I consigli per supportare un malato di tumore

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Introduzione

Per le persone che convivono con un tumore il sostegno dei familiari e degli amici è un fattore d’importanza fondamentale nel difficile percorso che si trovano ad affrontare, tuttavia una diagnosi di cancro spesso coglie tutti di sorpresa e modifica i ruoli che siamo abituati ad interpretare.

Prendersi cura dei propri cari implica iniziare ad assolvere ad una grande varietà di compiti per fornire l’assistenza necessaria, ad esempio attraverso:

  • aiuti e supporti nella somministrazione dei farmaci e delle medicazioni,
  • comunicazione con medici e infermieri,
  • lavori domestici,
  • aiuto per questioni burocratiche e finanziarie
  • e molto altro.

Lavoro e questioni domestiche non spariscono improvvisamente quando una persona amata
si ammala, così come le proprie necessità di riposo, e questo significa trovarsi spesso da un giorno all’altro a doversi destreggiare tra nuove ed importanti responsabilità nonostante una crescente stanchezza, che si somma alla preoccupazione e alla sofferenza.

Prendersi cura di una persona cara è quindi estremamente impegnativo, fonte di ansie e faticoso, ma spesso crea anche un più profondo senso di vicinanza e connessione; sentimenti di tensione, stress, rabbia, sensi di colpa e depressione sono assolutamente comuni e non bisogna quindi farsene una colpa, ma allo stesso tempo è importante non farsi sopraffare, chiedendo a propria volta aiuto quando necessario.

Anche la comunicazione può diventare più difficile e delicata; che si tratti del coniuge, di un parente o di un amico, affrontare gravi problemi di salute, non è mai semplice ed è normale non sapere cosa dire o preoccuparsi di dire la cosa sbagliata, ma è bene ricordare che la cosa più importante non è tanto quello che si esprime a parole, ma dimostrare interesse verso la persona cara.

Probabilmente paziente e famigliari condividono buona parte dei pensieri e delle paure che accompagnano queste delicate situazioni e verrà il momento in cui sarà necessario affrontarli anche a parole, per esempio riguardo a:

  • stadio del cancro,
  • terapie da affrontare,
  • futuro,
  • paura della morte,
  • desiderio di porre fine alle sofferenze.

Alcune famiglie riescono a parlare apertamente di questi argomenti, ma non è così per tutti; non esiste un modo giusto per comunicare e tuttavia gli studi mostrano che le famiglie in cui si riescono a condividere preoccupazioni e timori riescono a trovare sollievo dal dolore e si sentono più sicure delle decisioni prese e gli stessi pazienti avvertono:

  • un maggior controllo sulla situazione,
  • un maggior coinvolgimento, che aumenta la volontà di aderenza alle scelte terapeutiche fatte,
  • maggior consapevolezza e accettazione nel passaggio dalla terapia alle cure palliative.
Fotografia di due persone, probabilmente coniugi, che si tengono mano nella mano di fronte a degli esami

iStock.com/PeopleImages

Come comunicare?

È molto importante tenere a mente tre aspetti fondamentali:

  1. Pensare sempre per il meglio e sperare in una guarigione o una lunga vita è giusto, ma è opportuno rendersi conto che il futuro è di fatto incerto ed evitare di parlare oggi di importanti questioni spesso ha come unica conseguenza rendere più difficile affrontarle in seguito. Aprirsi e parlare liberamente è poi in genere di sollievo a entrambi.
  2. Tenersi dentro sensazioni, paure e altri sentimenti non è di aiuto per nessuno, anzi, parlare liberamente spesso porta a scoprire che i pensieri sono comuni, oppure al contrario completamente opposti, e questo rende ancora più importante discuterne.
  3. Spesso il modo migliore per comunicare con qualcuno è semplicemente ascoltare; questo è anche la miglior dimostrazione che si è lì per il paziente e per sostenerlo durante tutto il percorso. Un paziente colpito da tumore ha bisogno di elaborare pensieri e paure nei propri tempi e modi. Ascoltare un paziente colpito da tumore può sembrare facile, ma è spesso sorprendentemente difficile nonostante tutto l’impegno che possiamo infondere. Lasciate che il vostro caro esprima i suoi sentimenti, anche se quello che sente è scomodo, duro e inaspettato. Consentitegli di avere l’opportunità del conforto della condivisione. Non giudicatelo, non interrompetelo, e ascoltate con gli occhi ed il corpo, non solo con le orecchie.

Quando ci sono difficoltà a comunicare è importante non aver paura di chiedere consiglio al team medico che assiste il paziente; a volte per esempio sdrammatizzare può essere la miglior medicina, in altri contesti può servire invece semplicemente essere presenti ed ascoltare. Siate sensibili quando il vostro amato sente la necessità di esprimere il dolore, ma siate pronti allo stesso modo a ridere e sorridere con lui .

Le espressioni del corpo e del viso sono in grado di trasmettere sollievo ed empatia quanto e più delle parole: mantenere il contatto visivo, ascoltare attentamente e evitare distrazioni durante la conversazione è il modo migliore per ascoltare.

In altri momenti la condivisione del silenzio è molto più utile che sprecare mille parole inutili. Parole che peraltro vanno scelte sempre con cura, dimostrando il massimo supporto e sincerità possibile.

Trovare i modi per dire grazie

Quando il paziente è un famigliare che si è prodigato anni per la famiglia, probabilmente la malattia nel tempo ne ha limitato le forze e quindi l’aiuto che è in grado di fornire; in questi casi è difficile notare le piccole cose e gli sforzi che il paziente compie per essere ancora utile, ma quando possibile non perdere occasione per ringraziarlo di quanto fatto e di quanto sta ancora facendo.

Spesso una parola, un gesto, è sufficiente a dare un senso alla giornata di un paziente; trova il tempo per portargli qualcosa da bere, qualcosa da leggere o semplicemente mostrargli la tua gratitudine e il tuo amore per lui/lei.

In ultimo è bene ricordare che al di là di quanto le vostre azioni esprimano il vostro amore, non bisogna aver paura di esprimere anche a parole i propri sentimenti.

Passare del tempo insieme

Molte coppie trovano che sia di grande beneficio passare del tempo di qualità insieme e lo stesso vale per amici e parenti: alcuni giorni possono essere migliori di altri, quindi talvolta può essere necessario cambiare i programmi all’ultimo momento, ma non serve fare cose speciali, quello che conta è il tempo trascorso insieme.

A volte i nostri cari dicono di volere stare soli in modo da non preoccuparci, ma altre volte necessitano davvero di tempo da passare in solitudine e anche questo sentimento va accettato e rispettato.

Prendere decisioni

Una diagnosi di cancro, soprattutto se in fase avanzata, richiede di prendere numerose decisioni in un breve arco di tempo: non solo relativamente al tipo di cura o trattamento, ma anche sulle informazioni da fornire direttamente al paziente.

In molte famiglie è importante che il paziente rimanga il soggetto responsabile delle proprie decisioni, mentre in altri casi (e in altre culture) sono i cari a farsi carico delle scelte e talvolta questo avviene senza rendere partecipe il paziente.

Infine in alcuni casi è il malato stesso a chiedere al coniuge, ai figli o ad altri cari di affrontare le decisioni da prendere.

Qualsiasi sia la situazione, le difficoltà sono numerose:

  • L’amore e l’affetto tra famigliari e amici spesso rende difficile valutare obiettivamente cosa sia meglio per lui/lei.
  • In una famiglia ci possono essere punti di vista diversi e idee diverse.
  • Il paziente stesso può pensarla diversamente dai famigliari.
  • Il parere del team medico può differire da quello dei paziente e dei famigliari.

Essere a conoscenza dei desideri e delle volontà del paziente può essere infine di grande aiuto se venisse il momento di doversi fare carico delle decisioni perchè il paziente non è più in grado di farlo e questo può aiutare a orientare la scelta superando l’inevitabile ansia e stress che la situazione comporta. Soprattutto quando ci siano diversi punti di vista può essere di grande aiuto parlarne con il medico, per chiarire aspetti fondamentali come l’obiettivo di una cura:

  • Guarirà il tumore?
  • Ridurrà il dolore?
  • Prolungherà la vita?

Come affrontare la malattia con i bambini

I bambini di tutte le età potrebbero farsi e fare domande sulla morte, sulla vita dopo la morte e su cosa succede al corpo.

È importante rispondere a tutte le loro domande, perché in caso contrario possono lasciar correre la propria immaginazione e fare proprie risposte non corrette; è importante far capire che tutto è fatto in funzione del benessere del paziente, ma anche che nonostante la giovane età verranno tenuti costantemente informati.

Gli specialisti ritengono inoltre che sia giusto dire sempre loro la verità, anche in caso di prognosi negativa; nascondendo la realtà li si lascia impreparati all’eventuale morte della persona amata, prolungando così il dolore e la sofferenza per la perdita. Mentire può inoltre comportare la progressiva perdita di fiducia, che si ripercuoterebbe anche nel futuro.

Facendoli sentire parte della famiglia, anche durante i momenti di crisi, permette di essere loro vicino per guidarli in modo corretto nella comprensione e accettazione di quello che sta succedendo e fargli capire che in qualsiasi caso non saranno soli.

Se tuo figlio non vive con il paziente è consigliabile parlargli prima della visita, che andrà comunque valutata con il paziente stesso e gli altri famigliari e, in ogni caso, va data anche al bambino la scelta se se la sente o meno; se il paziente si trova in ospedale, per esempio, è utile anticipare come sarà la stanza, chi potrebbe esserci e introdurre delicatamente eventuali cambiamenti fisici o caratteriali del famigliare.

Per un bambino particolarmente giovane le parole potrebbero essere qualcosa di simile:

“La nonna è molto malata: quando la vedrai lei sarà a letto e non avrà molta energia per giocare o parlare con te; potrebbe anche sembrarti un po’ diversa in viso. Forse potremmo trovarla che dorme perchè ha bisogno di molto riposo, ma saprà che sei lì con lei e ne sarà felice.”

A volte invece i bambini non vogliono visitare il paziente o non possono per altri motivi; in questo caso ci sono altri modi per dimostrare il loro interesse, per esempio attraverso una lettera o un disegno, oppure con un messaggio vocale, una canzone o una telefonata.

È importante incoraggiarli a mostrare l’amore e il sostegno in qualsiasi modo loro preferiscano.

Testimonianze

Sole, novembre 2014

È da febbraio che mio padre di 64 anni è in continua cura dopo essersi operato al cervello con il rischio di morire.

La vita di tutti è cambiata in famiglia, io sono dovuta crescere molto in fretta e sopportare il dolore atroce ed il peso di questa malattia.

Ogni giorno mio padre perde un pezzo, d’un tratto mi sono ritrovata con un’altra persona in casa, ho festeggiato il mio 16 compleanno con un piccolo sorriso tirato solo per cercare di far star bene mio padre e ogni giorno cerco di sorridere per lui, perché so che è la miglior cura. Non è facile dover passare da una casa piena di allegria, musica e sorrisi a una casa triste, vuota e silenziosa.

Io non mi sento pronta per questo, sono troppo piccola per perdere un papà e ho bisogno di lui, ho paura di non riuscire nemmeno ad uscire dal liceo e mi si ghiaccia il cuore quando penso che forse non potrà accompagnarmi all’altare.

In casa mia è rimasto un grande amore, che forse è ancora più forte dopo quello che ci è successo, ma non posso più vedere mia madre piangere disperata o mio fratello maggiore di 28 anni fare nervosamente le faccende di casa. La mia adolescenza è stata abbattuta da una maledettissima ciste nel cervello perfetto di mio papà, è una situazione sempre più cupa e tutti i sintomi della mia grande ansia mi fanno precipitare nell’oblio, ho paura di crollare pure io.

La mia vita luminosa si è trasformata in un inferno e l’unica cosa che mi fa andare avanti sono i rari momenti belli della mia famiglia ed il sorriso di mio padre, che pur avendo perso molto rimane sempre forte e lotta con tutti noi contro la sua malattia con un grande sorriso.

Il tumore sarà pure riuscito a complicare la vita di tutti, ma non riuscirà mai a spegnere il legame fortissimo che tiene in piedi la mia casa. A differenza di molti miei coetanei che si sarebbero tolti la vita, io me la tengo stretta perché solo dopo tutto ciò che è successo ho capito che è la cosa più importante che abbiamo e non va data per scontata.

Giulia, aprile 2015

Io ho 47 anni e sono stata operata alla testa 2 volte: il primo intervento l’ho avuto nel 2004 ed il secondo nel 2007.

Ho iniziato a fare prima la radioterapia, 30 sedute, e poi ho fatto 23 cicli di chemioterapia. Ancora oggi mi sento debole ed non so cosa devo fare. Prendo farmaci sia antiepilettici che antidepressivi, ogni giorno serve farci forza e fare il possibile per viverlo al massimo.

Purtroppo indietro non si può tornare, quindi per forza bisogna andare avanti, così è la vita, piena di imprevisti.

Fonti principali

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Domande e risposte
  1. sono sette mesi ke purtroppo la mia vita non è più come prima,il 31 gennaio abbiamo avuto la notizia ke nessuno mai vorrebbe sentire…..mio padre,69 anni tumore al polmone con metastasi ossee……buio,vuoto totale non capisci più ki sei e cosa fare(a me è capitato questo) ti ritrovi a fare cicli di kemio e radio,trasfusioni tac e rm di controllo e speri il meglio. Non lo posso più vedere soffrire così dal dolore è troppo ! credo ke lui voglia buttare la spugna anke se non lo dice (giustamente)…..mia madre 24h su 24 lo assiste al meglio ma è uno strazio,non si può vedere un familiare morire così non se lo merita! ho paura x quando arriverà il peggio e credo ke sia vicino .

    1. Ti capisco e non sai quanto. Da quando mia sorella si è operata alla tiroide, noduli mai curati da un figlio di un cane di professore universitario del mio paese Bagheria (PA), sottovalutando il reale pericolo di trasformarsi in tumore scarsamente o anaplastico, cosa che dopo 14 anni era perlopiù scontata, le porte dell’inferno si sono spalancate in casa e nella mia vita. Ogni volta per qualsiasi problema vai in ospedale, anche un dito schiacciato, non fanno altro che dire che mia sorella è praticamente morta. Medici che non dovrebbero nemmeno fare una iniezione. Una dottoressa della rianimazione, dopo sette ore di astanteria in balia delle mosche con mia sorella ipossica senza sodio, alla mia lamentela mi disse di non fare polemica perché “sua sorella morirà…”. Da quando si è operata non fanno altro che rammentare che deve morire. Nessuno ci da una data. Nel frattempo chi è di buone speranze (almeno credo) ci prescrive un farmaco sperimentale detto biologico (non in questa bell’isola di merda che è la sicilia). Chi vivrà vedrà. Mia sorella respira con le bombole, è allettata ma non ha mai perso la speranza di curarsi. che dire…

    2. Anch’io ti capisco perché purtroppo sto vivendo la stessa tua esperienza con un mio caro zio che mi ha fatto da padre; mio zio sta combattendo una dura battaglia contro un cancro al colon con metastasi al fegato e io, avendo un carattere solare, quando sono da lui cerco di portare conforto e sostegno psicologico, quando però ritorno a casa mi assale un’angoscia tremenda che riesco difficilmente a mitigare con il pianto.
      Bisogna cercare in questi momenti di tenere i nervi saldi e in certi casi farsi aiutare da un esperto psicologo.

    3. Ciao “Speranza”, da una ricerca su internet sono arrivato in questa pagina. So che è passato tanto tempo dal tuo messaggio, ma se leggerai queste parole, ti chiedo il favore di contattarmi via email olfan1977@gmail.com per farti alcune domande, abbiamo un percorso simile e vorrei chiederti alcune cose, grazie.

  2. Ho un bellissimo rapporto con un amica che conosco da soli due anni.
    C’è stata subito una forte intesa fra di noi fin dalle prime conversazioni, siamo diventate molto intime, abbiamo passato insieme momenti felici, passiamo molto tempo al telefono anche solo per parlare di cose banali.
    Da quando ha scoperto di avere un tumore al seno le cose sono cambiate. Sono stata una tra le prime persono a cui ha confidato che presto si sarebbe operata.
    Mi ha parlato delle sue paure, di come il mondo le stia crollando addosso. Le ho detto sinceramente quanto questo spaventa anche me, ma che sono sicura riuscirà a superare il momento molto difficile e io ci sarò sempre.
    E’ stata operata da tre giorni, ora è in attesa delle risposte e della futura terapia che dovrà affrontare. Non ci siamo ancora riviste ma soltanto sentite per telefono o con messaggi.
    E’ molto giù e mi ha fatto capire che ha bisogno di stare da sola.
    Non so se chiamarla o lasciare che lo faccia lei,vorrei tanto aiutarla ma ho paura di peggiorare le cose per le troppe o le mancate attenzioni e rischiare di rovinare un amicizia così importate.
    Vi prego ditemi come dovrei comportarmi perchè ciò non accada, grazie!

    1. Dr. Roberto Gindro

      Le faccia sentire che è vicina, si renda disponibile ad adeguarsi ai tuoi tempi (telefonare, visitarla), ma rispetti allo stesso tempo il suo desiderio se vuole essere lasciata sola con i famigliari in questo momento. Le faccia semplicemente sapere che c’è, magari con un SMS ogni 2-3 giorni, con un testo che non richieda risposta ma che le faccia sapere che è sempre nei suoi pensieri.

      Questa è la mia idea, poi ovviamente la adegui al carattere della sua amica, che conosce sicuramente bene.

    2. Io concordo con le parole del dottore… In momenti così difficili la voglia di lasciarsi andare è forte… Ma senza insistere troppo giusto un sms ogni tanto senza chiedere nulla ma solo x far capire che le sta vicino secondo me si FA PIACERE.forza e coraggio.

    3. Son passati due mesi dal intervento della sua amica… Spero che nel frattempo il vostro rapporto si sia ripreso.e spero che la sua amica sia guarita.tanti auguri

  3. Salve a tutti il 28 agosto ho scoperto che mio padre 63 anni ha un tumore all esofago io sono moralmente distrutta ho perso mia madre il 20 febbraio scorso anche lei tumore al colon con metastasi, mio padre nn ha metastasi e i medici dicono che è localizzato solo li con alcuni linfonodi li vicini ingrossati. Io ho una gran paura ad affrontate questo lungo percorso fatto di chemio e radio terapia x poi arrivare a fare l intervento xche nn so cosa aspettarmi e quali reazioni può avere vivo di continuo nell ansia anche xche io sono figlia unica sono sposata e ho anche 2 bimbi piccoli una di 6 e uno di 9 i quali hanno bisogno di me visto che il papa e fuori tt il gg x lavorare quindi sono in continuo conflitto con me stessa nn so da dove incominciare papa ha sicuramente bisogno di me e io ci sono la mattina quando i miei figli sono a scuola poi però il pomeriggio lo passo con loro quando poi rientra mio marito io torno a fare una scappatina x vedere come sta mio padre io nn so se sto facendo abbadtanza x lui visto che in casa e anche da solo , con mia madre nn ho affrontato tt questo xche nn c era piu la minima speranza. Starò facendo abbastanza? Lasciarlo in casa da solo anche la mezza giornata quando affronterà la chemio è sbagliato? Vi prego aiutatemi a capire come devo comportarmi nn so proprio come dividermi!!! Grazie Elisa

    1. Dr. Roberto Gindro

      Sta facendo molto di più di “abbastanza” e soprattutto sono sicurissimo che suo papà comprende perfettamente la situazione; non credo che al momento ci siano difficoltà pratiche tali da richiedere una presenza costante, quindi mezza giornata più una “scappata” è già molto più di quanto pensa.

      Al limite può valutare, ma lo dico per lei più che per lui, di prenderlo in casa per avere una gestione del quotidiano più semplice, inoltre la presenza dei nipoti potrebbe servire da stimolo per trovare la forza di combattere la malattia.

    2. Salve ho letto la storia che un po rappensenta il mio attuale vissuto,io ho perso mio padre da circa un mese un tumore al colon e varie complicazioni il coma e poi il susseguirsi di metastasi ai polmoni,mio padre aveva 67 anni,e in ospedale e entrato giusto per l intervento e non e più uscito.
      Io sono figlia unica con una mamma di 66 anni con una carcinosi meningea vivo in simbiosi con lei accantonando ormai da vari mesi la mia vita personale,da quello che mi hanno detto e che devo vivermi la vita con lei finché gesu la tiene al mio fianco.
      Io sono distrutta per la perdita improvvisa di mio padre e la gravita di mia madre.
      Ecco non so come affrontare la sua malattia e il suo aggravarsi perche non mi sento pronta

    3. Dr. Roberto Gindro

      In questi casi un supporto psicologico può davvero fare la differenza, ne parli con fiducia al suo medico.

  4. grazie mille per queste informazioni le avrò sempre in mente mi serviranno tanto mica sapete altri consigli ne ho tanto bisogno x sostenere la mia ragazza grazie in anticipo se qualcuno sa qualche altro consiglio

    1. Dr. Roberto Gindro

      Le stia semplicemente vicino, già solo il fatto di non sentirsi soli è un grandissimo aiuto.

    2. Ma chi é sto dott.cimurro,un prete o un predicatore,io vi dico CAMBIATE ALIMENTAZIONE XCHÉ CON TUTTE LE xxxxxxx CHE CI SONO TRA FARMACI E CIBO SPAZZATURA CI AMAZZANO GIA DA PICCOLI,

    3. arrivò il nazi vegan

  5. Salve dottore il padre di una mia amica ha un tumore ai polmoni in stato avanzato..domani uscirà dall ospedale xke i medici nn possono fare più nulla..le metastasi hanno colpito il fegato..la mia domanda è una…la sorella maggiore della mia amica ha vietato le visite agli amici…xke dice che il padre ha bisogno di stare tranquillo..qui posso capirlo è giusto..ma so che a suo padre farebbe piacere la nostra presenza..ci considera parte della sua famiglia…poi un altra cosa è giusto allontanare anche il cagnolino?? Io so che gli animali vengono usati x queste cose esiste la pet tetapia…mi può dare un consiglio da fare leggere a questa ragazza??

    1. Dr. Roberto Gindro

      1. Condivido la volontà di fare in modo che il paziente sia lasciato tranquillo, ma sicuramente vale la pena di chiedere a lui se effettivamente non ci siano persone che invece possa aver piacere di vedere. Se rispondesse di no anche lui non si offenda, in questi momenti può essere normale desiderare di avere accanto solo i parenti più stretti.
      2. Non c’è alcun motivo di allontanare il cane, quindi anche in questo caso tutto dipende dalla volontà del paziente; personalmente non mi separerei MAI da un animale in una situazione come questa, ma anche in questo caso non tutti siamo uguali. L’importante è che sia il paziente ad avere l’ultima parola, perchè in queste scelte pur con tutta la buona fede non sempre scegliendo autonomamente si assecondano i desideri di chi soffre.

    2. Grazie dottore..un ultima cosa..il paziente ancora non sa cosa realmente ha…questa secondo lei è una cosa giusta ke lui continua a non sapere?

    3. Dr. Roberto Gindro

      In linea di massima no, ma questo aspetto non me la sento di giudicarlo perchè può dipendere da un caso all’altro; per pazienti a rischio depressione, per esempio, può essere meglio così.

    4. Ok grazie dottore..

  6. Mio Padre è malato di cancro da 2 anni,ha un microcitoma polmonare a piccole cellule..oramai è in stato terminale..Le stanno facendo la terapia del dolore.Vedo la sofferenza nei suoi occhi e questo mi sta distruggendo.Cerco di essere forte e di farlo sorridere in tutti i modiè sempre a letto e parla poco,ma oramai anche lui ha capito,e secondo me è anche stanco di lottare.Sento una rabbia dentro indescrivibile,e non riesco più a trattenere le lacrime,a soli 21 anni mi ritrovo ad affrontare cose più grandi di me,ed ho tantissima paura.Cosa posso fare per farlo almeno parlare con noi,e come posso controllare questa rabbia?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Anche se non riesce a farlo sorridere gli stia vicino, è un aiuto più grande di quando pensi; per la rabbia non abbia paura di parlarne a chi vuole bene, che sia un amico, un parente od una compagna. Questo sentimento va purtroppo affrontato nel tempo e cercare almeno di non portarlo da solo è spesso l’unica strada.

  7. Sono capitata per puro caso in questo forum ed ho pensato di poter lasciare un piccolo contributo-senza nulla togliere a chi lo gestisce-:). Sono una ragazza di 23 anni,ho vissuto 20 anni di assoluta spensieratezza,lontana da ogni brutta realtà. Quattro anni fa purtroppo a mia zia,alla quale sono molto legata é stato diagnosticato un tumore al seno molto pericoloso ( che ha sconfitto con successo ) ,dopo qualche mese una delle mie più care amiche ha avuto un melanoma che in poco più di 8 mesi l’ha condotta alla morte ed oggi mi trovo di nuovo di fronte a questo grande male con mio padre che ha scoperto di avere un tumore al cervello,difficilmente operabile poiché localizzato in una zona che interessa la parte motoria. È stato un fulmine a ciel sereno. Ho il fegato che mi si sta logorando per la rabbia e per la difficoltà ad accettare questo male,di nuovo presente nella mia vita. Il problema del tumore,di qualsiasi origine esso sia,è dovuta al fatto che a differenza di molti altri mali,riesce a logorare tutti coloro che sono intorno al malato. É un male che colpisce tutti,allo stesso modo. Non so questa volta dove troverò il coraggio per reagire,certamente non ho mai provato dolore più grande in vita mia,che quello di vedere mio padre avere paura e sentirsi impotente. Io avrei voglia di urlare e gridare al mondo la mia rabbia,di piangere e poter essere disperata. Ma non si può signori. Chi sta accanto ad un malato di tumore deve essere una roccia,deve piangere di nascosto,deve avere energie in abbondanza e deve essere estremamente positivo. Non si misura il bene che si fa da quanto tempo si trascorre accanto al malato ma da come si trascorre questo tempo. Dovete essere capaci di farli ridere e di porre degli obiettivi-” qyando uscirai andremo a fare un viaggio”- e dovete rendere il più possibile normale la loro vita,non trattandoli da malati,facendogli dimenticare la loro posizione di ” diversi/deboli”. Ogni rimedio è accettabile,che si tratti di leggere notizie di gossip,di parlare di politica o di motori. Non vi venga mai in mente di far presenti i vostri problemi di ordinaria quotidianità ( mi si é rotto il cellulare /ho discusso con mia madre ecc ecc): dovete capire che di fronte a lui il malato ha un monte da scalare e deve mantenere le forze per se stesso. Cercate conforto o consigli in altre persone. Cercate di farli sfogare,fateli piangere e raccontare le loro paure. Non è affatto facile,anzi ,a ben pensarci é stata una delle prove più difficili della mia esistenza ma con grande forza di volontà,ci si riesce. Siate forti davanti a loro,ma qyando siete soli,sfogate il vostro dolore,le vostre lacrime non versate ed il vostro dolore.

    1. Dr. Roberto Gindro

      Grazie di cuore, se mi dà il permesso vorrei riportare l’intervento nel corpo dell’articolo.

    2. Quando abbiamo un malato grave (fratello) i dubbi ti assalgono: vado o non vado a fargli visita.Se vado per altri vuol dire fargli capire che sta morendo, se non vado,sapendo del poco tempo che ha da vivere, non mi sembra cosa buona,e allora decido di fargli visita a volte con un solo ciao e una stretta di mano o un bacio sulla fronte; poi non sai cosa dire, rimani in silenzio, un silenzio pesante. Alla fine lo risaluto con un ci vediamo presto. Poi penso perché non fargli visita, a poco tempo a disposizione, meglio sfruttarlo! Grazie per la risposta.

    3. Dr. Roberto Gindro

      Passerei più tempo possibile lì con lui, anche solo a parlare di sciocchezze se bastasse a stappargli un sorriso o qualche minuto di sollievo dal pensiero di quello che sta vivendo.

      La prenda comunque come una mia opinione personale, questa riflessione NON è una risposta medica e non è detto che sia adatta a tutti i casi.

      Mi dispiace per quanto sta passando.

  8. Mio papa’ combatte con il cancro al polmone da 2 anni……adesso e terminale io fino alla fine preghero’ per lui e le staro’ vicino…….non e’facile ma l amore e’ piu’ forte papa’ ti amo

    1. ho perso mio figlio di ventanni poi mio padre, mio fratello ha combattuto un tumore ai polmoni e ringrazio Dio che è salvo ,dopo due anni mia cognata ci ha lasciati, oggi mia sorella un tumore al rene,si ricomincia il calvario , non è facile è vero ci si sente vuoti, non potendo fare niente solo stare vicino ascoltare, e aiutarli in ogni modo possibile, sorridere sempre, e piangere di nascosto quando si è soli fare in modo che non si accorgono perchè devono trovare la forza di combattere anche in noi non abbatterci mai ma combattere insieme a loro questi mali

  9. Salve dottore vorrei sapere se ha 30 anni senza aver niente e tutto regolare si puo avere un tumore…

    1. Dr. Roberto Gindro

      Non c’è motivo di pensarlo.

  10. Si pero’ con tutte queste cose che si leggono su internet fanno un po riflettere… non credo che cosi dal nulla in una giovane eta’ puoi pensare ad avere un tumore… ci sono le eta” a rischio… quelli piu anziani… sbaglio? La ringrazio

    1. Dr. Roberto Gindro

      A mio parere è proprio sbagliato il ragionamento, che è frutto di ansia ed ipocondria (lo dico senza volontà offensiva o di giudizio, mi creda); lei deve solo concentrarsi ad adottare uno stile di vita sano, fatto di esercizio fisico ed una buona alimentazione (se vuole su questo sito trova le evidenze scientifiche che legano alimenti e tumorihttp://sintomitumore.com/ ) e valutare con il medico eventuali sintomi anomali.

      Alla sua età non deve fare altro.