Mononucleosi infettiva in bambini e adulti: sintomi e cura

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Cos’è la mononucleosi

La mononucleosi infettiva, anche definita malattia del bacio, è una malattia virale contagiosa causata dal virus Epstein-Barr.

Può colpire ad ogni età, ma è particolarmente diffusa in bambini e adolescenti ed ha un periodo d’incubazione di circa 6 settimane.

I sintomi caratteristici della mononucleosi sono:

  • mal di gola,
  • febbre,
  • stanchezza,
  • linfonodi ingrossati.

Anche se possono essere piuttosto fastidiose, in genere la durata di queste manifestazioni non supera le 2-3 settimane, senza presentare complicazioni, anche se nel caso degli adulti la stanchezza può tuttavia persistere per diversi mesi.

Il contagio avviene principalmente attraverso la saliva; la durata del periodo in cui il paziente rimane contagioso non è ancora stata definita con precisione, anche se si ritiene che il virus possa persistere nella saliva per almeno 6 mesi dall’esordio della malattia; da un punto di vista assoluto la mononucleosi non è comunque considerata una malattia altamente contagiosa.

La diagnosi viene in genere posta attraverso esami del sangue specifici e il trattamento prevede unicamente rimedi sintomatici, in quanto non esiste alcun farmaco in grado di agire direttamente sul virus responsabile.

La prognosi è ottima, tanto che la maggior parte dei pazienti con infezione da EBV guarisce senza postumi e sviluppa un’immunità permanente a controllo del virus; in rari casi alcune neoplasie sono state collegate con l’infezione, ma mancano ancora evidenze certe del rapporto causa-effetto.

La ripresa delle normali attività dovrebbe essere guidata dalla valutazione del rischio di lesioni alla milza da altre limitazioni che possono essere imposte dall’affaticamento che accompagna il periodo di convalescenza della malattia.

La mononucleosi può tornare? Le recidive

Nella maggior parte dei casi si contrae la mononucleosi una sola volta nella vita, acquisendo quindi immunità. In casi rari, tuttavia, i sintomi della malattia possono ricorrere dopo mesi o perfino anni.

La maggior parte dei casi di mononucleosi è dovuta al virus di Epstein-Barr (EBV). Una volta infettati si diventa portatori del virus, in genere nello stato latente, per tutta la vita. Periodicamente, il virus si potrebbe riattivare. Quando ciò avviene, il virus può essere isolato nella saliva, anche se non è più così probabile manifestarne i sintomi.

In casi rari, l’EBV riattivato può causare sintomi in soggetti con sistemi immunitari fragili, per esempio i pazienti con AIDS.

Solo occasionalmente, la mononucleosi porta a una condizione grave, nota come infezione EBV cronica attiva, caratterizzata da malattia persistente oltre sei mesi dopo la diagnosi iniziale.

In caso di segni e sintomi ricorrenti di mononucleosi, quali

  • stanchezza,
  • astenia,
  • febbre,
  • mal di gola,
  • linfonodi ingrossati,

consultare il medico per identificare l’origine dei sintomi attuali. Ricordarsi che tante altre condizioni, dall’epatite alla toxoplasmosi, possono dare sintomi analoghi alla mononucleosi.

Giovane paziente che si tocca la gola, dolente a causa della mononucleosi

iStock.com/Khosrork

Contagio e cause

La causa della mononucleosi è il contagio dal parte del virus di Epstein-Barr, che appartiene alla famiglia degli Herpes Virus (cui fanno parte anche l’Herpes Simplex di tipo 1 e 2, e l’Herpes Zoster, responsabile di varicellaFuoco di Sant’Antonio).

Si stima che circa il 95% della popolazione adulta mondiale sia portatrice del virus.

Viene trasmessa attraverso la saliva di chi ne è portatore, per esempio con:

  • baci profondi (ecco il perché del nome “malattia del bacio”, che ci ricorda il motivo della grande diffusione tra gli adolescenti),
  • condivisione di cibo e bevande,
  • condivisione di spazzolini da denti,
  • starnuti, colpi di tosse, …

I bambini più piccoli possono venire infettati anche in modo indiretto, portando per esempio alla bocca giochi contaminati (si stima che il virus sopravviva su un oggetto almeno per tutto il tempo in cui questo rimane umido).

Il virus di Epstein-Barr (EBV) si trasmette perlopiù attraverso i liquidi corporei, specialmente la saliva, ma tecnicamente può anche diffondersi con il sangue e lo sperma tramite rapporti sessuali, trasfusioni e trapianti d’organi.

Non tutti coloro che trasmettono l’infezione manifesteranno i sintomi della malattia, chi è in grado di contagiare senza manifestarne i sintomi si chiama “portatore sano”. Alcuni pazienti possono inoltre diffondere il virus attraverso la saliva per alcuni mesi dopo la guarigione, e periodicamente a fasi alterne possono essere in grado di contagiare altre persone perché il virus può ripresentarsi pur senza sintomi.

Questo succede perché il virus rimane inattivo nel corpo per il resto della vita dopo il contagio, ma nella maggior parte dei casi questo non causa alcuna complicazione o sintomo. Solo raramente e in specifiche condizioni possono manifestarsi nuovamente i sintomi per breve tempo.

La prima volta che si contrae il virus (infezione EBV primaria), si può essere contagiosi per settimane, anche prima della comparsa di sintomi. Una volta entrato nell’organismo, il virus vi rimane in uno stato latente (inattivo). Se si riattiva, l’EBV può venire trasmesso ad altri indipendentemente dal tempo trascorso dall’infezione iniziale.

Sintomi

Il virus della mononucleosi ha un periodo di incubazione che va dalle quattro alle otto settimane circa, ma nei bambini più piccoli il periodo può essere più breve.

I sintomi iniziali della mononucleosi tipicamente sono:

Dopo pochi giorni possono comparire anche:

Raramente compaiono

I segni e sintomi come la febbre e il mal di gola di solito scompaiono quasi completamente nel giro di 2-3 settimane, invece l’affaticamento e il gonfiore dei linfonodi e della milza possono durare anche per alcune settimane. Quando contratta da adulto i sintomi possono essere particolarmente severi e la sensazione di affaticamento e malessere può durare anche molti mesi.

Quasi tutte le persone a cui viene prescritta amoxicillina o ampicillina per un errore di diagnosi sviluppano un rash maculopapulare (puntini e prurito su tutto il corpo), che tuttavia non presenza alcuna complicazione futura (non si diventa allergici all’antibiotico).

Mononucleosi nei bambini

Nelle fasce di età più piccole il contagio può avvenire anche attraverso lo scambio di oggetti (per esempio giochi) contaminati, che tipicamente i bambini sono soliti mettersi in bocca; molto spesso l’infezione viene affrontata senza sintomi o con fastidi molto lievi e simili a quelli di una più banale malattia da raffreddamento.

Il recupero avviene altrettanto rapidamente, negli adolescenti potrebbe al più richiedere qualche settimana.

In alcuni casi viene consigliato di evitare la pratica di sport per circa un mese, solo o soprattutto in caso di ingrossamento della milza.

Quando chiamare il medico

Se avvertite i sintomi sopraelencati, è possibile che soffriate di mononucleosi; il medico deve essere contattato per una conferma della diagnosi, ma nel frattempo si raccomanda riposo e una dieta sana.

Si consiglia di contattare il Pronto Soccorso se compare:

Pericoli

L’infezione di norma si risolve spontaneamente senza particolari conseguenza, ma le rare complicazioni della mononucleosi possono essere più gravi della malattia in sé.

Affaticamento

Circa 1 paziente ogni 10 andrà incontro a una sensazione di importante affaticamento che durerà sei mesi o più dopo l’infezione iniziale. Alcuni esperti ritengono che possa essere una forma di sindrome da stanchezza cronica, una condizione poco conosciuta che provoca stanchezza persistente e una serie di altri sintomi, come mal di testa e dolori articolari.

L’adozione di un piano di esercizio graduale per ricostruire i livelli di forza e di energia può aiutare a prevenire e ridurre l’affaticamento prolungato.

Effetti sul sangue

In alcuni casi l’infezione può portare ad una riduzione della quantità di alcune cellule del sangue:

  • globuli rossi (anemia), questo può farvi sentire stanchi e senza fiato;
  • globuli bianchi (neutropenia), questo può favorire lo sviluppo di un’infezione secondaria;
  • piastrine, questo può favorire la comparsa di lividi e sanguinamenti.

Nella maggior parte dei casi l’effetto è limitato e destinato a risolversi dopo poche settimane o mesi.

Rottura della milza

Circa la metà delle persone che sviluppano la mononucleosi manifesterà anche un ingrossamento della milza; questo di per sé non è un problema, ma c’è un piccolo rischio di rottura (scoppio). Il segno principale di un rottura della milza è un forte dolore nella parte sinistra della pancia (addome) ed è una situazione che richiede intervento medico immediato (Pronto Soccorso o 118).

Il rischio di rottura della milza è piccolo, stimato in circa 1 ogni 500-1.000 casi, ma può essere fatale perché in grado di causare gravi emorragie interne. La rottura della milza di solito si verifica come conseguenza di danni causati da attività fisiche, come ad esempio gli sport di contatto, è quindi molto importante evitare tali attività per almeno un mese dopo la comparsa dei sintomi.

Complicanze neurologiche

In meno di 1 ogni 100 casi, il virus di Epstein-Barr (EBV) può influenzare il sistema nervoso e scatenare una serie di complicanze neurologiche, tra cui:

  • sindrome di Guillain-Barré, dove i nervi si infiammano, causando sintomi come intorpidimento, debolezza e paralisi temporanea;
  • paralisi di Bell, dove i muscoli su un lato del viso diventano temporaneamente deboli o paralizzati;
  • meningite virale, un’infezione delle membrane protettive che avvolgono il cervello e il midollo spinale; anche se sgradevole, la meningite virale è molto meno grave rispetto alla forma batterica, che può essere fatale;
  • encefalite, un’infiammazione del cervello.

Queste complicazioni spesso bisogno di un trattamento specifico, ma più di quattro pazienti su cinque persone recupereranno completamente.

Infezione secondaria

In un piccolo numero di casi l’infezione iniziale indebolisce il sistema immunitario e permette a diversi batteri di infettare altre parti del corpo (infezione batterica secondaria).

Possibili infezioni secondarie che si possono sviluppare durante la mononucleosi includono gravi condizioni come la polmonite e pericardite (infezione della sacca che avvolge il cuore).

Le infezioni secondarie sono più comuni in soggetti che hanno un sistema immunitario molto debole, come le persone con AIDS o quelle sottoposte a chemioterapia.

Linfoma

I soggetti che hanno contratto nell’arco della vita la mononucleosi sono associati a un rischio leggermente superiore di sviluppare un linfoma di Hodgkin rispetto alla popolazione generale, ma la probabilità in assenza di altri fattori di rischio rimane comunque bassa.

Il collegamento tra infezione e tumore non è ancora stato chiarito del tutto.

Sclerosi multipla

Sebbene il sospetto aleggiasse da tempo, un recente studio pubblicato su Science sembra avvalorare l’ipotesi che l’infezione della mononucleosi sia in qualche modo strettamente collegata al rischio di sviluppare la sclerosi multipla, perché nei malati di sclerosi si rileva quasi sempre una storia di infezione da Epstein-Barr virus, anche se importante sottolineare che non è vero il contrario, ovvero chi si ammala di mononucleosi non necessariamente svilupperà sclerosi multipla (anche perché se così fosse quest’ultima sarebbe drammaticamente più comune).

Gravidanza

Le donne con sintomi simili a quelli della mononucleosi devono rivolgersi immediatamente al ginecologo perché in alcuni casi si tratta in realtà del temibile Citomegalovirus.

In caso di accertata mononucleosi si ritiene invece che non ci sia alcun rischio particolare per il feto.

Esami ed analisi

Il medico può sospettare la mononucleosi in seguito alla visita, all’osservazione dei sintomi e alla storia dei sintomi. Durante la visita il medico controlla se i linfonodi, le tonsille, il fegato e la milza sono gonfi e vede se questi segni sono connessi ai sintomi descritti dal paziente.

Esami del sangue

Gli esami di laboratorio aiutano a capire se un soggetto sia suscettibile all’infezione da EBV o se è già stato contagiato, di recente o nel passato.

È possibile ricercare gli anticorpi per i seguenti antigeni associati all’EBV:

  • Antigene del capside virale (VCA)
    • Gli anticorpi IgM anti-VCA compaiono precocemente e in genere scompaiono entro 4-6 settimane.
    • Le IgG anti-VCA compaiono nella fase acuta dell’infezione, raggiungono il picco 2-4 settimane dopo l’inizio, si riducono leggermente e quindi persistono per tutta la vita.
  • Antigene precoce (EA)
    • Le IgG anti-EA compaiono nella fase acuta della malattia e diventano non misurabili in genere dopo 3-6 mesi. In molti soggetti, il rilevamento degli anticorpi è un segno di infezione attiva. Tuttavia, il 20% dei soggetti sani può avere anticorpi anti-EA per anni.
  • Antigene nucleare EBV (EBNA)
    • Gli anticorpi contro l’EBNA non sono riscontrabili nella fase acuta dell’infezione, mentre si sviluppano gradatamente 2-4 mesi dopo l’insorgenza dei sintomi e permangono per tutta la vita. Altri test immunologici enzimatici EBNA possono dare risultati falsi positivi.
  • Monotest: Non si raccomanda l’impiego generale del monotest. Gli anticorpi rilevati con questo test possono essere prodotti in risposta a condizioni diverse dalla mononucleosi. Inoltre, è stato dimostrato che il monotest ha risultati sia falsi positivi che falsi negativi. Per esempio, gli anticorpi eterofili rilevati con il monotest spesso non sono riscontrabili nei bambini con la mononucleosi. Al massimo, il monotest può indicare che un soggetto ha contratto una mononucleosi infettiva, ma non conferma la presenza dell’EBV.

Interpretazione dei dosaggi degli anticorpi EBV

Gli esami per la misura degli anticorpi EBV non sono di solito necessari per diagnosticare la mononucleosi infettiva, tuttavia determinati esami possono essere necessari per identificare la causa di malattia in soggetti con sintomi atipici o con altre malattie che possono essere dovute a infezione EBV. I sintomi della mononucleosi in genere si risolvono entro 4 settimane. Se un soggetto accusa sintomi per più di 6 mesi e non ci sono conferme di laboratorio di infezione EBV, devono essere prese in considerazione altre malattie croniche o la sindrome da stanchezza cronica.

L’interpretazione degli anticorpi EBV richiede una buona conoscenza dei test e dei dati clinici del paziente e le diagnosi di infezione EBV vengono schematizzate come segue:

  • Suscettibilità all’infezione: Un soggetto è considerato suscettibile all’infezione EBV se non ha anticorpi anti-VCA.
  • Infezione primaria (nuova o recente): Un soggetto è ritenuto affetto da infezione EBV primaria se ha IgM anti-VCA ma non anticorpi anti-EBNA. Altri risultati fortemente indicativi di infezione primaria sono livelli alti o in salita di IgG anti-VCA senza anticorpi anti-EBNA dopo almeno 4 settimane di malattia. La malattia può risolversi prima che siano comparsi livelli diagnostici di anticorpi. Raramente, un soggetto con infezione EBV attiva può non avere livelli misurabili di anticorpi EBV specifici.
  • Infezione pregressa: La presenza contemporanea di anticorpi anti-VCA e anti-EBNA è indicativa di infezione pregressa (contratta diversi mesi o anni prima). Poiché oltre il 90% degli adulti è stato infettato dall’EBV, anticorpi anti-EBV dovuti a infezioni pregresse saranno rilevabili nella maggior parte delle persone. Livelli di anticorpi alti o elevati possono persistere per anni e non sono diagnostici di infezione recente.
Anticorpo Momento in cui viene individuato nel sangue
VCA-IgM Compare per la prima volta dopo l’esposizione al virus e poi tende a scomparire dopo 4-6 settimane circa.
VCA-IgG Compare durante l’infezione acuta, e raggiunge il massimo dopo 2-4 settimane, poi diminuisce leggermente, si stabilizza e rimane rilevabile per tutta la vita del paziente.
Anticorpo dell’antigene precoce EA-D Compare durante la fase acuta e poi tende a scomparire; il 20% circa dei pazienti infetti continuerà ad avere una quantità rilevabile di quest’anticorpo nel sangue anche per diversi anni dopo la guarigione.
EBNA Di solito non compare finché l’infezione acuta non è guarita; si sviluppa da 2 a 4 mesi dopo la prima infezione e poi è presente per tutta la vita.

L’esame combinato di campioni di siero rappresentativi della fase acuta e della convalescenza non serve a distinguere tra infezioni recenti e passate. In molti casi, la risposta anticorpale avviene rapidamente durante l’infezione EBV primaria. I segni clinici di mononucleosi infettiva si manifestano insieme alla comparsa delle IgG e delle IgM anti-VCA. Il quadro anticorpale non è tuttavia stabile prima dell’insorgenza dei sintomi.

Cura e terapia

I sintomi raramente durano più a lungo di qualche mese, ma soprattutto nel caso di pazienti giovani il recupero è pieno nell’arco di 2-4 settimane.

Anche a seguito della guarigione il virus resterà tuttavia dormiente nell’organismo per il resto della vita, riattivandosi occasionalmente senza sintomi specifici (ma diventano nuovamente contagiosi per qualche tempo).

Non esiste una terapia specifica per la mononucleosi infettiva, perché gli antibiotici non servono a nulla quando si tratta di combattere le infezioni virali. La terapia si basa invece soprattutto sul riposo a letto e sul reintegro dei liquidi persi.

Va evitato l’alcool, che potrebbe danneggiare un fegato già indebolito dall’infezione.

Riposo

Spesso sottovalutato, il riposo è parte essenziale del percorso di guarigione dalla mononucleosi durante la manifestazione dei primi sintomi; si dovrebbe poi gradualmente riprendere le normali attività ai primi segnali di ripresa, per ridurre il rischio di manifestare per i mesi successivi affaticamento e stanchezza.

Per il primo mese evitare gli sport da contatto o attività che mettono a rischio di caduta, perché si potrebbe avere una milza gonfia e quindi più vulnerabile ed esposta al rischio di rottura. Chiedete al medico quando potrete riprendere le normali attività in tutta sicurezza. Il medico potrà consigliarvi di seguire un programma di allenamento graduale che vi aiuti a riprendere le forze mentre state guarendo.

Farmaci

Antidolorifici come il paracetamolo o l’ibuprofene possono aiutare a ridurre dolore e febbre. È consigliabile evitare di somministrare l’aspirina ai bambini o agli adolescenti, perché connessa alla sindrome di Reye, una complicanza rara ma potenzialmente letale.

Gli antibiotici non sono efficaci nel trattamento della mononucleosi perché non hanno alcun effetto sui virus, ma possono essere prescritti se si sviluppa anche una infezione batterica della gola o ai polmoni (polmonite).

Un breve ciclo di cortisonici può essere prescritto se:

  • le tonsille sono particolarmente gonfie e stanno causando difficoltà respiratorie,
  • si manifesta una grave anemia (carenza di globuli rossi che trasportano ossigeno),
  • si sviluppano problemi cardiaci come la pericardite (infiammazione della sacca che avvolge il cuore),
  • si presentano problemi che interessano il cervello e il sistema nervoso (per esempio l’encefalite).

Secondo una revisione Cochrane non rappresentano tuttavia un approccio utile (cioè sostenuto da evidenze scientifiche di chiara efficacia) se usati in modo sistematico.

Prevenire la diffusione dell’infezione

Non c’è bisogno di isolamento per il soggetto colpito dall’infezione, in quanto la maggior parte degli adulti ne risulta immune.

La mononucleosi è contagiosa soprattutto durante la fase acuta, quando sia ancora presente febbre, è quindi possibile tornare al lavoro, all’università o a scuola non appena ci si sente pronti per farlo. Il rischio di diffusione dell’infezione ad altri e ragionevolmente ridotto a patto di attenersi alle più basilari norme igieniche (per qualche tempo è per esempio consigliabile evitare la condivisione di cibo, liquidi e posate).

Prevenzione

Questa infezione si diffonde attraverso la saliva. Se siete infetti, potete cercare di non diffondere il virus non baciando nessuno e non condividendo alimenti, piatti, bicchieri e posate fino a diversi giorni dopo che la febbre scompare e, se possibile, anche per più tempo.

Il virus di Epstein-Barr può continuare a infettare la saliva anche per mesi dopo l’infezione; si noti inoltre che il virus rimane inattivo nel corpo per il resto della vita, riattivandosi occasionalmente pur senza determinare la comparsa di sintomi evidenti (a patto di godere di un sistema immunitario in salute).

Non esiste alcun vaccino in grado di prevenire l’infezione.

Fonti e bibliografia

  • NHS, licensed under the OGL
  • CDC
  • Henry H Balfour, Jr, Samantha K Dunmire, and Kristin A Hogquist, Infectious mononucleosis, Clin Transl Immunology. 2015 Feb; 4(2): e33
Domande e risposte
Cos'è la mononucleosi?
La mononucleosi è una malattia infettiva causata da un virus, in grado di causare sintomi lievi durante l'adolescenza e più severi in età adulta. È definita malattia del bacio perché si trasmette attraverso la saliva.
Qual è il tempo d'incubazione?
Approsimativamente 4-6 settimane, ma nei bambini può anche durare meno.
Quali sono i sintomi?
I sintomi più comuni della mononucleosi sono:
  • affaticamento
  • mal di gola
  • febbre
  • dolore dei linfonodi del collo
  • tonsille ingrossate
  • mal di testa
Quanto dura?
In adolescenza l'infezione può anche decorrere in modo asintomatico, o comunque esibire tipicamente sintomi lievi e di breve durata (meno di due settimane), mentre in età adulta alcuni disturbi (come la stanchezza) possono persistere più a lungo (alcuni mesi).
Come si prende/trasmette?
La mononucleosi viene definitiva malattia del bacio perché il contagio avviene attraverso la saliva, o direttamente (per esempio attraverso i baci), o a mezzo di oggetti (come posate e bicchieri).
È meno contagiosa di altre malattie virali come il raffreddore.
Come si cura?
Non esistono farmaci specifici, ci si limita quindi a somministrare farmaci in grado di dare sollievo ai sintomi.
È molto importante il riposo, anche per evitare pericolose complicazioni come la rottura della milza.
Cosa mangiare?
Non esiste una dieta mirata, ma è sufficiente un'alimentazione sana, varia ed equilibrata come per la popolazione generale; è particolarmente importante bere a sufficienza.
Quante volte si può prendere?
In genere non viene ripetuta, benché possa capitare perché il virus non viene eliminato ma rimane latente nell'organismo pronto ad approfittare di eventuali abbassamenti delle difese immunitarie.
È importante notare che nei casi di riattivazione si può essere contagiosi anche in assenza di sintomi.
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Domande e risposte
  1. Ho 45 anni e, mio malgrado, ho contratto qualche mese fa la mononucleosi; a distanza di 4 mesi mi sento ancora stanco e spossato, quanto durerà ancora?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Difficile prevederlo purtroppo… Negli adulti è effettivamente spesso molto lunga da superare, ma le garantisco che i sintomi un po’ per volta passeranno; valuti la situazione con il medico, per pianificare magari una graduale attività fisica che la aiuti a tirarsi fuori. Indispensabile anche un atteggiamento positivo, anche se mi rendo conto che non sia sempre facile, è una sana alimentazione.

  2. Salve!

    Ho 16 anni e mi ha detto ieri la mia ragazza che le hanno diagnosticato la mononucleosi. Ovviamente nei giorni prima ci siamo baciati più volte, sarò stato contagiato?

    1. Dr. Roberto Gindro

      A meno che non l’abbia già fatta in passato è molto probabile; in ogni caso non preoccuparti, spesso alla tua età passa in fretta, ma ovviamente in caso di sintomi anomali senti il medico.

  3. È vero che prendere la mononucleosi espone al rischio di sviluppare un linfoma?
    Si trasmette solo con i baci?

    1. Dr. Roberto Gindro

      1. Si è effettivamente ipotizzato una qualche forma di legame, ma l’aumento del rischio è considerato non così significativo da destare attenzioni o preoccupazioni di sorta; consideri che la maggior parte degli adulti hanno fatto, consapevolmente o meno, la mononucleosi.
      2. No, si trasmette con la saliva a prescindere dal modo, ma certamente i baci profondi (dato lo scambio di saliva più consistente) sono il mezzo di contagio più comune, soprattutto in adolescenza.

  4. Si può ripetere la mononucleosi?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Tecnicamente si può andare incontro a una riattivazione del virus, che una volta contratto la prima volta rimane latente nell’organismo.