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Introduzione

L’insulina è un ormone coinvolta in diversi processi all’interno dell’organismo, tra cui il controllo della glicemia (quantità di zucchero nel sangue) è sicuramente il più noto, sebbene non sia l’unico.

L’insulino-resistenza è la condizione in cui le cellule rispondono meno ai segnali veicolati da quest’ormone; è estremamente comune nella popolazione, tanto che studi effettuati negli Stati Uniti ne hanno riscontrato una forma più o meno severa in più del 30% degli abitanti. Si tratta di un’affezione estremamente comune, ma non per questo poco rilevante, è infatti coinvolta nella genesi di patologie ben conosciute come il diabete mellito di tipo 2 e la sindrome dell’ovaio policistico.

Cos’è l’insulina e quali sono le sue funzioni

L’insulina viene secreta dal pancreas e il suo ruolo principale è quello di regolare la quantità di nutrienti che circolano all’interno del sangue. Anche se questo ormone è principalmente implicato nella gestione dei livelli degli zuccheri – specialmente il glucosio –, influenza anche il metabolismo di proteine e grassi.

Dopo la digestione di un pasto contenente carboidrati, i livelli di zucchero nel sangue aumentano contestualmente all’assorbimento intestinale. In risposta il pancreas rilascia insulina nel sangue, fino a raggiungere le cellule dei diversi tessuti e segnalando alle stesse di prelevare il glucosio circolante, con il risultato che i livelli ematici di questo zucchero diminuiscono. Tale funzione è particolarmente importante in quanto il glucosio in quantità troppo elevate può avere effetti tossici, provocando danni alle cellule fino a portare alla morte se non viene risolta la situazione.

 

In caso di insulino-resistenza le cellule smettono di rispondere all’insulina quando questa arriva in corrispondenza della loro superficie; come risposta il pancreas produce quantità ancora maggiori di ormone, la cui quota nel sangue aumenta ulteriormente portando ad una condizione denominata iperinsulinemia. Ciò aggrava ancora di più la situazione, con il risultato che in poco tempo si assisterà ad un aumento dei livelli sia di insulina che di zuccheri nel sangue, frutto dell’inefficace tentativo dell’organismo di contenere le quantità circolanti di zuccheri.

Insulino-resistenza

Getty/VERONIKA ZAKHAROVA/SCIENCE PHOTO LIBRARY

Quando la concentrazione di glucosio nei vasi sanguigni (glicemia) supera una certa soglia viene diagnosticato il diabete di tipo 2, una malattia purtroppo sempre più comune a causa del peggioramento dello stile di vita (in Italia ne sono affetti più di 3 milioni di persone) e tuttavia ancora piuttosto sottovalutata, nonostante il drammatico impatto che può avere sulla salute.

Cause

Diversi fattori possono contribuire allo sviluppo di insulino-resistenza, ma il più sottovalutato dagli stessi pazienti è l’aumentata quantità di grassi circolanti nel sangue (genericamente descritto come colesterolo). Diversi studi hanno infatti dimostrato come questi ultimi possano influenzare la sensibilità delle cellule all’insulina, diminuendola.

L’aumento dei grassi nel sangue è dovuto principalmente alla dieta ipercalorica e all’eccesso di tessuto adiposo, ovvero la forma in cui il grasso di riserva viene accumulato potenzialmente senza limiti.

Se sovra-alimentazione, sovrappeso e obesità sono tra i principali fattori di rischio, non tutte le forme sono ugualmente pericolose; il grasso può localizzarsi in diverse zone del corpo a seconda della genetica e del sesso, per esempio nelle donne è più frequente riscontrare l’accumulo sui glutei e le cosce, mentre negli uomini a livello dell’addome – seppure con eccezioni – ma soprattutto può raccogliersi

  • più superficialmente (grasso sottocutaneo)
  • più in profondità, attorno agli organi (grasso viscerale).

Questa seconda modalità è quella più pericolosa, in quanto tendono ad essere rilasciate nel sangue quantità di acidi grassi e sostanze infiammatorie che portano le cellule all’insulino resistenza.

Nonostante il ruolo importante dei grassi, è bene sottolineare che la condizione di insulino resistenza può affliggere anche soggetti normopeso o sottopeso. Vi sono infatti altre possibili cause:

  • alti livelli di fruttosio se proveniente da zuccheri aggiunti, non quando consumato con la frutta (che è al contrario spesso associata ad un miglior controllo glicemico);
  • infiammazione cronica;
  • sedentarietà, in quanto l’attività fisica tende al contrario ad aumentare la sensibilità delle cellule all’insulina;
  • alterazioni del microbiota intestinale: nell’intestino vivono miliardi di batteri in perfetto equilibrio tra di loro e con il nostro corpo. Se insorgono peggioramenti del loro ambiente ne possono derivare conseguenze negative per il metabolismo, tra cui anche l’insulino resistenza;
  • fattori genetici, infatti alcune etnie – come quelle Africana, Ispanica e Asiatica – sono più a rischio.

Sintomi

L’insulino-resistenza non è purtroppo correlata allo sviluppo di sintomi; il suo decorso è silenzioso e quindi spesso non riconosciuto dal paziente.

Complicazioni e condizioni correlate

L’insulino resistenza è innanzitutto associata alla sindrome metabolica, una condizione che vede la presenza nello stesso individuo di vari fattori di rischio, sia per il diabete di tipo 2 che per malattie cardiovascolari e altro. I segni e sintomi sono rappresentati da pressione alta, alti livelli di trigliceridi e di zuccheri nel sangue, ma anche valori troppo bassi di colesterolo HDL – detto “buono”.

Il legame più conosciuto è tuttavia quello con il diabete di tipo 2, nel quale tuttavia sussiste anche un danno al prancreas.

L’insulino-resistenza è tristemente collegata anche alle malattie cardiovascolari, ad oggi la prima causa di morte al mondo. Le persone affette da insulino resistenza o da sindrome metabolica hanno, rispetto a chi è sano, il 93% di probabilità in più di sviluppare una malattia del sistema circolatorio (tra cui ictus, infarto, …).

Alcuni studi hanno infine rilevato una certa relazione anche con altre malattie, ad esempio la NAFLD – cioè l’accumulo di grasso all’interno del fegato non dovuto all’alcolismo –, la sindrome dell’ovaio policistico, il morbo di Alzheimer e diverse forme di cancro.

Diagnosi

In assenza di sintomi e segni, la diagnosi avviene spesso in modo casuale, ad esempio durante lo svolgimento di esami prescritti per altre condizioni (come in caso di infertilità, quando si sospetti la presenza della sindrome dell’ovaio policistico), oppure in seguito all’osservazione da parte del medico di fattori di rischio noti, come il peso corporeo, la distribuzione del tessuto adiposo ed i livelli di grassi nel sangue.

Esistono diversi metodi per fare la diagnosi di insulino resistenza, quelli elencati di seguito sono i più utilizzati nella pratica medica.

  1. Il primo tra questi è il test di tolleranza al glucosio. Viene somministrata una miscela di acqua e zucchero di quantità nota per via orale e dopo 2 ore vengono misurati i livelli di glucosio nel sangue.
  2. In alternativa si può utilizzare un indice matematico detto HOMA-IR, che è specifico per l’insulino resistenza.
  3. Infine esiste la misurazione diretta dell’insulina nel sangue a digiuno, in quanto valori particolarmente elevati di quest’ultima rappresentano accurati indicatori di bassa sensibilità.

Dieta ed altri rimedi

Varie ricerche hanno dimostrato come cambiamenti nel proprio stile di vita possano migliorare nettamente la condizione, in alcuni casi casi anche consentendo una piena regressione:

  1. Aumentare l’attività fisica, perché in grado di stimolare maggiormente la sensibilità delle cellule all’insulina, con effetto quasi immediato;
  2. Perdere peso coniugando dieta ed esercizio, soprattutto se il tessuto adiposo è raccolto attorno ai visceri addominali;
  3. Smettere di fumare;
  4. Migliorare l’alimentazione, limitando cibi confezionati e bevande zuccherate e favorendo prodotti di origine vegetale, cereali integrali e pesce;
  5. Aumentare il consumo di acidi grassi omega 3, per esempio attraverso pesce e semi oleosi (lino, chia, canapa, …), che hanno un effetto diretto di riduzione della quantità di trigliceridi nel sangue.
  6. Migliorare la qualità e la quantità del riposo notturno;
  7. Ridurre lo stress, ad esempio tramite tecniche di respirazione e di meditazione;
  8. Donare sangue, soprattutto quando si rilevino alti livelli di ferro, correlati all’insulino resistenza;
  9. Digiuno intermittente, una pratica non molto conosciuta ma attuabile senza troppe difficoltà (esclusivamente attraverso personale medico specializzato).

La lista appena esposta riporta i principali cambiamenti che, una volta messi in atto, hanno dimostrato un impatto positivo sia su questa specifica condizione che sulla qualità di vita in generale, ma è sempre bene tenere presente che è essenziale rivolgersi al proprio medico per valutare quali siano le opzioni migliori sulla base del proprio stato di salute complessivo.

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