Linfoma non Hodgkin: sintomi, terapia, sopravvivenza

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Introduzione

Il linfoma non Hodgkin è un tumore che si sviluppa nelle cellule del sistema immunitario, l’insieme di cellule e tessuti deputato a combattere le infezioni e altre forme di aggressioni all’organismo.

Il sistema linfatico fa parte del sistema immunitario e comprende:

  • Vasi linfatici. Il sistema linfatico è costituito da una rete di vasi linfatici, che si diramano e raggiungono tutti i tessuti dell’organismo.
  • Linfa. Nei vasi linfatici circola un liquido trasparente detto linfa, che contiene globuli bianchi, per lo più linfociti B e T.
  • Linfonodi. I vasi linfatici sono connessi a piccole masserelle rotonde di tessuto, dette linfonodi. I linfonodi si trovano in tutto l’organismo, ma si concentrano soprattutto nel collo, sotto le ascelle, nel torace, nell’addome e nella zona inguinale e, al loro interno, conservano i globuli bianchi. Funzionano come una sorta di filtro, intrappolando ed eliminando i batteri o altre sostanze pericolose che eventualmente possono essere presenti nella linfa.
  • Altri organi. Tra gli altri organi che fanno parte del sistema linfatico ricordiamo: le tonsille, il timo e la milza. Il tessuto linfatico si trova anche in altre parti del corpo, tra cui lo stomaco, la pelle e l’intestino tenue.

Poiché Il tessuto linfatico si trova in diverse parti dell’organismo, il linfoma si può sviluppare praticamente dappertutto. Di solito ha origine in un linfonodo sopra il diaframma, il muscolo sottile che divide il torace e l’addome, ma si può sviluppare anche in altre parti del sistema linfatico.

Il linfoma non Hodgkin nasce a partire da un’anomalia in un linfocita (di solito un linfocita T, che è uno specifico tipo di globulo bianco). La cellula anomala si divide e si replica, le nuove cellule, a loro volta, si duplicano, producendo sempre più cellule anomale che

  • non sono in grado di proteggere l’organismo dalle infezioni o dagli altri disturbi,
  • non muoiono quando dovrebbero come quelle sane,
  • si accumulano formando una massa di tessuto detta tumore.

Sopravvivenza e prognosi

La prima legittima domanda che il paziente pone allo specialista a seguito della diagnosi di linfoma non-Hodgkin è quanto si viva; la risposta dipende ovviamente da numerosi fattori (stadio del tumore, età del paziente, …), ma da un punto di vista generale secondo statistiche americane  la sopravvivenza a 5 anni è pari a oltre il 72% dei pazienti.

Più nel dettaglio:

Linfoma diffuso a grandi cellule B

Diffusione Sopravvivenza a 5 anni
Localizzato 73%
Regionale 72%
Distante 55%
Media globale 63%

Linfoma follicolare

Diffusione Sopravvivenza a 5 anni
Localizzato 96%
Regionale 89%
Distante 85%
Media globale 88%
Alcuni dei più importati fattori che permettono di formulare una previsione sulle modalità di evoluzione e di prognosi della malattia sono i seguenti:
Fattori positivi Fattori negativi
Età pari o inferiore a 60 anni Età superiore a 60 anni
Assenza di diffusione del tumore Tumore diffuso
Indipendenza del paziente Paziente fragile
Concentrazione di LDH nel sangue normale Concentrazione di LDH nel sangue elevata
Ricostruzione grafica del sistema linfatico

iStock.com/Hank Grebe

Cause

È molto difficile, spesso impossibile, comprendere il motivo per cui il linfoma non Hodgkin colpisca solo certi pazienti e non altri; la ricerca ha permesso tuttavia di individuare specifici fattori di rischio responsabili di aumentare la probabilità di ammalarsi di questo tumore.

Tra i fattori di rischio più importanti ricordiamo:

  • Indebolimento del sistema immunitario. Il rischio di soffrire di linfoma può aumentare se il sistema immunitario è debole (ad esempio a causa di un disturbo ereditario o di determinati farmaci usati dopo un trapianto).
  • Infezioni. Alcune infezioni fanno aumentare il rischio di ammalarsi del linfoma, tuttavia il tumore non è contagioso, cioè non viene trasmesso da paziente a paziente. Tra i principali tipi di infezione in grado di far aumentare il rischio di linfoma ricordiamo:
    1. Virus dell’immunodeficienza umana (HIV), cioè il virus che provoca l’AIDS. Chi è stato contagiato dall’HIV presenta un aumentato rischio di ammalarsi di alcuni tipi di linfoma non Hodgkin.
    2. Virus di Epstein-Barr (responsabile della mononucleosi). L’infezione da EBV è stata collegata a un maggior rischio di linfoma. In Africa l’EBV è collegata al linfoma di Burkitt.
    3. Helicobacter pylori. È il batterio che provoca l’ulcera gastrica, che può favorire lo sviluppo di un linfoma nella mucosa gastrica.
    4. Virus dei linfociti T dell’uomo di tipo 1 (HTLV-1). L’infezione da HTLV-1 aumenta il rischio di ammalarsi di linfoma e di leucemia.
    5. Virus dell’epatite C. alcune ricerche hanno dimostrato che il rischio di linfoma è maggiore nei pazienti contagiati dal virus dell’epatite C. Saranno necessarie ulteriori ricerche per capire meglio il ruolo del virus dell’epatite C.
  • Età. Il linfoma non Hodgkin può svilupparsi anche nei giovani, ma il rischio di ammalarsi tendenzialmente aumenta con l’età. La maggior parte dei pazienti affetti da linfoma non Hodgkin ha più di 60 anni.

I ricercatori stanno studiando anche un possibile collegamento con l’obesità e altri possibili fattori di rischio per il linfoma non Hodgkin: per esempio, chi lavora a contatto con i pesticidi o con determinate sostanze chimiche potrebbe essere più a rischio.

Avere uno o più fattori di rischio non significa necessariamente ammalarsi, anzi, statisticamente la maggior parte dei pazienti che presentano fattori di rischio non sarà mai colpita da alcun tumore.

Classificazione

Per linfoma s’intende un gruppo di tumori che colpisce i linfociti, un sottotipo di globulo bianco (specifiche cellule del sistema immunitario); sono state descritte moltissime forme di linfoma, ma le due categorie principali sono

La principale differenza tra i due risiede nel linfocita interessato dalla trasformazione maligna, che emerge attraverso l’esame al microscopio delle cellule tumorali (la presenza della cosiddetta cellula di Reed-Sternberg è caratteristica del linfoma di Hodgkin).

I linfomi non-Hodgkin rendono conto di circa il 90% dei casi e comprendono a loro volta un numero elevato di sotto-tipi, classificabili in vari modi.

In linea generale si possono distinguere i linfomi che derivano da

  • linfociti B, circa il 90% dei casi,
  • linfociti T.

Ogni categoria prevede ulteriori sottogruppi sulla base di caratteristiche quali, ad esempio:

  • aggressività della malattia,
  • aspetto microscopio,
  • diffusione.

Dal punto di vista dell’aggressività del tumore, i linfomi possono essere considerati

  • indolenti (evoluzione lenta e graduale, ma tendenza alla cronicizzazione e recidive),
  • aggressivi (esordio improvviso e con sintomi più severi, ma in molti casi la guarigione risulta definitiva).

I linfomi più frequenti in assoluto sono quelli aggressivi che interessano le cellule B (linfoma diffuso a grandi cellule B).

La caratterizzazione del tipo di linfoma permette allo specialista di definire il trattamento più adatto al singolo caso.

Sintomi

Il linfoma non Hodgkin può causare diversi sintomi:

Il sintomo iniziale è spesso il rigonfiamento di un linfonodo, ma nella maggior parte dei casi questo sintomo non è dovuto a un tumore, bensì a infezioni o altri disturbi più comuni. Se i sintomi durano per più di due settimane, tuttavia, è consigliabile rivolgersi al proprio medico per ottenere una diagnosi e una terapia.

Diagnosi

Se soffrite di gonfiore ai linfonodi o di altri sintomi che potrebbero indicare un linfoma non Hodgkin, il medico cercherà di diagnosticare la causa del problema, probabilmente informandosi sui disturbi di salute vostri e dei vostri famigliari.

Presumibilmente dovrete sottoporvi ai seguenti esami:

  • Visita. Il medico controllerà se ci sono linfonodi gonfi nel collo, sotto le ascelle e nella zona inguinale e se la milza o il fegato sono gonfi.
  • Esami del sangue. Le analisi complete controllano il numero di globuli bianchi, ma anche di altri tipi di cellule e di altre sostanze, ad esempio dell’enzima lattato-deidrogenasi (LDH). Il linfoma può far aumentare il livello dell’LDH.
  • Radiografia toracica. Le radiografie possono evidenziare il gonfiore dei linfonodi o altri segni di problemi a livello toracico.
  • Biopsia. La biopsia è l’unico metodo sicuro per diagnosticare il linfoma. Il medico può asportare un linfonodo interamente (biopsia escissionale) oppure solo in parte (biopsia incisionale). Un ago molto sottile (tecnica detta dell’ago aspirato) di solito non è in grado di aspirare un campione sufficiente per elaborare la diagnosi patologica di linfoma, quindi è necessario rimuovere l’intero linfonodo. Il patologo usa il microscopio per controllare se nel tessuto sono presenti cellule tumorali.

Cura e terapia

Il medico può descrivervi le opportunità terapeutiche e i risultati attesi, potete lavorare insieme a lui per creare un piano terapeutico che venga incontro alle vostre necessità.

Il medico generico può indirizzarvi presso uno specialista, oppure potete essere voi stessi a richiedergli un consiglio riguardo lo specialista da consultare. Tra gli specialisti in grado di curare il linfoma non Hodgkin ricordiamo:

  • l’ematologo,
  • l’oncologo,
  • il radiologo.

Il medico potrà consigliarvi di scegliere un oncologo specializzato nella cura dei linfomi, spesso questi specialisti lavorano presso gli ospedali universitari o presso le strutture sanitarie più all’avanguardia. L’équipe che vi seguirà può anche comprendere un infermiere oncologico e un dietologo.

La scelta della terapia dipende soprattutto da:

  • tipo di linfoma non Hodgkin (ad esempio linfoma follicolare o linfoma diffuso a grandi cellule B),
  • zona in cui si trova il tumore,
  • stadiazione, o velocità di crescita del tumore (linfoma indolente o aggressivo),
  • età,
  • eventuali presenza di altri problemi di salute concomitanti.

Se siete affetti da linfoma non Hodgkin indolente (cioè a basso grado) che non presenta particolari sintomi, potrebbe essere necessario aspettare prima di ricorrere a una terapia. Il medico vi terrà sotto controllo (vigile attesa), in modo da iniziare la terapia non appena si presenteranno i sintomi.

Se soffrite di linfoma indolente che ha già manifestato sintomi, probabilmente dovrete sottoporvi alla chemioterapia e alla terapia biologica. La radioterapia può essere usata nei pazienti affetti da linfoma in stadio I o II.

Se il linfoma è aggressivo la terapia di solito è sia chemioterapica sia biologica; può essere accompagnata anche dalla radioterapia.

Se il linfoma si ripresenta dopo la terapia è detto tumore recidivante o ricorrente: chi soffre di linfoma recidivante dovrà ricorrere a una chemioterapia e/o a una radioterapia più aggressiva, e poi a un trapianto di cellule staminali.

È consigliabile informarsi sugli effetti collaterali e sulle ricadute della terapia sulle normali attività quotidiane: la chemioterapia e la radioterapia, infatti, danneggiano spesso le cellule e i tessuti sani, quindi gli effetti collaterali sono frequenti. Gli effetti collaterali possono essere diversi da paziente a paziente e possono cambiare anche da una sessione alla successiva. Prima dell’inizio della terapia, l’équipe che vi segue vi spiegherà a quali effetti collaterali potete andare incontro e vi suggerirà come affrontarli. Più il paziente è giovane, più ha facilità nell’affrontare la terapia e gli effetti collaterali.

Durante tutta la terapia potrete usufruire della terapia di supporto, cioè della terapia volta a prevenire o combattere le infezioni, controllare il dolore e gli altri sintomi, alleviare gli effetti collaterali della terapia contro il tumore e aiutarvi ad affrontare gli aspetti psicologici della diagnosi di tumore.

Potete infine scegliere di chiedere al vostro medico di farvi partecipare ad una sperimentazione clinica, cioè a una ricerca sui nuovi metodi terapeutici, quando disponibile.

Vigile attesa

L’attesa vigile consiste nel rinvio della terapia al momento in cui il tumore inizierà a manifestare sintomi. I medici spesso la consigliano ai pazienti affetti da linfoma indolente, che può non provocare sintomi anche per un lungo periodo. A volte il tumore può addirittura rimpicciolirsi senza nessun intervento. Rinviando la terapia si possono evitare gli effetti collaterali della chemioterapia o della radioterapia.

Se voi e il vostro medico decidete di optare per l’attesa vigile, sarete sottoposti a controlli regolari (per esempio a cadenza di 3 mesi). La terapia inizierà solo se i sintomi dovessero iniziare/peggiorare.

Alcune persone scelgono di non aspettare, perché si preoccupano di avere un tumore non curato. Chi in un primo tempo decide per l’attesa vigile e poi si fa prendere dalle preoccupazioni dovrebbe rivedere la situazione con il proprio medico.

Prima di optare per l’attesa vigile, vi consigliamo di rivolgere le domande seguenti al vostro medico:

  • Se adesso scelgo di aspettare, dopo potrò ancora cambiare idea?
  • Se aspetto, sarà più difficile curare la mia malattia?
  • Con quale frequenza devo sottopormi ai controlli?
  • Tra un controllo e il successivo, per quali problemi la devo consultare?

Chemioterapia

La chemioterapia contro il linfoma non Hodgkin usa particolari farmaci in grado di uccidere le cellule del linfoma: è detta terapia sistemica perché i farmaci devono entrare in circolo per poter raggiungere le cellule tumorali in quasi tutte le parti dell’organismo.

I farmaci chemioterapici vengono somministrati per via orale, per endovena o per via intraspinale. È possibile effettuare la chemioterapia in day hospital, nello studio del medico curante o a casa. Per alcuni pazienti è necessario il ricovero in ospedale.

La chemioterapia viene somministrata in diversi cicli. Dopo ciascun ciclo occorre osservare un periodo di riposo. La lunghezza del periodo di riposo e il numero di cicli dipendono dallo stadio in cui si trova il linfoma e dai tipi di farmaci usati.

Se soffrite di linfoma allo stomaco causato da un’infezione da H. pylori, il medico può curarlo con gli antibiotici. Dopo che l’infezione sarà stata curata con l’antibiotico, anche il linfoma potrà scomparire.

Gli effetti collaterali dipendono principalmente dal tipo e dalla dose dei farmaci farmaco. I chemioterapici, infatti, sono in grado di danneggiare non solo le cellule malate, ma anche quelle sane che si dividono rapidamente:

  • Cellule del sangue: la chemioterapia distrugge molte cellule sane del sangue, quindi si corre un maggior rischio di contrarre infezioni, di procurarsi lividi o di iniziare a sanguinare con facilità; inoltre ci si sente molto deboli e stanchi. L’équipe che vi segue vi farà fare le analisi del sangue per controllare se ci sono cellule sane in numero sufficiente. Se sono poche, esistono farmaci in grado di aiutare l’organismo a produrne di nuove.
  • Cellule dei bulbi piliferi. La chemioterapia può causare la caduta dei capelli. I capelli ricresceranno dopo la fine della terapia, ma la loro consistenza e il loro colore potrebbero essere leggermente diversi.
  • Cellule della mucosa dell’apparato digerente. La chemioterapia può causare perdita dell’appetito, nausea, vomito, diarrea e ulcere alla bocca e alle labbra. Chiedete consiglio all’équipe che vi segue sulle terapie in grado di aiutarvi a superare questi problemi.

I farmaci usati per il linfoma non Hodgkin possono anche causare eruzioni cutanee o vesciche, mal di testa o altri disturbi. La pelle può diventare più scura e le unghie possono iniziare a solcarsi o annerirsi.

Il medico è in grado di suggerirvi diversi metodi per tenere sotto controllo molti di questi effetti collaterali.

Prima di iniziare la chemioterapia vi consigliamo di rivolgere le domande seguenti al vostro medico:

  • Quali farmaci mi saranno somministrati? Quali effetti positivi possiamo aspettarci?
  • Quando inizierà la terapia? Quando finirà? Con che frequenza si svolgerà?
  • Dove dovrò recarmi? Sarò in grado di guidare, una volta terminata la sessione?
  • Che cosa posso fare per affrontare meglio la terapia?
  • Come si fa a capire se la terapia è efficace?
  • Per quali effetti collaterali dovrò avvisarvi? Posso prevenirne o curarne alcuni?
  • Ci saranno effetti collaterali permanenti?

Terapia biologica

I pazienti affetti da determinati tipi di linfoma non Hodgkin possono ricorrere alla terapia biologica, questo tipo di terapia aiuta il sistema immunitario a combattere il tumore.

Gli anticorpi monoclonali costituiscono la terapia biologica usata contro il linfoma, si tratta di proteine di sintesi in grado di legarsi alle cellule tumorali e di aiutare il sistema immunitario a uccidere le cellule del linfoma. I pazienti ricevono questo tipo di terapia per endovena, in ambulatorio, in clinica o in ospedale.

Possono verificarsi sintomi parainfluenzali come febbre, brividi, mal di testa, debolezza e nausea. La maggior parte degli effetti collaterali è facile da curare. In rari casi gli effetti collaterali possono essere più gravi e consistere in problemi respiratori, pressione bassa o eruzioni cutanee intense. Il medico o l’infermiere possono informarvi in anticipo sugli effetti eventuali e su come gestirli.

Prima della terapia biologica, vi consigliamo di rivolgere le seguenti domande al vostro medico:

  • In che cosa consiste la terapia?
  • Dovrò farmi ricoverare in ospedale?
  • Come si fa a capire se la terapia sta funzionando?
  • Quanto durerà la terapia biologica?
  • Avrò degli effetti collaterali durante la terapia? Per quanto dureranno? Si può fare qualcosa per gestirli o evitarli?

Radioterapia

La radioterapia per il linfoma non Hodgkin usa radiazioni ad alta energia per uccidere le cellule del linfoma; è in grado di diminuire le dimensioni dei tumori e di contribuire alla prevenzione del dolore.

I due tipi di radioterapia usati nei casi di linfoma sono:

  • Radioterapia esterna. Una grande macchina dirige le radiazioni verso la zona del corpo in cui si sono raccolte le cellule tumorali. Si tratta di una terapia locale perché colpisce unicamente le cellule della zona interessata. La maggior parte dei pazienti deve recarsi in ospedale o in clinica cinque giorni alla settimana per diverse settimane.
  • Radioterapia sistemica. Alcuni pazienti ricevono un’iniezione di sostanza radioattiva che si diffonde nell’organismo. Il materiale radioattivo si lega agli anticorpi monoclonali che vanno alla ricerca delle cellule tumorali; la radiazione, infine, distrugge le cellule tumorali.

Gli effetti collaterali della radioterapia dipendono soprattutto dalla dose di radiazioni e dalla parte del corpo da curare; ad esempio le radiazioni esterne dirette contro l’addome possono causare nausea, vomito e diarrea, mentre quelle dirette verso il collo e il torace possono provocare secchezza alla gola, mal di gola e problemi di deglutizione. La pelle della zona trattata può arrossarsi, diventare secca e fragile; nella zona colpita dalle radiazioni si possono anche perdere i peli o i capelli.

Anche chi riceve la terapia sistemica può soffrire di stanchezza; inoltre ha maggiori probabilità di contrarre infezioni.

Se effettuate la radioterapia e la chemioterapia contemporaneamente, gli effetti collaterali possono essere più intensi e difficili da sopportare; potete comunque chiedere aiuto al vostro medico che vi suggerirà come alleviarli.

Molti pazienti, durante la radioterapia esterna, lamentano una profonda stanchezza, soprattutto nelle ultime settimane di terapia. Il riposo è importante, ma i medici normalmente consigliano di mantenere una vita il più attiva possibile.

Prima della radioterapia, vi consigliamo di rivolgere le domande seguenti al vostro medico:

  • Perché devo sottopormi alla radioterapia?
  • Quando dovrò iniziare? Quando terminerà?
  • Come mi sentirò durante la terapia?
  • Come si può capire se la terapia sta funzionando?
  • Ci sono effetti collaterali permanenti?

Trapianto di cellule staminali

Se il linfoma non Hodgkin si ripresenta dopo la terapia, è possibile ricevere un trapianto di cellule staminali. Il trapianto di cellule staminali ematopoietiche (trapianto di cellule staminali autologhe) vi permetterà di sottoporvi a una chemioterapia e/o a una radioterapia più aggressiva. Le dosi maggiori distruggeranno sia le cellule del linfoma non Hodgkin sia le cellule sane presenti nel midollo osseo.

I trapianti di cellule staminali si svolgono in ospedale: le cellule staminali vengono espiantate e congelate. Dopo la terapia aggressiva che ucciderà le cellule del linfoma, le cellule staminali sono scongelate e reimpiantate usando un tubicino flessibile inserito in una delle vene maggiori del collo o del torace. Nuove cellule staminali si formano a partire da quelle trapiantate.

Le cellule staminali possono provenire dal vostro organismo o da quello di un donatore:

  • Trapianto autologo. In questo tipo di trapianto si usano le cellule staminali del paziente. Vengono espiantate prima della terapia e successivamente possono essere curate per eliminare eventuali cellule tumorali presenti tra di esse. Poi le si congela e le si conserva. Dopo la terapia, sono scongelate e reimpiantate.
  • Trapianto allogenico. In alcuni casi sono disponibili cellule staminali sane provenienti da un donatore, ad esempio da un fratello, una sorella o un genitore o anche da altre persone. I medici usano le analisi del sangue per capire se le cellule del donatore sono compatibili con le vostre.
  • Trapianto singenico. In questo tipo di trapianto si usano le cellule provenienti da un gemello del paziente.

Prima del trapianto di cellule staminali, vi consigliamo di rivolgere le domande seguenti al vostro medico:

  • Quali sono i rischi e i benefici del trapianto di cellule staminali?
  • A quale tipo di trapianto devo sottopormi? Se ho bisogno di un donatore, come faremo a trovarlo?
  • Quanto durerà il ricovero in ospedale? Dovrò seguire anche una terapia di supporto? Come potrò proteggermi dai germi?
  • Come si può capire che la terapia sta funzionando?
  • Come posso alleviare gli effetti collaterali?
  • Quali effetti avrà il trapianto di cellule staminali sulla mia vita quotidiana?
  • Quali sono le probabilità di guarigione completa?

Terapia di supporto

Il linfoma non Hodgkin e la terapia possono causare altri problemi di salute, probabilmente sarete sottoposti anche a una terapia di supporto che li terrà sotto controllo e migliorerà la vostra qualità della vita durante la terapia.

Per combattere meglio le infezioni vi potranno essere somministrati antibiotici e altri farmaci. Con ogni probabilità l’équipe che vi segue vi consiglierà di evitare i luoghi affollati e le persone raffreddate o affette da altri disturbi contagiosi. Le eventuali infezioni, infatti, possono essere molto gravi e devono essere curate immediatamente.

Il linfoma non Hodgkin e la terapia possono anche provocare l’anemia, che vi può far sentire estremamente stanchi. È possibile ovviare a questo problema con farmaci appositi e con le trasfusioni di sangue.

Dieta ed attività fisica

È di fondamentale importanza prendersi cura di se stessi seguendo un’alimentazione sana e cercando di praticare regolare attività fisica. Per mantenere un peso corretto è necessario assumere la giusta quantità di calorie. È anche importante assumere proteine a sufficienza per salvaguardare la propria forza: mangiare bene vi aiuterà a sentirvi meglio e ad avere maggiori energie.

In alcuni casi, soprattutto durante la terapia o nelle fasi immediatamente successive, potreste non aver voglia di mangiare, per esempio a causa della comparsa di stanchezza o nausea. Probabilmente avrete la sensazione che gli alimenti abbiano un gusto diverso dal solito; inoltre gli effetti collaterali della terapia (ad esempio la mancanza di appetito, la nausea, il vomito o le ulcere in bocca) potranno impedirvi di mangiare bene. Il medico, il dietologo o altri componenti dell’équipe che vi segue possono suggerirvi i modi migliori per affrontare questi problemi.

Molte persone affermano di sentirsi meglio se riescono a mantenersi attive. Camminare, fare yoga, nuotare o fare altre attività vi aiuteranno a salvaguardare la forza e ad aumentare le energie. Con l’esercizio fisico si può diminuire la nausea e il dolore, e si può sopportare meglio la terapia e lo stress. Prima di iniziare una qualsiasi attività fisica, ricordatevi però di chiedere il parere del medico; inoltre, se l’attività causa dolore o altri problemi, informate immediatamente il medico o l’infermiere.

Fonti e bibliografia

Domande e risposte
Quanto si vive con un linfoma di tipo non-Hodgkin?
La sopravvivenza media a 5 anni dalla diagnosi è pari a oltre il 72% dei pazienti, ma si rilevano differenze significative in base a fattori quali
  • età
  • stadio del tumore
  • aggressività
  • stato di salute generale
  • ...
Come si muore di linfoma non Hodgkin?
La causa più comune è un'infezione, seguita da sanguinamento e insufficienza d'organo a causa della diffusione di metastasi.
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Domande e risposte
  1. Buongiorno, vorrei un vostro parere riguardo alla mia situazione se possibile, vi ringrazio anticipatamente. Il mio medico curante mi ha prescritto un’eco al collo per via dei linfonodi ingranditi, questo il responso: Si segnala in corrispondenza della tumefazione palpabile in sede laterocervicale sinistra (liv III) immagine ovalare ipoecogena di 19 mm, disomogenea, senza ilo riconoscibile e riccamente vascolarizzata meritevole di completamento diagnostico con agoaspirato. Presenza di linfonodi dalle caratteristiche reattive.
    Sono andata a prenotare l’agoaspirato e il giorno programmato mi fanno un’altra eco, questo il responso: l’esame eseguito per valutazione dell’accessibilità alla biopsia ecoguidata del linfonodo ingrandito e vascolarizzato dimostra la presenza dello stesso di dimensioni ridotte rispetto all’indagine di riferimento, attualmente normovascolarizzato, nel contesto di cui non è ancora apprezzabile la struttura ilare. La sede anatomica strettamente adiacente alla biforcazione carotidea a alle due diramazioni rendono rischiosa la manovra. Si consiglia controllo evolutivo a 6 mesi.
    Ne è passato 1 e da una decina di giorni ho un prurito che parte dalle gambe e sale sino alle braccia che si manifesta con eruzioni cutanee, e passa solo dopo l’assunzione di antistaminici. Il medico curante dice che le cose non sono collegate e che sarà un’allergia alimentare, così ho iniziato a mangiare in bianco, ma per ora non passa se non con l’assunzione del farmaco (Zirtec).
    Premetto che sono anemica (in cura con ferrograd a cicli trimestrali) e ho la tiroidite di haschimoto che curo con eutirox.
    Dovrei approfondire l’indagine sui linfonodi?
    Grazie infinite per il tempo dedicatomi.

    1. Dr. Roberto Gindro

      È una situazione complessa e onestamente non mi sento di prendermi la responsabilità di un giudizio, mi dispiace.

    2. Immaginavo, grazie lo stesso. Pensavo comunque di contattare un ematologo per capire se può vederci più chiaro. Buona giornata, qualsiasi consiglio è bene accetto! 😉

    3. Dr. Roberto Gindro

      Sì, anch’io farei così al suo posto (ematologo).

  2. Ho dei linfonodi ingrossati in tutto il corpo, ho visto due ematologi che mi hanno visitata e mi hanno rassicurata sul fatto che sono piccoli e a carattere reattivo.
    Uno dei due mi ha fatto fare le seguenti analisi:
    Emocromo
    Ves
    Pcr
    Monotest
    Bruccellosi
    HIV
    prototidogramma
    esame parassitologico feci
    ormoni tiroidei.
    tutto negativo o nella norma.

    Non mi hanno voluto prescrivere nemmeno una tac o una rx torace, ma quest’ultima l’ho eseguita lo stesso al pronto soccorso.
    referto :
    non lesioni ilo-pleuro-paranchimali, bilaterale. Emidiaframmi regolari con sei costo frenici liberi. O. C. nei limiti.

    A distanza di quasi un mese dalla rx avverto dei dolori al petto quindi sono tornata dai due medici che visitando mi nuovamente mi hanno detto che non sentono proprio nulla.

    Aggiungo ho preso per due settimane flaminase e un linfonodi che prima palapavo bene si è ridotto,ma non è scomparso.
    Sotto il lobo sinistro, dietro la mandibola, ho un nodulo duro e fisso che invece è rimasto invariato. I medici non gli danno nessuna importanza anche se a me preoccupa parecchio.
    L’altro giorno toccandomi la testa ho sentito una protuberanza sempre fissa e dura sul lato sinistro in zona occipitale. Nessuno dei due ematologi ha mai controllato quella zona, è normale? Come mi consiglia di procedere?

    1. Dr. Cracchiolo (Medico Chirurgo)

      Salve, ha fatto 2 visite specialistiche ed esami che non hanno evidenziato alterazioni degne di nota per cui , con queste informazioni, il consiglio è quello di fare una ecografia dei linfonodi per sicurezza, ma molto probabilmente non c’è da preoccuparsi. saluti

    2. La ringrazio per la risposta.
      Pomeriggio andrò a farla.
      Mi scusi per la domanda un po’ ignorante, ma mi chiedevo è possibile anche guardare la zona occipitale tramite l’ecografia? Io ho i capelli lunghi.

      Aggiungo che ogni tanto dalla parte sinistra ( da dove ho questo bozzetto) mi partono delle fitte, secondo lei posso essere dovute al linfonodo?

    3. La ringrazio per la risposta, pomeriggio andrò a farla.
      Ho una domanda, probabilmente stupida, è possibile vedere anche la zona occipital tramite ecografia? Io ho i capelli lunghi.

      Aggiungo che ogni tanto ho delle fitte proprio in corrispondenza di quel Bozzo a sinistra, secondo lei so tratta di linfonodo?

    4. Dr. Cracchiolo (Medico Chirurgo)

      Salve, se è coperta di capelli non saprei se la sonda possa vedere bene la zona, ma basta chiederlo all’ecografista di turno. Le fitte si potrebbero essere dovute al linfonodo infiammato. saluti

  3. Salve è da un po di tempo (circa un’anno) che palpando il collo riesco a sentire un linfonodo e da circa due settimane mi sono accorto di averne un altro simile sotto il mento. Devo dire però che sono entrambi ubicati sul lato sinistro del corpo, il quale è lo stesso lato in cui è situato un morale che dopo due anni e due tentate devitalizzazioni non vuole proprio saperne di lasciarmi in pace. Secondo voi questi linfonodi sono strettamente collegati al dente o dovrei andare a farmi visitare? Ah comunque ho 18 anni e il mio dentista mi ha sconsigliato la rimozione del morale (soluzione che gradirei) almeno fino ai 21 anni, età che secondo lui coinciderebbe con il culmine dello sviluppo, perché comporterebbe una modificazione della dentatura.

    1. Dr. Roberto Gindro

      Non credo che sia legato al dente, ma non per questo è preoccupante; va comunque verificato con il medico.

    2. Premettendo che domani mi recherò dal mio medico curante se non dal dente da cosa potrebbe dipendere?

    3. Dr. Cracchiolo (Medico Chirurgo)

      Salve, qualsiasi tipo di infiammazione locale ( laringite, faringite, afte, gengivite) potrebbe essere causa di aumento linfonodale. Valuti con il medico una causa possibile; potrebbe essere utile anche fare una ecografia. saluti

    4. Il medico mi ha visitato e ha detto che non c’è da preoccuparsi, sarebbe meglio fare ulteriori controlli?

    5. Dr. Roberto Gindro

      Non c’è motivo di dubitare della valutazione.

  4. Salve a tutti ho un problema da risolvere
    Parto dal inizio io sono un ragazzo trapiantato di polmoni quindi sono una persona immunodepresso ( prendo la antirigetto) da qualche mese accusavo dolore hai denti avendo avuto un piccolo problema al livello polmonare ho lascio andare la visita… rimandando appena stavo un po meglio…
    1 SETTEMBRE mi sono recato presso il pronto soccorso perché mi faceva malissimo la gola… al pronto soccorso mi hanno riscontrato una tonsillite acuta…. dopo 15 gg sembrava fosse passata… sono stato 1 gg bene e al 17 giorno ho iniziato ad avere di nuovo forte dolore alla gola con placche, gonfiamento ai lingonodi dolore alle orecchie dolore alla cervicale… e quando provo a mangiare o bere oltre al dolore sento come una compressione tra gola e testa… mi sono recato di nuovo dal dentista mi a riscontrato afta (curata).
    Ora il mio problema è che dopo un 1 e mezzo ancora accuso dolori ho fatto tac con liquido di contrasto ed è risultato negativo ( LO FATTO PERCHÉ IL MIO CENTRO TRAPIANTI A TROVATO L ESAME DEL SANGUE EBV UN PO ALTO). Ho fatto anche tamponi batterici ed e negativo, tampone virale alle tonsille negativo…
    Ora il mio centro trapianti mi ha proposto di fare una biopsia alla faringe…biopsia risultata positiva evb da virus… un linfoma tonsillare da virus… ci hanno consigliato di fare la pet ma ci hanno detto che un tipo di tumore facilmente trattabile… la mia domanda è questo tipo di tumore può provocare metastasi… in quale tempo un tumore può provocare una metastasi?

    Ps: ultima PET fatta a marzo con risultato negativo

    1. Dr. Cracchiolo (Medico Chirurgo)

      Salve, è una domanda molto specialistica, ma non si può mai dire con certezza se e quando un tumore farà ripetizioni in quanto il comportamento delle cellule tumorali è poco prevedibile. Posso dirle che effettivamente è un tumore che risponde bene alle terapie a disposizione, e che solitamente ha una buona prognosi. saluti

  5. Salve dottore,
    Premetto che sono una ragazza molto ansiosa e mi preoccupo per tutto. Da maggio ho un linfonodo ingrossato nel collo poco sotto l osso della mandibola. Non è grande, al tatto non è dolente ma mobile. Sono stata due volte dal medico e mi ha detto di stare tranquilla che non è niente di grave e andrà via da solo. Ma tutto questo tempo? Ieri ho le letto che questi mobili possono essere metastasi di tumori. Sono preoccupata ma il mio medico mi ha già visitata due volte. Si è anche accorto che poco sotto ci sono altri piccolini gonfi. Lo tocco spesso, si sposta facilmente e la sua grandezza è invariata. Mi ha detto che il mio problema alle gengive può essete uno dei motivi scatenanti. Lei cosa ne pensa?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Possono passare mesi prima che scompaia.
      Attenzione che più lo tocca e più lo infiamma.

    2. Quindi posso stare tranquilla. La mobilità è qualcosa di grave? Ed il fatto che non faccia male toccandolo? La ringrazio davvero

    3. Dr. Roberto Gindro

      Può stare tranquilla, ma non perchè glielo dico io, bensì il suo medico.

    4. La cosa che non mi convinceva era il tempo, pensavo si sgonfiasse molto prima. Infatti lui mi ha detto che possono passare anni, anche perché se le cause (denti) permangono i linfonodi combattono sempre lo stesso problema. La ringrazio ancora tanto.

  6. Se l’emocromo è perfetto posso escludere di essere affetto da tumore?

    1. Dr. Roberto Gindro

      È un ottimo punto di partenza, ma in linea di principio non permette conclusioni generali.

  7. Sto uscendo adesso da una terribile mononucleosi (ho 35 anni e mi ci sono voluti mesi per sentirmi meglio); adesso devo iniziare a temere per un linfoma? Meglio effettuare periodici controlli?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Ultima parola al medico, ma il rischio assoluto rimane comunque trascurabile e non tale da richiedere specifici controlli in assenza di sintomi; la maggior parte della popolazione ha affrontato e superato l’infezione virale (più o meno consapevolmente).