Hantavirus (febbre del topo): cause, sintomi, pericoli e cura

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Cosa sono gli hantavirus?

Gli hantavirus sono una famiglia di virus diffusi principalmente dai roditori (tipicamente topi, ad esempio) in grado di causare varie sindromi patologiche nell’uomo (zoonosi); sono diffusi in tutto il mondo e, mentre in Italia la malattia è ad oggi sostanzialmente assente, si sono verificati all’inizio della stagione estiva 2021 diversi casi nella vicina Slovenia.

Myodes glareolus

Getty/Mike Powles

Incubazione

Il periodo d’incubazione è in genere di 2-3 settimane, talvolta anche 6.

Sintomi

La febbre del topo, nome comune dell’infezione da hantavirus, può manifestarsi in due diverse forme cliniche, talora sovrapposte e quindi riscontrabili nello stesso paziente:

  • febbre emorragica con sindrome renale (HFRS)
  • nefropatia endemica, una forma più lieve di HFRS
  • sindrome cardiopolmonare (diffusa solo nel continente americano).

In alcuni pazienti la malattia può decorrere in modo asintomatico, ma tra i sintomi caratteristici della forma diffusa in Europa sono inclusi:

A questa prima fase segue la comparsa di disturbi renali, tra cui:

  • aumento della produzione di urina
  • perdita di proteine con le urine
  • pressione bassa
  • insufficienza renale acuta (non comune).

Alcuni pazienti sviluppano infine emorragie multiple:

I disturbi iniziano a migliorare entro la seconda settimana, ma fastidi generici possono comunque persistere per diverse settimane.

Sono in genere assenti sintomi respiratori, che caratterizzano invece la forma polmonare (americana), che comprende:

cui fanno seguito dopo 4-10 giorni

Come ci si contagia

L’uomo si contagia da un hantavirus respirandolo il virus, che viene diffuso nell’ambiente attraverso le urine, le feci e la saliva di animali infetti (meno frequentemente attraverso un morso) e che possono essere sollevate in forma di microparticelle dal vento o dall’azione meccanica di una scopa o altro.

Una volta penetrati nelle vie respiratorie raggiungono i polmoni e, da qui, si diffondono nell’intero organismo attraverso il flusso sanguigno.

Ad oggi la trasmissione diretta tra uomini è considerata improbabile e poco comune (salvo eccezioni, come nel caso di assenza di una corretta igiene nel trattamento di pazienti che sviluppino forme emorragiche), così come l’eventuale contagio mediante insetti.

Il sito del Ministero descrive come si verifichino periodiche epidemie localizzate, e di norma efficacemente contenute, in occasioni di anni caratterizzati da un’abbondante produzione agricola, in grado di favorire un rapido aumento delle popolazioni di roditori selvatici.

Complicazioni

Al di là del disagio che si può protrarre per diverse settimane, le complicazioni gravi delle forme diffuse in Europa sono rare e comprendono:

La mortalità può raggiungere il 15% nelle forme più gravi.

Nelle forme con interessamento cardio-respiratorio (tipiche delle Americhe) la letalità è invece del 40-50% circa.

Diagnosi

La diagnosi richiede esami di laboratorio (ad esempio mediante la ricerca di anticorpi specifici), ma viene sospettata sulla base del riscontro clinico (sintomi) e dell’anamnesi (permanente in località considerate a rischio).

Piuttosto caratteristica la trombocitopenia (riduzione della quantità di piastrine circolanti) durante la fase febbrile.

Cura

Purtroppo ad oggi non esiste una terapia specifica, la cura si basa quindi su un approccio prettamente sintomatico, se necessario con il ricovero del paziente in terapia intensiva, dove viene garantito il supporto vitale e, quando necessaria, la dialisi per sopperire all’insufficienza renale..

Fonti e bibliografia

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