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Introduzione

L’artrite reumatoide (AR) è una malattia infiammatoria che causa dolore, gonfiore, rigidità e perdita di funzionalità delle articolazioni. Si manifesta quando il sistema immunitario, solitamente preposto alla difesa dell’organismo da agenti estranei, rivolge le proprie armi contro le membrane che rivestono le superfici articolari.

Non si conosce con precisione la causa dell’insorgenza della malattia, ma si pensa che possa essere il risultato di predisposizione genetica, fattori ambientali ed ormonali.

I sintomi e segni caratteristici dell’artrite reumatoide sono:

  • articolazioni dolenti, calde e gonfie,
  • simmetria delle articolazioni colpite,
  • interessamento frequente del polso e delle articolazioni delle dita più vicine alla mano,
  • interessamento occasionale di altre articolazioni, come il collo, le spalle, i gomiti, le anche, le ginocchia, le caviglie e i piedi,
  • stanchezza, episodi febbrili e perdita di energia,
  • dolore e rigidità mattutine o dopo riposo protratto che durano oltre 30 minuti,
  • sintomi che persistono per diversi anni,
  • variabilità dei sintomi tra soggetti ammalati.

Il trattamento richiede una combinazione di farmaci e di automedicazione che viene personalizzata sulla base di ogni singolo paziente e della fase della malattia, che alterna periodi di riacutizzazione (peggioramento) a periodi di regressione dei disturbi. Nei casi più gravi potrebbe essere necessario ricorrere alla chirurgia.

Il decorso dell’artrite reumatoide spazia da lieve a grave: nella maggior parte dei casi la malattia è cronica, dura cioè a lungo, spesso per tutta la vita. In molti soggetti periodi di malattia relativamente blanda vengono interrotti da episodi o fiammate di peggioramento, mentre in altri si osserva un andamento dei sintomi più costante.

 

Artrite o artrosi?

Artrite e artrosi sono entrambe condizioni che interessano le articolazioni e che rientrano nella categoria delle patologie reumatiche; i sintomi sono in parte sovrapponibili,

  • dolore,
  • rigidità,
  • limitazione del movimento,

ma ben diverse sono le cause alla base delle due patologie.

L’artrite è una patologia infiammatoria che può insorgere a qualsiasi età, l’artrosi è invece una malattia degenerativa tipica della seconda metà della vita.

Esistono numerose forme di artrite, tra cui

ma nel presente articolo ci concentreremo sull’artrite reumatoide, che ha diverse caratteristiche peculiari rispetto ad altri tipi di artrite, per esempio:

  • si manifesta tipicamente in modo simmetrico, se colpisce una mano anche l’altra ne è interessata,
  • attacca l’articolazione del polso e quelle delle dita più vicine alla mano,
  • può interessare altre parti del corpo oltre alle articolazioni.
  • In aggiunta, chi è affetto dalla malattia può riferire stanchezza, febbre occasionale e una perdita di energia.

 

Immagine che mostra la deformazione delle dita indotta dall'artrite reumatoide

iStock.com/chaowalit407

Causa

L’artrite reumatoide è principalmente una malattia delle articolazioni; interessa circa 400 mila pazienti in Italia, indicativamente 1 persona su 200 con maggior diffusione nella popolazione femminile (il rapporto verso gli uomini è di 4 a 1).

L’articolazione è il punto in cui due o più ossa entrano in contatto. Con poche eccezioni (per esempio, il cranio e la pelvi), le articolazioni sono fatte in modo da permettere movimenti tra ossa e da assorbire shock provocati da azioni come camminare o gesti ripetitivi. Le estremità di un osso sono ricoperte da un tessuto resistente ed elastico, chiamato cartilagine. L’articolazione è circondata da una capsula che assicura protezione e sostegno. La capsula articolare è allineata con un tipo di tessuto, la sinovia, che secerne il liquido sinoviale, una sostanza trasparente che lubrifica e nutre la cartilagine e le ossa all’interno della capsula.

Come molte altre patologie reumatiche, l’AR è una malattia autoimmune; la dizione origina dal fatto che il sistema immunitario del soggetto, preposto in condizioni normali alla difesa del corpo da infezioni e malattie, attacca per motivi ignoti i propri tessuti articolari. I leucociti (i globuli bianchi del sangue), che sono l’espressione cellulare del sistema immunitario, raggiungono la sinovia e ne causano l’infiammazione (sinovite), che si manifesta con

  • calore,
  • rossore,
  • gonfiore
  • e dolore,

la sintomatologia tipica dell’artrite reumatoide.

Durante il processo infiammatorio la sinovia, sottile in condizioni normali, si ispessisce e fa gonfiare l’articolazione, rendendola molle e talvolta calda al tocco.

Con il progredire della malattia la sinovia infiammata invade e distrugge cartilagine e osso all’interno dell’articolazione. L’apparato di sostegno e stabilizzazione dell’articolazione, quindi muscoli, legamenti e tendini circostanti, si indebolisce e non riesce più ad assolvere la propria funzione. Questi effetti determinano il dolore e il danno articolare spesso riscontrati nell’artrite reumatoide. Chi studia l’artrite reumatoide attualmente ritiene che il danno osseo inizi durante il primo o il secondo anno di malattia, che è uno dei motivi per cui diagnosi e trattamento precoci sono così importanti.

Fattori di rischio

Non sono ancora del tutto chiari i motivi per cui nell’artrite reumatoide il sistema immunitario attacchi i propri tessuti, ma negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha iniziato a mettere insieme i fattori implicati.

Fattori genetici (ereditari): è stato scoperto che alcuni geni, noti per il proprio ruolo nel sistema immunitario, sono associati alla tendenza a sviluppare l’artrite reumatoide. Per i geni correlati, la frequenza dei singoli geni “rischiosi” è solo leggermente maggiore nei soggetti con artrite reumatoide rispetto ai controlli sani. In altre parole, individualmente un gene di per sé comporta solo un rischio relativamente piccolo di malattia. Alcuni individui con questi geni non sviluppano mai la malattia. Queste osservazioni suggeriscono che benché il corredo genetico giochi un ruolo importante nel determinare il possibile sviluppo della malattia, non sia l’unico fattore coinvolto. È invece chiaro che sono tanti i geni coinvolti nel determinare se una persona svilupperà la malattia, nonché la sua gravità.

Fattori ambientali: molti ricercatori pensano che ci debba essere un evento scatenante per attivare la malattia in persone geneticamente predisposte all’artrite reumatoide. Sono stati proposti vari fattori, ma non è stato identificato un agente specifico.

Altro: alcuni pensano che entrino in gioco anche fattori ormonali e quest’ipotesi deriva dall’osservazione che:

  • Le donne sono più a rischio degli uomini.
  • La malattia può migliorare in gravidanza per poi riacutizzarsi dopo.
  • Anche l’allattamento al seno può peggiorare la malattia.
  • L’impiego di farmaci anticoncezionali può aumentare il rischio di sviluppare la patologia.

Questo sembra indicare che gli ormoni, o l’eventuale carenza o variazione di alcuni, possano favorire la progressione della malattia in persone geneticamente predisposte, esposte a fattori scatenanti ambientali.

Anche se mancano certezze definitive, una cosa è sicura: l’artrite reumatoide è la risultante dell’interazione di più fattori.

Sintomi

I sintomi spesso si sviluppano gradualmente nell’arco di diverse settimane, ma alcuni casi possono progredire rapidamente nell’arco di giorni.

I sintomi principali dell’artrite reumatoide sono

  • il dolore,
  • il gonfiore
  • e la rigidità articolare.

Può causare anche sintomi di carattere più generale e infiammazioni di altre parti del corpo.

I sintomi variano da soggetto a soggetto. Vanno e vengono e possono cambiare nel tempo. Ci possono essere episodi acuti quando le condizioni si deteriorano e i sintomi sono più intensi.

Sintomi a carico delle articolazioni

L’artrite reumatoide colpisce principalmente le articolazioni. Può causare problemi a qualunque articolazione, anche se spesso le prime a essere interessate sono le piccole articolazioni delle mani e dei piedi.

Tipicamente, la malattia interessa le articolazioni simmetricamente (ambedue i lati, con la stessa intensità e contemporaneamente), anche se non è sempre così.

I sintomi principali a carico delle articolazioni sono:

  • Dolore: Il dolore articolare associato con l’artrite reumatoide è tipicamente descritto come lancinante e acuto. Spesso, è più intenso al mattino e dopo un periodo di inattività.
  • Rigidità: Le articolazioni colpite dall’artrite reumatoide possono risultare rigide. Per esempio, quando sono interessate le mani, può non essere possibile piegare completamente le dita o chiudere la mano a pugno. Come il dolore articolare, la rigidità è in genere più grave al mattino o dopo inattività. La rigidità mattutina associata con un’altra forma di artrite, l’osteoartrite, in genere scompare dopo circa mezz’ora dal risveglio, mentre quella legata all’artrite reumatoide dura tipicamente più a lungo.
  • Gonfiore, calore e rossore: Le superfici articolari colpite dall’artrite reumatoide si infiammano, provocando così il gonfiore dell’articolazione, che diventa calda e dolente al tocco. In alcuni soggetti, il gonfiore assume un carattere sodo, determinando i cosiddetti noduli reumatoidi, formazioni che si sviluppano sotto la pelle intorno alle articolazioni ammalate.

Altri sintomi

Oltre ai problemi articolari, alcuni pazienti con artrite reumatoide vanno incontro a sintomi più generali, quali:

L’infiammazione associata con l’artrite reumatoide può talvolta originare problemi in altre parti del corpo:

Complicazioni

L’evoluzione dell’artrite reumatoide varia da soggetto a soggetto. Alcuni pazienti hanno forme lievi o moderate, con periodi di peggioramento, o riacutizzazioni, e periodi in cui stanno meglio, le remissioni. Altri sono affetti da forme gravi della malattia, quasi sempre attiva; l’artrite dura per svariati anni o per tutta la vita e determina danni articolari e disabilità gravi.

Benché l’artrite reumatoide sia principalmente una patologia articolare, i suoi effetti non sono solo fisici. Molti soggetti vanno incontro a problemi come:

La malattia può colpire praticamente qualunque componente della vita di una persona, dal lavoro alla vita famigliare. Può anche interferire con le gioie e le responsabilità della vita famigliare e ostacolare progettualità rispetto alla procreazione.

Fortunatamente, le attuali strategie di trattamento consentono a molti soggetti con la malattia di condurre una vita attiva e produttiva. Queste strategie includono antidolorifici e terapie che rallentano i danni articolari, un equilibrio tra riposo ed esercizio, e programmi di educazione e sostegno del paziente. Negli ultimi anni, la ricerca ha fornito nuove chiavi di lettura della malattia e ha aumentato le probabilità di reperire nel prossimo futuro modi anche migliori di trattare la malattia.

Alcuni soggetti con artrite reumatoide hanno anche sintomi non articolari. Molti pazienti sviluppano un’anemia o una ridotta produzione di globuli rossi. Meno frequentemente, i malati hanno dolore del collo e secchezza degli occhi e della bocca. In alcuni pazienti, infine, si osservano:

Diagnosi

L’artrite reumatoide può essere difficile da diagnosticare nei suoi primi stadi per diverse ragioni:

  • Non esiste un singolo esame per la malattia.
  • I sintomi variano tra un paziente e l’altro e possono essere più intensi in alcuni soggetti; possono essere indistinguibili da quelli di altri tipi di artrite e affezioni articolari. Può quindi essere necessario un po’ di tempo per escludere altre condizioni.
  • La gamma completa dei sintomi si sviluppa gradualmente e, soprattutto nei primi stadi, questi possono essere modesti.

Lo specialista che si occupa della patologia è il medico reumatologo.

Anamnesi

Il medico inizia chiedendo al paziente una descrizione dei sintomi, le modalità e i tempi di insorgenza, nonché il loro decorso nel tempo. Il medico ricostruirà anche la storia medica complessiva del paziente e dei consanguinei, informandosi anche di eventuali terapie in corso.

Rispondere con precisione a queste domande è di aiuto alla diagnosi e all’inquadramento dell’impatto della malattia sulla vita del soggetto.

Esame obiettivo

Il medico esamina i riflessi e la salute complessiva del soggetto, inclusa la forza muscolare. Ispezionerà le articolazioni sintomatiche e osserverà come il paziente è in grado di camminare, chinarsi e condurre le attività quotidiane. Ispezionerà anche la pelle alla ricerca di eruzioni e ausculterà il torace nell’eventualità di infiammazioni polmonari.

Esami di laboratorio

Esistono vari esami di laboratorio utili a confermare la diagnosi di artrite reumatoide, ma i più rilevanti sono:

  • Fattore reumatoide (Reuma test): si tratta di un anticorpo presente nel sangue della maggior parte dei soggetti con artrite reumatoide (l’anticorpo è una speciale proteina prodotta dal sistema immunitaria, normalmente per combattere sostanze estranee). Non tutti i soggetti sono positivi a questo test e alcune persone positive non svilupperanno mai la malattia. Il fattore reumatoide può essere positivo anche in altre malattie tuttavia, un fattore reumatoide positivo in un soggetto con sintomi coerenti con l’artrite reumatoide, può essere utile per confermare la diagnosi. Inoltre, livelli alti di fattore reumatoide sono associati con le forme di artrite reumatoide più gravi.
  • Anticorpi anti-CCP; questo esame ematico rileva anticorpi anti-citrullina (anti-CCP). È positivo in molti soggetti con AR; può risultare positivo anche molti anni prima che si sviluppi la malattia. Impiegato in combinazione con il fattore reumatoide, dà risultati preziosi per la diagnosi.
  • Altri esami. Altri esami di laboratorio comuni, come la conta leucocitaria (numero dei globuli bianchi), l’emocromo per l’anemia (frequente nei soggetti colpiti), la velocità di eritro-sedimentazione (VES) e la proteina C reattiva (PCR), indicative di processi infiammatori in atto, sono validi ausili sia nel porre la diagnosi che nel monitorare la malattia e la risposta alla terapia antinfiammatoria.

Esami di imaging

Le radiografie sono utili per valutare il grado di distruzione articolare.

Non hanno utilità negli stadi iniziali dell’artrite reumatoide, quando il danno osseo non è evidente; possono però servire a escludere altre cause di dolore articolare. Successivamente, diventano rilevanti per monitorare la progressione della malattia.

Cura

Ci sono vari approcci terapeutici per l’artrite reumatoide. Vengono usati in varie combinazioni e in momenti diversi della malattia e vengono scelti in base alla situazione del singolo paziente.

A prescindere dal trattamento identificato, comunque, lo scopo è sempre lo stesso:

  • alleviare il dolore,
  • ridurre l’infiammazione,
  • rallentare o fermare il danno articolare
  • e migliorare livello di benessere e capacità funzionale del paziente.

Un trattamento efficace richiede un rapporto di fiducia tra medico e paziente, al fine di garantire che i programmi di gestione dell’attività fisica e del dolore siano erogati come necessario e che i farmaci siano prescritti adeguatamente. È anche un sostegno fondamentale per i soggetti che devono prendere decisioni sulla chirurgia.

Gli approcci terapeutici attuali prevedono:

  • stile di vita
  • farmaci
  • chirurgia
  • monitoraggio e cure continui.

Stile di vita

Alcune attività possono essere di ausilio nel migliorare le capacità di un soggetto di funzionare autonomamente e mantenere un atteggiamento positivo.

Riposo ed esercizio: Il paziente con artrite reumatoide ha bisogno di un giusto equilibrio tra riposo ed esercizio: prevalenza del riposo quando la malattia è attiva, prevalenza dell’esercizio quando non lo è. Il riposo aiuta a ridurre l’infiammazione articolare attiva e il dolore, oltre a essere un antidoto per la stanchezza. La durata del riposo varia secondo il soggetto; in genere, riposini frequenti sono comunque più efficaci di lunghi periodi di allettamento.

L’esercizio è importante anche per mantenere i muscoli sani e forti, salvaguardando la mobilità articolare e mantenendo la flessibilità. L’esercizio può aiutare a dormire meglio, ridurre il dolore, mantenere un’attitudine positiva e un peso corporeo nei limiti. I programmi di esercizio dovranno tener conto di capacità fisiche individuali, limiti e bisogni che cambiano nel tempo.

Cura delle articolazioni: In alcuni soggetti l’impiego temporaneo di stecche intorno ad articolazioni sofferenti riduce il dolore e il gonfiore grazie all’azione di sostegno e messa a riposo esercitata dalle stecche. Sono usate soprattutto sui polsi e sulle mani, ma anche su caviglie e piedi. La scelta di una stecca e la verifica della sua adeguatezza possono essere fatte da un medico, da un fisioterapista o da un terapista occupazionale. Lo stress sulle articolazioni può essere ridotto anche tramite dispositivi di auto-aiuto (come tira-cerniere, calzascarpe con manici lunghi), ausili per alzarsi e sedersi da sedie, water e letto, e modifiche delle modalità con cui il soggetto porta avanti il suo quotidiano.

Riduzione dello stress: Il soggetto affetto da artrite reumatoide affronta difficoltà emozionali oltre che fisiche. I sentimenti di paura, rabbia e frustrazione, percepiti a causa della malattia, uniti a un qualunque stimolo doloroso o a una limitazione fisica possono aumentare il livello di stress. Benché non ci siano dati certi sul fatto che lo stress giochi un ruolo nel causare la malattia, può renderne più difficile l’accettazione. Lo stress può anche influenzare la quantità di dolore percepito dal malato. Ci sono varie tecniche efficaci per gestire lo stress. Periodi di riposo regolari possono aiutare, come pure gli esercizi di rilassamento, distrazione o visualizzazione. I programmi di esercizio, la partecipazione a gruppi di sostegno e una buona comunicazione con il team sanitario sono altri modi di ridurre lo stress.

Dieta: Con l’eccezione di diversi tipi specifici di olio, non ci sono dati certi sul fatto che cibi o nutrienti aiutino o danneggino un soggetto con artrite reumatoide, ma una dieta globalmente equilibrata con una quantità adeguata, ma non eccessiva, di calorie, proteine e calcio è importante. Alcuni pazienti devono fare attenzione all’alcol a causa della terapia farmacologica. I soggetti che assumono metotrexate possono doversi astenere completamente dall’alcol perché tra gli effetti collaterali più gravi dell’uso prolungato del farmaco c’è la tossicità epatica. Uno studio condotto su circa 170000 pazienti ha mostrato un potenziale collegamento tra la dieta mediterranea e una riduzione del rischio di sviluppo di artrite reumatoide. Da un punto di vista più generale, un corretto approccio dietetico permette di ridurre il rischio di sviluppo di malattie croniche cardiovascolari, tra cui l’obesità, spesso rilevabili in pazienti affetti da artrite reumatoide.

Clima: In alcuni casi, l’artrite tende a peggiorare quando il tempo cambia bruscamente, ma non ci sono certezze sulla possibile azione di prevenzione o riduzione degli effetti della malattia esercitata da condizioni meteorologiche specifiche. Spostarsi in un posto con un clima diverso in genere non fa differenza a lungo termine sul decorso della malattia.

Farmaci

La maggior parte dei pazienti assume farmaci. Alcuni medicinali (analgesici) vengono usati solo per alleviare il dolore; altri, come i corticosteroidi e i FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei), per ridurre l’infiammazione.

Altri ancora, spesso indicati con l’acronimo DMARDs (dall’inglese disease-modifying antirheumatic drugs, ossia farmaci antireumatici che modificano l’andamento della malattia), sono impiegati per cercare di rallentare il decorso della malattia. Tra i DMARDs, ci sono idrossiclorochina, leflunomide, metotrexate e sulfasalazina. Altri DMARDS, anche detti modificatori della risposta biologica, sono indicati nei soggetti con le forme più gravi.

Sono farmaci messi a punto geneticamente che aiutano a ridurre l’infiammazione e il danno strutturale alle articolazioni interrompendo la cascata di eventi alla base del processo infiammatorio. Attualmente, diversi modificatori della risposta biologica (anticorpi monoclonali) sono approvati per il trattamento dell’artrite reumatoide, tra cui abatacept, adalimumab, anakinra, certolizumab, etanercept, golimumab, infliximab, rituximab e tocilizumab.

Di recente introduzione nel nostro Paese ricordiamo infine il barcitinib, una molecola in grado di contrastare a livello cellulare le proteine pro-infiammatorie; formulato in compresse e da assumere una volta al giorno, il farmaco rappresenta a oggi un’alternativa ai biologici per quei pazienti che per qualche ragione non siano adatti alla loro somministrazione.

Per molti anni gli specialisti erano soliti iniziare la terapia con l’aspirina o altri antinfiammatori per l’artrite reumatoide, aspettando che la malattia peggiorasse prima di somministrare farmaci più potenti. Nelle ultime decadi questo approccio terapeutico è cambiato, perché la ricerca ha dimostrato che il trattamento precoce con medicinali più potenti e l’impiego di combinazioni rispetto a un farmaco solo possono risultare più efficaci nel ridurre o prevenire il danno articolare. Un paziente con sintomi di artrite reumatoide persistenti dovrà consultare un medico esperto della malattia e del suo trattamento per ridurre il rischio di danni.

Molti medicinali che aiutano a ridurre la malattia nell’artrite reumatoide agiscono riducendo l’infiammazione che può causare dolore e danni articolari. Tuttavia, in alcune circostanze, l’infiammazione è uno dei meccanismi usati dall’organismo per mantenersi sano; è per esempio necessaria per combattere le infezioni e forse per arrestare la crescita di un tumore. È difficile stimare il rischio derivato dal trattamento perché infezioni e tumori possono insorgere in soggetti con artrite reumatoide non in trattamento, e forse anche più frequentemente che nei soggetti sani. Attenzione e vigilanza sono comunque giustificate.

Chirurgia

Sono disponibili vari approcci chirurgici per i pazienti con gravi danni articolari. Lo scopo principale di queste procedure è la riduzione del dolore, il miglioramento funzionale delle articolazioni colpite e delle capacità di eseguire le attività giornaliere. La chirurgia non è indicata in tutti i casi, e la decisione di ricorrervi dovrà essere presa solo dopo un’attenta valutazione medico-paziente. Dovranno discutere insieme le condizioni generali di salute del paziente, quelle dell’articolazione o del tendine che subiranno l’intervento, i motivi e i rischi-benefici della procedura chirurgica. Anche il costo potrà incidere nella valutazione.

Monitoraggio e cure continui

Un’attenzione medica regolare è importare per monitorare il decorso della malattia, determinare l’efficacia ed eventuali effetti negativi dei farmaci e cambiare le terapie al bisogno. Il monitoraggio richiede tipicamente visite mediche regolari. Può includere anche esami del sangue e delle urine, altri esami di laboratorio e raggi X.

Il soggetto con artrite reumatoide può voler affrontare la prevenzione dell’osteoporosi con il medico come parte della propria cura a lungo termine. L’osteoporosi è una condizione in cui le ossa diventano deboli e fragili. L’artrite reumatoide aumenta il rischio di sviluppare osteoporosi sia negli uomini che nelle donne, soprattutto se in trattamento con corticosteroidi. Questi pazienti dovranno valutare con i propri medici i possibili benefici di integratori di calcio e vitamina D o di altri trattamenti per l’osteoporosi.

Terapie alternative e complementari

Sono stati suggeriti diete speciali, supplementi vitaminici e altri approcci alternativi per il trattamento dell’artrite reumatoide. La ricerca scientifica ha dimostrato che alcuni di questi, per esempio supplementi a base di olio di pesce, possono contribuire a ridurre l’infiammazione articolare. Perlopiù, però, o non sono stati eseguiti studi scientifici controllati o non stati identificati benefici particolari per queste terapie.

Come per qualunque altro trattamento il paziente dovrà discutere con il medico benefici e limiti prima di iniziare un’alternativa o un nuovo tipo di terapia. Se il medico ritiene l’approccio valido e non pericoloso, l’alternativa potrà far parte del piano terapeutico del soggetto. È comunque importante non trascurare le cure mediche tradizionali.

Fonti e bibliografia

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Domande e risposte
  1. L’AR inficia la fertilità femminile? E quella maschile?

    1. Dr. Roberto Gindro

      No, in entrambi i casi nessuna riduzione della fertilità.
      Va tuttavia notato che alcuni farmaci usati per la gestione di questa patologia (ad esempio il metotrexato) possono causare problemi in caso di concepimento (sia se usati dalla donna che dall’uomo), quindi quando si decide di iniziare la ricerca la terapia va attentamente valutata con ginecologo e reumatologo.

      Sottolineo infine che spesso le donne in gravidanza vanno incontro a una riduzione dei sintomi causati dall’artrite reumatoide.

  2. Cosa ne pensa del protocollo Coimbra?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Non ho mai approfondito a dovere, ma mi sembra che al momento non ci sia alcuna letteratura scientifica di supporto; quando si vedono integrazioni vitaminiche miracolose per numerose malattie ritengo infine che ci si dovrebbero approcciare al protocollo con un pizzico di sano scetticismo.

  3. C’è differenza tra artrite reumatoide e osteoartrite?

    1. Dr. Roberto Gindro

      L’artrite reumatoide è una patologia autoimmune, causata cioè da un’attivazione errata del sistema immunitario verso le articolazioni, l’osteoartrite (artrosi) è una malattia dovuta all’usura delle cartilagini nel tempo.