Endocardite batterica e infettiva: sintomi, cura e profilassi

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Introduzione

L’endocardite è l’infiammazione del rivestimento interno del cuore (endocardio) e nel presente articolo ci occuperemo della forma più comune, l’endocardite infettiva.

Si tratta di un’infezione scatenata dalla presenza di microrganismi patogeni in grado di raggiungere il cuore attraverso il flusso sanguigno e provenienti da un altro distretto corporeo, spesso dalla bocca.

Nella maggior parte dei casi a causare l’infezione sono batteri (endocardite batterica), ma può essere sostenuta anche da funghi o altri microrganismi.

L’endocardite può danneggiare le valvole cardiache e, se non adeguatamente trattata, può diventare pericolosa per la vita.

Raramente si sviluppa in cuori altrimenti sani, mentre tra i fattori di rischio principali troviamo:

  • una valvola cardiaca anormale o danneggiata,
  • una valvola cardiaca artificiale,
  • deformazioni cardiache congenite,
  • insufficiente igiene orale.

I segni e sintomi dell’endocardite possono variare da persona a persona e possono anche cambiare nel tempo nello stesso paziente, ma tra i più comuni ricordiamo:

  • febbre,
  • mancanza di respiro,
  • accumulo di liquidi nelle braccia o nelle gambe,
  • piccoli punti rossi sulla pelle,
  • perdita di peso.

Una terapia precoce può aiutare a prevenire ed evitare complicazioni e prevede in genere antibiotici ad alto dosaggio; se la valvola cardiaca è danneggiata potrebbe essere necessario un intervento chirurgico.

La prevenzione passa principalmente attraverso un’accurata igiene orale, per ridurre il rischio di aprire porte ai batteri attraverso la bocca; nei pazienti a rischio più elevato è prassi la prescrizione di antibiotici di copertura prima di qualsiasi intervento in bocca e chirurgia in genere.

Posizione anatomica del cuore, al centro del petto

iStock.com/yodiyim

Cause

L’endocardite infettiva è causata dalla presenza di batteri, funghi, o altri microrganismi trasportati dal flusso sanguigno fino al cuore.

Un fattore di rischio comune tra i soggetti colpiti dall’infezione è la presenza di un difetto cardiaco strutturale, come ad esempio valvole cardiache difettose o danneggiate (per esempio da malattie reumatiche); nella maggior parte dei casi la presenza di microrganismi pericolosi nel sangue viene immediatamente affrontata dal sistema immunitario, ma in caso di valvole difettose o tessuto cardiaco anomalo i batteri hanno maggiori possibilità di riuscire a proliferare a livello cardiaco.

L’endocardite è contagiosa?

No, non è una condizione contagiosa (fonte) e non richiede quindi l’isolamento del paziente od altre misure volte a protezione di parenti, amici e/o medici.

Fattori di rischio

L’endocardite infettiva è una condizione poco comune, che tuttavia può interessare sia gli adulti che i bambini; è leggermente più frequente negli uomini rispetto alle donne.

Tra gli altri fattori di rischio noti ricordiamo:

  • presenza di difetti congeniti del cuore,
  • valvole artificiali o altri dispositivi cardiaci (come il pacemaker),
  • cattiva igiene orale e presenza di gengive in cattive condizioni,
  • presenza di catetere venoso,
  • pazienti sottoposti a frequenti cicli di iniezioni.

I batteri possono anche diffondersi nel sangue e nel cuore a partire da infezioni sviluppatesi in altre parti del corpo, come

  • intestino,
  • pelle,
  • genitali.

Sintomi

L’endocardite infettiva può causare una lunga serie di segni e sintomi, che possono variare sensibilmente da un paziente all’altro o anche nel tempo nello stesso soggetto.

Possono inoltre essere influenzati

  • dall’eventuale presenza di altri problemi cardiaci,
  • dal tipo di microrganismo responsabile,
  • dal fatto che si tratti di infezione acuta (sviluppo rapido) o sub-acuta (sviluppo più lento).

I sintomi dell’endocardite possono comprendere:

Incubazione

L’endocardite può essere classificata, in base al periodo d’incubazione (tempo che trascorre tra la comparsa dell’infezione e l’evento che l’ha causata), in:

  • endocardite infettiva acuta (caratterizzata da esordio rapido e improvviso, in pochi giorni),
  • endocardite infettiva subacuta (o endocardite batterica subacuta, che si sviluppare nell’arco di settimane/mesi.

Ad oggi questa nomenclatura è stata accantonata da alcuni autori per far posto ad una classificazione più recente:

  • endocardite a breve incubazione (meno 6 settimane),
  • endocardite a lunga incubazione (6 settimane o più).

Complicazioni

In presenza di una sufficiente proliferazione batterica (o di altri organismi) a livello cardiaco si assiste alla formazione di escrescenze formate da materiale fibrinoso (che tecnicamente prendono il nome di vegetazioni) dentro cui si annidano i batteri. Da queste escrescenze possono staccarsi piccoli frammenti in grado di raggiungere altri distretti corporei e causando così

  • l’estendersi dell’infezione,
  • il possibile blocco della circolazione per occlusione dei vasi.

Complicanze cardiache

I problemi cardiaci sono la complicanza più comune dell’endocardite e si verificano nel 30-50% dei pazienti; si annoverano

Complicazioni del sistema nervoso centrale

Le complicazioni che interessano il sistema nervoso si verificano in ben il 20-40% delle persone con endocardite e la causa principale è la presenza di emboli che raggiungono il cervello.

Le embolie possono causare infezioni locali chiamate ascessi cerebrali, oppure una più diffusa infezione cerebrale (meningite); sono inoltre talvolta causa di ictus e convulsioni, rispettivamente nel caso in cui vengano ostruiti i vasi sanguigni o influenzati i segnali elettrici del cervello.

Queste complicazioni possono causare danni a lungo termine o diventare addirittura fatali.

Altre complicazioni

L’endocardite può causare disturbi anche in altri organi:

  • Polmoni. I polmoni sono particolarmente a rischio quando l’infezione colpisce il lato destro del cuore; una vegetazione o un coagulo di sangue che riesca a raggiungere la circolazione dei polmoni può causare un’embolia polmonare, ossia un blocco improvviso in un’arteria polmonare. Altre possibili complicanze includono polmonite e un accumulo di fluido o pus intorno ai polmoni.
  • Reni. L’endocardite può causare ascessi renali e danni di vario tipo, infiammando le strutture filtranti più interne; in alcuni casi la conseguenza è la comparsa di insufficienza renale.
  • Milza. La milza è un organo situato nella parte superiore sinistra dell’addome, vicino allo stomaco. In alcune pazienti colpiti da endocardite la milza si ingrossa pericolosamente, oppure può andare incontro al rischio di embolia.

Diagnosi

La diagnosi dell’endocardite infettiva viene in genere formulata sulla base di:

  • fattori di rischio,
  • storia clinica,
  • segni e ai sintomi del paziente,
  • risultati degli esami di laboratorio e strumentali.

Si tratta quindi una diagnosi basata su diversi fattori e non sul singolo risultato di un test o sulla presenza di uno specifico sintomo.

Analisi del sangue

L’emocoltura è uno degli esami più importanti tra quelli usati per la diagnosi dell’endocardite batterica; il sangue viene prelevato più volte nelle 24 ore e sottoposto ad analisi per rilevare l’eventuale presenza di batteri o altri microrganismi patogeni.

In caso di esito positivo è possibile procedere a testare diversi antibiotici per evidenziare quelli più indicati alla terapia del paziente.

È possibile poi ricorrere ad altri esami, come l’emocromo (diretto soprattutto a verificare i valori dei globuli rossi e dei leucociti) e/o marker specifici di infiammazione (come proteina C reattiva e VES).

Ecocardiografia

L’ecocardiografia è un test indolore che utilizza le onde sonore per creare immagini del cuore.

È possibile ricorrere all’ecocardiogramma transtoracico (il dispositivo viene guidato sul petto) o a quello transesofageo (il dispositivo viene inserito e guidato attraverso bocca e gola fino a raggiungere l’esofago, il canale che collega bocca e stomaco), più invasivo ma in grado di restituire immagini più dettagliate.

Lo strumento utilizzato invia onde sonore (ultrasuoni) e ne raccoglie il relativo riflesso; attraverso una sofisticata elaborazione informatica è così possibile ricostruire graficamente il cuore e i suoi tessuti per evidenziare l’eventuale presenza di vegetazioni, ascesso o altre forme di danno cardiaco.

Elettrocardiogramma

Un ECG è un test semplice e indolore in grado di rilevare l’attività elettrica del cuore. L’esame mostra quanto velocemente sta battendo, se il ritmo cardiaco è stabile o irregolare, e la forza e la tempistica dei segnali elettrici mentre passano attraverso il muscolo cardiaco.

Più che per la diagnosi, l’elettrocardiogramma è utile a evidenziare eventuali complicazioni relative all’attività elettrica cardiaca.

L’esecuzione dell’esame richiede solitamente non più di 10 minuti.

Cura

L’endocardite infettiva è trattata con antibiotici e, meno comunemente, con il ricorso alla chirurgia cardiaca.

La cura prevede in genere un lavoro d’équipe che coinvolge infettivologi, cardiologi e cardiochirurgo.

Antibiotici

Gli antibiotici vengono generalmente somministrati per un periodo di 2-6 settimane in forma endovenosa; il paziente viene per questo ricoverato per almeno la prima settimana, spesso anche più a lungo, per consentire ai medici un continuo monitoraggio delle condizioni di salute.

Chirurgia

Si rende talvolta necessario ricorrere alla chirurgia per la riparazione o la sostituzione di una valvola cardiaca danneggiata o per intervenire manualmente sull’infezione; è il caso per esempio delle endocarditi causate da funghi, una condizione più ostica rispetto all’infezione batterica.

Profilassi e prevenzione

La profilassi dell’endocardite in pazienti a rischio prevede la somministrazione di antibiotici in forma di copertura, per esempio prima degli interventi odontoiatrici (dentista) o altre procedure mediche in grado di causare sanguinamenti, come ad esempio interventi ed esami che coinvolgano i seguenti apparati/sistemi:

  • respiratorio
  • genito-urinario
  • digestivo
  • cutaneo e tessuti molli.

SI noti in ogni caso che gli antibiotici dovrebbero essere usati solo quando assolutamente necessario, perché il loro abuso ha portato negli anni ad una gravissima diffusione del fenomeno delle resistenze batteriche, per questa ragione viene valutato caso per caso in base a:

  • fattori di rischio del paziente,
  • tipo di procedura.

Tra i più comunemente prescritti ricordiamo:

  • amoxicillina orale un’ora prima della procedura,
  • ampicillina endovenosa o intramuscolare un’ora prima della procedura,
  • in pazienti allergici alle penicilline
    • azitromicina o claritromicina per via orale un’ora prima della procedura,
    • cefalessina per via orale un’ora prima della procedura,
      clindamicina per via orale un’ora prima della procedura.

In caso di paziente a rischio di sviluppo di endocardite infettiva è possibile infine intraprendere specifiche misure per prevenire l’infezione e le sue complicazioni:

  • Segnala immediatamente al medico eventuali sintomi o segni suggestivi di infezione.
  • Procedi a una corretta e quotidiana igiene dei denti, con controlli regolari.
  • Evita piercing, tatuaggi e altre procedure che possono servire da ingresso dell’organismo a microrganismi patogeni.
  • Alcuni pazienti potrebbero necessitare di terapia antibiotica di copertura prima di qualsiasi procedura odontoiatrica.

Fonti e bibliografia

  • NIH
  • Prevention of infective endocarditis: guidelines from the American Heart Association: a guideline from the American Heart Association Rheumatic Fever, Endocarditis, and Kawasaki Disease Committee, Council on Cardiovascular Disease in the Young, and the Council on Clinical Cardiology, Council on Cardiovascular Surgery and Anesthesia, and the Quality of Care and Outcomes Research Interdisciplinary Working Group.
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Domande e risposte
  1. Come faccio a capire da solo se ho un’endocardite? In questo momento sono lontano da casa e non posso farmi visitare dal medico.

    1. Dr. Roberto Gindro

      Mi dispiace, ma temo che sia una diagnosi possibile solo a personale medico, possibilmente attraverso una visita medica.