Lombalgia (mal di schiena lombare): sintomi, cause e rimedi

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Introduzione

Il termine lombalgia, o mal di schiena come viene comunemente chiamato, indica un dolore che coinvolge i muscoli e le ossa della regione lombare, corrispondente alla parte inferiore della schiena.

Circa l’80% della popolazione può affermare di aver sofferto di mal di schiena almeno una volta nell’arco della propria vita, soprattutto se prendiamo in considerazione gli individui dai 30 anni in su. Oltre che molto comune, il mal di schiena è un disturbo aspecifico: non identifica infatti una malattia specifica, né è possibile ricondurlo ad una sola causa.

Quanto dura? Lombalgia acuta e cronica

Anche quando non si determina la causa esatta del dolore, di solito il mal di schiena si attenua spontaneamente nel tempo, grazie ai processi autoriparativi dell’organismo;

  • il 50% degli episodi si risolve quasi completamente entro due settimane,
  • l’80% entro sei settimane.

La lombalgia può quindi avere una durata variabile, da cui si possono classificare tre forme:

  • acuta, con durata inferiore a 4 settimane (un tipo di lombalgia acuta comune è quello popolarmente noto come colpo della strega),
  • subacuta, con durata compresa tra 4 e 12 settimane,
  • cronica, con durata superiore ai 3 mesi.

Purtroppo durata e gravità del singolo episodio non possono essere previste in base a fattori quali

  • modalità d’insorgenza,
  • posizione del dolore,
  • gravità iniziale.

Il dolore lancinante iniziale può risolversi entro alcuni giorni, mentre sintomi moderati o lievi possono persistere per settimane.

Fotografia di donna seduta sul letto, che si tocca la parte bassa della schiena

iStock.com/elenaleonova

Cause

La lombalgia può essere dovuta a numerose ragioni e non sempre identificarne la causa è necessario, dal momento che in molti casi i sintomi regrediscono in tempi brevi con una semplice cura a base di antidolorifici.

Nel 90 percento circa dei pazienti colpiti da dolore alla schiena viene diagnosticato genericamente un mal di schiena acuto non specifico, in cui non esiste una patologia di base grave; dei restanti casi meno del 20 percento è attribuito a fattori secondari preoccupanti, come tumori metastatici e infezioni gravi.

Cause comuni di mal di schiena sono:

favoriti da alcuni fattori di rischio o condizioni predisponenti come:

  • obesità,
  • fumo,
  • sedentarietà,
  • stress,
  • sforzi fisici (ad esempio sollevamento di pesi troppo pesanti, allenamenti sportivi intensi, …),
  • uso prolungato di scarpe con il tacco alto o scomode,
  • cattive condizioni fisiche generali,
  • assunzione di una scorretta postura,
  • uso di un materasso non adeguato per il riposo notturno,
  • piccoli infortuni,
  • aria condizionata o colpi di freddo.

La lombalgia, e più in generale il mal di schiena, è un sintomo comune in egual modo in entrambi i sessi stando alle ultime ricerche condotte, tuttavia è la donna spesso a lamentare questo disturbo; in effetti le cause di dolore alla schiena che possono interessare esclusivamente il sesso femminile non sono poche, e comprendono:

La maggior parte delle donne, inoltre, lamenta mal di schiena durante la gravidanza, in particolar modo nell’ultimo trimestre a causa del maggiore volume dell’utero e dell’aumento di peso che comportano uno spostamento del baricentro del corpo femminile e l’assunzione di una postura errata che va a gravare sui muscoli, le ossa ed i legamenti della schiena. Anche una gravidanza ectopica potrebbe, seppur trattandosi per fortuna di un evento raro, manifestarsi con forte dolore alla schiena.

Alcune malattie infine, possono manifestarsi con dolore alla schiena, solitamente in associazione ad altri sintomi, tra cui ricordiamo:

Questo lungo elenco non deve però destare preoccupazione, le cause più gravi di lombalgia sono anche le più rare, e generalmente il mal di schiena non è specifico (ossia non si associa ad una malattia nota) e si presenta come una condizione acuta che si risolve con terapia antalgica in poco tempo.

Quando il dolore alla schiena nasce in un parte del corpo al di fuori della schiena e seguendo il decorso dei nervi della colonna vertebrale, si irradia e viene avvertito in regione lombare, si parlerà di dolore riferito.

Sintomi

La lombalgia non è una malattia, ma un sintomo che può:

  • essere accompagnato o meno da ulteriori sintomi,
  • presentarsi in modo continuo, intermittente o ingravescente,
  • manifestarsi con maggiore frequenza di giorno o di notte,
  • accentuarsi dopo sforzi fisici, piccoli movimenti o essere presente anche a riposo,

a seconda della causa patologica che ne ha determinato l’origine.

La forma più frequente di mal di schiena è una lombalgia non specifica. Si presenta con dolore che limita il movimento e si acuisce assumendo determinate posizioni, con possibile irradiazione posteriore alla coscia e mai oltre il ginocchio. Lo svolgimento delle comuni attività giornaliere può risultare compromesso e spesso il paziente si astiene dal lavoro.

Se il mal di schiena è avvertito posteriormente lungo tutta la coscia ed oltre il ginocchio, è possibile un coinvolgimento infiammatorio a carico del nervo sciatico (sciatalgia). Mentre la presenza di una cruralgia darà un dolore alla schiena che si irradia all’inguine ed alla coscia anteriormente.

Il dolore alla schiena da artrite è invece caratteristicamente ricorrente e forte, specie al mattino.

Quando il dolore si estende sul fianco destro o sinistro della schiena, potrebbe esserci una compressione sui nervi spinali a causa di una protrusione discale o un’ernia. Di solito il dolore alla schiena è più intenso al mattino e può accentuarsi portando il busto in avanti o con un colpo di tosse o starnuto. Il dolore alla schiena può in questi casi associarsi a nausea e dolore, intorpidimento o formicolio alle gambe.

Più raramente il dolore viene avvertito ad entrambe le gambe e i glutei , specie dopo che si è stati fermi in piedi per molto tempo o al mattino oppure dopo una breve camminata, a causa di una stenosi spinale da degenerazione dei dischi vertebrali.

Un forte mal di schiena irradiato all’inguine, associato a tracce di sangue nelle urine e bruciore durante la minzione può esser dovuto alla presenza di calcoli renali.

Lombalgia con mal di pancia, nausea e vomito, indica di solito una malattia a carico di un organo addominale (stomaco, intestino, pancreas, vie biliari).

Casi gravi e rari (meno dell’1%) di mal di schiena, sono infine:

  • la lombalgia da causa tumorale in cui il dolore alla schiena è continuo, ingravescente, a riposo e notturno, spesso si associa a perdita di peso, tende a persistere oltre un mese nonostante le cure praticate;
  • la lombalgia della cauda equina: rappresenta un’emergenza neurologica ed è caratterizzata da
    • ritenzione urinaria,
    • riduzione della sensibilità o completa perdita della sensibilità nella regione sacrale (valutabile pungendo il paziente con uno spillo),
    • rilassamento dello sfintere anale,
    • dolore nella regione intorno all’ano e alle gambe,
    • debolezza,
    • bruciore, dolore o sensazione di corpo estraneo (tipo aghi o vetro) sotto la pelle;
  • lombalgia da infezione in cui il mal di schiena è ben localizzato, notturno, si manifesta a riposo ed è accompagnato da febbre. Interessa con maggiore frequenza i soggetti immunodepressi (per recenti infezioni, sieropositività da HIV, tossicodipendenza, terapie chemioterapiche e radioterapiche).

Diagnosi

Il dolore alla schiena è uno dei disturbi più comuni per cui una persona si reca dal medico. Una corretta valutazione diagnostica si basa essenzialmente su due momenti:

  • anamnesi,
  • esame obiettivo.

La prima cosa che fa il medico è raccogliere l’anamnesi del paziente, ossia la sua storia clinica, ponendogli alcune domande specifiche riguardo le caratteristiche del dolore, ossia:

  • Dda quanto tempo è presente?
  • È l’unico sintomo?
  • Quando si manifesta? Al mattino, durante la notte, dopo uno sforzo, a riposo?
  • È continuo, intermittente, ingravescente?
  • Quanto è forte?
  • È localizzato solo alla schiena o si irradia in altre parti del corpo (ad esempio glutei e gambe)?
  • Interessa il lato sinistro o destro del corpo, o entrambi?
  • Migliora o peggiora con il movimento?
  • È urente, gravativo o trafittivo?

Utile inoltre è avere notizie circa:

  • eventuali malattie note,
  • interventi chirurgici,
  • uso di farmaci,
  • condizioni di stress,
  • abitudini particolari (uso frequente di scarpe col tacco, dormire con troppi cuscini o nessuno, vita sedentaria …),
  • recenti aumenti di peso,
  • sport praticati,
  • attività lavorativa (in alcune professioni ad esempio si passa troppo tempo nella stessa posizione, seduti o in piedi, e questo può favorire lo sviluppo di lombalgia).

L’esame obiettivo consente al medico di

  • valutare la postura del paziente,
  • fargli eseguire una serie di movimenti per capire quali gli procurano dolore o se sono presenti limitazioni funzionali,
  • osservare e palpare la colonna vertebrale alla ricerca di eventuali anomalie,
  • eseguire l’esame neurologico per esaminare i riflessi, la sensibilità e la forza muscolare del paziente,
  • avere una valutazione globale del suo stato di salute,
  • test del sollevamento della gamba estesa che, se causa dolore, è indicativo di sciatalgia.

A questo punto il medico può già indirizzare il paziente verso una cura, riservando la prescrizione di ulteriori accertamenti diagnostici solo in caso di sospetto di una malattia grave (come ad esempio un tumore, frattura, infezione, aneurisma aortico, …) e quindi in presenza di:

  • febbre superiore ai 38º per più di due giorni,
  • ritenzione urinaria acuta,
  • disturbi neuromotori, come perdita della sensibilità o difficoltà a camminare o muoversi,
  • perdita di peso inspiegabile,
  • decadimento delle condizioni cliniche generali,
  • storia clinica di tumore,
  • età del paziente superiore ai 50-60 anni,
  • trauma,
  • dolore che non risponde alle terapie prescritte dopo un mese di trattamento, o che tende ad accentuarsi o che si presenta anche a riposo.

Gli accertamenti che può richiedere il medico, comprendono:

Queste indagini di approfondimento consentono al medico di valutare il profilo della colonna vertebrale, l’eventuale presenza di alterazioni a carico delle ossa vertebrali, dei vasi sanguigni, dei muscoli o dei nervi spinali, la comparsa di tumefazioni anomale o malattie viscerali.

Le indagini radiologiche devono essere effettuate solo se altamente raccomandate.

Le linee guida ministeriali suggeriscono di prendere in considerazione l’effettuazione di una TAC o un RM, se il dolore persiste dopo 4-6 settimane dall’inizio della cura o prima solo in presenza di una sciatica molto dolente o la comparsa di un deficit motorio improvviso o ingravescente. L’esame RX è indicato solo nel sospetto di una lesione da trauma.

Sottoporsi ad esami strumentali inutili non solo non permette di beneficiare di un qualche vantaggio in termini di diagnosi e cura, ma al contrario comporta un inutile dispendio economico, con possibili effetti dannosi sulla salute per l’utilizzo di radiazioni ionizzanti.

Cure e rimedi

La cura di un paziente con lombalgia richiede un approccio multidisciplinare che può coinvolgere a seconda della causa scatenante, figure professionali diverse quali

  • medico di famiglia,
  • neurologo,
  • ortopedico,
  • fisioterapista,
  • dentista,
  • chirurgo.

Prendersi cura di un paziente che soffre di mal di schiena, significa innanzitutto:

  • ascoltarne i sintomi,
  • rassicurarlo sull’alta probabilità di una prognosi favorevole,
  • escludere le rare cause gravi di lombalgia,
  • valutarne i possibili aspetti psicologici e sociali,

al fine di definire la miglior cura possibile per alleviare il disturbo ed evitare che possa recidivare o cronicizzare.

Le cure praticabili comprendono:

  • terapia farmacologica antidolorifica con paracetamolo, FANS, miorilassanti o oppioidi deboli,
  • cortisone per via sistemica o infiltrazioni epidurali , solo per brevi periodi ed in presenza di una compressione radicolare (ossia delle radici nervose),
  • fisioterapia,
  • antidepressivi e/o psicoterapia possono essere di ausilio in caso di lombalgia cronica associata a depressione,
  • le terapie fisiche (TENS, massaggi, ultrasuoni, diatermia ad onde corte) non sempre forniscono risultati soddisfacenti,
  • ossigeno-ozono terapia in presenza di ernia del disco.

La chirurgia può essere utile nei pazienti che presentano un’ernia del disco caratterizzata da dolore intenso che persiste oltre 1-3 mesi di cure mediche: il chirurgo sceglie a seconda delle caratteristiche del paziente e del tipo di ernia tra discectomia tradizionale che prevede l’escissione diretta dell’ernia, la nucleolisi con scioglimento del disco intervertebrale e la nuova tecnica della nucleoaspirazione. La chirurgia inoltre può essere proposta in caso di stenosi spinale o spondilolistesi.

Suggerimenti utili sono inoltre:

  • Applicazioni locali di calore o borse del ghiaccio: il caldo riduce gli spasmi muscolari, il freddo riduce il gonfiore, l’infiammazione e la tensione muscolare. Anche alternare caldo e freddo sulla parte della schiena dolente, può risultare efficace.
  • Evitare il riposo a letto, o comunque limitarlo a pochi giorni e solo in presenza di dolore severo; è preferibile invece restare attivi, non rimanendo seduti a lungo ed effettuando attività fisica leggera e se possibile non astenersi dal lavoro (possibilmente con modifiche o alleggerimenti dei normali incarichi lavorativi).
  • Evitare di gravare la schiena di pesi eccessivi.
  • Non compiere movimenti bruschi.
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Domande e risposte
  1. Voltadol si può tenere sulla schiena per 24 ore anziché 12? Grazie.

    1. Dr. Roberto Gindro

      Dopo le 12 l’efficacia diminuisce, ma non ci sono pericoli associati a un utilizzo prolungato.