Infarto ed ictus: sintomi, cause e prevenzione

Ultima modifica

Introduzione

Ogni anno le malattie cardiovascolari uccidono quasi 18 milioni di persone in tutto il mondo, quasi una morte su tre sul totale, e infarto e ictus che ne costituiscono i casi numericamente più importanti (85% secondo l’OMS).

Eppure fino all’80% di queste morti potrebbero essere evitate se si prestasse maggior attenzione ai fattori di rischio come il tabacco, l’alimentazione scorretta e la sedentarietà.

Fra le tante patologie, l’infarto e l’ictus sono considerati eventi cardiovascolari maggiori e colpiscono in egual misura donne e uomini. Il rischio d’infarto per la donna è inferiore prima della menopausa poi, oltrepassata questa fase, il rischio diventa paragonabile a quello dell’uomo.

Entrambi gli eventi sono dovuti nella maggior parte dei casi al mancato apporto di sangue al cuore o al cervello e ciò è determinato in buona percentuale dall’aterosclerosi, patologia in cui i vasi diventano via via più stretti e meno flessibili a causa del deposito di grassi sulle loro pareti interne. È intuitivo comprendere che, in questa situazione, un coagulo di sangue o di altro materiale ha maggiore probabilità di ostruire il vaso.

Semplificazione del meccanismo dell'infarto dovuto ad aterosclerosi

iStock.com/neyro2008

I vasi più colpiti sono le coronarie (le arterie che riforniscono di ossigeno e nutrienti il cuore) e quelli che apportano sangue al cervello: i tessuti del cuore e del cervello, a seguito dell’ostruzione, andranno incontro a

Attraverso lo stesso meccanismo si può verificare un ictus, quando il vaso colpito si trova a livello cerebrale.

Semplificazione del meccanismo alla base dell'ictus ischemico

iStock.com/colematt

Un’altra causa di ictus può infine essere la rottura ed il sanguinamento di un vaso del cervello che danneggia così i tessuti circostanti: si parla in questi casi di emorragia cerebrale (ictus emorragico) ed il principale fattore di rischio di questo evento è l’ipertensione.

Meccanismo alla base dell'ictus emorragico

iStock.com/colematt

I medici e i professionisti sanitari in genere possono agire consigliando ai propri pazienti stili di vita più consoni ed incoraggiando specifici screening in soggetti a rischio, per esempio a causa di:

  • familiarità per le malattie cardiovascolari,
  • età superiore ai 50 anni,
  • gravidanza,
  • pressione alta,
  • diabete.

Fattori di rischio

I fattori di rischio cardiovascolari possono essere classificati in non modificabili, modificabili ed intermedi.

Fra i primi i più importanti sono:

  • invecchiamento,
  • familiarità,
  • stress,
  • ambiente in cui si vive.

I fattori modificabili, al contrario, sono quelli su cui può agire efficacemente una corretta prevenzione e sono, come già accennato:

  • fumo,
  • dieta scorretta,
  • sedentarietà.

Se questi fattori di rischio modificabili, cioè le cattive abitudini, sono protratti nel tempo diventano causa di fattori di rischio intermedi:

Ad esempio l’ipertensione (pressione alta) è il principale fattore di rischio per l’infarto ed uno dei più importanti fattori di rischio cardiovascolare in generale: chiamato anche killer silenzioso, poiché molto spesso priva di sintomi, richiede  una misurazione della pressione sanguigna almeno una volta l’anno.

Il diabete raddoppia il rischio cardiovascolare: favorisce infatti l’insorgere dell’arteriosclerosi e causa danni a vari organi e tessuti. Si parla di diabete quando a digiuno il livello di zuccheri nel sangue supera i 126 mg/dL, mentre coloro che hanno valori compresi tra 110 e 126 mg/dL sono considerati ad alto rischio di svilupparlo nel tempo.

Alti livelli di colesterolo nel sangue sono responsabili di un terzo delle malattie cardiovascolari. Il colesterolo viene trasportato nel sangue da due differenti forme di lipoproteine:

  • le HDL trasportano il colesterolo “buono”, che viene rimosso dalle arterie ed eliminato,
  • mentre le LDL tendono al contrario a depositarlo sulle pareti dei vasi aumentando quindi il rischio di ostruzione.

Merita infine segnalare che anche l’emicrania è considerata un fattore di rischio cardiovascolare, purtroppo per certi versi non modificabile.

Sintomi dell’infarto

L’infarto di solito si presenta in modo acuto ed intenso, ma a volte può esordire in sordina, manifestandosi attraverso un dolore lieve e un leggero malessere; in caso di dubbio è meglio recarsi al pronto soccorso.

Nelle crisi acute il sintomo principale è il forte dolore al centro del torace che persiste più di 20 minuti o è ricorrente; si raccomanda tuttavia di non aspettare così a lungo in presenza di altri sintomi o in pazienti a rischio, un intervento tempestivo può salvare la vita.

Oltre al dolore può essere avvertito un senso di oppressione, un bruciore o una morsa. Il dolore può irradiarsi anche alle braccia (destra o sinistra), alle spalle, ai gomiti, alla mascella ed alla schiena. Oltre al dolore è possibile che si avvertano altri sintomi come respiro corto, nausea, vomito, pallore, debolezza, sudori freddi. In alcuni pazienti diabetici a volte non si ha neppure il dolore, questo a causa della neuropatia che progressivamente e gradualmente colpisce ogni paziente.

L’angina pectoris si verifica quando i vasi sanguigni sono parzialmente ostruiti ma il flusso non si arresta; si manifesta con un dolore acuto al torace che dura meno di 2 minuti ed è scatenato da un’attività fisica, da stress, da emozioni forti o da sbalzi anomali di temperatura. Chi soffre di angina è più a rischio di infarto rispetto ad altri pazienti, quindi è bene monitorare i sintomi e recarsi al pronto soccorso se il dolore persiste nonostante il riposo o l’eventuale assunzione di farmaci vasodilatatori.

Sintomi dell’ictus

In fotografia è possibile vedere l'esito irreversibile di un ictus sulla muscolatura del viso; nel caso dei TIA, al contrario, il sintomo tende a regredire in circa un'ora

In fotografia è possibile vedere l’esito irreversibile di un ictus sulla muscolatura del viso; nel caso dei TIA, al contrario, il sintomo tende a regredire in circa un’ora (Photo Credit: iStock.com/Highwaystarz-Photography)

Il sintomo più comune dell’ictus è un’improvvisa debolezza ad un arto o indolenzimento di un lato del volto; si può inoltre avvertire confusione mentale, difficoltà di parola, perdita di equilibrio e di coordinazione. Il tutto può essere accompagnato da un fortissimo dolore alla testa anche con perdita dei sensi. A seconda della zona del cervello interessata, l’ictus può colpire

  • una sola parte del corpo,
  • un intero lato
  • o, nei casi più gravi, essere addirittura mortale.

L’attacco ischemico transitorio (TIA) si manifesta con sintomi simili a quelli dell’ictus, seppure meno intensi, che si risolvono in breve tempo, spesso senza terapie. È comunque necessario recarsi al pronto soccorso perché potrebbe essere un segno premonitore di ictus.

Prevenzione

Per prima cosa è necessario cercare di essere attenti nel riconoscere i sintomi, infatti due terzi degli infartuati arrivano in ospedale troppo tardi ed il 60% di coloro che sono colpiti da ictus, anche se curati nel modo migliore possibile, muore o rimane invalido. È dunque di fondamentale importanza la rapidità d’intervento, se ci pensiamo bene il cuore ed il cervello sono gli organi più irrorati di sangue proprio perché non possono sopravvivere a lungo senza ossigeno.

Il secondo aspetto per una corretta prevenzione è la cura dello stile di vita, che l’American Heart Association sintetizza in sette semplici passi:

  1. Dimagrire se necessario e mantenere un peso corporeo ideale, o quanto più vicino possibile. L’indicatore primario per capire se si è in sovrappeso o no è l’indice di massa corporea (BMI) che è il rapporto tra il peso ed il quadrato dell’altezza espresso in metri. Se il BMI è maggiore di 25 si è in sovrappeso, se è maggiore di 30 si parla di obesità.
  2. Praticare attività fisica vigorosa ed intensa per almeno 75 minuti a settimana o una moderata attività fisica almeno per 150 minuti a settimana. L’attività fisica è in grado di ridurre la glicemia, i valori di pressione, i grassi nel sangue, lo stress e migliora la circolazione sanguigna e l’ossigenazione dei tessuti, oltre a contribuire a tenere sotto controllo il peso.
  3. Non fumare o smettere di farlo.
  4. Seguire una dieta sana che includa abbondanti quantità di verdura e frutta fresca ogni giorno, pesce due volte o più a settimana, cereali integrali e legumi.
  5. Perseguire un valore di pressione sanguigna inferiore a 120/80, possibilmente senza il ricorso a farmaci.
  6. Mantenere un livello di colesterolo normale, possibilmente senza il ricorso a farmaci.
  7. Mantenere un normale livello di zuccheri nel sangue, possibilmente senza il ricorso a farmaci.

A questi obiettivi principali possiamo aggiungere, anche se in parte derivati da quanto visto:

  • Diminuire l’uso di sale da cucina: l’OMS ha stimato che riducendo la quantità di sale giornaliera di 3 g farebbe scendere del 22% la mortalità da infarto e del 16% quella per malattie coronariche.
  • Consumare più fibre.
  • Limitare il consumo dei cibi grassi (soprattutto se di origine animale) e fritti: i grassi saturi (tipici degli alimenti animali) e quelli idrogenati (tipici dell’industria alimentare, anche se fortunatamente ormai sempre meno utilizzati) sono più pericolosi perché aumentano il colesterolo LDL.
  • Limitare o evitare il consumo di alcool, i cui eventuali benefici sul sistema cardiovascolare non sono giustificati dai rischi associati.
Articoli Correlati
Articoli in evidenza
Domande e risposte
  1. Quali sono i sintomi dell’infarto?

    1. Dr. Roberto Gindro

      I sintomi dell’infarto sono in genere una combinazione variabile tra i seguenti:

      • dolore al petto (o una sensazione di pressione),
      • dolore riflesso in altre parti del corpo (braccio, mascella, collo, schiena, pancia),
      • sensazione di stordimento o vertigini,
      • aumento della sudorazione,
      • mancanza di respiro,
      • sensazione di malessere (nausea) o vomito,
      • travolgente senso di ansia (simile a un attacco di panico),
      • tosse o respiro sibilante.

      Sebbene il dolore toracico sia spesso grave, alcune persone possono sperimentare solo un lieve dolore, simile a quello presente in caso di cattiva digestione. In alcuni casi, potrebbe non esserci alcun dolore al petto, specialmente nelle donne, negli anziani e nei soggetti diabetici.
      Fonte: https://www.nhs.uk/conditions/heart-attack/symptoms/