Alcol etilico, alcolici ed alcolismo: effetti, rischi e benefici

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Introduzione

Le bevande alcoliche sono preparate e consumate da millenni e se ne trova traccia praticamente in qualsiasi civiltà del passato.

Sono state usate a scopo

  • medico,
  • igienico
  • e alimentare,

ma in molte popolazioni avevano anche funzione conviviale, afrodisiaca e artistica, perché in grado di stimolare creatività, fantasia, …

Da un punto di vista commerciale ad oggi distinguiamo due grandi categorie di alcolici:

  • a bassa gradazione, come il vino e la birra,
  • ad alta gradazione, ossia i cosiddetti superalcolici.

Da molto tempo la comunità scientifica si interroga sul rapporto rischio-beneficio di questa sostanza e ancora oggi il dibattito è più vivo che mai.

Qualche anno fa buona parte dei ricercatori condividevano il seguente pensiero:

l’alcol è sia un tonico sia un veleno, la differenza sta tutta o quasi nella dose.

Questa frase, che ricorda da vicino il pensiero di Paracelso (“Tutto è veleno: nulla esiste di non velenoso. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto.”) rende conto del fatto che bere in dosi moderate esplica alcuni effetti positivi sul cuore e all’apparato circolatorio, riduce il colesterolo circolante e, secondo alcuni studi, anche il rischio di sviluppo di diabete di tipo 2calcoli biliari.

L’abuso di alcool, al contrario, è una delle principali cause prevedibili di morte nella maggior parte dei Paesi e, negli Stati Uniti, l’alcol è la causa o una delle cause responsabili della metà circa degli incidenti stradali mortali.

L’abuso di alcool tuttavia può

La duplice natura dell’alcol, che molti paragonano a Dr. Jekyll e Mr. Hyde, non deve sorprendere, il principio attivo contenuto nelle bevande alcoliche, una molecola semplice detta etanolo, influisce sull’organismo in diversi modi:

  • fornisce energia ma in forma di calorie vuote,  nonostante l’elevato apporto energetico, è di per sé privo prive di proteine, sali minerali, vitamine, acidi grassi;
  • possiede diversi effetti farmacologici, solo in piccola parte positivi;
  • è di fatto un veleno a livello epatico, pancreatico e cerebrale a qualsiasi dose,
  • causa dipendenza e spesso disturbi psichici, come

Per queste ragioni l’atteggiamento della comunità scientifica verso queste bevande è mutato negli ultimi anni e si ritiene che:

Se siete magri, attivi fisicamente, non fumate, seguite una dieta sana e non avete precedenti famigliari di malattie cardiovascolari, bere alcolici NON farà diminuire ulteriormente il rischio di malattie cardiovascolari.

Se invece il vostro stile di vita non rispecchia questo modello ideale, pensare di ridurre il rischio cardiovascolare con l’assunzione di alcool anziché attraverso un miglioramento delle proprie abitudini sarebbe profondamente sbagliato e controproducente.

Gradi alcolici: cosa significano?

Per gradazione alcolica s’intende la quantità di alcool contenuta in una bevanda alcolica; a titolo di esempio possiamo per esempio riportare:

  • birra: 4 – 12% vol
  • vino: 10 – 19% vol
  • vodka 37,5 – 55% vol
  • gin: 37,5 – 50% vol
  • whisky: 40 – 62% vol
  • grappa: 37,5 – 70% vol (gradazione massima: 86% vol)

Il grado alcolico (più correttamente si dovrebbe parlare di titolo alcolometrico) rappresenta il volume di alcol, espresso in millilitri, contenuto in un decilitro di una determinata bevanda; consumare ad esempio una birra con grado alcolico  pari al 5% significa assumere 5 ml di alcol ogni 100 ml di prodotto. Una lattina da 330 ml di questa birra contiene quindi 16.5 ml di alcool.

Fotografia di vari tipi di alcolici

iStock.com/monticelllo

Bere “con moderazione” ovvero… “solo un bicchiere”

L’uso inappropriato dei termini “moderazione” e “bicchiere” in molti casi ha infiammato il dibattito attuale riguardante l’impatto dell’alcol sulla salute a causa di incomprensioni e confusione; in alcune ricerche l’espressione consumo moderato è riferita a una quantità inferiore al bicchiere al giorno, mentre in altre significa tre o quattro bicchieri al giorno. Anche il concetto di bicchiere è estremamente variabile, in realtà persino tra i ricercatori non si è arrivati a una definizione standard di “bicchiere”.

La definizione di “consumo moderato” è una questione di equilibrio: c’è chi propone di parlare di consumo moderato di alcol quando i benefici dell’assunzione siano chiaramente maggiori dei rischi, ma si tratta di una definizione che molti ricercatori (in particolar modo quelli impegnati quotidianamente nella lotta alla dipendenza e nella cura dei tumori) non accettano, ritenendo che non esiste alcuna dose con un rapporto rischio/beneficio favorevole (ricordiamo a questo proposito che l’alcool non è un nutriente essenziale, ossia l’organismo non ne ha bisogno per sopravvivere).

Un aspetto spesso sottovalutato è come la quantità di alcolici consumata viene distribuita nel tempo, per esempio consumare sette bicchieri al sabato sera e poi non bere per il resto della settimana non equivale a bere un bicchiere al giorno dal punto di vista della salute.

In altre parole, non conta tanto il totale nell’arco dell’anno, ma come questo viene distribuito nel tempo.

Benefici dell’alcol

Malattie cardiovascolari

La letteratura scientifica è molto ricca di di studi che dimostrano una proporzionalità inversa tra il consumo moderato di alcol e il rischio di infarto, ictus ischemico (causato da emboli), disturbi della circolazione periferica, arresto cardiaco e in generale decesso dovuto a cause cardiovascolari. In tutti questi casi l’effetto è relativamente simile e corrisponde a una riduzione del rischio che può variare dal 25 al 40 per cento e probabilmente questa corrente di ricerca è nata con la descrizione del paradosso francese.

Si è evidenziato che in Francia, nonostante un consumo relativamente elevato di alimenti particolarmente ricchi di acidi grassi saturi (ossia grassi legati a doppio filo con il rischio di ictus e infarti), l’incidenza di malattie cardiovascolari sia inferiore a Paesi con diete simili. Secondo molti ricercatori la spiegazione sarebbe da cercare nel diffuso consumo di vino rosso, ma in realtà non esiste ad oggi una chiara e inconfutabile evidenza di queste teoria, che fa invece un uso distorto dei dati a disposizione.

Al di là di questo, il collegamento tra un consumo moderato di alcolici e la diminuzione del rischio di malattie cardiovascolari è stato osservato sia negli uomini sia nelle donne, per le persone che non sono visibilmente affette da malattie cardiache e anche per coloro che sono particolarmente a rischio di infarto, ictus o morte dovuta a disturbi cardiovascolari, compresi i pazienti affetti da diabete di tipo 2, ipertensione e malattie cardiovascolari. I benefici valgono anche nel caso di pazienti più anziani.

L’idea che il consumo moderato di alcol protegga dalle malattie cardiovascolari ha senso dal punto di vista biologico e da quello scientifico, perché la sostanza

  • Migliora il profilo lipidico del paziente
  • Diminuisce il rischio di trombosi,
    • riduce il fenomeno dell’aggregazione piastrinica,
    • riduce la quantità di fibrinogeno (un fattore della coagulazione) in circolo,
    • aumenta la fibrinolisi (il processo che porta alla dissoluzione dei coaguli),
  • e inoltre
    • riduce gli spasmi coronarici in risposta allo stress,
    • aumenta la perfusione sanguigna nelle coronarie (le arterie che portano ossigeno e nutrimento al cuore),
    • riduce la pressione alta,
    • riduce la quantità circolante di insulina,
    • aumenta la quantità di estrogeni circolanti (ormoni femminili con benefici sulla salute).

Difficile quindi tirare le fila, anche se la American Heart Association ritiene che “più di una dozzina di studi prospettici hanno dimostrato una coerente, forte, relazione dose-risposta tra l’aumento del consumo di alcol e la diminuzione dell’incidenza di malattia coronarica. I dati sono simili in uomini e donne, in numerosi gruppi geografici ed etnici diversi. Il consumo di una o due bevande al giorno è associato ad una riduzione del rischio di circa il 30% al 50% “.

D’altra parte i CDC riportano che “anche se studi precedenti hanno riportato che un consumo moderato di alcol possa essere associato a benefici per la salute in termini di prevenzione (ad esempio riducendo il rischio di malattie cardiache), studi recenti pongono più di un dubbio in proposito, perché non è ad oggi possibile concludere con certezza che se questi risultati siano certamente dovuti al consumo moderato di alcol e non ad altre differenze nei comportamenti o nella genetica dei soggetti coinvolti”, citando come fonti lavori pubblicati su prestigiose riviste scientifiche:

Sottolineiamo infine che se siete magri, attivi fisicamente, non fumate, seguite una dieta sana e non avete precedenti famigliari di malattie cardiovascolari, bere alcolici NON farà diminuire ulteriormente il rischio di malattie cardiovascolari; se al contrario il vostro stile di vita non rispecchia questo modello, pensare di ridurre il rischio con l’assunzione di alcool anziché attraverso un miglioramento delle proprie abitudini sarebbe invece profondamente sbagliato.

Oltre il cuore

I benefici dell’uso moderato di alcol non si limitano al cuore, in diverse ricerche (Nurses’ Health Study e Health Professionals Follow-up Study, per esempio), sono emersi ulteriori benefici per la salute nel caso di consumo moderato, ad esempio

  • una riduzione del rischio di formazione di calcoli biliari,
  • una riduzione del rischio di sviluppo di diabete di tipo 2.

Infine alcuni ricercatori sottolineano i benefici sociali e psicologici del consumo di alcolici, per esempio al termine di una giornata stressante o durante una cena con gli amici.

Quale alcolico non fa ingrassare? Calorie ed alcol

Questa è una domanda molto comune in rete, ma la risposta è più complessa di quanto possa sembrare.

Partiamo dall’assunto che l’alcol è un alimento che apporta un quantitativo elevato di calorie, ben 7 kcal/g, prossimo alle 9 kcal/g dei grassi (e quasi il doppio di carboidrati e proteine, che si fermano a 4 kcal/g).

In molti cocktail sono poi presenti ingredienti in grado di apportare ulteriori calorie in forma di:

  • proteine e carboidrati (ad esempio nella birra),
  • zucchero dei succhi di frutta,
  • grassi delle creme.

A complicare la situazione è la constatazione che, non potendo essere accumulato, l’alcool viene trasformato in trigliceridi che vengono immagazzinati in forma di depositi di grasso.

Oltre a questi aspetti, e sebbene non sia dimostrato inequivocabilmente che il consumo di alcool di per sé conduca ad un aumento di peso, è opinione comune dei ricercatori che possa favorire scelte alimentari poco sane (durante gli aperitivi è comune associare il drink a snack salati calorici, mentre in caso di di consumi più elevati la riduzione dei freni inibitori può portare al consumo di junk-food in quantità elevate).

Il lato oscuro dell’alcol

Se tutti coloro che bevono si limitassero a un bicchiere al giorno, probabilmente non sarebbero necessari così tanti cardiologi, specialisti delle malattie epatiche, psicologi e consulenti contro le dipendenze.

Moltissimi fattori entrano in gioco quando si parla di dipendenza dall’alcool, tra cui:

  • genetica,
  • famigliarità per alcolismo,
  • consumo in giovanissima età,
  • traumi infantili,
  • mancanza di supporto famigliare,
  • consumo di cannabis,

Allo stesso modo possiamo individuare numerose variabili che entrano in gioco nella risposta individuale nei confronti dell’alcool, a parità di dose:

  • età,
  • sesso,
  • etnia,
  • condizione fisica (peso, allenamento, …),
  • quantità di cibo consumata con gli alcolici,
  • velocità di consumo,
  • utilizzo di farmaci o sostanze d’abuso,
  • famigliarità per l’alcolismo.

L’alcol raggiunge pressoché ogni cellula dell’organismo e questo spiega la moltitudine di effetti in grado di scatenare; si tratta di fatto una molecola depressiva del sistema nervoso centrale che viene rapidamente assorbita dallo stomaco e dall’intestino nel sangue.

Viene quindi metabolizzato nel fegato da specifici enzimi, ma l’organo è in grado di metabolizzare solo una piccola quantità di alcool alla volta, lasciando l’eccesso libero di continuare a circolare per l’intero organismo; per questo motivo

  • la quantità di alcolici consumata,
  • la velocità di assorbimento (legata al tempo in cui viene consumato e alla presenza di cibo nello stomaco)
  • e il peso corporeo (o, più correttamente, il volume corporeo, che ne è tuttavia strettamente correlato)

influenzano direttamente l’intensità degli effetti che è in grado di produrre.

Sul breve e sul lungo periodo sono numerosi gli effetti dannosi della sostanza sull’organismo quando consumata in quantità eccessiva:

Anche il consumo moderato di alcol può presentare alcuni rischi:

  • L’alcol può per esempio disturbare il normale ritmo sonno-veglia.
  • La sua capacità di obnubilare la mente è nota.
  • L’alcol interagisce in modi potenzialmente pericolosi con molti farmaci diversi, tra cui il paracetamolo, gli antidepressivi, gli anticonvulsivanti, gli analgesici e i sedativi.
  • Dà anche dipendenza, soprattutto nelle persone con precedenti famigliari di alcolismo.

Tumori

Uno studio recente ha fatto parecchio discutere, perché conclude che:

  • Per le donne il consumo di una bottiglia di vino a settimana ha aumentato il rischio assoluto di sviluppare un tumore (principalmente al seno) indicativamente allo stesso modo di 10 sigarette alla settimana.
  • Tra gli uomini bere una bottiglia di vino a settimana aumenta invece il rischio assoluto come fumare cinque sigarette.

Al di là della quantificazione dei risultati, è importante sottolineare ancora una volta come un regolare consumo di alcool non sia solamente legato allo sviluppo di patologie del fegato, ma rappresenti plausibilmente anche un fattore di rischio per lo sviluppo di tumori; come sottolineato dagli stessi autori dello studio non c’è volontà di dire che bere in modo moderato sia equivalente a fumare, ma è invece utile portare all’attenzione della popolazione che l’alcool è considerato un cancerogeno a tutti gli effetti.

È infine noto che l’associazione di fumo e alcolici peggiori ulteriormente il rischio delle due abitudini prese singolarmente.

Genetica ed alcolismo

È stato scoperto nel DNA umano un gene specializzato per il trattamento dell’alcol, quello che codifica per l’enzima alcol-deidrogenasi; questa scoperta ci induce a pensare che l’uomo sia da tempo a contatto con questa sostanza, anche se le prove di un consumo volontario e continuo risalgano solo fino a 10 mila anni fa circa.

L’enzima alcol deidrogenasi è quindi il principale responsabile del metabolismo dell’alcool e ne esistono diverse varianti, alcune più rapide e altre meno, che sono distribuite diversamente nella popolazione.

Si è osservato che chi consuma moderate quantità di alcolici e possiede una capacità di metabolizzazione più lenta manifesta effetti protettivi sul sistema cardiovascolare più significativi; questo induce a pensare che sia proprio la molecola di alcool la responsabile dei benefici, perché in questi soggetti rimarrebbe in circolo più a lungo rispetto a chi è in grado di smaltirla più velocemente.

Un altro aspetto di fondamentale importanza nel rapporto tra alcolici e genetica è quello che riguarda il rischio di dipendenza; emerge piuttosto chiaramente che l’alcolismo è un problema che tende a ricorrere in una stessa famiglia, in particolare la ricerca mostra che i geni sono responsabili di circa la metà del rischio di sviluppare una dipendenza, ma l’altra metà è di norma legata a fattori ambientali.

Ma il legame è ancora più complesso, perché non esiste un unico gene responsabile, al contrario ci sono numerosi geni che possono aumentare il rischio e numerosi che possono diminuirlo, direttamente o indirettamente. Per esempio alcune soggetti di origine asiatica portano una variante del gene che altera la loro capacità metabolica dell’alcool, causando sintomi come vampate di calore, nausea e battito cardiaco accelerato in caso di consumo anche limitato; chi soffre di questi disturbi chiaramente tende a evitarne il consumo, riducendo così il rischio di sviluppare una dipendenza.

È infine stato scoperto negli ultimi anni che diversi fattori possono alterare l’espressione dei nostri geni (epigenetica), ossia di come l’ambiente interviene direttamente sul modo in cui il nostro organismo esprime quanto presente a livello di DNA.

Rischi, benefici ed età

I benefici e i rischi dell’uso moderato di alcol cambiano nel corso della vita, in generale i rischi sono significativamente superiori ai benefici fino ai 60 anni circa, quando le malattie cardiovascolari iniziano a causare una percentuale sempre maggiore di decessi e malattie.

  • Per le gestanti, i bambini non ancora nati, gli alcolisti in riabilitazione, i pazienti affetti da malattie epatiche e per quelli che assumono uno o più farmaci in grado di interagire con l’alcol, l’uso moderato di alcol presenta pochi benefici e rischi sostanziali.
  • Per un uomo trentenne l’aumento del rischio di incidenti dovuto all’alcol è maggiore dei potenziali benefici sull’apparato cardiocircolatorio (sempre in caso di uso moderato di alcol).
  • Per un uomo di 60 anni un bicchiere al giorno può contribuire alla protezione dalle malattie cardiache e probabilmente il beneficio è maggiore dei rischi potenziali (assumendo che sia non sia soggetto all’alcolismo).
  • Per una donna di 60 anni, il calcolo del rapporto rischi/benefici è più insidioso. Ogni anno le donne muoiono dieci volte di più per malattie cardiache che per il tumore al seno (460.000 contro 41.000), tuttavia le ricerche dimostrano che le donne temono molto di più il tumore al seno che le malattie cardiovascolari, cosa che dovrebbe essere tenuta in conto nel ragionamento.

Conclusione

Data la complessità degli effetti dell’alcol sull’organismo e la molteplicità di situazioni e di variabili è difficile trarre conclusioni, ma su una la comunità scientifica si trova sostanzialmente d’accordo:

Se non bevete, non c’è alcuna ragione valida per iniziare.

Un uso moderato di alcol sembra effettivamente legato a possibili benefici per la salute, ma non è MAI esente da rischi, per esempio spesso si ignora il fatto che è una sostanza cancerogena come il fumo di tabacco.

Per alcune condizioni, come il cancro al seno e le malattie del fegato, non esiste un livello di sicurezza per cui si possa consumare tranquillamente e senza rischi.

Come sottolinea anche la Fondazione Veronesi, da anni impegnata nella cura dei tumori, “non esistono quantità sicure di consumo di alcol e, superati i dieci grammi, si incrementa il rischio di morbilità, mortalità e disabilità di oltre 200 malattie e di 14 tipi di cancro tra cui, rilevante, quello della mammella nelle donne.”

Non c’è bisogno di bere alcool, in nessun caso, e se attualmente non si beve non è mai necessario o utile iniziare.

Sulla stessa linea sono altre importanti organizzazioni e associazioni:

  • AIRC, secondo cui il 10% di tutti i tumori che colpiscono i maschi e il 3% di quelli che colpiscono le femmine sono attribuibili al consumo di alcolici.
  • Organizzazione Mondiale della Sanità, che da anni sostiene che parlando di alcool “Less is better”, ossia meno se ne consuma e meglio è e
  • la stessa OMS sostiene a ragione che anche chi ne fa un uso moderato smettendo ne avrebbe immediati vantaggi (sonno migliore, più energia il giorno successivo, maggior facilità nel controllo del peso corporeo).

Alla luce di questo, la scelta di bere o di non bere se fatta per “finalità mediche” ha un’unica risposta condivisa: no, in linea di massima i benefici non giustificano mai i rischi connessi, meglio invece concentrarsi sullo stile di vita, per migliorare i fattori di rischio modificabili:

In conclusione, quindi:

  1. Se non bevete non c’è alcun motivo per iniziare. Per alcune categorie di persone (gestanti, pazienti in terapia contro la dipendenza da alcolici, pazienti affetti da malattie epatiche o in terapia con uno o più farmaci che interagiscono con l’alcol) i i rischi sono enormi, mentre per pazienti altrimenti sani non sussistono significativi benefici che ne giustifichino la scelta.
  2. Se bevete, fatelo con moderazione e scegliete la bevanda che preferite. Vino, birra o superalcolici: ognuno di essi sembra avere gli stessi benefici per la salute, se bevuto con moderazione, quello che conta è la quantità di alcol totale consumata.
  3. Consumate abbondante frutta e verdura tutti i giorni, in particolare un consumo regolare di folati e acido folico, perché l’alcol tende ad esaurirne le scorte del nostro organismo.
  4. Chiedete consiglio al vostro medico. Se pensate di avere un problema con l’alcol, chiedete consiglio a un medico o a un esperto che sarà in grado di aiutarvi.
  5. Niente alcol quando si guida. Se siete usciti e avete alzato un po’ il gomito, date le chiavi della vostra macchina a qualcuno che si è limitato per tutta la serata agli analcolici.

Fonti e bibliografia

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Domande e risposte
  1. Grazie mille dr. Cimurro per la risposta io di peso sono 78 kg , seguo pienamente il suo consiglio in fatti non bevo mai quando sono a casa ,solo mezzo bicchiere di spumante a capodanno. Potrei bere una settimana in vacanza mezzo bicchiere di vino a cena e al pomeriggio 25 cl di birra grado 5 senza che il fegato si danneggia cordiali saluti.

    1. Dr. Roberto Gindro

      Probabilmente sì dal punto di vista medico, ma come detto cercherei di evitare il rischio di prendere abitudini poi difficili da perdere (peraltro le ricordo che in Italia la vendita di alcolici ai minorenni è vietata e questa scelta ha prima di tutto ragioni di prevenzione che condivido al 100%).

  2. Grazie mille per la risposta vorrei sapere a che età il tuo corpo inizia a reggere alcol .

    1. Dr. Roberto Gindro

      Mai, fa male a tutte le età e come detto fra le altre cose è cancerogeno.

      Il fatto di “reggerlo” e più che altro legato al peso corporeo e a quanto si è abituati a consumarlo (ci sono poi differenze soggettive genetiche).

    2. Qual è allora la dose massima giornaliera che non crea problemi a un uomo adulto?

    3. Dr. Roberto Gindro

      Non esiste una dose ritenuta sicura; se è vero che un consumo “moderato” è in qualche modo tollerabile, questo non significa che non abbia comunque potenziali effetti negativi.