Prostata ingrossata: sintomi, pericoli, cura e dieta

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Introduzione

L’ipertrofia prostatica benigna (anche detta IPB) consiste nell’ingrossamento non canceroso (non legato cioè a tumori) della ghiandola prostatica, organo esclusivamente maschile; viene talvolta chiamata anche iperplasia prostatica benigna.

La prostata ha due periodi fondamentali di crescita nell’arco della vita di un uomo:

  • il primo avviene presto, durante la pubertà, quando la prostata raddoppia le proprie dimensioni;
  • il secondo periodo inizia verso i 25 anni e continua durante quasi tutta la vita.

Questa condizione spesso si manifesta durante la seconda fase di crescita.

Via via che la ghiandola si ingrossa, comprime e schiaccia l’uretra. Le pareti della vescica tendono ad ispessirsi. Col tempo, la vescica si può indebolire, perdere la capacità di svuotarsi completamente e contenere quindi un po’ di urina residua.

Il restringimento dell’uretra e la ritenzione urinaria (il mancato svuotamento completo della vescica) causano molti dei sintomi associati all’ipertrofia prostatica benigna, come ad esempio:

  • frequente e urgente necessità di urinare, soprattutto di notte,
  • difficoltà a iniziare la minzione,
  • flusso dell’urina debole, lento o che si interrompe più volte,
  • sensazione di incompleto svuotamento della vescica,
  • presenza di piccole quantità di sangue nelle urine.

L’ipertrofia prostatica benigna non è in ogni caso un tumore e non sembra nemmeno predisporne lo sviluppo, benché molti dei sintomi siano comuni a entrambe le condizioni.

Cos’è la prostata?

La prostata è una ghiandola a forma di castagna e fa parte del sistema riproduttivo maschile. La funzione principale è la produzione della componente liquida del seme, che è essenziale ai fini della fertilità maschile.

La ghiandola circonda l’uretra in corrispondenza del collo della vescica. Il collo della vescica è la zona da cui origina l’uretra. La vescica e l’uretra fanno parte del tratto urinario inferiore.

La prostata ha due o più lobi (sezioni), avviluppati da uno strato di tessuto esterno; è posta davanti al retto, appena sotto la vescica. L’uretra è il condotto che porta l’urina dalla vescica all’esterno del corpo.

Nell’uomo, l’uretra è anche il condotto con cui il seme viene convogliato all’esterno del pene.

Rappresentazione semplificata dell'anatomia della prostata

Shutterstock/Sakurra

Cause

L’ipertrofia prostatica benigna è il più comune disturbo che affligge la ghiandola nei soggetti con oltre 50 anni. Fonti americano stimano che negli USA circa il 50% dei soggetti tra i 51 e i 60 anni e fino al 90% dei soggetti ultra ottantenni ne siano interessati.

Le cause dello sviluppo dell’ipertrofia prostatica benigna non sono completamente note, ma è un dato di fatto che si verifichi prevalentemente con l’avanzare dell’età.

L’osservazione del fatto che il disturbo non si sviluppa nei soggetti i cui testicoli siano stati asportati prima della pubertà ha spinto alcuni ricercatori ad ipotizzare  che all’origine della malattia ci possano essere l’invecchiamento e, per una qualche ragione, proprio i testicoli.

Nel corso della propria esistenza l’uomo produce

  • testosterone, un ormone maschile,
  • e piccole quantità di estrogeni, gli ormoni femminili.

Durante l’invecchiamento diminuisce la quantità di testosterone nel sangue ed il rapporto si sbilancia quindi verso gli estrogeni; alcuni studi scientifici hanno indagato questo aspetto come possibile causa dello sviluppo dell’ipertrofia prostatica benigna, in particolare perché la maggior proporzione di estrogeni all’interno della prostata aumenta l’attività di sostanze che stimolano la crescita delle cellule prostatiche.

Un’altra teoria si basa invece sul diidrotestosterone (DHT), un ormone maschile che entra in gioco nello sviluppo e nella crescita della prostata. Alcuni ricercatori hanno suggerito che, anche a fronte di cadute dei livelli di testosterone ematico, i soggetti più anziani continuano a produrre e accumulare nella prostata livelli elevati di DHT. Questo accumulo di DHT può stimolare una crescita continua delle cellule prostatiche. La comunità scientifica ha rilevato che soggetti che non producono DHT non sviluppano la malattia.

Fattori di rischio

  • età dai 40 anni in su, anche se la maggior parte dei casi sintomatici si registrano dopo i 60 anni,
  • famigliarità,
  • condizioni mediche come obesità, malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2,
  • assenza di attività fisica.

Sintomi

I principali sintomi a carico del tratto urinario inferiore indicativi dell’ipertrofia prostatica sono:

  • minzione frequente, ossia otto o più volte al giorno,
  • urgenza della minzione, ossia l’impossibilità di ritardarla,
  • difficoltà ad iniziare la minzione,
  • getto urinario debole od intermittente,
  • sgocciolamento al termine della minzione,
  • nicturia, ossia il bisogno frequente di urinare durante il sonno,
  • ritenzione urinaria,
  • incontinenza urinaria, ossia la perdita involontaria di urina,
  • dolore dopo l’eiaculazione o durante la minzione,
  • urina di colore o odore non abituali.

Perlopiù, la sintomatologia è dovuta a:

  • compressione dell’uretra da parte della ghiandola aumentata di volume,
  • vescica logorata dallo sforzo di emettere l’urina attraverso l’ostruzione.

Si noti tuttavia che le dimensioni della prostata non sono sempre correlate alla gravità dell’ostruzione o ai sintomi. Alcuni individui con prostata molto grossa hanno scarsa sintomatologia , mentre altri hanno segni ostruttivi e sintomi più significativi sia pur con ghiandole appena ingrossate. Meno della metà degli individui con ipertrofia ha sintomi a carico del tratto urinario inferiore.

Quando chiamare il medico

Un soggetto può avere sintomi urinari a prescindere dall’ipertrofia prostatica benigna, causati da problemi vescicali, da infezioni del tratto urinario o da prostatiti (infiammazioni della prostata). I sintomi possono anche essere il segnale di patologie ben più gravi, come il cancro della prostata.

Individui con i sintomi elencati devono consultare un medico.

Individui con i seguenti sintomi devono richiedere un intervento medico tempestivo:

  • totale incapacità di urinare
  • stimolo doloroso, frequente e urgente alla minzione, con febbre e brividi
  • sangue nell’urina
  • fastidio importante o dolore nell’addome inferiore e nel tratto urinario.

Pericoli

Le complicanze principali sono:

  • ritenzione urinaria acuta,
  • ritenzione urinaria cronica, o di lunga durata,
  • sangue nell’urina,
  • infezioni del tratto urinario,
  • danni vescicali,
  • danni renali,
  • calcoli vescicali.

La maggioranza dei portatori di ipertrofia prostatica benigna non sviluppa alcuna complicanza, ma soprattutto i danni renali possono costituire una grave minaccia per la salute quando si manifestano.

Ritenzione urinaria acuta

Talvolta il paziente ignora la presenza di un’ostruzione finché non gli diventa impossibile urinare. Questa condizione, nota come ritenzione urinaria acuta, può talvolta conseguire all’assunzione di farmaci di automedicazione contro il raffreddore o le allergie contenenti decongestionanti, come la pseudoefedrina e l’ossimetazolina.

Un possibile effetto collaterale di questi farmaci consiste nell’impedire il rilassamento del collo della vescica e quindi la fuoriuscita dell’urina.

Farmaci contenenti antistaminici, come la difenidramina, possono indebolire la contrazione dei muscoli vescicali e causare ritenzione urinaria, minzione difficile e dolorosa. In caso di ostruzione uretrale parziale, la ritenzione urinaria può anche insorgere come conseguenza dell’assunzione di alcolici, dell’esposizione al freddo o di un lungo periodo di inattività.

Diagnosi

Il medico pone la diagnosi in base a:

  • anamnesi personale e familiare, indagata attraverso domande come:
    • che sintomi ha,
    • da quando ha sintomi e quanto frequentemente si manifestano,
    • se ha una storia di infezioni ricorrenti del tratto urinario,
    • che farmaci (prescritti o meno) assume,
    • quanti liquidi beve quotidianamente,
    • se assume caffeina e alcolici,
    • la storia medica generale (in particolare malattie gravi e interventi chirurgici).
  • esame fisico,
  • esami medici (come l’esame del PSA ed eventuale biopsia in casi dubbi).

Cura e terapia

L’ipertrofia prostatica benigna può essere affrontata attraverso una combinazione variabile di

  • stile di vita,
  • farmaci,
  • chirurgia minimamente invasiva,
  • chirurgia.

Il medico tratta la malattia in base alla gravità dei sintomi e a quanto invalidanti sono per il quotidiano e le attività amate dal soggetto.

Un soggetto può non richiedere trattamento nel caso di una prostata con ingrossamento minimo, a meno che i sintomi siano fastidiosi e influiscano sulla qualità della vita. In questi casi, l’urologo potrà consigliare controlli regolari invece di un trattamento. Se i sintomi diventano fastidiosi o costituiscono un rischio per la salute, l’urologo raccomanda quasi sempre il trattamento.

Cambiamenti nello stile di vita

Il medico consiglierà cambiamenti nello stile di vita a soggetti con sintomi di entità lieve o modesta. I cambiamenti nello stile di vita possono includere:

  • la riduzione dell’assunzione di liquidi, soprattutto prima di uscire o di andare a dormire,
  • l’eliminazione o la riduzione di bevande contenenti caffeina o alcolici,
  • l’eliminazione o il monitoraggio dell’uso di farmaci come i decongestionanti, gli antistaminici, gli antidepressivi e i diuretici,
  • l’allenamento della vescica a trattenere l’urina per periodi più lunghi,
  • esercizi della muscolatura pelvica,
  • la prevenzione o il trattamento della stipsi.

Attività fisica

Negli studi condotti, gli uomini più attivi fisicamente hanno meno probabilità di soffrire di ipertrofia prostatica benigna. Come spesso succede, anche l’attività fisica di intensità da bassa a moderata, come camminare regolarmente a un ritmo moderato, ha prodotto benefici. Ad ulteriore conferma è anche stato rilevato che uomini professionalmente occupati in lavori che richiedono un’intensa attività fisica, come agricoltori e operai edili, hanno dal 30% al 40% in meno di probabilità di sviluppare la condizione rispetto a lavori da ufficio. Ma ovviamente il corpo non fa differenza e l’attività fisica ricreativa ha gli stessi effetti.

Alimentazione

Studi condotti nella popolazione cinese suggeriscono che una maggiore assunzione di proteine possa rappresentare un fattore di rischio: uomini di età superiore ai 60 anni nelle zone rurali mostrano tassi molto bassi di ipertrofia clinicamente manifesta, al contrario dei cittadini, che tipicamente aderiscono a modelli dietetici più ricchi di proteine animali. Si tratta per ora di ipotesi, ma comunque interessanti alla luce del fatto che tutte le più recenti linee guida internazionali puntano nella stessa direzione con l’obiettivo di ridurre i fattori di rischio cardiovascolari che, come visto prima, sono condivisi anche dalla prostata.

Andrebbe invece promosso il consumo di frutta e verdura che, grazie al loro contenuto di sostanze in grado di contrastare efficacemente l’infiammazione (come antiossidanti, polifenoli, vitamine, minerali e fibra) possono spiegare i promettenti risultati di alcuni interessanti studi osservazionali. Una recente review su Nutrients conclude che, nel complesso, una dieta che si ispiri al modello mediterraneo, o comunque che enfatizzi un importante apporto di verdura, frutta, noci, legumi e pesce, insieme ad un ridotto contenuto di carne rossa, possa avere un ruolo benefico tanto sull’ipetrofia prostatica benigna quanto sulla disfunzione erettile, disturbo non direttamente correlato, ma che ne condivide i fattori di rischio.

Molti specialisti consigliano infine di eliminare spezie piccanti e cioccolato, ma più per un effetto irritante sulla vescica che su per un’azione negativa sulla prostata.

Si invita il lettore a fare riferimento all’articolo dedicato per approfondire il tema dieta e prostata.

Integratori

In commercio esistono diversi integratori che promettono di dare sollievo ai sintomi dell’ipertrofia prostatica benigna, anche se purtroppo spesso i claim pubblicitari non sono supportati da una ricerca di qualità.

A fare eccezione è la serenoa repens (palma nana, o saw palmetto), un estratto vegetale che dispone invece di una buona letteratura; la molecola, che peraltro si ritrova anche in prodotti registrati come farmaci (per esempio Permixon e Saba), esplica i suoi effetti prevalentemente in termini di miglioramento dei sintomi e dispone di un buon profilo di tollerabilità, con rari effetti sul apparato digerente ed effetti collaterali nulli sul sistema riproduttivo.

Farmaci

Il medico o l’urologo possono prescrivere farmaci che bloccano la crescita della prostata o ne riducono il volume, o che comunque riducono i sintomi associati con la patologia:

  • alfa-bloccanti,
  • inibitori della 5-fosfodiesterasi,
  • inibitori della 5-alfa reduttasi.

Alfabloccanti

I farmaci seguenti rilassano la muscolatura liscia della prostata e del collo vescicale per migliorare il flusso di urina e ridurre l’ostruzione vescicale:

  • terazosina (Teraprost®)
  • doxazosina (Benur®)
  • tamsulosina (Omnic®)
  • alfuzosina (Xatral®)
  • silodosina (Urorec®)

Inibitori della 5-fosfodiesterasi

Questi farmaci sono principalmente prescritti per le disfunzioni erettili. Il taladafil (Cialis) appartiene a questa classe di farmaci e può ridurre i sintomi a carico del tratto urinario inferiore rilassandone i muscoli lisci. La comunità scientifica è al lavoro per capire il ruolo dei farmaci per le disfunzioni erettili nel trattamento a lungo termine dell’ipertrofia prostatica benigna.

Inibitori della 5-alfa reduttasi

I farmaci seguenti bloccano la produzione di DHT, ormone che si accumula nella prostata e ne può causare la crescita:

  • finasteride (Proscar),
  • dutasteride (Avodart).

Questi farmaci possono prevenire la progressione della crescita prostatica o di fatto ridurne il volume in alcuni soggetti. Finasteride e dutasteride agiscono più lentamente degli alfabloccanti e sono utili solo in prostate moderatamente ingrossate.

Combinazioni di farmaci: diversi studi, come la ricerca Medical Therapy of Prostatic Symptoms (MTOPS, Terapia Medica dei Sintomi Prostatici), hanno mostrato che la combinazione di due classi farmacologiche può essere più efficace nel migliorare sintomi, flusso urinario e qualità della vita di un unico composto. Le possibili combinazioni sono:

  • finasteride e doxazosina,
  • dutasteride e tamsulosina,
  • alfabloccanti e antimuscarinici.

L’urologo può prescrivere una combinazione di alfabloccanti e antimuscarinici per pazienti con sintomi di vescica iperattiva. La vescica iperattiva è una condizione frequente in cui i muscoli della vescica si contraggono in modo incontrollato e causano maggior frequenza e urgenza della minzione, nonché incontinenza urinaria. Gli antimuscarinici sono farmaci che rilassano i muscoli della vescica.

Complicazioni

I farmaci usati nel trattamento possono avere effetti collaterali talvolta anche gravi. A fronte della comparsa dei seguenti effetti collaterali, un paziente dovrà contattare immediatamente il medico o ricorrere al pronto soccorso:

Gli effetti collaterali legati agli alfabloccanti includono:

  • vertigini o svenimento alzandosi bruscamente,
  • ridotta pulsione sessuale,
  • problemi di eiaculazione.

Chirurgia minimamente invasiva

Sono state messe a punto varie procedure chirurgiche minimamente invasive che alleviano i sintomi dell’ipertrofia prostatica benigna nel caso i farmaci non siano efficaci. In particolare:

  • ago-ablazione transuretrale,
  • termoterapia transuretrale a microonde,
  • ultrasuoni focalizzati ad alta intensità,
  • elettrovaporizzazione transuretrale,
  • termoterapia idro-indotta,
  • stent prostatico.

La chirurgia minimamente invasiva può distruggere tessuto prostatico ingrossato o allargare l’uretra, aiutando così ad alleviare l’ostruzione e la ritenzione urinaria.

L’urologo esegue le procedure minimamente invasive per via transuretrale, ossia inserendo un catetere sottile e flessibile o un cistoscopio attraverso l’uretra per raggiungere la prostata. Queste procedure possono richiedere l’anestesia locale, regionale o generale. Benché la distruzione di una porzione di tessuto prostatico riduca molti sintomi, la distruzione tessutale non è curativa per l’ipertrofia in quanto tale. L’urologo deciderà quale tecnica adottare in base ai sintomi e allo stato di salute generale del soggetto.

  • Ago-ablazione transuretrale: questa procedura impiega calore generato con la radiofrequenza per distruggere il tessuto prostatico. L’urologo inserisce un cistoscopio attraverso l’uretra fino alla prostata. Inserisce quindi nella prostata dei piccoli aghi attraverso il cistoscopio. Questi piccoli aghi trasmettono l’energia della radiofrequenza che scalda e distrugge porzioni specifiche di tessuto. L’uretra viene schermata per essere protetta dai danni del calore.
  • Termoterapia transuretrale a microonde: questa procedura usa microonde per distruggere tessuto prostatico. L’urologo inserisce un catetere attraverso l’uretra fino alla prostata; un dispositivo agente da antenna invia microonde attraverso il catetere per scaldare porzioni specifiche di prostata. La temperatura sale abbastanza all’interno della prostata da distruggere il tessuto ingrossato. Un sistema di raffreddamento protegge il tratto urinario dai danno del calore durante la procedura.
  • Ultrasuoni focalizzati ad alta intensità: in questa procedura, l’urologo inserisce una sonda ad ultrasuoni speciale nel retto, vicino alla prostata. Gli ultrasuoni emessi dalla sonda scaldano e distruggono tessuto prostatico ingrossato.
  • Elettrovaporizzazione transuretrale: in questa procedura, l’urologo inserisce uno strumento a forma di tubo, detto resettoscopio, attraverso l’uretra fino alla prostata. Un elettrodo connesso al resettoscopio si sposta lungo la superficie della prostata e trasmette corrente elettrica che vaporizza il tessuto prostatico. L’effetto di vaporizzazione penetra sotto la superficie dell’area trattata e sigilla i vasi sanguigni, riducendo così il rischio di sanguinamento.
  • Termoterapia idro-indotta: questa procedura usa acqua riscaldata per distruggere tessuto prostatico. L’urologo inserisce un catetere nell’uretra in modo che il palloncino di trattamento si trovi nel mezzo della prostata. L’acqua calda scorre nel catetere fino al palloncino di trattamento, che scalda e distrugge il circostante tessuto prostatico. Il palloncino di trattamento può essere diretto a regioni specifiche della prostata, mentre i tessuti vicini dell’uretra e della vescica rimangono protetti.
  • Stent prostatico: in questa procedura, l’urologo inserisce un piccolo dispositivo, detto stent prostatico, attraverso l’uretra fino all’area ristretta dalla prostata ingrossata. Una volta in posizione, lo stent viene espanso come una molla; respinge il tessuto prostatico allargando l’uretra. Gli stent prostatici possono essere temporanei o permanenti. L’urologo di solito usa stent prostatici nei soggetti che non tollerano e non sono candidabili ad altre procedure.

Le complicanze della chirurgia mini-invasiva, per quanto rare, includono tra l’altro

  • infezioni del tratto urinario,
  • minzione dolorosa,
  • minzione difficile,
  • bisogno frequente e urgente di urinare,
  • incontinenza urinaria,
  • sangue nell’urina per diversi giorni dopo l’intervento,
  • disfunzioni sessuali,
  • prostatite cronica, ossia un’infiammazione di lunga durata della ghiandola,
  • problemi ricorrenti come la ritenzione urinaria e le infezioni del tratto urinario.

La maggior parte delle complicanze della chirurgia mini-invasiva scompare entro qualche giorno o qualche settimana. Le procedure mini-invasive hanno minori probabilità di dare complicanze della chirurgia a cielo aperto.

Intervento chirurgico

L’urologo potrà raccomandare la rimozione chirurgica del tessuto prostatico ingrossato o l’esecuzione di incisioni nella prostata per allargare l’uretra come trattamenti a lungo termine. La chirurgia viene consigliata quando:

  • la terapia farmacologica e le procedure mini-invasive sono inefficaci,
  • i sintomi sono particolarmente fastidiosi o gravi,
  • si sviluppano complicanze.

Benché la rimozione di tessuto prostatico riduca molti sintomi dell’ipertrofia prostatica benigna, di per sé non è curativa per l’ipertrofia in quanto tale.

Le tecniche chirurgiche di rimozione del tessuto prostatico ingrossato includono:

  • resezione transuretrale della prostata (TURP, acronimo di origine inglese),
  • laser chirurgia,
  • prostatectomia a cielo aperto,
  • incisione transuretrale della prostata (TUIP, acronimo di origine inglese).

Con l’eccezione della prostatectomia a cielo aperto, sono tutti interventi condotti per via transuretrale. Queste procedure richiedono l’anestesia locale, regionale o generale e possono necessitare di una degenza ospedaliera.

L’urologo potrà prescrivere antibiotici prima o subito dopo l’intervento per prevenire infezioni. Alcuni urologi prescrivono gli antibiotici solo in caso di infezione effettiva.

Immediatamente dopo un intervento per l’ipertrofia prostatica benigna, l’urologo può inserire un catetere particolare, detto Foley, attraverso l’orifizio del pene per drenare l’urina in una tasca di drenaggio.

  • TURP: l’urologo inserisce un resettoscopio attraverso l’uretra per raggiungere la prostata e ne taglia pezzi ingrossati tramite un filo ad ansa. Un liquido speciale porta i pezzi di tessuto nella vescica, da cui vengono lavati al termine della procedura. Questa è l’approccio chirurgico più comune ed è considerato lo standard di riferimento nel trattamento dell’ostruzione dell’uretra conseguente all’ipertrofia.
  • Laser chirurgia: per questa chirurgia, l’urologo usa u laser ad alta energia per distruggere parte del tessuto prostatico. Viene impiegato un cistoscopio per passare una fibra laser attraverso l’uretra fino alla prostata. Il laser distrugge il tessuto ingrossato. Il rischio di sanguinamento è minore che con gli interventi TURP e TUIP perché il laser sigilla i vasi sanguigni mentre taglia il tessuto prostatico. Tuttavia, la laser chirurgia può non essere particolarmente efficace nel trattamento di prostate ingrossate.
  • Prostatectomia a cielo aperto: nella prostatectomia a cielo aperto, l’urologo pratica un’incisione (ossia, un taglio) sulla pelle per raggiungere la prostata. L’urologo può rimuovere tutta o parte della ghiandola attraverso l’incisione. Questa chirurgia è usata perlopiù se la prostata è molto ingrossata, se ci sono complicanze o se la vescica è danneggiata e richiede interventi di riparazione. La prostatectomia a cielo aperto richiede l’anestesia generale, nonché periodi di degenza ospedaliera e di riabilitazione maggiori rispetto alle altre procedure chirurgiche. Ci sono tre approcci alla prostatectomia a cielo aperto: la prostatectomia retropubica, la prostatectomia sovrapubica e la prostatectomia perineale. La durata della convalescenza da prostatectomia a cielo aperto è diversa per ciascun paziente trattato. Comunque, richiede tipicamente dalle 3 alle 6 settimane.
  • TUIP: è un allargamento chirurgico dell’uretra. Per questo intervento, l’urologo inserisce un cistoscopio e uno strumento che usa corrente elettrica o un fascio laser attraverso l’uretra per raggiungere la prostata. L’urologo allarga l’uretra praticando qualche piccolo taglio nella prostata e nel collo della vescica. Alcuni urologi ritengono che la TUIP abbia la stessa efficacia nell’alleviare i sintomi della TURP, ma con meno rischi di effetti collaterali.

Dopo la chirurgia, prostata, uretra e tessuti limitrofi possono essere infiammati e gonfi, con conseguente ritenzione urinaria. Per prevenire la ritenzione urinaria, viene inserito un catetere Foley che permette all’urina di defluire liberamente fuori dalla vescica. Il catetere Foley ha un palloncino nell’estremità che viene inserita in vescica. Una volta che il palloncino è posizionato nella vescica, l’urologo lo gonfia riempiendolo di acqua sterile per mantenerlo in posizione. I soggetti sottoposti a procedure mini-invasive possono non richiedere un catetere Foley.

Spesso, quest’ultimo deve rimanere inserito per diversi giorni. Talvolta, il catetere causa il giorno dopo l’intervento spasmi vescicali ricorrenti, dolorosi e difficili da controllare. Comunque, questi spasmi di solito spariscono nel giro di qualche tempo.

Le complicanze dell’intervento chirurgico includono inoltre:

  • Problemi a urinare: il soggetto può avere inizialmente dolore o difficoltà nella minzione. È anche possibile avere un bisogno frequente o urgente di urinare, oppure ritenzione. Questi problemi si ridurranno progressivamente e, dopo un paio di mesi, la minzione risulterà più facile e meno frequente.
  • Incontinenza urinaria: mentre la vescica ridiventa normale, il soggetto potrà sperimentare problemi temporanei nel controllare la minzione. Comunque, un’incontinenza a lungo termine si verifica di rado. Più i problemi di minzione pre-chirurgia erano cronici, più sarà il tempo necessario per il ripristino post-chirurgico delle funzioni della vescica.
  • Sanguinamenti e trombi: dopo la chirurgia, la prostata o i tessuti circostanti possono sanguinare. L’urina può contenere sangue o trombi. Un qualche sanguinamento è normale e si dovrà risolvere entro qualche giorno.
  • I trombi post-chirurgici possono passare nel circolo sanguigno e localizzarsi in altre zone del corpo, tipicamente nelle gambe. Si dovrà contattare il proprio medico immediatamente in caso di gonfiore o fastidio alle gambe.
    Comunque, sarà necessario contattare il proprio medico in caso di:
    • dolore o fastidio
    • l’urina contiene trombi di grosse dimensioni
    • l’urina è così rossa da non essere trasparente
  • Infezione: l’impiego del catetere Foley post-chirurgia può aumentare il rischio di infezioni del tratto urinario. L’anestesia durante la chirurgia può causare ritenzione urinaria e aumentare quindi il rischio di infezioni del tratto urinario. L’incisione cutanea per la prostatectomia, inoltre, può infettarsi. Il medico prescriverà gli antibiotici per il trattamento delle infezioni.
  • Tessuto cicatriziale: nell’anno successivo all’intervento, si può talvolta formare tessuto cicatriziale, che richiederà la rimozione chirurgica. Il tessuto cicatriziale si può formare nell’uretra e causarne il restringimento. L’urologo può risolvere questo problema durante una visita ambulatoriale estendendo l’uretra. Raramente, si cicatrizza e restringe l’apertura della vescica, causando ostruzione. Questo problema potrà richiedere una procedura chirurgica simile alla TUIP.
  • Disfunzioni sessuali: alcuni soggetti potranno avere problemi sessuali temporanei dopo l’intervento chirurgico. Il tempo necessario per il ripristino della funzione sessuale dipende dal tipo di chirurgia eseguita e dalla durata dei sintomi prima dell’intervento. Molti individui scoprono che le preoccupazioni sulla capacità sessuale possono interferire con il sesso almeno quanto la chirurgia in quanto tale. Capire la procedura chirurgica e parlare di queste preoccupazioni con il proprio medico dopo l’intervento aiutano spesso a ripristinare più velocemente la funzione sessuale. Molti soggetti trovano utile parlare con un consulente durante il periodo di aggiustamento post chirurgico. Benché ci possa volere molto tempo per il ripristino completo della funzione sessuale, la maggior parte dei soggetti recupererà il piacere sessuale.

La maggioranza dei medici è concorde sul fatto che un soggetto con ipertrofia prostatica benigna in grado di avere un’erezione prima della chirurgia sarà ragionevolmente in grado di avere erezioni dopo l’intervento. La chirurgia causa solo raramente la perdita della funzione erettile. Comunque, la chirurgia non permette il recupero di funzioni già perse prima della procedura. Alcuni soggetti riferiscono una piccola differenza nella qualità dell’orgasmo dopo la chirurgia. Tuttavia, la maggior parte non riferisce cambiamenti.

La chirurgia prostatica può rendere sterile (o incapace di generare figli) il soggetto perché causa di eiaculazione retrograda, ossia il flusso retrogrado dello sperma in vescica. Lo sperma sarà poi evacuato dalla vescica durante la minzione. In alcuni casi, i farmaci come la pseudoepinefrina (principio attivo di molti rimedi per il raffreddore) o l’imipramina possono trattare l’eiaculazione retrograda. Questi farmaci migliorano il tono muscolare del collo della vescica e impediscono allo sperma di entrare in vescica.

Possono rendersi necessari trattamenti ulteriori se i problemi prostatici recidivano. Possono insorgere problemi se il trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna lascia intatta una parte importante di prostata. Circa il 10% degli uomini trattati con TURP o TUIP ha bisogno di interventi chirurgici aggiuntivi entro 5 anni. Circa il 2% degli uomini trattati con prostatectomia a cielo aperto ha bisogno di interventi chirurgici aggiuntivi entro 5 anni.

Negli anni successivi al trattamento o alla chirurgia un soggetto dovrà continuare a sottoporsi a esplorazione digitale rettale una volta all’anno e far controllare qualunque sintomo al proprio medico. In alcuni casi, il medico curante potrà prescrivere esplorazioni rettali e controlli più frequenti.

Fonti e bibliografia

Adattamento dall’inglese a cura della Dr.ssa Barbara Greppi, medico chirurgo

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Domande e risposte
  1. In caso di IPB si può usare Cialis e/o Viagra?

    1. Dr. Roberto Gindro

      L’ipertrofia prostatica benigna non è di per sé una controindicazione alla prescrizione di inibitori della fosfodiesterasi come le due molecole citate.