Vaccino per allergie ed asma (graminacee, acari, …)

Ultima modifica

Introduzione

Il vaccino per il trattamento delle allergie è una forma di trattamento che prende il nome di immunoterapia.

Ogni iniezione, compressa sublinguale o goccia somministrata contiene una minuscola quantità della sostanza o delle sostanze responsabili della reazione allergica; queste sostanze, più correttamente chiamate allergeni, sono contenute nella quantità necessaria a stimolare il sistema immunitario, senza scatenare i sintomi tipici di una vera e propria reazione allergica.

Con il passare del tempo il medico aumenta la dose di allergene presente in ciascuna somministrazione. in questo modo l’organismo si abitua gradualmente agli allergeni, cioè si desensibilizza.

Trova particolare indicazione in caso di:

  • allergie gravi che mettono a rischio la vita del paziente (ad esempio punture di insetti),
  • allergie non adeguatamente gestibili con i farmaci tradizionali (ad esempio casi gravi di allergie stagionali),
  • allergie in cui non sia possibile evitare o ridurre l’esposizione all’allergene (per esempio a polvere, peli del cane, …).

Attraverso questo approccio il sistema immunitario sviluppa in modo progressivo una tolleranza agli allergeni, con l’obiettivo finale di ridurre l’entità dei sintomi.

L’immunoterapia è quindi considerata l’unico trattamento capace di agire sulle cause, e non solo sui sintomi, dell’allergia; ad oggi è stato ampiamente utilizzata per trattare la rinite allergica causata dai pollini e dagli acari della polvere ed in genere gli effetti benefici del trattamento durano per almeno 6 anni dalla sospensione della terapia.

Questo approccio è invece controindicato nei seguenti casi:

  1. Malattie immunologiche gravi, malattie epatiche croniche, tumori.
  2. Situazioni psicologiche e sociali nelle quali non sia possibile un appropriato monitoraggio.
  3. Asma non controllabile.

L’età minima in cui iniziare il percorso di desensibilizzazione non è al momento definita, anche se la maggior parte degli studi ha preso in considerazione bambini al di sopra dei 5-6 anni di età (più che altro per questioni di aderenza alla terapia e possibilità di gestione di eventuali effetti collaterali).

Una vaccinazione anti-allergica non verrà mai iniziata su una paziente in stato di gravidanza, ma può essere invece regolarmente continuata se la donna rimane incinta durante il percorso (ovviamente è consigliabile pianificare la decisione con lo specialista prima di iniziare la ricerca di un bimbo) e non manifesta in genere effetti indesiderati degni di nota.

Quanto costa?

Anche tenuto conto delle controindicazioni descritte, in Italia si tratta di un approccio sotto-utilizzato; come spiega l’Associazione Allergologi Immunologi Italiani Territoriali e Ospedalieri le motivazioni sono da cercare anche nel problema dei costi; nelle Regioni nelle quali il trattamento è a totale carico dei pazienti (la spesa annua si aggira attorno ai € 500/600) il necessario esborso economico rappresenta una barriera d’ingresso importante, anche in considerazione della durata del trattamento.

Immagine di una dottoressa che somministra il vaccino per via sublinguale a una giovane paziente.

iStock.com/caracterdesign

A cosa serve

L’immunoterapia può essere usata per tenere sotto controllo i sintomi provocati da:

  • Allergie stagionali. Se soffrite di asma stagionale allergica o dei sintomi della rinite allergica, potreste essere allergici ai pollini rilasciati dagli alberi o dalle erbe. Nel caso in cui i farmaci antiallergici tradizionalmente usati come
    • spray nasali cortisonici,
    • colliri con antileucotrieni,
    • antistaminici per bocca,
    • eventualmente spray orali cortisonici in caso di asma

    non siano sufficienti a gestire in modo adeguato i sintomi è possibile ricorrere all’immunoterapia con buon margini di successo.

  • Allergeni perenni. Se avvertite i sintomi tutto l’anno, potreste essere sensibili agli allergeni presenti negli ambienti chiusi, come gli acari della polvere, gli scarafaggi, la muffa.
  • Punture d’insetto. Le reazioni allergiche provocate dalle punture d’insetto possono essere causate dalle api, dalle vespe e dai calabroni; l’efficacia è in questo caso del 98% verso le reazioni alle punture delle vespe e circa del 90% verso le punture d’ape. In questo caso la terapia viene usata nei pazienti che abbiano manifestato reazioni gravi (come ad esempio lo shock anafilattico).
  • Allergie verso gli animali. In questi casi evitare l’esposizione è sicuramente la strategia preventiva più importante, ma se la forma è molto severa e non controllabile con i farmaci (per esempio in condizioni di esposizioni occasionali) sottoporsi al vaccino può essere una buona scelta.

Quando è inutile

  • Questa strategia si rivela non praticabile nel caso di poliallergie (ossia allergia a diversi fattori), in quanto è indicata solo quando si possa individuare un allergene (per esempio le graminacee) che più degli altri è responsabile dei tipici sintomi allergici (lacrimazione, starnuti, gocciolamento del naso, …).
  • Non esistono ad oggi strategie efficaci di desensibilizzazione verso allergeni alimentari, se non in casi particolari; esistono inoltre lavori di ricerca che suggeriscono come i rischi siano superiori ai possibili benefici.
  • Non è infine possibile intervenire verso forme di rash cutanei (come l’eczema) e orticaria cronica.

Pericoli

La maggior parte delle persone non soffre di particolari disturbi dopo il vaccino contro l’allergia, però le somministrazioni contengono le stesse sostanze che normalmente provocano le allergie, quindi è possibile che si verifichino reazioni e queste possono essere principalmente di due tipi:

  • Reazioni locali: Sono reazioni comuni e in genere limitate a un lieve arrossamento e gonfiore nel sito di iniezione, che può manifestarsi immediatamente o diverse ore dopo. Di norma scompaiono in poche ore.
  • Reazioni sistemiche: Decisamente meno comune, interessa l’intero corpo o un particolare sistema/apparato. Sono comunque in genere lievi e rispondono in modo rapido ai farmaci Ricordiamo per esempio gli starnuti, naso chiuso o orticaria. Tra le reazioni più gravi possiamo avere gonfiore della gola, asma o costrizione delle vie respiratorie.

Molto raramente può verificarsi una grave reazione sistemica chiamata anafilassi (o shock anafilattico) i cui primi sintomi comprendono:

La maggior parte delle reazioni gravi si sviluppa entro 30 minuti dalla somministrazione del vaccino e questo è il motivo per cui si consiglia vivamente di attendere nell’ufficio del medico questo lasso di tempo, dopo la somministrazione (l’allergologo è infatti in grado di intervenire tempestivamente in caso di problemi, anche se gravi).

Nel caso di reazioni gravi che si manifestino dopo l’uscita dall’ambulatorio o dall’ospedale è necessario recarsi immediatamente al più vicino Pronto Soccorso.

Se le iniezioni o le somministrazioni orali hanno cadenza settimanale o mensile e non saltate alcuna dose, i rischi di soffrire di reazioni gravi diminuiscono considerevolmente.

Nel caso di somministrazione sublinguale i rischi di reazioni gravi o pericolose per la vita del paziente sono sensibilmente inferiori, ed è per questo che spesso l’assunzione avviene nella propria abitazione anziché nello studio medico.

Diagnosi e preparazione

Quando un paziente allergico viene ritenuto idoneo alla vaccinazione verranno probabilmente prescritti alcuni esami e altre indagini di laboratorio, in genere si tratta di

  • un test cutaneo per confermare la reazione allo specifico allergene che si andrà a somministrare,
  • e, talvolta, un esame del sangue per gli anticorpi responsabili delle reazioni allergiche.

Il test cutaneo prevede l’applicazione sulla cute di una piccola quantità dell’allergene sospetto, il medico gratterà leggermente la pelle e poi osserverà la zona per circa venti minuti. Il gonfiore e il rossore sono sintomi di un’allergia alla sostanza esaminata.

Sarà inoltre necessaria una valutazione fisica e un’attenta anamnesi (al paziente verranno rivolte domande sulla sua salute).

È importante che condizioni come pressione alta e asma siano perfettamente sotto controllo prima di iniziare il percorso di desensibilizzazione.

Iniezione, come viene eseguita

L’immunoterapia sottocutanea è sicuramente la forma più comune e prevede un’iniezione contenente l’allergene verso cui il paziente manifesta allergia; la sede di iniezione preferita è in genere la parte alta del braccio.

Nel caso delle iniezioni quando entrate nell’ambulatorio per il vaccino comunicate alle infermiere o ai medici se non vi sentite bene, soprattutto se soffrite di asma. Inoltre informate il medico se avete sofferto di particolari sintomi dopo la puntura precedente.

All’inizio del percorso (fase di induzione) le iniezioni vengono somministrate a intervalli ravvicinati, una settimana o meno, e la dose viene progressivamente aumentata. La durata è di circa 3-6 mesi.

Una volta raggiunta la dose obiettivo inizia la fase di mantenimento, in cui la frequenza sarà ridotta a una somministrazione ogni qualche settimana (da due a quattro, in genere) per almeno due anni (la durata del trattamento viene stabilita dall’allergologo).

È di fondamentale importanza che dopo ogni iniezione il paziente attenda all’interno dell’ambulatorio o della struttura ospedaliera per almeno 30 minuti, per dare la possibilità al medico di intervenire in caso di reazioni indesiderate più o meno gravi.

In alcuni casi si può decidere di provare ad accelerare i tempi con un percorso che prevede diverse iniezioni giornaliere; in genere il trattamento richiede ricovero ospedaliero perchè sono più probabili effetti collaterali gravi ed è adatto a pazienti con gravi allergie verso le punture di insetto e solo sporadicamente in altri casi.

In pazienti selezionati potrebbe essere necessaria la contemporanea somministrazione di cortisone durante i primi mesi di terapia, per tenere sotto controllo i sintomi.

Vaccino sublinguale

L’approccio con compresse, gocce o spray sublinguali prevede in genere una somministrazione quotidiana di dosi crescenti ed è più raramente associata a effetti collaterali importanti, permettendo quindi il ricorso a una somministrazione domestica (anche se probabilmente le prime dosi vengono somministrate presso l’allergologo per verificarne la tollerabilità).

Questo tipo di trattamento funziona bene e generalmente ha pochi effetti collaterali.

Durata

Per la vaccinazione attraverso iniezioni la maggior parte degli studi suggerisce un trattamento della durata di 3-5 anni o, in ogni caso, di almeno un anno dalla comparsa dei benefici e stabilizzazione del miglioramento dei sintomi.

Per quanto riguarda la somministrazione sublinguale, molto più recente, la disponibilità di dati è purtroppo inferiore: la durata del trattamento varia in genere dai due mesi ai 5 anni, anche se si considera di norma come limite minimo 12 mesi, ma preferibilmente almeno 24 mesi.

Alcuni nuovi vaccini ad iniezione producono il loro effetto desensibilizzante molto più rapidamente e con un breve ciclo di quattro iniezioni circa 3-4 settimane prima della stagione dei pollini si ottengono pochi effetti collaterali e buoni risultati. La stessa tecnica può essere utilizzata in specifici casi anche per l’immunoterapia verso gli acari della polvere e gli animali.

Risultati

Anche con il vaccino i sintomi dell’allergia non scompaiono da un giorno all’altro.

La risposta al trattamento è molto variabile da un paziente all’altro, anche se dipende moltissimo dalla durata del percorso, che richiede quindi un’attenta pianificazione da parte dello specialista per trovare il miglior compromesso tra efficacia e compliance del paziente (aderenza alla terapia).

Possono essere utili periodici esami del sangue o test cutanei per farsi un’idea della risposta dell’organismo.

Di solito i sintomi migliorano durante il primo anno di terapia, ma il miglioramento più importante spesso avviene durante il secondo anno. Entro il terzo anno la maggior parte delle persone è desensibilizzata agli allergeni contenuti nelle iniezioni e non soffre più di reazioni allergiche significative a quelle sostanze.

Dopo alcuni anni di terapia taluni pazienti non hanno più alcun problema anche quando la somministrazione periodica viene interrotta, mentre altri devono proseguire con la fase di mantenimento per tenere i sintomi sotto controllo.

L’assenza di risultati può essere dovuta a diversi fattori:

  • dose inadeguata di allergene nel vaccino,
  • allergeni non emersi durante la valutazione iniziale,
  • eccessivi livelli di allergeni nell’ambiente,
  • significativa esposizione ai trigger non allergici, come il fumo di tabacco.

Fonte principale

Articoli Correlati
Articoli in evidenza
Domande e risposte
  1. È mutuabile?

    1. Dr. Roberto Gindro

      A meno di cambiamenti legislativi di cui potrei non essere al corrente, il costo è sostenuto dal Sistema Sanitario Nazionale solo in alcune Regioni.

  2. Gli antistaminici attuali per la cura dell’allergia alle graminacee causano ancora sonnolenza? Guido per lavoro.

    1. Dr. Roberto Gindro

      Sì, le molecole più recenti hanno quasi completamente superato questo problema.