Tè verde e tè nero: proprietà, benefici e rischi

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Introduzione

Il tè rappresenta la bevanda più consumata al mondo dopo l’acqua ed è una delle più antiche conosciute (le prime testimonianze risalgono al 2700 a.C.) [1]. I primi ad apprezzarne gusto e benefici furono i Cinesi, seguiti dai Giapponesi, mentre in Europa il tè fece la sua comparsa nel XV secolo, portato dai commercianti portoghesi di ritorno dall’oriente. Nel XVII secolo comparve nei salotti inglesi, dove divenne presto un tradizione così forte da meritarsi il titolo di bevanda nazionale.

Oggi è disponibile in sei principali varietà (ma ne esistono innumerevoli sottotipi), che differiscono per il processo di fermentazione cui sono sottoposte le foglie.

Il tè può essere prodotto solo in presenza di condizioni agro-ambientali molto particolari, caratteristiche dei climi tropicali e sub-tropicali (Cina, Sri-Lanka e India sono i principali produttori).

Secondo il rapporto FAO del 2018 [2], il consumo di tè e la sua produzione a livello globale sono in continua crescita e destinati a mantenere lo stesso trend nel prossimo decennio, grazie soprattutto alla domanda crescente da parte dei Paesi in via di sviluppo. I maggiori consumatori nei Paesi grandi produttori di tè, ossia Cina e India, pare inoltre che siano i giovani, alla ricerca di prodotti “alla moda” (come tè pregiati e di qualità), ma anche sempre più attenti a origine e sviluppo sostenibile. Curiosamente invece, sottolinea lo stesso rapporto, i Paesi europei tradizionalmente importatori, ad eccezione di Italia e Germania, hanno visto un calo nei livelli di consumo: nel Regno Unito, addirittura, il tè sarebbe in procinto di essere soppiantato dal caffè!

La produzione mondiale di tè nero è prevista crescere del 2,2% annuo nel corso del prossimo decennio e quella di tè verde a un tasso ancora maggiore, pari al 7,5% annuo.

Il rapporto FAO sottolinea come questo trend globale in crescita sia la conseguenza dell’aumento di consapevolezza sulle proprietà antinfiammatorie e antiossidanti della bevanda: pare che proprio i benefici in termini di salute e benessere rappresenteranno i principali fattori della crescita della domanda in futuro.

Tazza di tè con limone

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Classificazione

Il tè si ottiene dalle foglie della Camelia Sinensis, pianta coltivata sin dall’antichità in India, Cina e Giappone.

La distinzione più semplice tra le diverse tipologie di tè è quella fatta in base alla fermentazione delle foglie, che distingue tre grandi categorie:

  • tè fermentati (neri), le cui foglie vengono lasciate ossidare e acquisiscono il caratteristico colore scuro,
  • tè non fermentati (verdi), le cui foglie vengono trattate con il calore per impedirne l’ossidazione e restano quindi verdi,
  • tè semi-fermentati (oolong) con una grado di ossidazione intermedio.

Una classificazione più completa è quella tuttora adottata in Cina, che distingue sei tipi di tè:

  • Tè nero/rosso: secondo la classificazione cromatica cinese, i tè rossi sono quelli che in occidente chiamiamo comunemente tè neri e sono quelli che si ottengono da foglie essiccate, fatte completamente ossidare dopo la raccolta. È la varietà di tè più ricca in caffeina: una tazza di tè nero (150 mL) contiene da 40 a 100 mg di caffeina, al pari di un espresso (80mg).
  • Tè verde: definito come “non fermentato”, il tè verde viene preparato a partire da foglie trattate con calore secco (tipico dei tè verdi cinesi) o umido (tipico dei tè verdi giapponesi). Il calore inattiva gli enzimi responsabili dell’ossidazione e permette quindi alle foglie di essiccare mantenendo il colore verde. Rispetto al tè nero, è più povero in caffeina ma più ricco di antiossidanti, il più abbondante dei quali è l’epigallocatechina 3-gallato (EGCG), considerata responsabile dei principali benefici attribuiti al tè verde.
  • Tè oolong o azzurro: è un tè semifermentato, le cui foglie subiscono un’ossidazione solo parziale. A seconda del grado di ossidazione si ottengono tè con caratteristiche organolettiche e colorazione ben definite.
  • Tè bianco: Un tempo retaggio esclusivo della corte imperiale, è una specialità molto rara, non eccessivamente fermentata, originaria della Cina. I germogli (nei tè bianchi più pregiati) o le giovani foglie vengono lasciati appassire all’aria per lungo periodo dopo la raccolta. Raggiunto il livello di appassimento desiderato, i germogli e le foglie vengono essiccati e impacchettati per essere pronti all’uso.
  • Tè giallo: si tratta di una variazione del tè verde, per aggiunta di una fase di “ingiallimento” delle foglie, ottenuta tramite leggera ossidazione. È prodotto in quantità limitata in alcune aree della Cina
  • Tè nero fermentato Pu-ehr: i tè neri, secondo la classificazione cinese, sono quelli le cui foglie subiscono un processo di vera e propria fermentazione dopo la raccolta – e per questo assumono una colorazione molto scura. I più pregiati subiscono un invecchiamento di almeno 5 anni prima di essere commercializzati.

Proprietà e benefici

Il tè è stato utilizzato in oriente per centinaia di anni a scopo curativo per diverse patologie [3].

Se diamo un’occhiata alla letteratura scientifica, troviamo studi sulle applicazioni più svariate del tè in ambito terapeutico. Gli articoli riguardano prevalentemente tè nero e tè verde, le due tipologie di più largo consumo a livello globale. Tra gli effetti più studiati troviamo:

  • aumento della concentrazione e della performance mentale,
  • trattamento di cefalee ed emicrania,
  • attività antiossidante,
  • effetto dimagrante,
  • effetto ipolipidemizzante,
  • prevenzione dell’aterosclerosi,
  • prevenzione delle malattie cardiache,
  • prevenzione dell’ictus,
  • prevenzione del morbo di Parkinson,
  • riduzione del rischio di osteoporosi,
  • riduzione del rischio di sviluppo tumori.

Molti di questi studi sono solo osservazionali oppure risultano incompleti,

  • perché condotti su scala ridotta,
  • perché manca il gruppo di controllo con placebo,
  • e per altri difetti metodologici.

I risultati, tuttavia, sono incoraggianti, tanto da rendere di sicuro interesse la prosecuzione della ricerca sul tema.

Le evidenze più promettenti, ad oggi, riguardano

  • l’aumento delle performance mentali,
  • la prevenzione delle malattie cardiache (attraverso la riduzione dei fattori di rischio, quali pressione sanguigna, ipercolesterolemia, irrigidimento della parete dei vasi sanguigni),
  • la prevenzione del morbo di Parkinson (per via del contenuto in caffeina, così come visto anche per il caffè) [4],[12].

Uno dei componenti principali del tè verde, l’epigallocatechina gallato (EGCG), è stato oggetto di numerosi studi per verificarne possibili effetti protettivi sia nei confronti delle malattie cardiache che di alcuni tipi di cancro.

L’EGCG è un composto polifenolico, una categoria di molecole il cui effetto antiossidante è noto da tempo in letteratura: la prevenzione dello stress ossidativo e dei danni a livello di DNA renderebbero conto dell’attività preventiva del tè sullo sviluppo tumorale.

L’effetto preventivo del tè (in particolare del tè verde) nei confronti del cancro è stato dimostrato in modelli sperimentali su diversi tipi di tumore, tuttavia gli studi epidemiologici forniscono ancora dati contrastanti [5][6]. Il limite intrinseco degli studi epidemiologici, d’altronde, è che coinvolgono troppe variabili difficilmente isolabili:

  • lo stile di vita,
  • la predisposizione genetica,
  • l’entità del consumo di tè,

Esistono studi clinici [7] sull’effetto preventivo del tè nei confronti di alcune forme tumorali, ma purtroppo ancora troppo limitati; lo stesso meccanismo tramite cui si esplicherebbe l’azione antitumorale non è ancora chiaro.

Effetti collaterali e controindicazioni

Quando consumato come bevanda in dosi moderate, il tè è considerato relativamente sicuro [12] negli adulti in buona salute.

A dosi eccessive possono manifestarsi reazioni indesiderate, dovute al contenuto in caffeina, quali:

Si può bere il tè in gravidanza?

Si raccomanda tuttavia, come sempre, cautela in gravidanza e allattamento, dato il contenuto di caffeina (tra l’altro ampiamente variabile a seconda della varietà consumata, nonché delle modalità d’infusione).

Interazioni

Il tè verde è stato visto ridurre i livelli ematici (e quindi l’efficacia) del Nadololo, un farmaco beta-bloccante usato per l’ipertensione arteriosa [3]

È altresì controindicato in caso di terapia antitumorale con Bortezomib, poiché le catechine del tè verde si legano alle molecole del farmaco impedendo loro il legame con le cellule tumorali [11]

Per una lista più completa di farmaci con cui ci potrebbero essere interazioni rimandiamo al sito MedLinePus [12].

Interazioni coi cibi

Secondo alcune ricerche, il tè nero può interferire con l’assorbimento del ferro. Se si è carenti di questo elemento, si consiglia di bere il tè lontano dai pasti, in modo da non interferire con l’assorbimento.

L’aggiunta di latte al tè nero sembra ridurne l’effetto cardioprotettivo [12], anche se sono necessarie più ricerche per confermare l’indicazione.

Domande frequenti

Il tè fa dimagrire?

Il consumo abituale della bevanda potrebbe in effetti indurre un modesto effetto di riduzione del peso corporeo, ma questo è considerato non significativo in termini quantitativi.

Tè col latte o col limone?

Un gruppo di ricercatori tedeschi ha pubblicato uno studio [8] sull’effetto protettivo del tè nero, con o senza l’aggiunta di latte, nei confronti della parete endoteliale (il rivestimento interno delle nostre arterie). Lo studio è stato fatto su un numero limitato di individui, ma il risultato è comunque degno di nota (e supportato da prove in vitro):

l’aggiunta del latte al tè inibisce completamente l’effetto protettivo di quest’ultimo (vedi figura seguente).

Il colpevole sembra essere la caseina, probabilmente in grado di inibire l’attività protettiva dei flavonoidi, motivo per cui l’effetto negativo non si rileva aggiungendo per esempio latte di soia (in modo peraltro del tutto simile a quanto visto per il caffè macchiato).

Grafico che mostra la riduzione dell'effetto protettivo del tè a seguito dell'aggiunta di latte

Vasodilatazione flusso-mediata (FMD) indotta dal tè, confrontata con sola acqua e con tè addizionato di latte vaccino (photo credit: https://academic.oup.com/eurheartj/article/28/2/219/2887513)

Sull’onda di questa pubblicazione, l’European Society of Cardiology ha emesso un comunicato [9] suggerendo ai consumatori abituali di tè col latte (prevalentemente i cittadini britannici) di prendere in considerazione l’idea di eliminare il secondo.

Per quanto riguarda l’aggiunta di limone, l’effetto più significativo si rileva con tè verde e bianco, ossia con tè non fermentati. Secondo una ricerca americana del 2007 [10], l’aggiunta di limone aumenta in maniera significativa la biodisponibilità delle catechine antiossidanti (EGCG) – e nel il tè bianco in maniera ancora più evidente che in quello verde, aumentando così potenzialmente l’effetto protettivo.

Figura 2. Effetto dell’aggiunta di limone sulla disponibilità di antiossidanti nel tè verde e nel tè bianco .

Figura 2. Effetto dell’aggiunta di limone sulla disponibilità di antiossidanti nel tè verde e nel tè bianco
(Fonte immagine: https://nutritionfacts.org/video/green-tea-vs-white/)

Caffeina o teina?

I due termini sono sinonimi, quindi è possibile affermare senza timore di smentita che il tè contiene caffeina (fa quindi eccezione il tè deteinato).

 

La quantità contenuta in una tazza di tè è tuttavia ampiamente variabile in relazione alla varietà consumata, ma l’effetto che esplica dipende anche dalle modalità di infusione (temperatura e durata):

  • un’infusione breve (circa 2 minuti) estrae dalle foglie di tè soprattutto caffeina, conferendo quindi principalmente un effetto stimolante;
  • un’infusione più lunga (3-5 minuti) estrae anche acido tannico, una molecola in grado di limitare l’effetto della caffeina (oltre a rendere più amaro il sapore).

Fonti e bibliografia

  1. World tea production and trade – Current and future development (FAO) 
  2. Global tea consumption and production driven by robust demand in China and India
  3. NIH.gov
  4. Tea consumption and risk of cardiovascular outcomes and total mortality: a systematic review and meta-analysis of prospective observational studies. Zhang C, Qin YY, Wei X, Yu FF, Zhou YH, He J. Eur J Epidemiol. 2015 Feb;30(2):103-13.
  5. Does tea prevent cancer? Evidence from laboratory and human intervention studies. Lambert JD. Am J Clin Nutr. 2013 Dec;98(6 Suppl):1667S-1675S.
  6. Antioxidative and anti-carcinogenic activities of tea polyphenols. Yang CS1, Lambert JD, Sang S. Arch Toxicol. 2009 Jan;83(1):11-21.
  7. Chemoprevention of human prostate cancer by oral administration of green tea catechins in volunteers with high-grade prostate intraepithelial neoplasia: a preliminary report from a one-year proof-of-principle study. Bettuzzi S, Brausi M, Rizzi F, Castagnetti G, Peracchia G, Corti A Cancer Res 2006;66:1234–40.
  8. Addition of milk prevents vascular protective effects of tea. Lorenz M1, Jochmann N, von Krosigk A et al. Eur Heart J. 2007 Jan;28(2):219-23.
  9. escardio.org
  10. Common tea formulations modulate in vitro digestive recovery of green tea catechins. Green R.J., Murphy A.S., Schulz B., Watkins B.A., Ferruzzi M.G. Mol. Nutr. Food Res. 2007;51:1152–1162
  11. Humanitas
  12. MedLinePlus
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