Ultima modifica

Cosa sono le emorroidi?

Le emorroidi sono vene situate all’interno del canale anale che contribuiscono

  • alla continenza fecale (capacità di trattenere volontariamente il contenuto rettale, sia esso gassoso, liquido o solido),
  • discriminazione del contenuto rettale (per esempio percependo se si tratti di feci o gas),
  • all’evacuazione.

A seconda della localizzazione, possono essere classificate in:

  • Emorroidi interne: non fuoriescono dall’orifizio anale e si collocano superiormente agli sfinteri che regolano l’apertura del retto durante l’evacuazione. Per questo motivo, sono visibili esclusivamente durante i movimenti intestinali che ne determinano la protrusione o attraverso l’esercizio di una forte pressione (come durante uno sforzo condotto da un soggetto stitico per favorire la fuoriuscita delle feci).
  • Emorroidi esterne: sono visibili esternamente e ad occhio nudo, in quanto localizzate nel tessuto sottocutaneo che costituisce gli sfinteri. Hanno un colore rossastro, che può talora virare al blu, e si presentano morbide al tatto, ma dure in caso di coaguli.
Anatomia semplificata delle emorroidi interne al canale anale ed esterne

iStock.com/VectorMine

Da un punto di vista della terminologia si noti che:

  • le emorroidi sono strutture vascolari (tecnicamente gavoccioli vascolari) presenti nel canale anale la cui presenza in condizioni normali non viene avvertita,
  • la malattia emorroidaria consiste invece nell’infiammazione delle emorroidi, fenomeno che può essere accompagnato da eventuali sintomi.

Lo sviluppo della malattia emorroidaria è favorita da fattori quali

  • obesità,
  • malattie cardiache,
  • stati di stitichezza prolungati nel tempo,
  • alimentazione ricca di spezie, cioccolata, cibi piccanti,
  • consumo eccessivo di caffeina o alcolici),

In questi casi possono ingrandirsi e determinare, a causa dell’aumento volumetrico, una serie di sintomi e segni, tra cui:

  • Sanguinamento rettale: è il sintomo che spaventa di più il paziente, che può improvvisamente osservare tracce di sangue rosso brillante in corrispondenza della carta igienica o sulle feci.
  • Fastidio e irritazione: è presente soprattutto in caso di emorroidi interne; queste, infatti, possono, specialmente se raggiungono grandi dimensioni, produrre muco responsabile di irritazione e prurito nella regione anale.
  • Dolore: è la caratteristica principale delle emorroidi (soprattutto esterne); in alcuni casi, esso è talmente intenso, da causare fastidi e irritabilità tali da interferire con le comuni attività quotidiane.

Vale la pena di sottolineare che il dolore non è così frequente in caso di malattia emorroidaria,  mentre è sicuramente più comune rilevare sanguinamento, fastidio e prurito; in presenza di dolore si è più spesso di fronte a ragadi e ascessi a far male, tranne nei rari casi di trombosi emorroidaria.

Quando rivolgersi al medico

In genere rispondono bene all’automedicazione, andando incontro a risoluzione entro pochi giorni, ma si raccomanda di contattare il medico se:

Si raccomanda di segnalare al medico se:

  • i sintomi non migliorano entro una settimana,
  • il sanguinamento è abbondante,
  • il dolore è molto severo.

Classificazione

Sebbene ormai superata, la seguente classificazione in 4 diversi gradi è ancora oggi utilizzata per rendere più semplice e comprensibile la condizione, anche se clinicamente sarebbe preferibile distinguere i diversi casi in base ai sintomi (ad esempio emorroidi prolassanti, sanguinanti…):

  • Emorroidi di I grado: sono localizzate all’interno del canale anale, non causano dolore e generalmente il paziente si accorge della loro presenza solo in caso di sanguinamento.
  • Emorroidi di II grado: rimangono all’interno del canale anale, ma possono fuoriuscire durante la defecazione, rientrando poi spontaneamente al termine della stessa, causando fastidio e sanguinamento.
  • Emorroidi di III grado: prolassano esternamente al canale anale in maniera definitiva, per cui devono essere riposizionate manualmente all’interno del canale anale; causano dolore di entità maggiore.
  • Emorroidi di IV grado: le emorroidi sono situate esternamente e non rientrano all’interno del canale anale, nonostante il tentativo di ricondurle manualmente. Si associano a prurito, fastidio e dolore intenso.
Rappresentazione grafica dei diversi gradi con cui vengono classificate le emorroidi

iStock.com/medicalstocks

Rimedi

Il trattamento delle emorroidi è pianificato in base alla gravità della malattia.

Nelle forme iniziali o a scopo preventivo (I e II grado), è possibile ottenere risultati soddisfacenti semplicemente attuando una modifica delle abitudini alimentari e intervenendo sul proprio stile di vita.

Nel caso di uno stadio più avanzato (emorroidi di III e IV grado), invece, è necessario intervenire considerando la possibilità di avvalersi di trattamenti medici o chirurgici mirati.

Alimentazione

La stipsi cronica (che persiste per lunghi periodi) è una delle cause principali alla base della patologia emorroidaria, il primo approccio consiste quindi nell’azione di una dieta equilibrata, consumando regolarmente alimenti che favoriscano la motilità intestinale e bevendo almeno due litri di acqua al giorno.

È importante inoltre evitare abbuffate e pasti eccessivamente abbondanti, che appesantirebbero inutilmente l’intestino.

Dovrebbe essere preferito il consumo giornaliero di alimenti ricchi di fibra come:

  • frutta e verdura,
  • legumi,
  • pasta e riso integrali,

e più in generale prediligere alimenti come

  • latte parzialmente scremato e formaggi freschi (se ben tollerati),
  • pesce,
  • olio evo.

Da limitare, invece, il consumo di alimenti grassi o in grado di determinare un’infiammazione o irritazione delle pareti intestinali, come:

  • bibite gassate e alcolici: l’anidride carbonica presente in queste bevande, infatti, può creare un gonfiore a livello gastrico che causa pesantezza dell’apparato digerente; inoltre, in presenza di elevanti livelli di zuccheri, la flora batterica presente nell’intestino può fermentare, aumentando la possibilità di fastidi e disturbi;
  • cioccolato e snack dolci: sono da evitare soprattutto i “cibi spazzatura” proprio per l’elevato livello di zuccheri;
  • alimenti in scatola e sottaceti;
  • consumo eccessivo di sale o bicarbonato;
  • carni, soprattutto rosse e/o ultra-lavorate, formaggi stagionati o fermentati;
  • fritture;
  • tartufo;
  • crostacei e molluschi;
  • peperoncini o salse piccanti.

Nei casi più severi ed in fase acuta può valere infine la pena di provare a limitare il consumo di melanzane, peperoni e pomodori a causa del loro contenuto in solanina, una sostanza in grado di favorire l’irritazione delle pareti intestinali.

Stile di vita e igiene personale

Uno stile di vita attivo può aiutare a prevenire la stitichezza, fattore responsabile o predisponente in molti casi della comparsa di emorroidi; una regolare pratica di attività fisica permette infatti di promuovere una corretta motilità intestinale.

Una corretta igiene intima, ripetuta dopo ogni evacuazione ed eventualmente associata a bagni freddi, impacchi emollienti (per esempio a base di avena) o all’uso di unguenti, pomate ad azione locale o farmaci flebotonici (che aumentano il tono della parete venosa), può risultare utile nelle fasi iniziali di malattia.

Rimedi naturali: integratori e creme

Primo piano di un blister di compresse per la cura delle emorroidi

iStock.com/Fahroni

Dietro consiglio del proprio medico curante, soprattutto in caso di assunzione concomitante di altri farmaci, è possibile ricorrere a rimedi naturali come integratori e preparati semisolidi (creme, geli, unguenti, …) di origine naturale, come ad esempio:

  • Integratori per favorire il transito intestinale (soprattutto in caso di stitichezza): a tal proposito, per esempio, può essere efficace l’assunzione di psillio, una pianta erbacea che presenta un rivestimento mucillaginoso intorno ai semi; a contatto con l’acqua, agisce gonfiandosi e aumentando di volume, favorendo in tal modo l’ammorbidirsi delle feci e il normale transito intestinale.
  • Creme e lozioni a base di aloe vera, una pianta in grado di esercitare un effetto lenitivo e antidolorifico, in grado di ridurre sintomi quali dolore e prurito.
  • Pomate contenenti elicriso: sostanza dall’elevato potere antinfiammatorio, in grado di ridurre il gonfiore emorroidario.
  • Dell’ippocastano ne viene utilizzata la corteccia perché ricca di molte sostanze attive fra le quali l’escina, una sostanza che agisce sul tono venoso aumentando la resistenza dei capillari sanguigni riducendone la permeabilità. I flavonoidi presenti negli estratti di Ippocastano, grazie alla loro azione antinfiammatoria e vasocostrittrice, aiutano a migliorare la circolazione sanguigna ed alleviano i dolori nelle crisi emorroidali. Gli effetti sinergici di tutte queste sostanze sono particolarmente evidenti, oltre che nel trattamento delle emorroidi, anche nella cura dei sintomi legati all’insufficienza venosa, gambe pesanti e dolenti, ed alla fragilità capillare che si manifesta con presenza di ecchimosi o di varici. In commercio è possibile trovare sia preparazioni ad uso orale (da assumersi cioè per bocca) che topico (creme, geli, …).
  • Un altro prodotto fitoterapico indicato per il trattamento delle emorroidi e che si trova associato all’Ippocastano in numerosi preparati è il Rusco o Pungitopo. È una pianta di cui si utilizza il ceppo con le radici in quanto ricca di sostanze simili a quelle contenute nell’Ippocastano, anch’esse in grado di esercitare un’azione venotonica, vasocostrittrice ed antinfiammatoria.
  • Anche il Cipresso (Cupressus) viene utilizzato genericamente per il trattamento delle emorroidi, delle varici e delle gambe pesanti. I suoi coni, che costituiscono la parte utilizzata in fitoterapia, sono ricchi di polifenoli e flavonoidi che come visto per l’ippocastano esercitano un’azione antinfiammatoria e vasocostrittrice nelle crisi emorroidali.

Benché non sempre esista un’adeguata letteratura scientifica a sostegno di questi rimedi, se utilizzati con supervisione medica non presentano in genere rischi od effetti collaterali.

Farmaci

Esistono diversi farmaci per la cura delle emorroidi, tuttavia possiamo dividerli in due grandi famiglie:

  • farmaci ad uso topico o locale
  • e farmaci ad uso orale.

Tra i farmaci ad uso locale troviamo poi tre forme farmaceutiche più o meno equivalenti fra loro, ossia

  • unguenti,
  • schiume,
  • supposte;

che agiscono di norma sulla sintomatologia, con l’obiettivo di diminuire i fastidiosi effetti ad essa correlati (bruciore, fastidio, prurito, dolore e sanguinamento).

La maggior parte dei farmaci ad uso topico sono associazioni di un cortisone con un anestetico locale; a questa categoria appartengono ad esempio Proctolin, Emorril, Prepacort, Doloproct, Ultraproct… Alcune formulazioni prevedono poi l’aggiunta di ulteriori sostanze ad azione vasculo-trofica, disinfettante o lubrificante (ad esempio Proctosoll).

Tutti questi farmaci sono di libera vendita e possono essere usati con relativa tranquillità per periodi di tempo limitati ad alcuni giorni, mentre in generale se ne sconsiglia l’uso durante la gravidanza se non espressamente avallato dal ginecologo. Il principale effetto collaterale, peraltro non particolarmente frequente, è una reazione allergica all’anestetico locale che può manifestarsi dopo alcuni giorni di trattamento continuo. Tutte gli unguenti contengono nella scatola anche un applicatore utile per l’applicazione interna del prodotto.

La principale controindicazione relativa ai prodotti contenenti cortisone è la presenza di emorroidi sanguinanti, specie quando si manifesta un vero e proprio gocciolamento; in questo caso il cortisone può essere causa di ritardo nella cicatrizzazione e si preferisce quindi l’uso di prodotti che non lo contengono, come ad esempio Ruscoroid e Preparazione H, quest’ultima utilizzabile anche in gravidanza.

Molto spesso di questi prodotti esiste anche l’equivalente in supposte, con le stesse indicazioni ed effetti collaterali.

Ricordiamo infine la presenza sul mercato di un prodotto in crema, a nome commerciale Antrolin, contenente nifedipina, un calcioantagonista in grado di rilassare la muscolatura locale e favorire la cicatrizzazione di emorroidi sanguinanti e ragadi. L’uso è tuttavia limitato dalla richiesta di prescrizione medica.

Quando la terapia con un farmaco ad uso locale non risulti soddisfacente è possibile sostituirla od affiancarla ad una cura orale, attraverso l’assunzione di compresse o bustine, anche se va detto che non c’è unanimità nella comunità scientifica relativamente all’efficacia di questo approccio; i prodotti più conosciuti in questo caso sono ad esempio

  • Venoruton,
  • Tegens,
  • Daflon (o Arvenum, un equivalente).

Questi farmaci sono dotati di azione capillaro-protettrice, utile sia in caso di presenza che assenza di sanguinamento.

Trattamenti medici

In caso di emorroidi di secondo o terzo grado l’utilizzo di trattamenti topici potrebbe non essere sufficiente per cui, per ridurre il volume dei cuscinetti emorroidari, s’interviene con trattamenti più mirati ed effettuati ambulatorialmente, quali:

  • Legatura elastica (posizionamento di un elastico che contiene la dilatazione del plesso emorroidario).
  • Scleroterapia (condotta attraverso l’applicazione sulla parete vasale di sostanze sclerosanti che riducono la vascolarizzazione dell’emorroidi, riducendone il gonfiore).
  • Cauterizzazione a freddo (crioterapia) o attraverso fasci di luce (laserterapia).

Queste procedure sono in genere indolori e migliorano notevolmente i sintomi, tuttavia hanno un effetto limitato nel tempo.

Intervento chirurgico

Nel caso di emorroidi di terzo o quarto grado, per risolvere definitivamente il problema può essere indicata l’esecuzione di un intervento chirurgico, come:

  • Dearterializzazione emorroidaria: prevede l’interruzione del flusso arterioso, avvalendosi anche di un doppler ed è indicato in caso di sanguinamenti massivi. Non comporta ferite aperte ed è meno doloroso nel post-operatorio, con tempi di ripresa più rapidi.
  • Obliterazione: chiusura dei rami arteriosi emorroidari con il laser ed eventuale trattamento del prolasso.
  • Emorroidectomia: è l’intervento consigliato in caso di emorroidi di quarto grado e consiste nella loro esportazione, lasciando poi guarire le ferite spontaneamente nel giro di qualche settimana.

Queste procedure durano in genere pochi minuti, sono condotte in anestesia locale e, una volta tornati a casa, è necessario adottare temporaneamente alcune semplici misure comportamentali per prevenire infezioni o complicanze come:

  • ricorso a blandi lassativi,
  • corretta igiene anale,
  • degenza a letto con le gambe in posizione sopraelevata rispetto al resto del corpo, in modo da favorire il ritorno venoso.

Analgesici e sedativi, possono invece essere utilizzati, sotto consiglio medico, per ridurre il dolore post operatorio.

Fonti e bibliografia

Articoli Correlati
Articoli in evidenza
Domande e risposte
  1. Come curare le emorroidi?

    1. Dr. Roberto Gindro

      L’infiammazione delle emorroidi tende in genere a risolversi spontaneamente entro pochi giorni; per favorire la guarigione si consiglia di: bere abbondantamente, consumare alimenti ricchi di fibra, utilizzare carta igienica umificata, praticare impacchi tiepidi per trovare sollievo dal dolore, praticare regolare attività fisica, ridurre il consumo di bevande contenenti caffeina. In assenza di risultati entro 7 giorni rivolgersi al medico.

  2. Cosa fare per emorroidi sanguinanti?

    1. Dr. Roberto Gindro

      È innanzi tutto necessario accertarsi con l’aiuto del medico che la causa sia l’infiammazione delle emorroidi; nel caso di infiammazioni lievi si procede con gli stessi rimedi legati allo stile di vita cui si ricorre per episodi senza la presenza di sangue, mentre in assenza di risposta entro 7 giorni si raccomanda di rivolgersi al medico.