Introduzione
La rettocolite ulcerosa è una malattia che provoca infiammazione e ferite, più propriamente chiamate ulcere, sulla superficie interna del retto e del colon. Le ulcere si formano perché l’infiammazione causa la morte delle cellule che rivestono la parete del colon, che quindi inizia a sanguinare e a produrre pus.
In presenza d’infiammazione il colon tende a svuotarsi con maggiore frequenza (come avviene per esempio nei casi più banali d’influenza intestinale) e questo causa la comparsa di diarrea.
- Quando l’infiammazione si verifica nel retto e nella parte inferiore del colon la condizione viene detta proctite ulcerosa.
- Se ad essere colpito è l’intero colon, invece, il disturbo viene definito pancolite.
- Se viene colpito soltanto il lato sinistro del colon, il disturbo viene definito colite distale o limitata.
La rettocolite ulcerosa è una malattia infiammatoria cronica intestinale:
- malattia infiammatoria: che causa infiammazione,
- cronica: di lunga durata,
- intestinale: che interessa l’intestino (il tratto terminale).
Questa è la definizione generica di tutte quelle malattie che provocano infiammazioni nell’intestino tenue e nel colon e la diagnosi differenziale può essere difficile, perché i diversi disturbi condividono molti dei segni e dei sintomi; la più comune malattia infiammatoria intestinale è il morbo di Crohn, che però si differenzia dalla rettocolite ulcerosa perché in quel caso l’infiammazione colpisce più in profondità le pareti intestinali e può verificarsi in altre parti dell’apparato digerente, compresi bocca, esofago, stomaco, intestino tenue.
La rettocolite ulcerosa può colpire persone di qualsiasi età, ma in genere si presenta per la prima volta tra i 15 e i 30 anni oppure, meno frequentemente, tra i 50 e i 70 anni. Colpisce con uguale probabilità uomini e donne e mostra una significativa famigliarità: le ricerche dimostrano che fino al venti per cento delle persone affette ha un membro della famiglia od un parente colpito dalla stessa malattia, oppure dal morbo di Crohn.
Cause
Esistono diverse teorie relative alle cause alla base dello sviluppo della rettocolite ulcerosa, ma di fatto ad oggi non abbiamo ancora una risposta definitiva.
L’orientamento attuale ipotizza che il sistema immunitario mostri reazioni anomale contro i batteri presenti nell’apparato digerente; se questa teoria fosse corretta la malattia sarebbe il risultato della combinazione di due fattori:
- predisposizione genetica (relativa al sistema immunitario),
- fattori ambientali (batteri presenti nel colon).
Non è causata da stress o da sensibilità ad alimenti, né a cibi specifici, ma è possibile che questi fattori possano scatenare i sintomi in alcuni pazienti; in particolare lo stress dovuto alla presenza della rettocolite ulcerosa può sicuramente contribuire al peggioramento dei sintomi, innescando e alimentando una triste spirale.
È stata riscontrata una maggiore incidenza di questo disturbo nella popolazione bianca ed ebrea.
Sintomi
I sintomi più frequenti della rettocolite ulcerosa sono il dolore addominale e la presenza di sangue nella diarrea (dissenteria). I pazienti possono anche soffrire di:
- anemia (dovuta al sanguinamento),
- affaticamento e stanchezza,
- perdita di peso,
- diminuzione dell’appetito,
- sanguinamento rettale,
- malnutrizione,
- lesioni sulla pelle,
- dolori articolari,
- ritardi di crescita (nel caso dei bambini).
Circa il 50% delle persone a cui viene stata diagnosticata la rettocolite ulcerosa presenta sintomi di lieve entità, mentre altri pazienti possono sviluppare una sintomatologia persistente e più grave:
- febbre,
- frequente diarrea mista a sangue (dissenteria),
- nausea,
- crampi addominali severi.
La rettocolite ulcerosa può anche causare altri disturbi, come ad esempio
- artrite,
- infiammazioni oculari (occhio secco, irite, episclerite ed uveite),
- disturbi del fegato (colangite sclerosante primitiva),
- osteoporosi.
Le cause di questi problemi apparentemente indipendenti dal colon sono tuttora sconosciute, ma alcuni ricercatori ritengono che queste complicazioni possano essere la conseguenza dell’infiammazione scatenata dal sistema immunitario. Alcuni di questi problemi scompaiono quando la colite viene curata.
Ricordiamo infine la tendenza allo sviluppo di ansia e depressione (secondo alcune stime fino al 14% dei pazienti si sente depresso), che possono essere causa di peggioramento dei sintomi della malattia, che va incontro a manifestazioni più aggressive.
Diagnosi
Per diagnosticare la rettocolite ulcerosa è necessario sottoporsi a diversi esami, anche se non si può prescindere dall’esame fisico e dalla storia medica del paziente.
Possono essere necessarie analisi del sangue per rilevare un’eventuale condizione di anemia, che può essere suggestiva della presenza di ulcere nel colon o nel retto.
Anche un campione di feci può rivelare la presenza di globuli bianchi, sintomo di rettocolite ulcerosa o di malattia infiammatoria. Permette poi di scoprire le ulcere o le infezioni nel colon o nel retto causate da batteri, virus o parassiti.
La colonscopia o sigmoidoscopia è il metodo più sicuro in grado di diagnosticare la rettocolite ulcerosa ed escludere altre possibili patologie, come
- il morbo di Crohn,
- la diverticolite
- o il tumore al colon.
Per entrambi gli esami il medico inserisce un endoscopio (un tubicino lungo e flessibile, con una fonte di luce a un’estremità, collegato al computer e a uno schermo) nell’ano, per esaminare il colon e il retto. Il medico sarà in grado di vedere qualsiasi infiammazione, sanguinamento o ulcera sulle pareti del colon.
Durante l’esame si potrebbe voler effettuare una biopsia: durante quest’esame viene prelevato un piccolo campione di tessuto dalle pareti del colon per esaminarlo al microscopio.
Spesso vengono anche usate le radiografie, come ad esempio il clisma di bario o la TAC, per diagnosticare la rettocolite ulcerosa o le sue complicazioni.
Pericoli
Posso sviluppare un tumore al colon?
Circa il cinque per cento dei pazienti affetti da rettocolite ulcerosa sviluppa un tumore al colon.
Il rischio di tumore aumenta proporzionalmente alla durata del disturbo e in base all’entità del danno al colon; si stima infatti il rischio di sviluppare un tumore al colon-retto indicativamente raddoppi
- ogni 10 anni di malattia attiva di grado lieve,
- ogni 5 anni di malattia attiva di grado medio,
- ogni 3 anni di malattia attiva di grado severo.
Se sono coinvolti soltanto la parte inferiore del colon e il retto il rischio di tumore non è maggiore del normale, ma se ad essere colpito è tutto il colon il rischio di tumore può essere fino a 32 volte superiore alla norma.
In alcuni pazienti si verificano modifiche precancerose nelle cellule che formano la parete del colon, questi cambiamenti sono noti come displasia. Le persone che presentano una displasia hanno maggiori probabilità di sviluppare un tumore rispetto agli altri, i medici cercheranno i segni di una displasia durante la colonscopia o sigmoidoscopia e quando esamineranno i campioni di tessuto prelevati durante questi esami.
Secondo le linee guida AIOM del 2014 per i tumori del colon-retto in caso di malattia infiammatoria intestinale (colite ulcerosa e malattia di Crohn con interessamento colico) la sorveglianza prevede di sottoporre il paziente a colonscopia ogni 2-3 anni dopo 8-10 anni di pancolite e dopo 15 anni di colite sinistra.
Fertilità e gravidanza
In genere la malattia non riduce la fertilità del/della paziente; quando una donna decide di iniziare la ricerca di gravidanza è tuttavia raccomandabile che questa venga pianificata con lo specialista, sia per la scelta dei farmaci, sia perché rimanere incinta durante una riacutizzazione potrebbe aumentare il rischio di parto pretermine.
Cura e terapia
La cura per la rettocolite ulcerosa dipende dalla gravità del disturbo, l’approccio viene adattato e personalizzato in base al paziente.
Dieta
Se un corretto pianto di trattamento farmacologico è fondamentale quando si tratta di gestire i sintomi della dell’infiammazione, il paziente affetto da rettocolite non può prescindere da un corretto stile di vita, iniziando ovviamente dalla dieta.
Una corretta alimentazione, sufficientemente varia e bilanciata, permette di assumere calorie in quantità sufficiente ed evitare pericolose carenze.
La letteratura non suggerisce che specifici alimenti possano innescare o sostenere l’infiammazione ed i relativi sintomi, anche se è possibile riscontrare suscettibilità individuali; da un punto di vista generale si raccomanda quindi di attenersi ad una dieta varia, sana e completa, condotta tenendo conto di tre importanti fattori:
- la colite ulcerosa può ridurre l’appetito,
- le malattie croniche tendono ad aumentare il fabbisogno energetico del corpo, specialmente durante i riacutizzazioni della malattia
- le reazioni dell’organismo alla patologia possono essere sostenute e migliorate con un’alimentazione adeguata.
Alcuni pazienti traggono infine particolare beneficio da:
- riduzione del consumo di latticini (in molti casi si associa una più o meno severa intolleranza al lattosio, esacerbata dalla malattia infiammatoria),
- riduzione del consumo di alimenti grassi, in grado di innescare gonfiore e diarrea se non correttamente assorbiti,
- modulazione del consumo di fibra (provare ad aumentarne gradualmente il consumo, soprattutto nelle fasi di assenza di sintomi, verificandone la risposta ai diversi tipi, per esempio la fibra insolubile potrebbe creare qualche fastidio ad alcuni pazienti),
- evitare cibi in grado di causare meteorismo,
- consumare 5-6 spuntini, anziché 2-3 pasti principali,
- bere molta acqua.
Durante la riacutizzazione della malattia per la maggior parte dei pazienti è invece raccomandata una dieta povera di fibre.
Indispensabile poi mantenersi fisicamente attivi, compatibilmente con la propria età e stato di salute generale (è facile sottovalutare i possibili benefici che una regolare attività fisica può produrre).
Terapia farmacologica
Un corretto uso dei farmaci permette la remissione dei sintomi e quindi migliora la qualità della vita.
Gli aminosalicilati sono farmaci che contengono la mesalazina (5-ASA, o acido 5-aminosalicilico) e possono tenere sotto controllo l’infiammazione; la sulfalazina è una composto di sulfapiridina e di mesalazina, in cui la sulfapiridina ha lo scopo di portare la mesalazina (5-ASA) verso l’intestino.
Il problema di questo farmaco è che la sulfapiridina può causare effetti collaterali come
- nausea,
- vomito,
- bruciore di stomaco,
- diarrea
- e mal di testa.
Altri agenti della mesalazina, come ad esempio la olsalazina, la mesalamina e la balsalazide hanno un diverso vettore, minori effetti collaterali e possono essere usati nei pazienti che non possono assumere la sulfasalazina.
I farmaci possono venire somministrati per via orale, oppure tramite un clistere o una supposta, a seconda di dov’è localizzata l’infiammazione del colon. La maggior parte delle persone affette da colite ulcerosa di intensità lieve o moderata viene curata prima di tutto con questo gruppo di farmaci. Questa categoria di farmaci viene anche usata nei casi di ricadute.
Anche i corticosteroidi (cortisone), come ad esempio il prednisone, il metilprednisone e l’idrocortisone riducono l’infiammazione. Possono essere usati per i pazienti affetti da rettocolite ulcerosa di intensità da moderata a grave o che non rispondono ai farmaci che contengono acido 5-aminosalicilico.
I corticosteroidi, anche noti come steroidi, possono essere somministrati per via orale o endovenosa, oppure tramite clistere o supposta a seconda del luogo in cui è localizzata l’infiammazione. Questi farmaci possono provocare effetti collaterali come:
- aumento di peso,
- acne,
- aumento dei peli (irsutismo) sul viso,
- ipertensione,
- diabete,
- sbalzi d’umore,
- diminuzione della massa ossea,
- maggior rischio di infezioni.
Per questi motivo non è consigliabile farne un uso prolungato, ma sono considerati molto efficaci se prescritti per l’uso sul breve periodo.
Gli immunomodulatori, come ad esempio l’azatioprina e la 6-mercaptopurina (6-MP), riducono l’infiammazione agendo sul sistema immunitario. Questi farmaci vengono usati per i pazienti che non hanno risposto agli aminosalicilati o ai corticosteroidi, oppure che sono dipendenti dai corticosteroidi. Gli immunomodulatori vengono somministrati per via orale, però la loro azione è lenta e potrebbero essere necessari fino a sei mesi prima di vederne l’utilità.
I pazienti che assumono questi farmaci vengono tenuti sotto controllo per eventuali complicazioni, come ad esempio la pancreatite, l’epatite, la diminuzione dei globuli bianchi e l’aumento del rischio di infezioni.
La ciclosporina A può essere usata in combinazione con la 6-mercaptopurina o l’azatioprina per curare le coliti ulcerose gravi in atto nelle persone che non rispondono ai corticosteroidi somministrati per endovena.
Altri farmaci possono essere somministrati per rilassare il paziente, oppure per alleviare il dolore, la diarrea o l’infezione.
In alcuni pazienti si verifica una remissione dei sintomi (ovvero un periodo in cui i sintomi scompaiono) che dura per mesi o addirittura per anni, tuttavia per la maggior parte di essi alla fine i sintomi si ripresentano.
Ricovero in ospedale
In alcuni casi i sintomi diventano talmente gravi da richieder il ricovero in ospedale. Ad esempio una persona può sanguinare molto o soffrire di una diarrea tanto grave da provocare disidratazione.
In questi casi il medico tenterà di arrestare la diarrea e la perdita di sangue, liquidi e sali minerali. Il paziente potrebbe dover seguire una dieta particolare, potrebbe dover essere nutrito tramite flebo, potrebbe aver necessità di medicazioni o di un intervento chirurgico.
Intervento chirurgico
Una percentuale variabile dal 25 al 40 per cento dei pazienti affetti da rettocolite ulcerosa alla fine deve farsi rimuovere il colon a causa delle emorragie, del forte dolore, della lacerazione del colon stesso o del rischio di un tumore. A volte il medico consiglia l’asportazione del colon se nessuna terapia ha avuto successo o se gli effetti collaterali dei corticosteroidi o degli altri farmaci mettono a repentaglio la salute del paziente.
L’intervento chirurgico che rimuove il colon e il retto, noto come proctocolectomia, è seguito da uno dei seguenti.
- Ileostomia, in cui il chirurgo crea una piccola apertura nell’addome (uno stoma) e attacca ad essa l’estremità dell’intestino tenue. Le sostanze di rifiuto passeranno attraverso l’intestino tenue ed usciranno dal corpo grazie allo stoma. Lo stoma è grande quanto una monetina e di solito è collocato nella parte inferiore destra dell’addome, all’altezza della cintola. Per raccogliere le sostanze di rifiuto si indossa una sacca sopra lo stoma e il paziente la svuota al momento opportuno.
- Anastomosi ileoanale, o intervento di salvataggio, che permette al paziente una defecazione normale, perché conserva parte dell’ano. In quest’intervento, il chirurgo rimuove il colon e l’interno del retto, ma lascia intatti i muscoli esterni del retto. Collega l’ileo all’esterno del retto e all’ano, creando una sorta di serbatoio. Le sostanze di rifiuto si accumulano nel serbatoio poi escono normalmente dall’ano. Le feci possono essere più acquose rispetto a prima dell’intervento e si può andar di corpo più frequentemente. Una complicazione possibile è l’infiammazione del serbatoio.
Gli interventi chirurgici non sono sempre adatti per tutti i pazienti. Il tipo di intervento da effettuare dipende dalla gravità del disturbo e dalle necessità, dalle aspettative e dallo stile di vita del paziente. Le persone che affrontano questa decisione dovrebbero documentarsi il più possibile, parlando con i loro medici, con gli infermieri specializzati che affiancano i chirurghi e con altri pazienti che si sono sottoposti a interventi al colon. Le associazioni che aiutano i pazienti possono indirizzarli verso gruppi di aiuto e altre risorse informative.
Fonte principale
Si consiglia di:
- consumare piccoli spuntini durante il giorno, al posto dei classici 2-3 pasti principali,
- bere abbondantemente per mantenersi idratati,
- durante le riacutizzazioni ridurre il consumo di fibra alimentare (frutta, verdura, legumi, ...) per diminuire la frequenza di evacuazione,
- redigere un diario alimentare che consenta di tenere traccia degli alimenti che non vengono tollerati (che possono cambiare da un paziente all'altro).
Autore
Dr. Roberto Gindro
laureato in Farmacia, PhD.Laurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.
Devo fra breve essere operato di un tumore al colon cieco.
Poiche’ fin dai risultati della colonoscopia il tipo di tumore
era molto simile ad un carcinoma con sanguinamento,
il dottore che mi operera’ mi ha fatto fare una tac addominale con contrasto che ha escluso metastasi e cio’ anche a detta del dottore e’ un elemento positivo perche’l’operazione consistera’ in una asportazione del cieco con tumore e tutto dovrebbe andare a posto.
La domanda che le faccio e’: un tumore che si e’ formato da un paio di anni e non ha dato metastasi negli organi vicini e lontani puo’ chiamarsi di tipo benigno? Ho 68 anni.
Grazie
Non necessariamente; non posso darle la sicurezza senza sapere di che tipo di tumore si tratti.
il tumore e’ adeno carcinoma filtrante.
La cosa che mi sembra strana ma chiaramente positiva anche a detta del chirurgo che mi operera’ che la tac con contrasto ha escluso ogni tipo di metastasi da li la mia domanda.
La ringrazio anticipatamente
Purtroppo non è benigno.
Infatti anche il medico mi conferma che e’ maligno pero’ lui mi dice che l’intervento e’ risolutivo perche il tumore non si e’ propagato su altri organi e quindi eliminando il cieco si risolve tutto
Vorrei sapere che ne pensa .
Grazie
Confermo, quando è possibile rimuovere interamente il tumore questo non ha più possibilità di propagarsi.
La ringrazio perche’ oltre a darmi una conferma di tipo medico mi da anche piu’ forza psicologica per affrontare l’intervento e questo e’ ancora piu’ importante.
Dottore, grazie di cuore.
L’operazione e’ stata eseguita ed e’ andata abbastanza bene.
Ieri ho avuto la risposta dell’esame istologico che parla di tumore allo stadio 1 senza interessamento dei linfonodi N0 e peso T2.
Stamane un oncologo che ha esaminato il referto mi ha detto che non devo fare chemio terapia ma seguire soltanto i necessari controlli di rutine.
Io sono contentissimo ma vorrei sapere anche che ne pensa lei Dottore. Grazie
Sono felicissimo delle notizie, sembra procedere tutto bene.
Grazie dottore e non solo per i pareri tecnici ma anche per il coraggio che le sue risposte puntuali sanno infondere ai malati.
Spero di farle sapere notizie sempre piu’ positive.
Buon pomeriggio dottore sono un ragazzo di 27 anni ho sembrerebbe sofferto di una leggera stitichezza però nel ultimo periodo da agosto adesso ho avuto un po più problemi al intestino ad agosto ho fatto esami del sangue e tutto bene ho fatto tomografia di tutti gli organi e tutto bene poi un mese fa ho fatto anche gastroscopia e mi hanno trovato solo un ernia iatale … le volevo dire che ho dolori alla parte destra e sinistra del addome con brondolii andando dal medico di famiglia lui mi a detto che può essere un po di colon irritato e mi a consigliato Fermental max sono 6 giorni che li prendo e quando vado in bagno osservo che le feci cambiano di colore per esempio ieri erano più dure e di un colore scuro oggi erano più molle e di un colore verde scuro… io lo so che devo rivolgermi al mio medico di famiglia però fino a martedì non posso … e volevo chiedere a voi secondo un vostro parere di cosa può essere e se questi colori delle feci e causato da questi integratori di fermental max con aloe verde … grazie x il vostro parere…
Il colore cambia in funzione di quello che si mangia.
Però. X uscire le feci verdi e xke ho mangiato verdure ma io in questi giorni non ho mangiato nessuna verdura
Ne parli con fiducia al medico, ma vedrà che la tranquillizzerà.
Salve
Dopo una colonscopia, fatta perché avevo delle perdite di sangue nelle feci, mi è stata diagnosticata una colite ulcerosa
Ho esattamente segni endoscopici di proctite, iperemia nel discendente e nell’ascendente.
Mi hanno fatto anche due biopsie dove non risulta niente di preoccupante
Mi è stata prescritta della mesalazina.
Ho scoperto però che non posso prenderla perché sensibilizzato ai componenti.
Che altri farmaci ci sono per curare la colite?
Considerando che sono intollerante ai FANS?
Ho possibilità di guarigione totale o potrebbe essere un problema cronico?
Grazie buona serata
1. Mi dispiace, ma non posso consigliare farmaci.
2. Purtroppo è un’infiammazione cronica, con cui sarà necessario imparare a convivere, anche se sicuramente ci saranno periodi migliori di altri.
È una malattia ereditaria?
Non è ereditaria, ma i parenti più stretti sono legati a un rischio leggermente superiore alla norma (ma comunque basso, in assoluto) di manifestare una malattia infiammatoria intestinale.
È da un paio di giorni che soffro di diarrea e da questa mattina, con rispetto parlando, dopo l’evacuazione che è avvenuta nuovamente con feci non formate e con grande bruciore, ho visto un po’ di sangue nel WC.
Ho 72 anni, un paio di anni fa avevo fatto la ricerca del sangue occulto come screening e il risultato era negativo.
Oggi sentirò il mio medico, ma intanto se potesse darmi un suo parere gliene sarei grata.
La spiegazione più probabile è sicuramente un po’ di irritazione (una ragade?) dovuta alla diarrea di questi giorni (un’infezione virale?); è comunque corretto e necessario sentire il medico per approfondire, ma al momento non sembrano esserci motivi di preoccupazione.