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Introduzione

Il bruciore di stomaco, chiamato anche “pirosi”, è descritto come una fastidiosa sensazione o un vero e proprio dolore localizzato a livello retrosternale (dietro lo sterno) e/o in sede epigastrica, cioè nella porzione alta dell’addome comunemente chiamata “bocca dello stomaco”.

Questo tipo di dolore viene avvertito dal paziente come “bruciante”, urente e può comparire in associazione o lontano dai pasti. Quando si presenta durante la gravidanza, questo disturbo è indicato più specificatamente come pirosi gravidica.

Più della metà delle donne in stato di gravidanza riferisce sintomi di bruciore di stomaco, con un’incidenza che va aumentando dal primo al terzo trimestre. Nella maggior parte dei casi i sintomi compaiono nel secondo o nel terzo trimestre, si perpetuano per tutta la gravidanza e si risolvono dopo il parto. La gravidanza è infatti caratterizzata da numerose modifiche ed adattamenti fisiologici del corpo materno che possono produrre sintomi gastrointestinali, tra cui il più frequente è proprio il bruciore di stomaco.

Qualora il bruciore di stomaco fosse presente già prima della gravidanza, molto probabilmente durante il corso dei nove mesi il disturbo tenderà a peggiorare. I sintomi gastrointestinali solitamente sono più frequenti nella prima gravidanza, mentre si riducono nelle successive.

Donna in gravidanza che si massaggia la pancia a causa di mal di stomaco

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Cause

La maggior parte dei casi di bruciore di stomaco in gravidanza sono riconducibili alla malattia da reflusso gastroesofageo, ma per completezza affrontiamo anche l’analisi di ulteriori due possibili condizioni.

Reflusso gastroesofageo

La pirosi gastrica/retrosternale della donna gravida è generalmente dovuta alla malattia da reflusso gastro-esofageo; questo fenomeno, che consiste nella risalita di materiale gastrico acido dallo stomaco verso l’esofago, è favorito in gravidanza da molteplici fattori.

  • Equilibrio ormonale in gravidanza: Uno di questi è la nuova situazione ormonale della donna in stato di gravidanza. Al confine tra esofago e stomaco troviamo lo sfintere esofageo inferiore, un ispessimento muscolare che, unitamente ad altri sistemi anatomico-funzionali chiamati “anti-reflusso”, impedisce che il materiale gastrico risalga a livello esofageo. Normalmente lo sfintere esofageo inferiore si rilascia (e dunque si apre) per permettere il passaggio del cibo dall’esofago stomaco o per consentire l’eruttazione; e poi tende a richiudersi. Se lo sfintere esofageo inferiore subisce troppo spesso dei rilasciamenti o il suo tono è diminuito, l’acido dello stomaco può refluire nell’esofago e causare una sensazione di bruciore. In gravidanza l’aumento della quantità di progesterone provoca il rilassamento della muscolatura liscia, che si traduce in una riduzione del tono dello sfintere esofageo inferiore. La riduzione del tono dello sfintere esofageo inferiore favorisce la risalita di materiale gastrico.
  • Durante la gravidanza lo sfintere esofageo inferiore, normalmente collocato a livello addominale, risale verso la cavità toracica, una zona in cui vige una pressione negativa. Tale pressione, attraverso un meccanismo di “risucchio”, facilita il ritorno di cibo e materiale acido dallo stomaco verso esofago. Questa continua risalita conduce ad infiammazione esofagea che crea la classica sensazione di ‘bruciore’.
  • È anche necessario considerare che l’utero, incrementando di volume, occupa via via sempre più spazio nella cavità addominale, producendo una pressione che con il progredire della gravidanza può peggiorare il bruciore di stomaco.

Il bruciore di stomaco può anche essere causato da anormale svuotamento gastrico, ritardo nel transito dell’intestino tenue o da alcuni farmaci assunti durante la gravidanza, come gli anti-emetici.

Esofagite

Le esofagiti consistono in infiammazioni della mucosa esofagea. Le manifestazioni cliniche associate all’esofagite sono:

  • dolore/fastidio retrosternale,
  • pirosi,
  • disfagia esofagea (ossia la difficoltà a portare a termine la deglutizione)
  • e talvolta nausea e vomito.

La causa scatenante dell’esofagite è variabile:

  • erosiva (da reflusso, vedi sopra),
  • infettiva (da candida, da herpes virus o da citomegalovirus),
  • caustica (secondaria all’ingestione di acidi o alcali),
  • eosinofila (per attivazione eccessiva della risposta infiammatoria),

ma solo mediante un’indagine endoscopica è possibile in questo caso determinare la causa.

Gastrite e ulcera peptica

Le gastriti, ossia infiammazioni della mucosa dello stomaco, possono essere distinte in acute e croniche sulla base della durata, mentre in base alla causa possono essere classificate in gastrite

Tra queste la più frequente in gravidanza è la gastrite da Helicobacter Pylori, che può progredire complicandosi con l’ulcera peptica. L’ulcera peptica consiste in una perdita di sostanza che interessa gli strati profondi rispetto alla mucosa. La sede dell’ulcera può essere gastrica o duodenale. L’ulcera è rara durante la gravidanza, e al contrario del reflusso gastroesofageo se l’ulcera era già presente prima della gravidanza stessa, la sintomatologia tende a migliorare.

I fattori di rischio per lo sviluppo di gastrite e ulcera peptica in gravidanza includono:

  • fumo e alcolici,
  • stress,
  • status socioeconomico,
  • precedente storia di gastrite, ulcera peptica o la colonizzazione da parte di Helicobacter pylori.

L’Helicobacter Pylori (HP) è un batterio ubiquitario in natura e la sua trasmissione avviene per via oro-fecale. La sua aggressività è legata al fatto che questo batterio è in grado di resistere e replicare al livello gastrico nonostante il basso pH.

Le caratteristiche cliniche della gastrite e dell’ulcera peptica nelle donne in gravidanza sono simili alla situazione pre-gravidica. La gastrite da Helicobacter Pylori può decorrere in maniera asintomatica o manifestarsi con dolore epigastrico, eruttazioni frequenti, senso di sazietà precoce, ripienezza post-prandiale, nausea e vomito.

Per quanto riguarda l’ulcera, il quadro clinico varia in base alla sede, che può essere gastrica o duodenale. L’ulcera gastrica si presenta con un dolore bruciante in sede epigastrica, irradiato alla schiena e aggravato dall’assunzione di cibo, spesso associato a nausea e vomito, mentre l’ulcera duodenale invece si manifesta con un dolore epigastrico non irradiato che insorge lontano dai pasti e viene alleviato dalla presenza di cibo.

L’anamnesi e l’esame clinico consentono di inquadrare la patologia, anche se per la diagnosi certa e per la visualizzazione dell’ulcera è necessaria l’esofago-gastro-duodenoscopia con biopsia. In alcuni casi è possibile ricorrere a test meno invasivi come il breath test all’urea (che consiste nella somministrazione orale di urea marcata che viene poi ricercata nel gas espirato) o nella ricerca di antigeni dell’Helicobacter Pylori nelle feci.

Le complicanze che possono aggravare l’ulcera peptica sono l’emorragia, la perforazione, la stenosi e la penetrazione, ma sono rare in gravidanza. Inoltre l’ulcera peptica non provoca aumento della morbilità e della mortalità materna e fetale.

 

Sintomi

I sintomi che comunemente si associano al bruciore di stomaco riportati dalle donne in gravidanza includono:

Complicazioni

Le possibili complicanze della malattia da reflusso esofageo, che tuttavia raramente si verificano in gravidanza, comprendono:

  • esofagite erosiva (presenza di erosioni della mucosa esofagea),
  • stenosi esofagea (ossia la formazione di una cicatrice che restringe il lume esofageo).

Diagnosi

Un’accurata raccolta delle informazioni riguardanti la sintomatologia e un esame obiettivo svolto dal medico ginecologo sono normalmente sufficienti per diagnosticare la pirosi gravidica data dal reflusso gastroesofageo. Non sono richiesti ulteriori esami diagnostici di tipo strumentale.

Nel caso in cui si verifichino complicanze o disturbi gastrointestinali maggiori come emorragia e/o disfagia (incapacità o difficoltà a deglutire) è possibile sottoporre la donna all’esofago-gastro-duodenoscopia, una tecnica endoscopica considerata sicura in gravidanza che permette di visualizzare le pareti esofagee.

Rimedi e prevenzione

Le modifiche alla dieta e stile di vita possono essere sufficienti per controllare la sintomatologia, soprattutto quando lieve. È consigliabile:

  • Modificare le proprie abitudini alimentari, privilegiando pasti piccoli e frequenti anziché i tre abbondanti pasti classici. Sono da evitare le “abbuffate” di cibo, che favoriscono il reflusso gastroesofageo, ed è sconsigliato coricarsi nelle ore seguenti il pasto. È inoltre necessario ridurre il consumo di
    • bevande contenenti caffeina e/o gassate,
    • cibi elaborati, speziati, grassi o fritti.
  • Intervenire sulla posizione del riposo notturno alzando la testata del letto di circa 15-25 cm. È invece sconsigliato dormire con due/tre cuscini in quanto aumentando la pressione addominale si faciliterebbe il meccanismo del reflusso.
  • Indipendentemente dalla presenza o meno del bruciore di stomaco, è assolutamente necessario sia evitare le bevande alcoliche sia smettere di fumare in gravidanza. Fumare e bere alcolici durante la gravidanza può compromettere la crescita fetale e la salute materna. Inoltre, queste abitudini favoriscono il reflusso gastroesofageo.
  • È consigliabile inoltre evitare abiti aderenti: I vestiti attillati possono infatti aumentare la pressione sullo stomaco e sull’addome.

Se nonostante queste modifiche allo stile di vita il bruciore di stomaco persistesse, diventa necessario consultare il medico. Il trattamento di prima linea è basato solitamente su farmaci antiacidi. Gli antiacidi contenenti calcio e magnesio sono considerati sicuri in gravidanza perché non vengono assorbiti, garantendo al contempo un sollievo immediato dal bruciore di stomaco.

È invece sconsigliato l’uso di antiacidi a base di alluminio e il bicarbonato di sodio.

Nel caso questa terapia non sia sufficiente, si possono associare antagonisti dei recettori H2, che mantengono eccellenti profili di sicurezza anche in gravidanza.

La gestione terapeutica dell’esofagite gravidica data da una causa diversa rispetto alla malattia da reflusso gastro-esofageo risulta invece più complessa, in quanto l’uso di farmaci convenzionali per il trattamento di questi disturbi è limitato in gravidanza, perciò è necessario rivolgersi ad uno specialista per individuare la terapia corretta.

Il trattamento eradicante per Helicobacter pylori, che prevede l’utilizzo di antibiotici, viene in genere posticipato a quando la gravidanza e il periodo di allattamento al seno sono terminati, perché alcuni dei farmaci raccomandati sono relativamente controindicati in gravidanza.

 

Fonti e bibliografia

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