Brividi di freddo e con/senza febbre: cause e spiegazione

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Introduzione

I brividi sono un fenomeno che può essere sperimentato in diverse situazioni: se nella maggior parte dei casi sono conseguenti ad un’esposizione alle basse temperature, talvolta si possono presentare anche in corrispondenza di malattie febbrili o dopo una forte emozione.

Da un punto di vista fisiologico i brividi sono provocati da contrazioni irregolari e involontarie della muscolatura e spesso vengono accompagnati dal fenomeno dell’orripilazione (la cosiddetta pelle d’oca): l’erezione del bulbo pilifero che provoca la pelle d’oca è a sua volta un fenomeno che ha alla base una contrazione muscolare, quella del muscolo erettore del pelo.

I brividi rappresentano quindi l’espressione della necessità da parte del nostro organismo di aumentare la propria temperatura corporea, fenomeno che avviene grazie alla contrazione muscolare non finalizzata a un movimento; quando un muscolo si contrae sprigiona calore come effetto collaterale del consumo di energia utilizzata per compiere il lavoro muscolare. Si tratta quindi di uno dei principali meccanismi, insieme a

  • vasocostrizione periferica (restringimento dei vasi sanguigni)
  • e termogenesi chimica (produzione di calore mediante reazioni chimiche),

che il nostro organismo utilizza per produrre calore al fine di:

  • aumentare la propria temperatura
  • o mantenerla tale quando si trova esposto a temperature più basse.
Brividi senza febbre

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Brividi da febbre

I tipici brividi che si presentano in caso di febbre non sono una risposta alla temperatura ambientale, quanto piuttosto il nostro termostato endogeno che fissa un setpoint maggiore; il motivo per cui il nostro organismo in presenza di infezioni punta ad aumentare la propria temperatura è che molti dei microorganismi patogeni mal-sopportano temperature elevate e questo aiuta quindi il sistema immunitario a sconfiggere l’infezione. La febbre non andrebbe quindi stroncata sul nascere, specialmente quando inferiore ai 38°, in quanto si tratta di un meccanismo funzionale alla guarigione.

Da un punto di vista biochimico è perciò una normale risposta alle citochine circolanti che si presentano in corso di infezione o infiammazione e i brividi compaiono come una semplice conseguenza del fatto che il centro termoregolatore percepisce una temperatura inferiore a quella a cui è impostato il suo setpoint e punta a produrre calore mediante la contrazione muscolare involontaria e non finalizzata al movimento.

Brividi senza febbre

I brividi, in quanto meccanismo atto ad aumentare la temperatura corporea, possono comparire in specifiche situazioni:

  • Brividi da freddo: la causa più comune dell’insorgenza dei brividi è l’esposizione alle basse temperature. I brividi compaiono come risposta fisiologica dell’organismo che tenta di mantenere costante la propria temperatura corporea nonostante un abbassamento di quella ambientale.
  • Brividi senza febbre: Spesso si tratta di brividi che precedono l’innalzamento della temperatura corporea (febbre), ma possono anche essere causati da:
    • effetti collaterali da farmaci (comuni sono i brividi senza febbre al risveglio da un’anestesia generale),
    • conseguenza di sforzi fisici particolarmente intensi (soprattutto se condotti a temperature estreme),
    • ipotiroidismo,
    • ipoglicemia,
    • anemia severa.
  • Brividi da forti emozioni: i brividi possono comparire anche come conseguenza di forti emozioni come ad esempio una paura intensa, traumi o shock. In questo caso il meccanismo che sta alla loro origine ha poco a che fare con il centro termoregolatore ipotalamico ma è da ricercarsi piuttosto in un’iperattivazione nervosa che porta ad avere una rapida contrazione muscolare involontaria.

Principali meccanismi di adattamento della temperatura corporea

A seconda della necessità, il nostro organismo è in gradi di andare ad aumentare o diminuire la propria temperatura corporea sfruttando processi fisiologici che possono essere riassunti in quanto segue.

  • Termogenesi:
    • Con il termine termogenesi si intende la produzione di calore che viene perseguita mediante tutti quei meccanismi che il nostro corpo mette in atto per cercare di aumentare la propria temperatura. Viene innescata quando l’organismo si trova in ambienti freddi o quando viene aumentato il setpoint ipotalamico. Tra questi meccanismi adattativi troviamo:
      • Termogenesi da brivido: data dall’alternarsi di fasi di contrazione e rilasciamento muscolare.
      • Termogenesi chimica: indotta da processi metabolici che avvengono in particolari organi come il tessuto adiposo bruno, il fegato e il muscolo.
      • Vasocostrizione: ai due precedenti processi si accompagna in genere un tentativo di ridurre la dispersione del calore mediato dalla vasocostrizione periferica; la contrazione delle arteriole precapillari fa sì che il sangue venga mantenuto per la maggior parte a livello viscerale e arrivi solo in minima parte a nel letto capillare presente nel derma. In questo modo viene diminuita la dispersione del calore nell’ambiente circostante e gli organi vitali possono essere mantenuti ad una temperatura più elevata.
  • Termodispersione:
    • Mediante la termodispersione il corpo mette in atto un tentativo di disperdere calore nell’ambiente circostante al fine di abbassare la propria temperatura. Comprende una serie di adattamenti che si attivano nel momento in cui ci si trova in ambienti troppo caldi o il corpo presenta una temperatura superiore a quella che è stabilita dal proprio setpoint ipotalamico. La teromdispersione avviene mediante:

Centro termoregolatore e prostaglandine

La temperatura del nostro organismo viene mantenuta constante grazie alla presenza di un centro termoregolatore, anatomicamente localizzato a livello dell’ipotalamo (una particolare area del sistema nervoso centrale).

Alcuni neuroni presenti a questo livello sono deputati al controllo della temperatura ed impostati su un valore di riferimento (setpoint) che in condizioni normali è intorno ai 37°, con piccole differenze soggettive.

Questo “termostato” fisiologico riceve informazioni da recettori di temperatura che si trovano

  • in periferia (termocettori cutanei),
  • a livello di alcuni organi
  • e di altre aree del sistema nervoso come il midollo spinale.

Il centro termoregolatore ipotalamico è inoltre sensibile alla temperatura del sangue che lo irrora. Se attraverso queste afferenze viene percepito un eccesso di calore, o al contrario un abbassamento della temperatura, vengono messi in atto dei meccanismi adattatori che hanno lo scopo di riportare l’organismo alla temperatura stabilita dal setpoint.

Il centro termoregolatore può modificare il proprio setpoint in condizioni particolari, come ad esempio in corso di infezioni o di processi infiammatori: in queste circostanze si trovano in circolo specifici mediatori biologici (citochine), che possono andare ad aumentare la temperatura di riferimento a cui punta il nostro organismo. In altre parole il nostro termostato fisiologico può venire aumentato dai normali 37° centigradi ai 39°-40° o oltre.

Questo è esattamente ciò che accade durante un episodio febbrile: la presenza di agenti infettivi (come virus e batteri) induce le cellule del nostro sistema immunitario a rilasciare in circolo delle citochine, il particolare l’interleuchina 1 (IL-1), che determinano un innalzamento del setpoint ipotalamico di qualche grado centigrado. Il nostro centro termoregolatore percepirà di conseguenza un’incongruenza tra la temperatura registrata dai termocettori e i valori di riferimento dati dal setpoint e verranno quindi messi in atto degli adattamenti termoregolatori tra i quali rientrano anche i brividi.

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