Fibroma uterino: sintomi, gravidanza, utero, cure

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Introduzione

I fibromi uterini, conosciuti anche come leiomiomi o semplicemente miomi, sono tumori benigni dell’utero piuttosto comuni, tanto che circa il 30% delle donne ne soffre, anche se la maggior parte di esse non presenta alcun sintomo.

I fibromi uterini sono tumori non cancerosi e meno di uno su 1000 diventa maligno.

Quando present, i sintomi tipici dei fibromi possono essere:

Sono tipici dell’età fertile e maggiormente diffusi nelle donne obese, ma la causa esatta è tuttora sconosciuta.

La diagnosi può avvenire per caso durante una visita ginecologica o un’ecografia fatta per altri motivi e il trattamento prevede la somministrazione di farmaci in grado di rallentarne l’aumento di dimensione; quando questo approccio non fosse sufficiente è possibile ricorrere all’intervento chirurgico.

Raggiunta la menopausa tendenzialmente il fibroma tende a regredire, perché viene meno la stimolazione ormonale propria della donna in età fertile; questo significa che il volume del mioma va incontro a riduzione spontanea. I sintomi tendono a modificarsi, anche se non sempre scompaiono completamente.

Molte donne che ne soffrono riescono a rimanere incinta naturalmente, quando questo non fosse possibile i trattamenti per l’infertilità possono sicuramente aiutare.

Richiami di anatomia

L’apparato riproduttivo femminile è composto da:

  • vagina,
  • utero,
  • tube di Falloppio,
  • ovaie.

Gli organi riproduttivi femminili si trovano nel bacino, tra la vescica e il retto.

Le ovaie hanno due funzioni principali:

  1. La produzione di ormoni specializzati, come l’estrogeno e il progesterone.
  2. L’ovulazione, cioè il rilascio degli ovuli necessari alla riproduzione.

Gli ormoni prodotti dalle ovaie sono fondamentali per garantire la regolarità dell’ovulazione. Gli ormoni preparano anche le pareti interne dell’utero per il proseguimento della gravidanza. Dopo essere stato rilasciato, l’ovulo percorre le tube di Falloppio dove potrà essere fecondato per impiantarsi, pochi giorni dopo, in utero. Se l’ovulo non viene fecondato o l’impianto non andasse a buon fine, sarà espulso durante la mestruazione insieme al rivestimento interno dell’utero.

L’utero è un organo a forma di pera. È lungo circa 8 cm ed è formato da tre strati (tonache). Lo strato più interno dell’utero si chiama endometrio. La parte inferiore dell’utero è detta cervice ed è collegata alla vagina. L’apertura vaginale si trova tra l’uretra (l’apertura della vescica) e il retto.

Durante la gravidanza il feto rimane nell’utero fino al momento del parto: l’utero è in grado di espandersi considerevolmente, lo strato muscolare intermedio produce le contrazioni da travaglio (le doglie) che permettono al bambino di venire alla luce.

Con l’avvicinarsi della menopausa, i cicli mestruali diventano irregolari e alla fine cessano completamente: la menopausa vera e propria inizia quando le ovaie smettono di produrre gli ormoni e di rilasciare gli ovuli.

 

I fibromi

I fibromi uterini sono tumori benigni dello strato intermedio delle pareti uterine, cioè dello strato muscolare, quello responsabile delle contrazioni che si verificano durante il parto.

Un tumore è una proliferazione anomala di cellule e di tessuti, ma le forme benigne non sono cancerose e non si diffondono nel resto dell’organismo. Il cancro, invece, è anche detto tumore maligno perché si diffonde in altre parti dell’organismo.

I fibromi uterini sono piccoli noduli fatti di cellule muscolari lisce e tessuto fibroso, che si sviluppano nella parete uterina; possono essere costituiti da un nodulo unico o da diversi noduli raggruppati sotto forma di grappolo. Il loro diametro può variare da meno di un centimetro fino a 20 cm e più (possiamo immaginare dalle dimensioni di una bilia fino a quelle di una palla da baseball). I fibromi uterini, oltre a crescere all’interno della parete uterina, possono sporgere nella cavità uterina oppure verso la superficie esterna dell’utero.

I fibromi singoli e i grappoli presenti sono spesso di dimensioni diverse tra loro e non tutti vanno incontro a crescita costante.

Diverse tipologie di fibromi uterini

iStock.com/Olena Troshchak

I fibromi sono classificati in base alla localizzazione all’interno degli strati dell’utero:

  • sottomucoso, se a diretto contatto o in grado di protrudere nella cavità endometriale;
  • intramurale, se si sviluppa all’interno della parete muscolare dell’utero;
  • sottosieroso, se cresce deformando i contorni dell’organo, esercitando la compressione sugli organi adiacenti, fino ad assumere un aspetto peduncolato.

Possono essere singoli o multipli, di dimensioni variabili.

Cause

I fibromi uterini si sviluppano dal tessuto muscolare liscio dell’utero (miometrio). Una singola cellula si riproduce ripetutamente e alla fine crea una massa chiara, compatta e gommosa, distinta dal tessuto circostante.

Ad oggi non si conosce ancora la causa esatta alla base della loro formazione; sono state proposte numerose teorie, ma nessuna in grado di soddisfare appieno l’intera comunità scientifica.

Si tratta probabilmente dell’insieme di numerosi fattori, il risultato di una combinazione di cause:

  • genetiche,
  • ormonali,
  • ambientali.

Esiste una consistente evidenza che siano ormono-dipendenti, infatti gli estrogeni e il progesterone ne facilitano la crescita, tanto che

  • in menopausa possono andare incontro a regressione spontanea,
  • raramente appaiono prima del menarca (prima mestruazione della giovane donna),
  • tendono ad evidenziarsi verso la fine dell’età riproduttiva,
  • oppure ad aumentare di dimensione durante la gravidanza o per l’assunzione di farmaci anticoncezionali.

Fattori di rischio

Sono stati evidenziati in modo più o meno certo numerosi fattori in grado di favorire o ridurre la probabilità di sviluppo di fibromi, tra cui:

  • Età. Sono più comuni tra i 40 e i 50 anni o poco più, con la menopausa in genere tendono a regredire.
  • Famigliarità. La presenza di una famigliare diretta con fibromi aumenta la possibilità di svilupparli a propria volta; nel caso di una mamma, la figlia è associata a un rischio tre volte maggiore rispetto alla media.
  • Obesità. Le donne obese presentano maggiori rischi di sviluppare fibromi, nel caso di obesità grave la probabilità media è di 2-3 volte superiore.
  • Alimentazione. Un consumo eccessivo di carne rossa e prosciutto è legato a un aumento del rischio, mentre un abbondante consumo di verdura sembra essere un fattore protettivo.
  • Etnia. L’etnia afro-americana sembra essere legata a un aumentato rischio di sviluppo di fibromi.

Ci sono poi ipotesi e teorie relative a pressione alta, nessuna gravidanza in passato, carenza di vitamina D; mentre potrebbero essere fattori protettivi la gravidanza (il rischio diminuisce all’aumentare del numero di gestazioni vissute), uso a lungo termine della pillola anticoncezionale.

Sintomi

Oltre il 50% dei leiomiomi è asintomatico, per cui per cui è piuttosto comune scoprirli in corso di accertamenti propedeutici alla gravidanza o prescritti per altre motivazioni; è inusuale che diano sintomi prima dei 30 anni e tendono a scomparire con la menopausa, anche se il loro impatto sulla qualità della vita della donna è notevole. Spesso, non sono le dimensioni, ma è la sede ad avere maggiore influenza sul tipo e sulla gravità della sintomatologia.

Il sintomo più comune è la comparsa di un sanguinamento uterino anomalo, in termini di abbondanza e durata (mestruazioni abbondanti e prolungate).

In ordine d’importanza seguono

I sintomi tendono ad accentuarsi durante le mestruazioni, quando fisiologicamente l’utero tende ad aumentare le sue dimensioni.

In rari casi il fibroma può provocare un dolore acuto, quando il flusso sanguigno che lo nutre è troppo scarso. Se non riceve nutrimento il fibroma inizia a morire, i prodotti della degenerazione del fibroma possono filtrare nei tessuti circostanti, provocando ulteriore dolore e febbre.

Se il fibroma è peduncolato (cioè collegato alle pareti uterine solo tramite un peduncolo) può diventare molto doloroso se il peduncolo si torce, diminuendo così l’afflusso di sangue.

 

Infertilità ed altre complicazioni

In alcuni casi sono responsabili di complicazioni legate alla sfera riproduttiva, con possibile infertilità ed un aumentato rischio di aborto:

  • quando il fibroma più o meno voluminoso distorce la cavità uterina o occupa un’elevata superficie della cavità, l’impianto può essere ostacolato,
  • quando occupa la parete interna e cresce, può deviare il sangue arterioso in via preferenziale ed ostacolare la gestazione o il parto, aumentando il rischio di dover ricorrere a un parto cesareo.

 

I fibromi uterini di solito non sono pericolosi, ma possono provocare disagi e causare complicazioni come ad esempio l’anemia in conseguenza a mestruazioni abbondanti.

In rari casi possono protendere fuori dall’utero, come un peduncolo. Se il peduncolo si torce, la donna può avvertire un dolore improvviso e acutissimo al basso ventre. In questo caso è necessario recarsi immediatamente al pronto soccorso, dove probabilmente sarà necessario l’intervento chirurgico.

Quando chiamare il medico

Andate dal medico se avvertite:

  • dolore pelvico che non scompare,
  • mestruazioni troppo abbondanti o dolorose,
  • spotting tra una mestruazione e l’altra,
  • dolore durante i rapporti,
  • difficoltà a svuotare la vescica,
  • difficoltà ad evacuare.

Si raccomanda di recarsi in pronto soccorso in caso di comparsa di

  • un abbondante sanguinamento vaginale,
  • improvviso e lancinante dolore pelvico.

Diagnosi

Probabilmente non vi renderete conto di avere un fibroma uterino, a meno che non iniziate ad avvertirne i sintomi. In alcuni casi i ginecologi individuano i fibromi durante una visita di routine: durante la visita il ginecologo controlla le dimensioni dell’utero inserendo due dita di una mano all’interno della vagina, mentre con l’altra mano esercita una lieve pressione sull’addome. Se soffrite di fibromi l’utero potrebbe essere ingrossato, oppure trovarsi in una posizione anomala.

In alcuni casi anche i fibromi più piccoli potrebbero essere causa di sintomi, quindi è spesso necessario ricorrere a tecniche di imaging per la loro diagnosi.

L’ecografia, nel doppio approccio transaddominale e transvaginale (preferibile), pur avendo dimostrato di essere operatore dipendente, rimane ancora la metodica per l’iniziale diagnosi; consente di fornire un’ampia serie di importanti informazioni. Si tratta di un esame del tutto indolore e privo di pericoli che permette di ottenere preziose informazioni, attraverso la ricostruzione delle immagini registrate attraverso l’uso di ultrasuoni.

La risonanza magnetica fa uso di onde radio e un di un potente magnete per ottenere immagini più dettagliate dell’utero; si tratta di un esame più sofisticato e preciso, ma anche più costoso. Fornisce una dettagliata mappa della localizzazione dei fibromi, del loro numero e delle dimensioni; in virtù dell’ottima risoluzione di contrasto, la risonanza fornisce una precisa differenziazione delle varie strutture anatomiche nella pelvi e con altre patologie, come l’adenomiosi, che presentano sintomi clinici simili, potendo evitare interventi chirurgici inutili.

Fra questi due estremi, in casi specifici è possibile ricorrere anche a:

L’isteroscopia diagnostica è infine utile nel differenziare il leiomioma sottomucoso da un polipo endometriale; oltre a permettere una diagnosi esatta dei sintomi avvertiti dalla paziente, consente se necessario di effettuare contestualmente una resezione (rimozione del fibroma), ma si tratta di un esame leggermente più invasivo dei precedenti (richiede l’inserimento di un piccolo strumento all’interno dell’utero, passando attraverso la vagina).

Più raramente è necessario ricorrere alla laparoscopia.

Cura e terapia

Le pazienti che presentano fibromi uterini senza tuttavia manifestare sintomi o problemi non necessitano in genere di alcun tipo di terapia, ma solo una periodica valutazione per monitorarne l’eventuale crescita.

Prima di proporre una qualche opzione terapeutica è di massima importanza avvalorare il sospetto clinico con un’indagine diagnostica approfondita e dettagliata; la gestione terapeutica di una paziente con un fibroma uterino dipende dall’età della paziente, dai sintomi di presentazione e dai desiderata della donna. Chiaramente, la terapia farmacologica è la prima ad essere impiegata, se non dovesse risolvere i problemi la chirurgia e l’embolizzazione vengono offerte come seconda scelta.

Nelle donne con piccoli fibromi e vicino alla menopausa e in quelle che desiderano ancora avere una gravidanza, la scelta si orienta verso il trattamento farmacologico o conservativo. L’atteggiamento di attesa è un’opzione ragionevole per tutte coloro che sono asintomatiche, dal momento che la crescita è lenta e si attende una fisiologica regressione con la menopausa.

Anche se di breve durata, a causa dei rischi collegati all’assunzione nel lungo periodo, la terapia medica ha il vantaggio di riuscire a dare un temporaneo beneficio della sintomatologia, oppure possono essere una soluzione ponte verso la scelta chirurgica.

Non esiste una terapia per i fibromi che valga per tutte le pazienti e si riveli la migliore in tutti i casi, esistono invece diverse possibilità di terapia. Nella maggior parte delle pazienti la miglior cosa da fare dopo la diagnosi di fibroma è semplicemente sapere che ci sono e tenerli sotto controllo.

Sorveglianza attiva

Se siete come la maggior parte delle altre donne affette da fibromi, non avvertirete alcun sintomo. Nel vostro caso la sorveglianza attiva o attesa vigile potrebbe essere la scelta ideale, perchè

  • i fibromi sono tumori non cancerosi;
  • interferiscono con la gravidanza solo in rarissimi casi;
  • di solito crescono lentamente e tendono a rimpicciolirsi dopo la menopausa quando i livelli di ormoni riproduttivi diminuiscono.

Questo tipo di terapia è la scelta migliore per la stragrande maggioranza delle donne affette da fibromi uterini.

Terapia farmacologica

I farmaci contro i fibromi uterini hanno come bersaglio gli ormoni che regolano il ciclo mestruale e servono per curare i sintomi come le mestruazioni abbondanti e il dolore pelvico.

Hanno come obiettivi

  • la riduzione dei sintomi,
  • il rallentamento della crescita.

Non eliminano i fibromi, ma possono rimpicciolirli. Tra i farmaci utili troviamo:

  • Antidolorifici. In molti è sufficiente il ricorso a farmaci antidolorifici blandi per la gestione e il controllo del dolore associato per esempio al periodo delle mestruazioni.
  • Farmaci ormonali. La pillola e altri anticoncezionali ormonali (anello, cerotto) sono in grado di ridurre l’abbondante sanguinamento e il dolore legato alle mestruazioni, ma tuttavia in alcuni casi possono favorire l’aumento di dimensione dei fibromi.
  • Spirale ormonale. I dispositivi intrauterini a rilascio di progestinici riducono il sanguinamento e il dolore, ma non sono in grado di esplicare alcuna azione diretta sui fibromi. Non è possibile ricorrere a questo approccio nelle donne con fibromi particolarmente grandi.
  • Agonisti dell’ormone di rilascio delle gonadotropine (Gn-RH). Per determinare l’inizio di un nuovo ciclo mestruale, un centro di controllo cerebrale (l’ipotalamo) produce il Gn-RH, ovvero l’ormone di rilascio delle gonadotropine. Questa sostanza raggiunge l’ipofisi, una piccola ghiandola situata alla base del cervello, e mette in moto una serie di eventi che stimolano le ovaie a produrre l’estrogeno e il progesterone. I farmaci noti come agonisti dell’ormone di rilascio delle gonadotropine agiscono sugli stessi organi bersaglio dell’ormone Gn-RH. Assunto come farmaco, però, l’agonista produce l’effetto contrario a quello dell’ormone normalmente prodotto dall’organismo. I livelli di estrogeno e progesterone diminuiscono, la mestruazione si interrompe, i fibromi si rimpiccioliscono e l’anemia spesso migliora.
  • Farmaci ormonali. Si tratta di farmaci in grado di rallentare o arrestare la crescita dei fibromi, ma al momento il loro utilizzo con questa indicazione è considerato off-label (ossia l’indicazione non è approvata dai principali organi di regolazione del farmaco).

Questi approcci possono garantire solo un sollievo temporaneo dai sintomi dei fibromi, una volta che si interrompe il trattamento i fibromi spesso ricrescono e con loro ricompaiono anche i relativi sintomi.

Terapia chirurgica

La chirurgia ha rappresentato da sempre la soluzione terapeutica più praticata; la decisione dipende dall’età della paziente, dal desiderio di conservare le sue potenzialità riproduttive, dal desiderio di conservare o meno l’utero, dal numero e dalle dimensioni del fibroma.

L’isterectomia, ossia l’asportazione dell’utero effettuata per via addominale o vaginale, rappresenta la soluzione definitiva al problema clinico. I ginecologi la consigliano nelle donne che non desiderino o possano avere future gravidanze, o più in generale se non vogliono conservare l’utero.

La miomectomia, è indicata per le donne che desiderano ancora avere una gravidanza o che vogliano tenere il proprio utero per svariati motivi; consiste nell’asportazione del singolo mioma e rappresenta la soluzione meno invasiva nell’ambito delle soluzioni chirurgiche; uno dei limiti della miomectomia rimane la possibilità di effettuare una emostasi; questo elemento è alla base della formazioni di aderenze dopo l’intervento, che possono ulteriormente contribuire all’infertilità.

Isterectomia

Quest’operazione, che consiste nella rimozione dell’utero, rimane l’unica soluzione definitiva ed efficace per i fibromi uterini. L’isterectomia, tuttavia, è un intervento chirurgico importante. Dopo l’operazione non potrete più avere figli e, se scegliete di farvi asportare anche le ovaie, entrerete in menopausa e dovrete scegliere se ricorrere o meno alla terapia ormonale sostitutiva. Molte donne affette da fibromi uterini possono scegliere di lasciare intatte le ovaie.

Se ho un fibroma dovrò fare un’isterectomia?

L’isterectomia (la rimozione chirurgica dell’utero) non è la scelta di elezione per tutte le donne che hanno un fibroma. Se desiderate un bambino, ovviamente vorrete evitare quest’intervento. Analogamente, se i fibromi sono asintomatici o di piccole dimensioni, otterrete risultati migliori ricorrendo agli analgesici o alla terapia ormonale. I chirurghi stanno anche mettendo a punto tecniche meno invasive in grado di salvaguardare l’utero.

In alcuni casi, però, l’isterectomia è la terapia migliore. Se avete un fibroma e pensate a questa scelta parlate di tutte le caratteristiche dell’intervento con il vostro medico e con la vostra famiglia.

Sottoporsi a un intervento di isterectomia significa non essere più in grado di avere figli. L’intervento è irreversibile, quindi dovete essere assolutamente certe della decisione prima di entrare in sala operatoria.

Ricordate che le cicatrici fisiche dell’intervento potrebbero guarire in fretta, ma alcuni degli effetti dell’isterectomia possono durare a lungo. Vi consigliamo di parlare con altre donne che si sono sottoposte all’intervento prima di prendere una decisione. Molti ospedali, cliniche e cliniche ginecologiche mettono a disposizione gruppi di aiuto per le donne che si sono sottoposte o stanno per sottoporsi all’intervento.

Miomectomia

In quest’intervento il chirurgo rimuove i fibromi, conservando però l’utero. Se desiderate un figlio, potrete scegliere questa possibilità. Con la miomectomia, contrariamente all’isterectomia, c’è il rischio che i fibromi possano ripresentarsi. La miomectomia può essere effettuata con diverse tecniche:

  • Miomectomia isteroscopica. Questo intervento può rivelarsi utile nel caso in cui i fibromi siano situati all’interno della cavità uterina (fibromi submucosi). Uno strumento lungo e sottile (l’isteroscopio) viene inserito nell’utero, attraverso la vagina e la cervice. Grazie all’isteroscopio, il chirurgo riesce a vedere e a rimuovere i fibromi.
  • Miomectomia addominale. Se i fibromi sono tanti, oppure molto grandi o profondi, il medico può usare una tecnica di chirurgia a cielo aperto per rimuoverli. Si tratta dell’approccio più invasivo.
  • Miomectomia laparoscopica. Se i fibroidi sono piccoli e in numero minore, potete optare insieme al vostro medico per un intervento in laparoscopia, che usa strumenti sottili, inseriti attraverso piccole incisioni addominali, per rimuovere i fibromi dall’utero. Il chirurgo è in grado di vedere la zona dell’intervento grazie a uno schermo collegato a una piccola telecamera inserita alla sommità di uno degli strumenti. Attualmente la chirurgia robotica permette di rimuovere diversi fibromi oppure un fibroma di grandi dimensioni in un unico intervento.

Embolizzazione

La pronta disponibilità di una opzione terapeutica meno invasiva, combinato ad un desiderio della donna di non sottoporsi ad un intervento chirurgico, più o meno demolitivo, oltre al mantenimento dell’integrità fisica e al desiderio di preservare una possibile gravidanza, hanno portato un sempre crescente interesse verso l’embolizzazione delle arterie uterine.

L’embolizzazione delle arterie uterine è una procedura percutanea, guidata dalla diagnostica per immagini , eseguita da un radiologo interventista esperto; inizialmente applicata solo per trattare i sanguinamenti uterini irrefrenabili, dopo il parto, in seguito è stata proposta per il trattamento dei fibromi uterini; lo scopo è quello di comportare una devascolarizzazione selettiva del fibroma: il normale miometrio riceverà un altro apporto di sangue, derivato dall’attivazione di circoli collaterali, ovarici e vaginali, mentre il fibroma, andato incontro a necrosi, tenderà a cicatrizzare.

È un intervento sicuro, che avviene in anestesia locale, della durata di 60’; necessita del controllo del dolore viscerale, che può durare anche 48 ore. È previsto un periodo di degenza breve, massimo di 48 ore. Consente di controllare i sintomi emorragici in oltre il 90% e i risultati si conservano nel tempo.

In sintesi, pur con piccole differenze tra i vari operatori, prevede il posizionamento di un catetere angiografico diagnostico all’interno delle arterie uterine, tramite un approccio transfemorale o transbrachiale, per iniettare particelle che arrestino il flusso arterioso ai fibromi, provocandone l’ischemia e la necrosi.

Dopo tre mesi dall’intervento, il nuovo controllo con risonanza magnetica documenterà la diminuzione dei volumi dell’utero e la contemporanea riduzione delle dimensioni dei fibromi, che appariranno devascolarizzati, non più attivi. Lo stesso si verificherà nei successivi controlli di risonanza magnetica, a 6 e 12 mesi dall’intervento. Un’eventuale permanenza della vascolarizzazione dei fibromi o una loro crescita deve essere messa in relazione all’esistenza di circoli collaterali.

Una delle sedi italiane in cui viene offerta questa opportunità terapeutica è l’Ospedale San Camillo Forlanini di Roma, dove esercita il dott. Stefano Pieri (medico chirurgo e docente in “Tecniche di Radiologia Medica per Immagini e Radioterapia”).

Altre tecniche per rimpicciolire o eliminare i fibromi

Esistono anche altre tecniche in grado di distruggere i fibromi uterini senza rimuoverli chirurgicamente. Tra di esse troviamo:

  • Miolisi. In questa tecnica laparoscopica, una lieve corrente elettrica o un raggio laser distruggono i fibromi e restringono i vasi sanguigni che li alimentano.
  • Ablazione endometriale. Attraverso l’utilizzo di laser, freddo, calore, microonde, acqua calda o corrente elettrica si procede a distruggere la mucosa che riveste l’interno dell’utero: permette di interrompere la mestruazione o di ridurre il flusso mestruale. L’ablazione endometriale è efficace quando si vuole interrompere una mestruazione anomala, ma non serve a nulla se i fibromi non si trovano nella mucosa interna dell’utero. Si tratta di un intervento ambulatoriale in cui la maggior parte delle donne manifestano un rapido recupero; nella metà dei casi si risolve definitivamente il problema del sanguinamento mestruale, mentre 3 donne su 10 vanno incontro a una riduzione del flusso. Questo approccio preclude la possibilità di future gravidanze.
  • La chirurgia a ultrasuoni concentrati guidati dalla risonanza magnetica è una tecnica non invasiva, in grado di conservare l’utero; non è necessaria alcuna incisione e per localizzare e distruggere i fibromi vengono usate onde sonore concentrate, ad alta frequenza e ad alta energia.

Prima di prendere una decisione

I fibromi non sono cancerosi e di solito crescono lentamente quindi, prima di prendere una decisione, avrete tempo per informarvi sull’opportunità e sulle modalità della cura. La scelta migliore nel vostro caso dipende da molti fattori, tra cui:

  • la gravità dei sintomi,
  • l’eventuale progetto di avere un figlio,
  • la vostra età (e quindi gli anni che mancano alla menopausa),
  • le vostre impressioni sull’intervento.

Prima di prendere una decisione, considerate i pro e i contro di tutte le possibilità in relazione alla vostra situazione specifica. Ricordate, comunque, che nella maggior parte dei casi non sarà necessaria alcuna terapia.

Medicina alternativa

Probabilmente avrete incontrato su Internet o su qualche libro dedicato alla salute della donna diverse terapie alternative, sotto forma di diete, enzimi, lozioni ormonali o rimedi omeopatici, ma le ricerche finora compiute non sono state in grado di rilevare con certezza una reale efficacia nella prevenzione o nella cura dei fibromi: in altre parole attualmente non esiste alcuna prova scientifica dell’efficacia di queste tecniche.

Prevenzione

I ricercatori continuano a indagare sulle cause dei fibromi, ma la scienza non suggerisce ancora tecniche di prevenzione sicure; alcune evidenze sembrano dimostrare l’efficacia di uno stile di vita sano, in particolare attraverso l’assunzione di abbondanti quantità di frutta e (soprattutto verdura).

Gravidanza

I fibromi di solito si sviluppano nelle donne in età fertile, quindi possono destare preoccupazioni per il buon esito di un’eventuale gravidanza.

Di solito i fibromi non interferiscono né con il concepimento né con la gravidanza, tuttavia in rari casi, possono deformare o bloccare le tube di Falloppio, oppure ostacolare il passaggio dello sperma dalla cervice alle tube. I fibromi submucosi possono impedire l’impianto e la crescita dell’embrione.

Le ricerche dimostrano che le donne incinte che hanno un fibroma presentano rischi leggermente più alti di aborto spontaneo, travaglio e parto prematuro, anomalie della posizione fetale e distacco della placenta dalle pareti uterine. Tuttavia questi collegamenti non sono confermati da tutte le ricerche.

Inoltre le complicazioni variano a seconda del numero, delle dimensioni e della posizione dei fibromi. I fibromi multipli e i fibromi submucosi di grandi dimensioni che deformano la cavità uterina sono quelli che con maggiori probabilità possono causare problemi. Una complicazione più frequente durante la gravidanza è il dolore localizzato che di solito si manifesta tra il primo e il secondo trimestre. Normalmente può essere curato con dei semplici analgesici.

Nella maggior parte dei casi invece i fibromi non interferiscono con la gravidanza e non richiedono alcuna terapia. In passato si credeva che i fibromi crescessero più velocemente durante la gravidanza, ma diversi studi smentiscono quest’ipotesi. La maggior parte dei fibromi rimane di dimensioni costanti, ma alcuni possono ingrandirsi o rimpicciolirsi leggermente, di solito durante il primo trimestre.

Se soffrite di fibromi e avete avuto aborti ripetuti, il ginecologo potrebbe consigliarvi di rimuovere uno o più fibromi per aumentare la probabilità di portare a termine la gravidanza, soprattutto se l’aborto non ha altre cause evidenti e i fibromi deformano la cavità uterina.

I medici di solito non rimuovono i fibromi durante il taglio cesareo, perché il rischio di emorragia sarebbe troppo alto.


Si ringrazia il dott. Stefano Pieri dell’Ospedale San Camillo Forlanini di Roma, medico chirurgo e docente in “Tecniche di Radiologia Medica per Immagini e Radioterapia”, per la preziosa collaborazione.

Fonti e bibliografia

Domande e risposte
Cos'è un fibroma uterino?
Un fibroma uterino è un tumore benigno dell'utero.
Da quali sintomi se ne riconosce la presenza?
In molti casi non causano alcun sintomo; quando presenti, questi possono consistere in:
  • aumento di sanguinamento e dolore durante la mestruazione
  • spotting fra una mestruazione e la successiva
  • aumento della frequenza della necessità di urinare
  • dolore durante i rapporti sessuali
  • mal di schiena
  • infertilità
  • complicazioni della gravidanza.
Quando preoccuparsi?
Si raccomanda di rivolgersi al medico in caso di
  • dolore pelvico persistente
  • mestruazioni troppo abbondanti o dolorose
  • spotting
  • dolore durante i rapporti,
  • difficoltà a svuotare la vescica,
  • difficoltà ad evacuare.

Si raccomanda di recarsi in Pronto Soccorso in caso di 

  • abbondante e improvviso sanguinamento vaginale
  • dolore pelvico lancinante
Quando operare?
In genere si prende in considerazione l'opzione chirurgica quando la terapia farmacologica non è sufficiente a rendere accettabile la qualità di vita della paziente.
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Domande e risposte
  1. Buona sera, durante un controllo di routine il ginecologo ha riscontrato che il fibroma che ho da 8 anni (mi è stato diagnosticato nel 2008) è cresciuto rapidamente. Da giugno 2014 ad oggi è raddoppiato passando da 4cm a 8cm. Il medico dice che un cambiamento così repentino non gli piace e mi ha consigliato l’asportazione dell’utero (ho 42 anni, non ho avuto figli ed ho ormai perso le speranze di averne). Cosa ne pensa? Non voglio rischiare in alcun modo di imbattermi in un tumore maligno. Grazie.

    1. Dr. Roberto Gindro

      Se non c’è la volontà di cercare la gravidanza nei prossimi anni probabilmente è davvero la scelta migliore.

  2. Salve sono una donna di 34 anni, aspettavo il ciclo il 10, dal 2 ho avuto spotting abbondante fino al 9 che si è presentato il ciclo abbondante fino al giorno 11, poi un altro giorno di spotting.

    volevo savere se è normale o devo preoccuparmi grazie

    1. Dr. Roberto Gindro

      Non è normale, ma un ciclo anomalo può capitare a qualunque donna senza cause particolarmente gravi; senta comunque il parere del medico curante che conosce la sua storia clinica, stato di salute, …

  3. salve.a me sono state tolte tube e utero.le ovaie lavorano ancora. ma dove va
    l’ ovulo quando si stacca e come faro’ a scoprire quando sara’ arrivata la menopausa? grazie

    1. Dr. Roberto Gindro

      L’ovulo viene riassorbito.
      Se ne accorgerà da diversi sintomi (vampate, assenza di doloretti periodici, …).

  4. Salve dottore sono ad 11 settimane di gravidanza quando feci la prima ecografia a 7 settimane il mio ginecologo mi ha trovato un fribroma di 2cm intramurale , la mia domanda è il foglio m50 rischio di gravidanza rientro o no ?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Non glielo so dire, mi dispiace.

  5. I fibromi possono causare problemi a restare incinta?

  6. Può diventare maligno?

    1. Dr. Roberto Gindro

      La probabilità che accada è davvero molto bassa.

  7. Dopo la rimozione dell’utero con conservazione delle ovaie è ancora possibile rimanere incinta?

    1. Dr. Roberto Gindro

      In caso di isterectomia totale (rimozione completa dell’utero) no, non è più possibile rimanere incinta, perché l’utero è l’organo che accoglie l’embrione prima e il feto poi durante i 9 mesi.