Tecar-terapia: efficacia, usi e prezzi

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Introduzione

La Tecarterapia, nota anche come Tecar, è un trattamento volto a favorire il recupero da infortuni, traumi e infiammazioni dell’apparato muscolo-scheletrico; da un punto di vista pratico richiede l’utilizzo di un dispositivo specifico in grado di generare calore nella zona da trattare.

Gli effetti biologici su cui si fonda la Tecar sono essenzialmente tre:

  • aumento del microcircolo,
  • vasodilatazione,
  • incremento della temperatura interna.

Obiettivo del procedimento è accelerare la naturale riparazione del danno tissutale, riducendo di conseguenza i tempi di recupero e diminuendo il dolore accusato dal paziente.

Tecnicamente non è necessaria prescrizione medica, ma come per ogni patologia ortopedica è auspicabile che il trattamento sia conseguente a una valutazione e soprattutto una precisa diagnosi medica.

La tecnologia utilizzata è soggetta a brevetto internazionale e i marchi Tecar, Tecarterapia e derivati sono registrati (sito ufficiale).

Fotografia di un trattamento con Tecar

iStock.com/verve231

Come funziona

La Tecarterapia è una forma di “termoterapia endogena”.

Il prefisso termo– fa ovviamente riferimento al calore, principio fondamentale su cui si basa questo approccio; la terapia del caldo in ottica di trattamento muscolo-articolare è ampiamente conosciuta e utilizzata da decenni, dalla classica borsa dell’acqua calda a tecniche più sofisticate in uso ancora oggi come

  • infrarossi,
  • ultrasuoni
  • e laserterapia.

A differenza di questi approcci, in cui il calore viene emesso dallo strumento e passato al corpo sfruttando vari principi fisici, nel caso della Tecar la produzione di calore è endogena, ossia ad opera dell’organismo dietro stimolazione dello strumento.

Scendendo nel dettaglio, il dispositivo Tecar può lavorare in due modalità:

  • capacitiva (per il trattamento di tessuti molli, come muscoli, cute, connettivo, vasi sanguigni e linfatici),
  • resistiva (per il trattamento di ossa, articolazioni, tendini, legamenti, …).

Indicazioni

Questo approccio viene usato in ambiente fisioterapico per conseguire numerosi obiettivi anche molto diversi tra loro:

Tendenzialmente le principali zone anatomiche su cui viene comunemente applicata la Tecar sono:

  • anca,
  • ginocchio,
  • caviglia,
  • piede,
  • colonna vertebrale,
  • spalla,
  • polso,
  • mano.

Come avviene la seduta

Di norma un ciclo completo di terapia richiede 5-10 sedute, la cui durata può essere variabile in funzione degli obiettivi e della situazione:

  • 10-20 minuti circa per un trattamento antinfiammatorio localizzato,
  • 30-40 minuti per un trattamento curativo intensivo,
  • 60 minuti e oltre per un trattamento di prevenzione e mantenimento.

Il paziente viene fatto accomodare su un lettino, scoprendo la parte da trattare; il fisioterapista applicherà quindi una sostanza gelatinosa utile a favorire lo scorrimento della piastra Tecar, nonché aumentarne l’efficacia biologica, e inizierà poi il vero e propri trattamento.

Tutte le fasi del trattamento avvengono sotto la supervisione dell’operatore (in genere un fisioterapista), che da un punto di vista pratico appoggia una piastra sul corpo del paziente e con un secondo elettrodo si massaggia l’area che deve essere trattata.

Effetti indesiderati e controindicazioni

La Tecarterapia è una tecnica considerata sostanzialmente sicura e priva di effetti collaterali degni di nota; il surriscaldamento, anche quando ottenuto attraverso l’esposizione ai livelli di energia massimi, non risulta mai fastidioso per il paziente.

Pressoché nulle anche le controindicazioni, limitate a soggetti con

  • pacemaker,
  • portatori di dispenser elettronici di farmaci
  • e donne in gravidanza.

Non costituisce controindicazione la presenza di protesi metalliche all’anca, al ginocchio o alla spalla, mentre si raccomanda cautela in soggetti con alterazioni alla sensibilità alla temperatura.

Lo strumento e il suo effetto biologico non possono essere causa di reazioni allergiche, che tuttavia molto raramente possono manifestarsi in risposta alla crema conduttrice.

Una seduta di Tecar-terapia non è in alcun modo dolorosa, anzi, uno degli effetti della terapia consiste nella riduzione di algie e gonfiore se presente.

Il sito ufficiale menziona infine la possibilità di sottoporre a trattamento anche i bambini, previo parere del pediatra.

Funziona?

La letteratura disponibile ad oggi purtroppo è estremamente limitata e mancano del tutto revisioni sistematiche e metanalisi in grado di fare il punto sulla situazione, ma in generale il consenso fra gli addetti ai lavori è diffuso, così come l’applicazione della tecnica in ambito sportivo professionistico. Sono stati proprio i risultati ottenuti sugli atleti che hanno permesso la diffusione della tecnica anche a molti altri ambiti e tipologie di pazienti.

I punti di forza sono essenzialmente tre:

  • possibilità di ottenere un trattamento estremamente mirato e localizzato,
  • assenza di controindicazioni ed effetti collaterali,
  • possibilità di trattare anche gli strati più profondi (in quanto terapia endogena).

In specifiche condizioni è possibile sottoporsi a più sedute al giorno e associarla a terapie di tipo manuale; l’inizio del trattamento può avvenire anche nel giorno stesso dell’infortunio, nonché in ottica di prevenzione (non necessariamente solo agonistico-sportiva).

Ci sono alcuni ricercatori orientati all’applicazione della tecnica in ambiti sensibilmente differenti da quello ortopedico (ad esempio flebologia, oftalmologia, pneumologia e nefrologia), ma ad oggi è assolutamente prematuro prevederne gli eventuali sviluppi e applicazioni.

Prezzi e costi

Il prezzo della Tecar è ovviamente molto variabile da una struttura all’altra e valutato in base alla durata della singola seduta, ma indicativamente possiamo quantificare il costo in un intervallo compreso tra i € 25 e i € 45 a seduta.

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Domande e risposte
  1. Si può fare in farmacia?

    1. Dr. Roberto Gindro

      In genere se ne occupa un fisoterapista; in alcune farmacia è da qualche tempo permessa legalmente una collaborazione con fisioterapisti esterni e quindi è in teoria possibile (ma che io sappia ancora poco diffuso, più comune negli studi di fisioterapia).