Carotidi ostruite (stenosi carotidea) ed ictus: cause, sintomi e cura

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Introduzione

L’arteriopatia carotidea è una condizione caratterizzata dall’accumulo di una sostanza di consistenza cerea all’interno delle arterie carotidi (aterosclerosi), tanto da ostacolarne od ostruirne il flusso circolante.

Esistono due arterie carotidi comuni, una per ogni lato del collo, e ciascuna si divide a sua volta in un ramo interno e in uno esterno.

  • Le carotidi interne portano il sangue ossigenato al cervello.
  • Le carotidi esterne portano il sangue ossigenato al viso, al cuoio capelluto e al collo.

L’arteriopatia carotidea è una condizione grave, perché in grado di predisporre allo sviluppo di ictus, evento drammatico che si verifica quando viene interrotto il flusso di sangue destinato al cervello.

Se la mancanza di flusso dura più di qualche minuto le cellule cerebrali iniziano a morire e la funzionalità delle parti del corpo controllate da tali cellule ne risulta deteriorata. Un ictus può ad esempio causare

  • danni cerebrali permanenti,
  • disabilità croniche, come ad esempio
    • problemi della vista o della parola,
    • paralisi (impossibilità di muoversi),
    • o anche morte.

L’arteriopatia carotidea è una delle principali cause di ictus nei Paesi occidentali; nel tempo la placca che progressivamente si forma tende ad indurirsi e restringere le arterie, fino a ridurre significativamente il flusso di sangue ossigenato agli organi e ad altre parti del corpo.

Un pezzo di placca potrebbe anche staccarsi dalla parete della carotide e continuare nel circolo sanguigno fino ad incastrarsi in una arteria più piccola all’interno del cervello. Il flusso di sangue viene quindi bloccato e, nuovamente, ne origina un ictus.

In ultimo l’occlusione potrebbe essere il risultato di un trombo generato altrove, che raggiungere la carotide e la occlude incastrandosi a livello della placca presente.

L’aspetto più drammatico è che la stenosi carotidea, ovvero il restringimento dell’arteria, tipicamente non dà sintomi o segni finché i vasi non siano gravemente ristretti, o addirittura completamente occlusi, tanto che in alcuni soggetti l’ictus è la prima  violenta manifestazione della malattia.

Ricostruzione grafica della posizione delle carotidi

iStock.com/Eraxion

Cause

L’arteriopatia carotidea sembra originare da lesioni alla superficie interna delle carotidi, causati per esempio da

L’organismo risponde ai danni con un processo di guarigione, che tuttavia in queste condizioni (e quando le lesioni siano frequenti e ripetute nel tempo) può causare l’accumulo di una placca laddove l’arteria si sia danneggiata. La placca si può quindi incrinare o spaccare e, quando ciò avviene, le piastrine aderiscono al sito della lesione e possono addensarsi, formando così un trombo (coagulo di sangue) in grado di staccarsi ed occludere il vaso dove diventi più piccolo.

L’accumulo di placche o la formazione di trombi può quindi restringere significativamente o addirittura ostruire le carotidi, limitando il flusso di sangue ossigenato al cervello e causando potenzialmente un ictus.

Fattori di rischio

I principali fattori di rischio in grado di favorire l’insorgenza di arteriopatia carotidea sono sostanzialmente sovrapponibili a quelli responsabili di cardiopatia coronarica (anche detta coronaropatia) e delle arteriopatie periferiche:

  • Diabete. In questa malattia la glicemia è troppo alta perché l’organismo non produce abbastanza insulina (diabete di tipo 1) o non la utilizza più correttamente (diabete di tipo 2). I soggetti affetti da diabete hanno quattro volte più probabilità di andare incontro ad arteriopatia carotidea dei non diabetici.
  • Familiarità per aterosclerosi. Gli individui con anamnesi famigliare di aterosclerosi hanno maggiori probabilità di sviluppare a loro volta arteriopatia carotidea.
  • Ipertensione arteriosa. La pressione arteriosa viene definita alta quando supera stabilmente 140/90 mmHg. Nei soggetti diabetici o con malattie renali croniche, il limite è posto più basso, 130/80 mmHg (mmHg, cioè millimetri di mercurio, è l’unità di misura della pressione arteriosa).
  • Assenza di attività fisica. Una vita eccessivamente sedentaria e la mancanza di attività aerobiche possono peggiorare condizioni che sono di fatto altri fattori di rischio per l’arteriopatia carotidea, come
  • Sindrome metabolica. L’espressione identifica la contemporanea presenza di un gruppo di fattori di rischio che aumentano le probabilità di ictus e altri problemi di salute, come il diabete e la cardiopatia. I cinque fattori di rischio metabolici sono giro vita ampio (in genere conseguente ad obesità addominale), livelli di trigliceridi (un tipo di grasso del sangue) elevati, colesterolo HDL basso, ipertensione arteriosa e iperglicemia. La diagnosi di sindrome metabolica viene posta quando si rilevino almeno tre di questi fattori di rischio metabolici.
  • Età avanzata. Il rischio di aterosclerosi aumenta con l’invecchiamento. Il processo di aterosclerosi inizia in età giovanile e progredisce tipicamente per diverse decadi prima di dare origine a malattie.
  • Sovrappeso od obesità. I termini “sovrappeso” e “obesità” indicano un peso corporeo maggiore di quanto considerato sano per una data altezza.
  • Fumo. Il fumo può danneggiare e restringere i vasi sanguigni, portare a livelli di colesterolo anomali e aumentare la pressione arteriosa. Il fumo può anche ridurre la quantità di ossigeno che raggiunge i tessuti dell’organismo.
  • Livelli ematici di colesterolo anomali. Includono livelli alti di colesterolo LDL/trigliceridi e bassi di colesterolo HDL.
  • Alimentazione poco sana. Un’alimentazione non adeguata può aumentare il rischio di arteriopatia carotidea. Cibi ricchi di grassi saturi e trans, colesterolo, sodio e zucchero, possono esacerbare altri fattori di rischio dell’arteriopatia carotidea.

Essere portatore di uno o più di questi fattori di rischio non comporta la certezza di sviluppare l’arteriopatia carotidea, tuttavia aumenta la probabilità che succeda.

Si noti che la presenza di placche nelle arterie carotidi può significare che anche altri vasi ne siano ugualmente affetti, tant’è che i soggetti con arteriopatia carotidea sono associati ad un  aumentato rischio di arteriopatia coronarica.

Sintomi

L’arteriopatia carotidea può non dare segni o sintomi finché i vasi non siano gravemente ristretti o bloccati. Quando presenti, segni e sintomi possono consistere in

È importante ricordare che la presenza di placche aterosclerotiche carotidee è fortemente suggestiva di possibili placche anche nel resto dell’organismo, tra cui anche nel cuore (coronarie).

Soffio

Durante l’esame obiettivo, il medico può auscultare le carotidi con lo stetoscopio ed in alcuni casi rilevare un suono sibilante, detto soffio. Il soffio può significare che l’accumulo di placche ha modificato o ridotto il flusso di sangue, tuttavia si tratta di un segno con ridotta sensibilità (non tutti i soggetti producono soffi carotidei).

Attacco ischemico transitorio (mini ictus)

In alcuni pazienti, l’attacco ischemico transitorio, o mini ictus, è il primo segno di arteriopatia carotidea. L’attacco ischemico transitorio può manifestarsi con tutti o alcuni dei sintomi di ictus. I sintomi, però, regrediscono in genere spontaneamente entro 24 ore.

Ictus e mini ictus possono dare:

  • cefalea improvvisa e intensa, senza causa apparente,
  • vertigine o perdita di equilibrio,
  • perdita della capacità di movimento di uno o più arti,
  • disturbi improvvisi della vista di uno o ambedue gli occhi,
  • improvvisa debolezza o perdita di sensibilità al volto o agli arti, spesso di un solo lato del corpo (opposto all’emisfero cerebrale interessato dall’evento),
  • difficoltà a parlare o a capire il linguaggio.

Anche in caso di sintomi fugaci si raccomanda di rivolgersi tempestivamente al 112 (numero unico delle emergenze). Si raccomanda di non guidare fino all’ospedale, ma è altrettanto importante farsi controllare e curare il più rapidamente possibile.

Un mini ictus può essere il campanello di allarme di un prossimo ictus. I sintomi non vanno quindi ignorati. Sottoporsi a controlli medici può identificare le cause del mini ictus e aiutare a mettere sotto controllo i fattori di rischio. Queste azioni possono prevenire l’insorgenza di un ictus.

Benché il mini ictus sia un segnale di allarme, non permette di stabilire quando si verificherà l’ictus, che potrà insorgere giorni, settimane o anche mesi dopo un mini ictus.

Ictus

I sintomi dell’ictus sono uguali a quelli del mini ictus, ma le conseguenze sono diverse. Un ictus può causare

  • danni cerebrali permanenti,
  • disabilità croniche come
    • problemi della vista o della parola,
    • paralisi (impossibilità di muoversi)
  • morte.

La maggior parte dei soggetti con ictus ha manifestato in precedenza attacchi ischemici transitori.

Farsi trattare tempestivamente in caso di ictus è fondamentale. Le possibilità di un recupero totale sono massime se il trattamento di disostruzione dell’arteria bloccata è erogato entro 4 ore dall’insorgenza dei sintomi. Prima viene iniziato il trattamento, maggiori sono le probabilità di ristabilirsi completamente.

Chiamare il 112 per un intervento d’emergenza non appena i sintomi compaiono. Non guidare fino all’ospedale. È essenziale farsi controllare e curare il più rapidamente possibile.

Segnalare alle persone vicine l’insorgenza dei sintomi e la necessità di un intervento urgente. Conoscere segni e sintomi dell’ictus consentirà di aiutarsi o aiutare il prossimo a ridurre il rischio di danni cerebrali o morte.

Diagnosi

L’arteriopatia carotidea verrà diagnosticata sulla base di anamnesi, esame obiettivo ed esami strumentali.

  • Anamnesi: Il medico cercherà l’esistenza di uno o più dei principali fattori di rischio di arteriopatia carotidea, oltre all’eventuale presenza di segni o sintomi suggestivi di mini ictus o ictus.
  • Esame obiettivo: Il medico ausculterà le carotidi con uno stetoscopio. Potrà così rilevare un eventuale suono sibilante, detto soffio. Il soffio può significare che l’accumulo di placche ha modificato o ridotto il flusso di sangue.

Analisi diagnostiche

Le analisi seguenti sono quelle di uso comune nella diagnostica dell’arteriopatia carotidea, ma in caso di mini ictus o ictus il medico potrebbe prescrivere anche altri test.

Ecografia carotidea

È l’esame usato più di frequente per la diagnosi di arteriopatia carotidea. Questo esame, peraltro non doloroso né soggetto a rischi, usa onde a ultrasuoni per generare immagini delle arterie carotidi. Può mostrare eventuali restringimenti, e la loro entità, causati da placche nelle carotidi.

L’ecografia carotidea standard mostra la struttura delle carotidi. Il Doppler carotideo (ecodoppler) mostra invece il flusso del sangue attraverso le carotidi.

Angiografia carotidea

Si tratta di un tipo particolare di radiografia. Può essere richiesta se i risultati dell’ecografia fossero dubbi o non esaurienti.

Durante l’angiografia, il medico inietta una sostanza (il mezzo di contrasto) in una vena, in genere della gamba. Il contrasto circola fino alle carotidi, che vengono così evidenziate nelle immagini radiografiche.

Angiografia con risonanza magnetica

L’angio-RM impiega un grosso magnete e onde radio per generare immagini delle carotidi. Le immagini vengono viste sul monitor di un computer.

Questo test può richiedere l’iniezione di un mezzo di contrasto per evidenziare le carotidi.

Angiografia con tomografia computerizzata

Anche detta angio-TAC, questa modalità acquisisce informazioni radiografiche del corpo da varie angolazioni. Queste informazioni vengono combinate da un computer in immagini bi e tridimensionali.

Questo test può richiedere l’iniezione di un mezzo di contrasto per evidenziare le carotidi.

Cura

I trattamenti per l’arteriopatia carotidea consistono essenzialmente in

  • cambiamenti dello stile di vita,
  • farmaci
  • e procedure mediche.

Gli obiettivi del trattamento sono il blocco della progressione della malattia, in modo da evitarne il peggioramento e prevenire l’ictus. Il trattamento dipenderà dai sintomi, dalla gravità della malattia, dall’età e dallo stato di salute.

Modifiche dello stile di vita

Il medico può raccomandare l’adozione di uno stile di vita più salutare in caso di arteriopatia carotidea. Le modifiche possono includere:

Farmaci

In caso di ictus conseguente a un trombo, potrà essere avviata una terapia trombolitica, tesa a sciogliere il trombo. Questa terapia deve essere iniziata entro 4 ore dall’insorgenza dei sintomi. Prima viene iniziato il trattamento, maggiori sono le probabilità di ristabilirsi completamente. In caso di sospetto ictus, chiamare subito il 112 per un trattamento d’emergenza.

Il trattamento fondamentale dei soggetti con arteriopatia carotidea consiste nell’assunzione di farmaci che prevengano le trombosi. Questi medicinali impediscono l’aggregazione delle piastrine e la formazione di trombi nelle arterie carotidi, possibili cause di ictus. I due composti usati tipicamente sono:

Talvolta, i cambiamenti dello stile di vita non bastano a tenere sotto controllo i livelli di colesterolo. Potrebbe per esempio essere necessario assumere statine per controllare o abbassare il colesterolo. L’abbassamento del colesterolo può ridurre il rischio di attacco cardiaco o di ictus. In genere, le statine vengono prescritte in soggetti con:

  • diabete,
  • cardiopatia o ictus,
  • alti livelli di colesterolo LDL.

Il trattamento con statine viene preso in considerazione nei soggetti con elevati rischi di cardiopatia o ictus.

Possono essere necessari altri farmaci per gestire malattie e condizioni che danneggiano le carotidi. In particolare, possono essere indicati farmaci per:

  • abbassare la pressione arteriosa,
  • abbassare la glicemia,
  • prevenire la formazione di trombi, possibili cause di ictus,
  • prevenire o ridurre processi infiammatori.

Assumere i medicinali secondo quanto prescritto, con regolarità. Non modificare le quantità o saltare dosi a meno che non sia il medico a prescriverlo. Il team assistenziale aiuterà a stabilire il piano di trattamento consono al singolo individuo.

Procedure mediche

In caso di sintomi dovuti al restringimento di una carotide, può diventare necessario intervenire con la chirurgia o altre tecniche. Ci sono due metodi per aprire arterie carotidi ristrette o bloccate: l’endo-arterectomia carotidea e l’angioplastica con stent.

Endo-arterectomia carotidea

Questa procedura è indicata principalmente nei soggetti con ostruzione carotidea di almeno 50%.

Richiede un’incisione chirurgica sul collo tramite cui accedere alla carotide ristretta od ostruita. La parte ostruita viene quindi tagliata e viene asportato il rivestimento interno che sta ostacolando il flusso.

Infine, l’arteria viene suturata per arrestare il sanguinamento e chiusa chirurgicamente l’incisione cutanea.

Angioplastica carotidea con stent

Questa procedura viene adottata per allargare le carotidi e ripristinare il flusso ematico al cervello: un tubicino con in punta un palloncino sgonfio viene diretto attraverso i vasi sanguigni fino al collo, in corrispondenza dell’arteria ristretta o bloccata. Una volta in posizione si gonfia il palloncino in modo da forzare la placca in fuori contro la parete del vaso.

Rappresentazione grafica del posizionamento di uno stent

iStock.com/blueringmedia

Viene quindi inserito uno stent (una piccola rete tubulare) per sorreggere la parete interna dell’arteria. Lo stent aiuta anche a impedire ulteriori blocchi o restringimenti del vaso.

Prevenzione

Adottare misure per controllare i fattori di rischio può aiutare o ritardare l’arteriopatia carotidea e l’ictus. Il rischio di arteriopatia carotidea aumenta in funzione del numero dei fattori di rischio del soggetto.

Saranno da intraprendere modifiche salutari dello stile di vita quali:

  • Adozione di una dieta sana. La dieta sana è una componente fondamentale di uno stile di vita salutare. Ci sono programmi come l’anglosassone DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension, approcci dietetici per fermare l’ipertensione) che promuovono l’adozione di una dieta sana.
  • Raggiungimento di un peso corporeo adeguato. Se sovrappeso od obesi, è importante collaborare con il personale sanitario per costruire un piano di dimagrimento ragionevole. Il peso forma aiuta a controllare i fattori di rischio dell’arteriopatia carotidea.
  • Attività fisica. È importante tenersi il più attivi possibili. L’attività fisica migliora la forma e la salute. Farsi consigliare dal medico tipo e quantità di esercizio corretti per il proprio stato.
  • Abolizione del fumo. Smettere di fumare. Farsi consigliare dal medico programmi e prodotti che possono aiutare a smettere.

Altre azioni che possono prevenire o ritardare l’arteriopatia carotidea includono la conoscenza della propria anamnesi famigliare rispetto a tale malattia. Ricordarsi di informare il proprio medico se qualcuno in famiglia ne ha sofferto.

Se le modifiche dello stile di vita non bastano a tenere sotto controllo i fattori di rischio, possono essere prescritti appositi farmaci. Assumere i medicinali come prescritti dal medico.

Fonti e bibliografia

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Domande e risposte
  1. Sto combattendo da mesi con le statine (il medico mi ha già prescritto Sivastin, Torvast e adesso sto provando con rosuvastatina Teva), ma temo che anche in questo caso compariranno dolori muscolari.

    Se anche queste si rivelassero un buco nell’acqua posso sostituirle con il riso rosso fermentato?

    1. Dr. Roberto Gindro

      È una valutazione che spetta al medico, per quanto riguarda la mia sfera d’azione mi permetto alcune considerazioni che spero possano aiutare:
      1. Ho speranza che con la rosuvastatina, una statina più recente, possa aggirare i problemi muscolari.
      2. Il riso rosso fermentato agisce efficacemente perché contiene una molecola che è praticamente una statina, e il fatto che sia naturale non significa che non possa a sua volta creare problemi.
      3. Il riso rosso fermentato mostra effettivamente una certa efficacia, ma per alcuni pazienti non paragonabile a quella offerta dai dosaggi più elevate delle statine tradizionali.
      4. Esistono alternative alle statine.