Cattivo odore intimo vaginale: cause, sintomi e rimedi

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Introduzione

Ogni donna nell’arco della vita, sia durante che dopo il periodo fertile, ha sicuramente avuto esperienza di percepire un cattivo odore a livello intimo; le condizioni che possono spiegare il disturbo possono essere molte e, anche a causa della conformazione anatomica, le donne sono sicuramente molto più esposte a questo tipo di fastidio rispetto al sesso maschile.

L’effetto che ne consegue è molto spesso un grande disagio per la paziente, nonostante in molti casi il fastidio non sia accompagnato da altri sintomi.

Anche la possibile evoluzione è variabile:

  • l’eziologia che lo determina può essere transitoria e risolversi anche in maniera spontanea
  • può rendersi necessario l’intervento di un medico che associ alla visita la prescrizione di specifiche terapie farmacologiche,
  • l’odore può talvolta persistere per un tempo più o meno lungo, associandosi a condizioni croniche di base (non necessariamente patologiche in senso stretto) che richiedono però una corretta individuazione, diagnosi ed eventualmente terapia.

L’effetto più importante di questo tipo di patologia è sicuramente un’alterazione della qualità di vita per la donna, soprattutto in quelle particolari situazioni per cui intensità e durata del fastidio tendono a perdurare nel tempo.

Donna che appoggia le mani a livello pelvico, come a nascondere qualcosa

iStock.com/Srisakorn

Cause e diffusione

Un leggero odore vaginale è del tutto normale, così come sono fisiologici i cambiamenti che si avvertono nell’arco del ciclo mestruale e dopo i rapporti sessuali; anche la normale sudorazione può essere responsabile della presenza di un odore sgradevole, ma quando questo si trasforma diventando più forte e persistente potrebbe essere segno della presenza di un problema, soprattutto quando associato ad altri sintomi (come prurito, bruciore, irritazione o un’alterata secrezione).

Per comprendere la dinamica che scatena l’insorgenza del disturbo è necessario prima capire come funziona fisiologicamente (cioè in condizioni di salute) l’ambiente vaginale.

Il normale pH della vagina delle donne in età fertile è solitamente acido, oscillando tra 3,5 e 4,5, per la presenza di alcuni lattobacilli in grado di colonizzare quest’area. Alterazioni a carico di tale popolazione permettono lo sviluppo di flore microbiche differenti, il cui risultato può essere un’infezione più o meno aggressiva, che può palesarsi in forma di una grande varietà di sintomi, tra cui perdite vaginali maleodoranti.

L’alternarsi di estrogeni e progesterone durante il ciclo mestruale può far variare sia la consistenza che eventualmente l’odore del muco e delle secrezioni vaginali (volte a favorire o meno la penetrazione degli spermatozoi verso l’ovocita).

A questo punto possiamo suddividere le cause di cattivo odore vaginale in alcuni gruppi principali.

  • Infezioni: sono sicuramente la causa più comune e da escludere in prima istanza, sia per le conseguenze che potrebbero avere, sia per la necessità di una terapia quanto più possibile mirata. La più comune infezione associata ad un’alterazione del normale odore vaginale è sicuramente quella da Gardnerella Vaginalis, la cui caratteristica distintiva è nella maggior parte dei casi proprio il cosiddetto “fishy odor” (odore di pesce marcio). Altre infezioni più o meno frequenti possono essere dovute a
    • Candida Ablicans: in questo caso le perdite tendono a non avere odori particolari, perché il pH difficilmente viene alterato. Tipica è però la consistenza densa e biancastra, simil “ricotta”.
    • Trichomonas Vaginalis: in questo caso possono esservi perdite dense, giallastre e maleodoranti, ma si associano alla cosiddetta “cervice a fragola”.
    • Vaginosi batterica: frequente condizione di colonizzazione dell’ambiente vaginale da parte di differenti specie batteriche, di cui appunto il preponderante è di solito la Gardnerella. Può essere del tutto asintomatica o associarsi a dolori, perdite grigio-biancastre, dolore pelvico o durante la minzione/rapporti.
    • Chlamydia: l’infezione è sessualmente trasmessa e ben più grave delle precedenti, potendo predisporre allo sviluppo di PID (pelvic inflammatory disease o malattia infiammatoria pelvica). In questo caso le perdite possono spesso associarsi a stillicidio ematico (perdite di sangue).
  • Igiene insufficiente: questo spesso rappresenta una causa di odore persistentemente spiacevole, ma verosimilmente rappresenta la causa più facilmente risolvibile. Si noti tuttavia che il perpetuarsi di una scarsa igiene può predisporre all’insorgenza di infezioni.
  • Patologie neoplastiche: a lungo andare anche lo sviluppo di un tumore può provocare necrosi tissutale, associata all’insorgenza di un odore sgradevole.

Fattori di rischio

Tra i principali fattori di rischio che possono favorire la comparsa di un cattivo odore intimo ricordiamo.

  • igiene insufficiente,
  • uso e abuso di lavante vaginali,
  • periodo dell’ovulazione e gravidanza,
  • rapporti occasionali non protetti (a causa dell’aumentato rischio d’infezione).

Sintomi

Un cattivo odore vaginale è di per sé un sintomo e non una malattia; la valutazione di questo insieme all’eventuale corteo di altri sintomi presenti possono aiutare e indirizzare il medico/ginecologo verso la causa alla base del disturbo.

  • Infezioni: si associano spesso a sintomatologia locale come arrossamento, bruciore, dolore durante i rapporti sessuali. Inoltre possono presentarsi altri sintomi come dolore a livello pelvico o addirittura febbre e malessere generalizzato.
  • Tumori: correlano con alterazioni che interessano spesso l’intero organismo come febbricola, debolezza, perdita di peso, rialzo di alcuni parametri ematochimici (come specifici markers tumorali).
  • Alterazioni ormonali: mostrano associate anche irregolarità nelle mestruazioni.

Diagnosi

La prima diagnosi è solitamente clinica, basata sulla rilevazione o meno della presenza di cattivo odore ed eventuali perdite vaginali. Gli altri esami utili alla formulazione della diagnosi, più o meno invasivi, sono:

  • Tampone vaginale: mediante l’analisi dello striscio di materiale prelevato direttamente dalla vagina è possibile individuare e caratterizzare specifiche infezioni in corso.
  • Analisi del sangue: possono mostrare il rialzo dei globuli bianchi (soprattutto della serie dei neutrofili quando parliamo di un’infezione batterica) o aumento di alcuni indici di flogosi aspecifici come PCR o pro-Calcitonina.
  • Immagini strumentali: possono escludere soprattutto la presenza di neoformazioni sospette (ovvero escludere il sospetto di un eventuale tumore).

Cura e rimedi

I punti cardine su cui costruire una corretta terapia e prevenzione del cattivo odore intimo sono:

  • una corretta igiene personale, particolarmente importante soprattutto in presenza di alterazioni para-fisiologiche di base, come la menopausa o la gravidanza,
  • un attento monitoraggio in caso di lievi alterazioni, per poter contattare un medico non appena possibile,
  • una corretta alimentazione, basata su alimenti di origine vegetali (ricchi di vitamine ed antiossidanti) permette il mantenimento della normale flora vaginale per evitare colonizzazioni batteriche esterne.

Si raccomanda poi di evitare l’uso indiscriminato di lavande vaginale non prescritte, perché responsabili di alterazioni della flora batterica vaginale.

Come tutti i casi di patologia che possono originare da tanti eventi causali differenti, le terapie variano di volta in volta a seconda della causa contingente.

  • Infezioni: la terapia d’eccellenza è ovviamente basata sulla somministrazione di antibiotici, antimicotici o antiprotozoari a seconda dell’agente infettivo coinvolto. Ad essi associamo poi antidolorifici ed antipiretici quando necessario.
  • Tumori: l’intervento chirurgico quando possibile rappresenta la soluzione migliore, associato eventualmente a terapie palliative volte a migliorare la qualità di vita della paziente.
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