Febbre suina (Influenza A) : sintomi, prevenzione e cura

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Cos’è l’influenza suina

Influenza suina (swine flu) è il termine con cui ci si riferisce ai casi di influenza causati da un virus tipico dei suini, con riferimento in particolare al ceppo H1N1. Il virus si trasmette difficilmente dal suino all’uomo, ma nel 2009 si è verificata una pandemia che ha interessato circa 80 Paesi a livello mondiale.

Una pandemia è un’epidemia la cui diffusione interessa diverse aree del mondo, con un elevato numero di casi gravi ed una mortalità elevata. L’OMS aveva comunque considerato il virus responsabile associato a un rischio moderato, ossia definito dalle seguenti caratteristiche:

  1. La maggior parte delle persone guariscono senza necessità di ospedalizzazione
  2. La severità degli episodi registrati nei diversi Paesi combacia con quelli registrati annualmente a causa dell’influenza stagionale
  3. Ospedali e strutture sanitarie riescono a gestire in tranquillità le richieste di assistenza.

Il vero pericolo potenziale è il rischio di una mutazione che possa causare un aumento di mortalità e severità dei sintomi.

Fino al 2009 in letteratura erano solo sporadicamente stati segnalati contagi suino-uomo: i sintomi si presentavano nell’uomo simili alla tradizionale influenza, ma la casistica riporta anche casi più estremi in entrambi i sensi, come

  • soggetti asintomatici
  • e soggetti deceduti per complicazione insorte a causa dell’influenza, come la polmonite.

È stata avanzata l’ipotesi che il paziente 0, il primo ad aver manifestato i sintomi di quella che si è poi trasformata nella pandemia del 2009, sia stato un bambino di 4 anni (Edgar), residente in piccolo paesino di 3000 persone (La Gloria); i concittadini di Edgar, ammalatosi i primi giorni di aprile, sono convinti che la causa vada ricercata nell’allevamento locale di maiali, uno dei più grandi del mondo e di proprietà di una azienda statunitense. Nonostante le vibranti proteste che si sono susseguite in passato a causa di cattivi odori e scarsa igiene, l’allevamento incriminato potrebbe aver contaminato, a detta degli abitanti, le acque e l’aria.

Generalmente l’uomo viene contagiato direttamente dall’animale infetto, ma si ipotizzano casi di contagio a causa dell’ambiente che aveva ospitato maiali infetti. Il contagio uomo-uomo era possibile, ma molto raro e circoscritto a particolari circostanze.

Al momento si ritiene che non sia possibile il contagio con il consumo di carne infetta, perché il virus non sopravvive alle temperature superiori ai 70° tipiche della cottura (ed inoltre l’Italia non importa da almeno 10 anni carne suina dal Messico), mentre tra uomini il contagio può essere facilitato dagli stessi fattori di rischio dell’influenza tradizionale: strette di mano, starnuti, luoghi chiusi ed affollati, … Si tratta di un virus molto sensibile e in ogni caso non è più presente nei salumi, anche se crudi.

La società italiana di ginecologia ed ostetricia ha all’epoca precisato che le donne in gravidanza possono tranquillamente ricorrere alle terapie antivirali disponibili, assolutamente sicure anche per il feto, in caso di sintomi sospetti. Si consiglia quindi di rivolgersi prontamente al ginecologo in caso di dubbi, in modo da valutare la possibilità di ricorrere ad una terapia preventiva  in caso di sintomi sospetti, anche perché secondo recenti ricerche sembra che le donne incinte  (in particolare nel secondo e terzo trimestre) siano maggiormente esposte al rischio di complicazioni gravi.

Donna con mascherina e, a fianco, la scritta "influenza suina".

Shutterstock/Paul Binet

Trasmissione

L’influenza suina si trasmette come la tradizionale influenza attraverso il passaggio di minuscole gocce di saliva durante starnuti, tosse o mentre si parla; tra uomini il contagio può essere facilitato dagli stessi fattori di rischio dell’influenza tradizionale: strette di mano, starnuti, luoghi chiusi ed affollati. mantenere una distanza di circa 1 m nei contatti interpersonali è di norma sufficiente per prevenire la trasmissione dell’influenza (17.Glass RJ et al. Targeted social distancing design for pandemic influenza. EmergInfect Dis 2006; 12:1671-81)

Si sa per certo inoltre che la trasmissione possa avvenire per via indiretta, per esempio attraverso il contatto con mani contaminate da secrezioni respiratorie.

Non è possibile contrarre l’influenza con il consumo di carne di maiale, anche perché la cottura a temperature superiori a 70° è sufficiente a rendere il virus inoffensivo (che peraltro risulta non più presente nei salumi, anche crudi, sottoposti ad essiccazione e maturazione).

La persona infetta  è contagiosa da qualche giorno prima della comparsa dei sintomi e per altri 4-5 giorni. Alcune categorie, bambini sopratutto, possono rimanere contagiosi anche per 10 giorni o più.

Si stima che ogni nuovo malato sia in grado di infettare 1.5 persone nei tre giorni precedenti alla comparsa di febbre, tosse e degli altri sintomi della febbre suina; questa è la ragione dell’altissimo tasso di diffusione che sta manifestando il virus della nuova influenza.

Sintomi

Questa forma influenzale è generalmente piuttosto blanda e si esaurisce benignamente nella maggior parte dei casi con 4 giorni a letto.

Il periodo di incubazione è di norma di alcuni giorni, mentre eccezionalmente può ridursi fino a 24 ore.

I sintomi della febbre suina sono gli stessi sintomi dell’influenza tradizionale:

È peraltro possibile contrarre l’influenza in forma asintomatica, ossia non presentando alcun sintomo.

Influenza suina e bambini

Nei bambini più piccoli, incapaci di descrivere i sintomi, questi si possono manifestare con

  • irritabilità,
  • pianto,
  • mancanza di appetito (inappetenza).

Nel lattante l’influenza è spesso accompagnata da vomito, diarrea e solo eccezionalmente febbre.

Pericoli

Per quella che è l’esperienza storica attuale la malattia non considerata pericolosa, anche se la mutazione responsabile della pandemia del 2009 ha causato diverse morti nel mondo per complicazioni (anche se tipicamente in regioni afflitte da scarse risorse mediche).

Nel complesso è opinione diffusa che questa forma influenzale sia particolarmente contagiosa, ma scarsamente aggressiva per quanto riguarda sintomi ed esito.

Quando rivolgersi al medico

Si consiglia di rivolgersi al Pronto Soccorso se il malato presenta uno o più dei seguenti sintomi:

Cura e terapia

Prima ancora di valutare se e quali farmaci utilizzare è necessario pensare a bere abbondantemente liquidi non alcolici per evitare la disidratazione; al pari degli antibiotici (articolo influenza ed antibiotici) nella maggior parte dei pazienti non si rende necessario l’uso di farmaci specifici (antivirali come il Tamiflu®), ma può essere utile avvalersi di farmaci da banco per contrastare la febbre e diminuire la sensazione di dolore diffuso: è molto importante che l’aspirina (acido acetilsalicilico) non sia usata in bambini e ragazzi al di sotto dei 18 anni per evitare lo sviluppo della sindrome di Reye, possono invece essere usate sostanze come il paracetamolo (ad esempio Tachipirina®) o l’ibuprofene (ad esempio Moment®), entrambi acquistabili senza ricetta medica e farmaci di prima scelta anche per gli adulti.

Nei bambini con 5 anni o meno non vanno mai somministrati farmaci se non prescritti dal pediatra, mentre l’approccio terapeutico migliore per i bambini al di sotto dei 2 anni prima della visita medica è l’uso regolare di un umidificatore e l’aspirazione del muco dal naso con gli appositi aspiratori.

Nel 2009 il Ministero della Sanità ha diffuso le linee guida per gli operatori sanitari che illustrano nel dettaglio i criteri di scelta ed i protocolli per la profilassi ed il trattamento dei casi di influenza A. Di seguito le principali considerazioni:

  • Le future necessità potrebbero essere maggiori delle attuali, è quindi indispensabile valutare criticamente caso per caso senza procedere sistematicamente all’uso degli antivirali.
  • Il vaccino non garantirà l’immunità.
  • Bambini con più di 2 anni, adolescenti ed adulti non necessitano di norma alcuna terapia antivirale, in quanto l’influenza A si è dimostrata essere autolimitante.
  • Nelle persone anziane, ossia con più di 65 anni, è invece consigliabile valutare attentamente la situazione clinica per decidere se ricorrere o meno a farmaci antivirali, sopratutto nei soggetti a forte rischio di complicanze (bambini con meno di 2 anni, malattie polmonari, cardiovascolari ma non gli ipertesi, diabetici, HIV, …).
  • Il trattamento è sempre raccomandato nelle donne in gravidanza, negli asmatici, negli obesi con Indice di Massa Corporea superiore a 30.
  • Anche in allattamento è possibile l’utilizzo dei farmaci antivirali, poichè i vantaggi per il lattante sono superiori ai trascurabili rischi.
  • Il trattamento, quando deciso, dev’essere iniziato il prima possibile e portato sempre a termine a meno di effetti collaterali.
  • Il ciclo completo prevede 5 giorni di terapia, 2 somministrazioni al giorni (cioè ogni 12 ore) qualsiasi sia il farmaco scelto (Oseltamivir o Zanamivir, cioè Tamiflu® o Relenza®).
  • La durata del trattamento preventivo è invece di 10 giorni, sempre con doppia somministrazione giornaliera, dal momento dell’ultima esposizione.

I medici di famiglia consigliano in un documento pubblicato sul sito ufficiale, in caso di contagio, di:

  1. non recarsi al Pronto Soccorso, in ambulatorio od in farmacia, ma contattare preventivamente per via telefonica il proprio medico,
  2. evitare di uscire da casa,
  3. restare sempre nello stesso locale,
  4. avere contatti con un’unica persona,
  5. evitare qualsiasi contatto non strettamente necessari con altre persone, in particolar modo con bambini e donne in stato di gravidanza,
  6. coprire bocca e naso con fazzoletto di carta in caso di tosse o starnuti,
  7. smaltire i fazzoletti in sacchetti chiusi immediatamente dopo l’uso,
  8. se possibile usare un bagno diverso dagli altri membri della famiglia,
  9. restare volontariamente isolati (da scuola o dal lavoro) per almeno 24 ore dalla scomparsa della febbre

È invece importante che chi convive in casa con un malato:

  1. provveda ad arieggiare frequentemente gli ambienti;
  2. si lavi accuratamente e spesso le mani con acqua calda e sapone e sopratutto dopo ogni contatto con il malato;
  3. eviti per quanto possibile il contatto diretto con le secrezioni e del malato; a seguito di eventuali contatti procedere a lavarsi le mani o le altre parti del corpo, cambiare gli indumenti e lavarli come di consueto;
  4. evitare di portare le mani a contatto con occhi, naso e bocca;
  5. fare uso di guanti usa e getta per la pulizia dei materiali usati dal malato e lavarsi comunque le mani dopo l’intervento;
  6. prima di riutilizzare asciugamani, posateria, bicchieri, indumenti, lenzuola, coperte e federe usate dal malato è necessario lavarli a caldo, idealmente a temperatura superiore a 70°;

Per quanto riguarda i farmaci secondo l’Oms il virus della febbre suina non sarebbe sensibile a tutti i farmaci antivirali: sembra resistente all’amatadina e alla rimantidina e sensibile all’Oseltamivir (Tamiflu®) e Zanamivir (Relenza®).

Non esistono farmaci preventivi e non è di alcuna utilità l’utilizzo di antibiotici (come riferito erroneamente da alcuni giornali parlando di Oseltamivir e Zanamivir, che sono antivirali).

Prevenzione

Il vaccino in Italia è stato innanzi tutto offerto alle seguenti categorie di persone in ordine di priorità:

  • personale sanitario, medici ed infermieri, per garantire l’assistenza sanitaria(al momento restano probabilmente escluse le strutture private), forze di pubblica sicurezza e protezione civile, personale delle Amministrazioni, Enti e Società che assicurano i servizi pubblici essenziali(acqua, energia, telecomunicazioni, rifiuti, etc), i donatori di sangue periodici;
  • donne al secondo o al terzo trimestre di gravidanza;
  • soggetti a maggior rischio di complicanze, ossia malati affetti da patologie croniche gravi, tra i 6 mesi ed i 65 anni;
  • bambini di età superiore ai 6 mesi che frequentano l’asilo nido e bambini istituzionalizzati;
  • persone di età compresa tra 6 mesi e 17 anni;
  • persone tra i 18 e 27 anni.

Il vaccino per la nuova influenza suina prevede una sola dose (mentre per i bambini con 9 anni o meno ne sono necessarie 2) ed i test ne hanno dimostrato l’effetto entro 10 giorni dalla inoculazione.

Il vaccino non garantisce ovviamente l’immunità al 100%.

In caso di necessità di recarsi in Paesi endemici si raccomanda di:

  1. Coprire bocca e naso con un fazzoletto di carta quando si starnutisce gettandolo poi immediatamente,
  2. evitare luoghi affollati e manifestazioni di massa,
  3. Aerare spesso gli ambienti in cui si soggiorna,
  4. non portare le mani a contatto con le mucose con occhi, naso e bocca,
  5. lavarsi spesso le mani,
  6. usare una mascherina a maglie fini (mascherina industriale),
  7. isolamento volontario da soggetti con sintomatologia influenzale,
  8. in caso di temperatura corporea maggiore di 38 ° C, tosse, mal di gola,malessere, rivolgersi ad un medico,
  9. non considerare sufficiente il vaccino antinfluenzale tradizionale.

Nell’anno della pandemia (2009) si consigliava ai viaggiatori di ritorno dai Paesi colpiti:

  • valutare eventuali sintomi nei successivi 7-10 giorni al ritorno,
  • in caso di sintomi influenzali è necessario chiedere immediatamente assistenza medica,
  • coprire naso e bocca con un fazzoletto quando si starnutisce,
  • buttare il fazzoletto dopo l’uso.

Gravidanza

La società italiana di ginecologia ed ostetricia tranquillizza le donne in gravidanza spiegando che le terapie antivirali disponibili sono assolutamente sicure anche per il feto.

Si consiglia in ogni caso di rivolgersi prontamente al ginecologo in presenza di dubbi, in modo da valutare la possibilità di ricorrere ad una terapia preventiva in presenza di sintomi sospetti, anche perché secondo recenti ricerche sembra che le donne incinte siano maggiormente esposte al rischio di complicazioni gravi.

Il momento più pericoloso in caso di infezione da nuova influenza sembra essere il secondo ed il terzo trimestre di gravidanza, anche perché le donne incinte si rivelano essere facile bersaglio del virus dell’influenza suina; come in tutti i pazienti a rischio, anche le donne in gravidanza possono e devono ricorrere dietro parere medico al trattamento, anche preventivo, con antivirali. Al momento esistono maggiori studi relativi all’uso in gravidanza dell’oseltamvir rispetto allo zanamivirir, quindi il primo è da preferire (fonte Gravidanza e nuova influenza, Canadian Medical Association Journal).

Entrambi i farmaci sono inoltre indicati anche in caso di allattamento al seno, perché solo piccole ed innocue quantità passano nel latte materno.

Fonti e bibliografia

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Domande e risposte
  1. È ancora in circolazione?

    1. Dr. Roberto Gindro

      L’epidemia del 2009 è ovviamente esaurita, ma sono in circolazione (soprattutto nella stagione invernale) altri ceppi virali appartenenti al sottotipo H1N1, sostanzialmente sovrapponibili per sintomi e pericolosità alla normale influenza stagionale.