morbo di Alzheimer è la forma di demenza senile più comune, secondo stime recenti in Italia i malatisarebbero più di mezzo milione ed i nuovi casi circa 80.000 all’anno.

La malattia deve il suo nome allo scopritore, il Dr. Alois Alzheimer, che nel 1906 individuò cambiamenti nel tessuto cerebrale di una donna deceduta per un’allora sconosciuta malattia mentale.

La donna manifestava

  • perdita di memoria,
  • problemi di linguaggio,
  • imprevedibilità del comportamento.

A seguito della morte il medico esaminò il suo cervello e scoprì molte macchie anomale (che ora vengono definite placche amiloidi) e grovigli di fibre (ora definiti ammassi neurofibrillari).

Le placche e gli ammassi all’interno del cervello sono due delle caratteristiche biologiche del morbo di Alzheimer, la terza caratteristica è la perdita di connessioni tra le cellule nervose (i neuroni) del cervello.

Nella maggior parte delle persone affette dal morbo di Alzheimer i sintomi compaiono per la prima volta dopo i 60 anni.

I sintomi della malattia di Alzheimer progrediscono lentamente per diversi anni; purtroppo in molti casi vengono confusi con altre condizioni e possono inizialmente essere associati e giustificati dalla vecchiaia.

La velocità con cui i sintomi progrediscono è diversa per ogni individuo, mentre in alcuni casi altre condizioni (infezioni, ictus, delirio, …) possono rendersi responsabili di un improvviso peggioramento.

Nelle fasi iniziali, il sintomo principale con cui si manifesta il morbo di Alzheimer è la mancanza di memoria, manifestata attraverso situazioni come:

  • dimenticarsi conversazioni o eventi recenti,
  • dimenticare i nomi di luoghi e oggetti,
  • avere problemi a ricordare la parola corrette,
  • porre ripetutamente domande,
  • mostrare scarsa capacità di giudizio difficoltà nel prendere decisioni,
  • riduzione della disponibilità a provare cose nuove.

Spesso il paziente inizia inoltre a manifestare cambiamenti di umore e personalità, attraverso l’aumento di ansia, agitazione e periodi di confusione.

Primo piano di una mano giovane che tiene una mano di una persona anziana allettata a causa della malattia d'Alzheimer

iStock.com/Alzheimer

Cause

Non si conoscono con esattezza le cause alla base del morbo di Alzheimer, ma sappiamo che i danni al cervello iniziano a comparire già 10 o 20 anni prima che i sintomi diventino evidenti nel comportamento.

Gli ammassi iniziano a svilupparsi in una zona profonda del cervello (la corteccia entorinale), mentre le placche si formano in altre zone. Con la formazione delle placche e degli ammassi i neuroni sani iniziano a perdere efficienza, per poi non funzionare più, non comunicare più tra di loro ed in seguito andare incontro morte.

Questo processo di degrado si diffonde in una struttura vicina, l’ippocampo, che è necessaria per il processo di memorizzazione. Più neuroni muoiono, più le zone del cervello colpite iniziano a rimpicciolirsi. Con lo stadio finale del morbo di Alzheimer il danno è diffuso ovunque e il tessuto cerebrale ridotto in maniera significativa.

La malattia si sviluppa a causa di una complessa catena di eventi che avvengono nel cervello sul lungo periodo; le cause sembrano essere legate a fattori di ordine

  • genetico,
  • ambientale
  • e riguardanti lo stile di vita.

Poiché le caratteristiche genetiche e lo stile di vita delle persone hanno grande variabilità, l’importanza di questi fattori per prevenire e rallentare il decorso del morbo di Alzheimer varia da persona a persona.

I fondamenti

I ricercatori si stanno concentrando tra l’altro sulle placche, gli ammassi e le altre caratteristiche del morbo di Alzheimer.

Con gli attuali strumenti è possibile vedere le placche tramite l’imaging del cervello di persone vive, per carpirne le modalità di sviluppo già nelle fasi iniziali della malattia. Le scoperte fatte grazie a queste ricerche li aiuteranno a comprendere le cause del morbo di Alzheimer.

Uno dei misteri legati al morbo di Alzheimer è perché colpisca quasi esclusivamente gli anziani; per far luce su questo aspetto sono in corso ricerche sulle modalità normali di invecchiamento del cervello, ad esempio i ricercatori stanno scoprendo in che modo le alterazioni del cervello dovute all’invecchiamento possano danneggiare i neuroni e contribuire così alla comparsa del morbo. Alcune ipotesi, per esempio, prendono in esame infiammazione produzione di molecole instabili, i cosiddetti radicali liberi.

Fattori genetici

In rari casi i pazienti sviluppano il morbo di Alzheimer tra i 30 e i 50 anni e si tratta in questi casi di una forma della malattia ereditaria: nel codice genetico di questi pazienti è possibile individuare una mutazione, ovvero un cambiamento definitivo, in uno dei geni ereditati da un genitore. Queste mutazioni genetiche causano il morbo di Alzheimer con esordio precoce.

Al contrario, nella maggior parte della popolazione colpita, l’esordio dell’Alzheimer è tardivo e di solito avviene dopo i 60 anni; anche in questi casi può essere una qualche forma di famigliarità, ma l’aumento del rischio rispetto alla popolazione generale è meno significativo rispetto alle forme giovanili.

Ricordiamo infine che i soggetti affetti dalla sindrome di Down sono associati a un elevato rischio di sviluppo del morbo di Alzheimer.

Fattori legati allo stile di vita

Una dieta completa, il regolare esercizio fisico, una sana vita sociale e occupazioni che stimolino la mente possono aiutare a rimanere in salute.

Le nuove ricerche suggeriscono la possibilità che queste abitudini potrebbero diminuire il rischio di deficit cognitivi e di Alzheimer, ma la ricerca è anche impegnata nell’approfondimento di eventuali legami tra demenza le malattie cardiometaboliche come l’ipertensione, il diabete e l’obesità (malattie che possono essere prevenute attraverso uno stile di vita più sano).

Capire queste eventuali connessioni e rilevarle con gli esperimenti clinici ci aiuterà a comprendere se ridurre i fattori di rischio per queste altre malattie avrà una qualche utilità anche per combattere e prevenire il morbo di Alzheimer.

Sintomi

I problemi di memoria sono uno dei primi segni del morbo di Alzheimer.

Alcuni pazienti che manifestano problemi di memoria in realtà sono affetti da un altro tipo di disturbo, il cosiddetto decadimento cognitivo lieve (o MCI in inglese); hanno più problemi di memoria rispetto alle persone sane della loro età, ma i loro sintomi non sono così gravi come quelli del morbo di Alzheimer.

In questi soggetti vengono spesso rilevati anche problemi di olfatto e difficoltà di movimento.

Le persone affette da MCI hanno maggiori probabilità di sviluppare il morbo di Alzheimer rispetto alla popolazione generale, ma il passaggio a questa condizione NON avviene in tutti i pazienti.

I primi sintomi del morbo di Alzheimer variano sensibilmente da persona a persona; in molti pazienti si osservano difficoltà cognitive legate alla memoria, come ad esempio incapacità di ricordare i fatti appresi di recente e acquisire nuove informazioni.

Possono inoltre apparire

  • difficoltà nella ricerca di parole,
  • disturbi legati alla coordinazione e alla percezione,
  • difficoltà di ragionamento e di giudizio.

Gli studi indicano che alcuni sintomi precoci, spesso erroneamente attribuiti all’invecchiamento, potrebbero in realtà essere evidenziati fino a 8 anni prima della diagnosi vera e propria.

Sintomi Alzheimer lieve

Con il progredire della malattia continua la perdita di memoria e appaiono alterazioni in altre abilità cognitive, tra i problemi frequenti possiamo individuare la tendenza a:

  • perdere l’orientamento,
  • aver problemi quando si maneggia il denaro o si deve pagare il conto,
  • ripetere le domande,
  • impiegare più tempo del solito a svolgere le normali attività,
  • non valutare correttamente le situazioni,
  • cambiare l’umore e la personalità.

La prima diagnosi di solito avviene in questa fase.

I principali sintomi caratteristici di questo stadio sono:

  • Il malato sembra non aver più voglia né gusto di vivere: non intraprende alcuna attività.
  • Perde la memoria dei fatti recenti, però questo non si nota né dall’aspetto fisico né dalla conversazione casuale.
  • Perde confidenza con i soldi.
  • Ha difficoltà nell’imparare cose nuove e nel fissarle nella memoria.
  • Ha problemi a trovare le parole: può sostituire o inventare parole che assomigliano a quelle dimenticate, o hanno un significato simile.
  • Può smettere di parlare per evitare di commettere errori.
  • La capacità di concentrazione diminuisce, così come la motivazione a continuare l’attività che sta svolgendo.
  • Si perde con facilità, anche nei luoghi che gli sono familiari.
  • Oppone resistenza al cambiamento o alle novità.
  • Ha problemi a organizzarsi e a pensare in modo logico.
  • Ripete le stesse domande più volte.
  • Si ritira in sé stesso, perde interesse, è irritabile; non è più sensibile ai sentimenti degli altri; è insolitamente arrabbiato in situazioni di stanchezza o di frustrazione.
  • Non prende decisioni, ad esempio quando gli si chiede cosa vuol mangiare afferma: “Prendo quel che prendi tu.”
  • Impiega più tempo del solito per fare i lavori di casa ed è turbato se deve fare in fretta o se avviene qualcosa di imprevisto.
  • Dimentica di pagare, paga di più del dovuto o dimentica come si fa per pagare: può dare al cassiere il portafoglio, anziché la somma di denaro richiesta.
  • Dimentica di mangiare, mangia solo un certo alimento oppure mangia in continuazione.
  • Perde le cose o le mette al posto sbagliato; le nasconde in luoghi insoliti o dimentica dove andrebbero sistemate, ad esempio mettendo i vestiti in lavastoviglie.
  • Controlla, cerca o ammucchia costantemente cose senza alcun valore.

Sintomi Alzheimer moderato

In questo stadio i danni si verificano nelle zone del cervello che controllano

  • il linguaggio,
  • il ragionamento,
  • l’elaborazione delle informazioni sensoriali,
  • il pensiero cosciente.

La perdita di memoria e la confusione aumentano e i malati iniziano ad avere problemi nel riconoscere i famigliari e gli amici. Possono non essere in grado di imparare cose nuove, di svolgere dei compiti che comportano una successione di passaggi (ad esempio vestirsi) o di affrontare situazioni nuove. Possono avere allucinazioni, manie e paranoie, e possono comportarsi impulsivamente.

In questo stadio i cambiamenti che è possibile riconoscere sono:

  • Le alterazioni del comportamento, le preoccupazioni per l’aspetto fisico, per l’igiene e per il sonno diventano più frequenti.
  • Confonde le identità delle persone: può pensare che suo figlio sia in realtà suo fratello o che la moglie sia un’estranea.
  • I problemi intellettivi causano minacce alla sua sicurezza, se lo si lascia solo: può vagabondare e non rendersi conto dei rischi che corre, può avvelenarsi, cadere, trascurarsi o farsi raggirare da qualche malintenzionato.
  • Ha dei problemi a riconoscere le persone che gli sono familiari e gli oggetti che gli appartengono; può appropriarsi di cose non sue.
  • Ripete in continuazione storie, parole o frasi che gli piacciono oppure movimenti, come ad esempio strappare fazzoletti di carta.
  • Nel tardo pomeriggio o alla sera compie movimenti ripetitivi, senza sosta: ad esempio può camminare, girare i pomelli delle porte o toccare le tende.
  • Non è in grado di organizzare i pensieri né di seguire spiegazioni logiche.
  • Ha dei problemi a seguire appunti scritti o a portare a termine delle attività.
  • Si inventa delle bugie per riempire i buchi di memoria. Ad esempio, potrebbe dire: “Tanto arriverà mia madre, quando avrà finito di lavorare”.
  • Può essere in grado di leggere, ma non di formulare la risposta corretta a una domanda scritta.
  • Può accusare, minacciare, imprecare, agitarsi o comportarsi in modo inadeguato, ad esempio dando calci e pugni, mordendo, gridando o graffiando.
  • Può trascurarsi o dimenticare le buone maniere.
  • Può avere allucinazioni visive, uditive o sensoriali.
  • Può accusare il coniuge di avere un’altra relazione o i famigliari di avergli rubato qualcosa.
  • Si appisola con frequenza oppure si sveglia in piena notte credendo che sia l’ora di andare al lavoro.
  • Ha maggiori difficoltà a posizionare il proprio corpo quando usa il water o si siede.
  • Può pensare che l’immagine dello specchio lo segua o che le vicende trasmesse in tv accadano a lui/lei.
  • Ha bisogno di aiuto per trovare il bagno, per usare la doccia, per ricordarsi di bere e per vestirsi in maniera adatta al tempo o alla circostanza.
  • La sua condotta sessuale è inappropriata: può scambiare il coniuge per qualcun altro. Dimentica quali sono i comportamenti privati, e può svestirsi o masturbarsi in pubblico.

Alzheimer grave

Arrivati all’ultimo stadio le placche e gli ammassi si sono diffusi in tutto il cervello ed il tessuto cerebrale ha diminuito di molto le sue dimensioni. Le persone affette da Alzheimer grave non riescono a comunicare e sono completamente dipendenti da chi si prende cura di loro. Quando l’organismo è vicino alla fine il paziente può dover restare nel letto per la maggior parte del tempo o sempre.

In questa fase i cambiamenti riconoscibili possono essere:

  • Non riconosce se stesso né i parenti.
  • Pronuncia parole senza senso, è muto o si fa capire con difficoltà.
  • Può rifiutarsi di mangiare, può soffocare o dimenticarsi di deglutire.
  • Può urlare in continuazione oppure toccare tutto quel che vede.
  • Perde il controllo dell’intestino e della vescica.
  • Dimagrisce e quindi la pelle diventa sottile e si ferisce facilmente.
  • Può essere a disagio o urlare quando lo si sposta o tocca.
  • Dimentica come si fa a camminare, oppure non è abbastanza sicuro da stare in piedi o camminare da solo.
  • Può soffrire di convulsioni; spesso può cadere e farsi male, oppure soffrire di infezioni.
  • Può lamentarsi, urlare o borbottare ad alta voce.
  • Dorme di più.
  • Ha bisogno di assistenza per tutte le attività quotidiane.

Possono infine subentrare disturbi e difficoltà organiche, come

Diagnosi

La diagnosi di Alzheimer diventa definitiva solo dopo la morte del paziente, quando il decorso della malattia viene messo in relazione con gli esiti dell’esame autoptico del tessuto cerebrale.

Al giorno d’oggi i medici hanno tuttavia diversi metodi e strumenti per determinare con sufficiente accuratezza se una persona con problemi di memoria è affetta da Alzheimer possibile (quando i sintomi potrebbero anche essere dovuti a un’altra causa) oppure probabile (quando non si riesce a individuare nessun’altra causa per i sintomi).

Per diagnosticare il morbo di Alzheimer, i medici:

  • si informano sullo stato di salute generale del paziente, sui problemi clinici avuti in passato, sulla capacità di svolgere le attività quotidiane e sugli eventuali cambiamenti del comportamento e della personalità.
  • somministrano test riguardanti la memoria, la capacità di risolvere problemi, l’attenzione, la capacità di contare e il linguaggio
  • consigliano altri esami clinici, ad esempio esami del sangue, delle urine o del midollo spinale
  • esaminano il cervello, con esami come la tomografia computerizzata (TC) o la risonanza magnetica.

Questi esami possono essere ripetuti per dare informazioni su come la memoria del paziente varia nel corso del tempo.

La diagnosi precoce è utile e auspicabile per diversi motivi.

  1. Se la malattia viene diagnosticata precocemente e si inizia la terapia quando è ancora nei primi stadi si può conservare la funzionalità del cervello per mesi o addirittura anni, anche se il processo degenerativo dovuto all’Alzheimer non può essere arrestato.
  2. La diagnosi precoce può anche aiutare le famiglie a fare progetti per il futuro, a trovare una casa più adatta al malato, a occuparsi delle questioni finanziarie e legali e a sviluppare reti di supporto.

Da un punto di vista di ricerca, l’Alzheimer’s Association e il National Institute of Aging americani hanno pubblicato nuove linee guida sulla rivista scientifica Alzheimer’s & Dementia: The Journal of the Alzheimer’s Association, con l’obiettivo dichiarato di stilare una una definizione della demenza di Alzheimer basata su criteri biochimici chiari:

  1. presenza delle proteine anormali beta amiloide e tau,
  2. presenza rilevabile di neurodegenerazione e morte delle cellule nervose attraverso esami di imaging o analisi del liquido cefalorachidiano).

Questa proposta non avrà un impatto sulla diagnosi effettuata clinicamente sui singoli pazienti, ma si spera invece che possa permettere una maggior efficacia della ricerca e della sperimentazione clinica dei nuovi farmaci.

Cura e terapia

Il morbo di Alzheimer è una malattia complessa e non esiste ad oggi alcuna cura risolutiva in grado di prevenirlo o di curarlo. Questo è il motivo per cui le terapie disponibili attualmente si concentrano su:

  • salvaguardia delle capacità mentali,
  • gestione dei sintomi comportamentali
  • rallentamento del decorso della malattia.

Salvaguardia delle capacità mentali

Esistono diversi farmaci registrati e approvati per la cura del morbo di Alzheimer, tra cui:

  • donepezil (Aricept®),
  • rivastigmina (Exelon®, in forma di cerotti)
  • galantamina (Reminyl®)

Questi 3 farmaci vengono usati per curare l’Alzheimer da lieve a moderato (il donepezil può anche essere usato per l’Alzheimer grave), mentre la memantina (Ebixa®) è un esempio di farmaco per le forme da moderate a gravi.

Il funzionamento di questi farmaci si basa sulla regolazione dei neurotrasmettitori (le sostanze chimiche che trasmettono i messaggi tra i neuroni), possono contribuire alla salvaguardia del pensiero, della memoria e delle abilità di parola e dimostrarsi efficaci con determinati problemi comportamentali. Tuttavia questi farmaci non modificano il decorso della malattia e possono dimostrarsi utili solo per un periodo che va da alcuni mesi ad alcuni anni.

Gestione dei sintomi comportamentali

Tra i sintomi comportamentali più comuni del morbo di Alzheimer troviamo:

La terapia dei sintomi comportamentali spesso rende più autonomi i malati di Alzheimer e facilita il compito di chi li assiste, possono quindi essere valutati farmaci specifici mirati al trattamento di questi disturbi comportamentali.

Aiutare la famiglia

Assistere un malato di Alzheimer può avere enormi costi fisici, emotivi e finanziari. Le necessità di cura quotidiana, il cambiamento dei ruoli all’interno della famiglia e la difficoltà di decidere verso quale struttura indirizzare il malato possono essere difficili da affrontare.

Una strategia importante, valida sul lungo periodo, è quella di documentarsi il più possibile sull’Alzheimer: i programmi che insegnano alle famiglie quali sono le varie fasi dell’Alzheimer e quali strategie e pratiche flessibili adottare quando la cura del malato è più difficile, forniscono un aiuto di vitale importanza a tutti coloro che assistono un paziente.

Anche sviluppare le opportune strategie di convivenza con la malattia e una forte rete di aiuto, costituita da famigliari e amici, sono due modi importanti con cui chi assiste il malato può gestire lo stress dovuto all’assistenza continua: ad esempio, se si fa attività fisica si possono avere ricadute positive sul fisico e sull’umore.

Alcune persone che assistono ritengono che partecipare a un gruppo di aiuto apposito sia una vera e propria ancora di salvezza, questi gruppi permettono a chi assiste un malato di trovare un momento di tregua, di esprimere le proprie preoccupazioni, di condividere il proprio vissuto, di ricevere consigli e solidarietà emotiva.

Prevenzione

Poiché la causa esatta alla base dell’insorgenza della malattia di Alzheimer è ancora sconosciuta non esiste un modo certo per prevenire la condizione, ma l’adozione di stile di vita sano può aiutare a ridurre il rischio di sviluppo.

L’NHS inglese ad esempio consiglia di:

  • smettere di fumare
  • limitare od astenersi dal consumo di
    attenersi ad una dieta sana ed equilibrata, includendo almeno 5 porzioni di frutta e verdura ogni giorno
  • praticare regolarmente attività fisica
  • curando scrupolosamente eventuali malattie cardio-metaboliche (pressione alta, diabete, …).

Anche se non direttamente responsabili della condizione, è stato dimostrato che le seguenti patologie costituiscono un fattore di rischio che ne aumenta la probabilità di sviluppo:

È quindi utile porre in atto strategie preventive anche verso queste situazioni particolarmente comuni durante l’età anziana.

Iniziano infine a comparire in letteratura alcune evidenze sull’utilità di mantenersi mentalmente e socialmente attivi, ad esempio:

  • studiare una lingua straniera
  • imparare a suonare uno strumento
  • praticare attività di volontariato
  • praticare attività sportiva di gruppo (ginnastica, ballo, …)
  • mantenere una vita sociale attiva
  • praticare hobby.

Fonti e approfondimento

Domande e risposte
Cos'è il morbo di Alzheimer?
Il morbo di Alzheimer è una forma di demenza irreversibile e progressiva che si ripercuote sulla memoria e sulle capacità cognitive, arrivando infine ad impedire al paziente di portare a termine persino i compiti più semplici.
Quali sono i primi sintomi del morbo di Alzheimer?
Essendo una malattia progressiva, i sintomi si sviluppano lentamente nell'arco di diversi anni; il primo segnale consiste in genere il lievi disturbi della memoria (come dimenticare conversazioni o eventi recenti), ma nel tempo possono comparire
  • confusione
  • difficoltà di orientamento
  • difficoltà nella pianificazione
  • incapacità di prendere decisioni
  • cambiamenti di personalità (aggressività, sentimenti di sospetto e di eccessiva esigenza)
  • allucinazioni
  • depressione
  • ansia.
Quali sono le cause?
Le cause esatte non sono tuttora nota, ma tra i fattori di rischio individuati ricordiamo l'età anziana, la famigliarità per la malattia, una depressione non trattata e un aumentato rischio cardiometabolico (pressione alta, diabete, obesità, fumo, ...).
Come si cura?
Ad oggi non è purtroppo possibile guarire, ma attraverso farmaci ed uno stile di vita più attivo si mira a rallentare il più possibile la velocità di progressione della malattia.
Si può morire di Alzheimer?
La malattia ha un impatto enorme sulla qualità di vita del paziente e dei famigliari, ma in genere non ha esito fatale (in altre parole la morte sopraggiunge generalmente per altre cause).
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Domande e risposte
  1. Salve mio padre soffre del morbo da circa 4 anni, ne ha 66, da qualche giorno la specialista della asl ha cambiato terapia! Praticamente prende 2 pastiche al giorno di seroquel da 25 mg, 3 compresse di inderal 40, 3 di zuglimet 500, 1 di depakin 300! Prende anche 40 gocce al giorno di talofen, che vorremmo diminuire ma non riusciamo a farlo! Praticamente non si vedono miglioramenti anzi l’aggressività ed il cattivo umore sembra che sono aumentati! Potrebbe essere che qualche farmaco va in contrasto? Grazie

    1. Dr. Roberto Gindro

      Se la terapia è stata cambiata da pochi giorni vale la pena aspettare ancora qualche altro giorno prima di giudicare, potrebbe essere ancora presto.

  2. Mia madre e ‘ affetta da questa malattia.
    So che è tutto complicato e non esistono cure, lei prende una pastiglia di seroquele 25g,’dopo pranzo è una da 100mg a cena più un Halcion da 125mg prima di dormire.
    Ebbene sì un paio di notti alla settimana le passiamo in bianco, parla con lo stesso pensiero tutta notte.
    Cosa si può fare in quei momenti quando decisa a tornare a casa(non si sa quale) si arrabbia molto e vuole uscire?
    Non esiste un farmaco che spruzzato su un fazzoletto la calma? Abbiamo difficoltà a farle ingerire gocce e pastiglie, non le vuole.
    Ringrazio in anticipo e cordialmente saluto Pina

    1. Dr.ssa Fabiani (Medico Chirurgo)

      Salve, è una situazione molto delicata, la terapia già la fa, se dovesse però essere ingestibile comunque risentite il neurologo per capire se è il caso di apportare qualche variazione. Saluti.

  3. Mi sono reso conto molto recentemente di avere l’Alzheimer solo per aver consultato il mio medico dopo aver constatato che la mia memoria mi stava tradendo. Mi chiedo se sia possibile contrastarne gli effetti, fino a che punto e con quali risultati. Ho 70 anni e solo da pochissimo mi sono reso conto di questo problema. Inoltre provo leggerissimi formicolii agli arti da un paio di mesi . Grazie e buona giornata.

    1. Dr. Roberto Gindro

      Spesso si ottengono ottimi risultati con una terapia adeguata, che andrà calibrata ed eventualmente modificata nel tempo in base all’evoluzione della malattia.

  4. Salve dott., poichè la malattia di Alzheimer è causata da un accumulo della placca amiloide nel cervello che va distruggendo i neuroni, a quale età si cominciano ad accumulare nella persona? ho saputo di una proteina chiamata “relina” che potrebbe aiutare a contrastare la progressione della malattia, è vero? grazie per le risposte

    1. Grazie per le risposte, in ultimo vorrei sapere, l’alluminio favorirebbe lo sviluppo della malattia?

    2. Dr. Roberto Gindro

      Gli studi più recenti non hanno più trovato legami certi, a differenza di vecchi lavori di decenni fa; diciamo quindi che al momento mancano le prove di un collegamento.

  5. Bongiorno doctore una simplice. Domanda io o lavorato con persone malate di anzaimer i volio fare pure curso di assistenza familiare lei me lo po’ dire dove me informo?per farlo?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Dovrebbe provare a informarsi presso l’ASL della sua città.

  6. Ho una nonna che soffre di Alzheimer e purtroppo serve davvero tantissima pazienza, ma quando si tratta di persone care, che abbiamo amato per una vita, è più facile trovare la forza e la volontà di stargli accanto, per non perdere nemmeno un minuto dei momenti di maggior lucidità.

    1. Confermo parola per parola, purtroppo ci sono passata anch’io…