Tiroide ed ipertiroidismo: cause, sintomi, cura e gravidanza

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Introduzione

La tiroide è una ghiandola a forma di farfalla situata nella parte anteriore del collo. È in grado di produrre ormoni deputati a regolare moltissime funzioni dell’organismo, come ad esempio

  • il modo in cui viene utilizzata l’energia,
  • il consumo di ossigeno
  • e la produzione di calore.

Disturbi della tiroide in genere si verificano quando questa ghiandola rilascia troppi o troppo pochi ormoni e una tiroide iperattiva o poco attiva può essere causa di una vasta gamma di problemi di salute.

Il termine ipertiroidismo si riferisce a una condizione in cui ci sono troppi ormoni tiroidei nel corpo. In altre parole la ghiandola è iperattiva (lavora troppo) e questo causa un’eccessiva accelerazione di molte funzioni dell’organismo, come il metabolismo e il battito cardiaco.

I sintomi principali con cui si manifesta l’ipertiroidismo possono variare da un paziente all’altro, ma tendenzialmente sono:

Se la condizione non viene adeguatamente trattata può causare serie complicazioni che riguardano

Durante la gravidanza, inoltre, se gli ormoni tiroidei non sono costantemente entro i limiti possono manifestarsi problemi di salute sia per la madre che per il bambino.

Infografica riasuntiva sui sintomi dell'ipertiroidismo

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Cause

L’iperattività della tiroide è definita come un’eccessiva produzione di ormoni tiroidei:

  • triiodotironina (chiamato anche “T3”)
  • e tiroxina (chiamato anche “T4”).

L’aumento di questi due valori ha come conseguenza riflessa una riduzione dei livelli circolanti di ormone TSH (ormone tireotropo o tireostimolante), che è spesso l’esame del sangue più utile ai fini di una prima diagnosi.

La tiroide può diventare iperattiva per una serie di motivi diversi, segue l’analisi dei principali.

Ipertiroidismo autoimmune (morbo di Basedow-Graves)

In circa tre su quattro casi, una tiroide iperattiva è causata da una condizione chiamata morbo di Graves (o Basedow-Graves); si tratta di una malattia autoimmune, una condizione in cui il sistema immunitario attacca erroneamente il proprio corpo e, nel caso specifico, la tiroide, stimolandola a produrre una quantità eccessiva di ormoni.

La causa è sconosciuta, ma colpisce soprattutto le donne giovani o di mezza età e si rileva una certa famigliarità. Il fumo sembra essere un fattore di rischio significativo.

Oltre alle manifestazioni cliniche classiche dell’ipertiroidismo, si verificano sintomi specifici tra  i quali spicca la protrusione dei bulbi oculari (esoftalmo), causata da alterazioni infiammatorie dei tessuti orbitari che tendono a spingere all’esterno il bulbo oculare.

L’approccio terapeutico si fonda essenzialmente su:

  • farmaci,
  • chirurgia,
  • radioiodio.

Noduli tiroidei

Meno comunemente una tiroide iperattiva può verificarsi in caso di comparsa di noduli sulla ghiandola. Questi noduli sono generalmente lesioni non-cancerose (benigne), ma contengono tessuto tiroideo aggiuntivo, che può portare alla produzione di ormoni tiroidei in eccesso.

Non si sa perché alcune persone sviluppino noduli tiroidei, ma compaiono con maggior frequenza in soggetti con più di 60 anni.

Farmaci

Un aumento del livello di iodio nel corpo può spingere la tiroide a produrre più ormoni del necessario; questo può occasionalmente verificarsi in caso di assunzione di farmaci che lo contengono, come per esempio l’amiodarone (un farmaco utilizzato per controllare una forma di battito cardiaco irregolare).

Una iperattività della tiroide causata da farmaci di solito di migliora una volta che il farmaco viene interrotto, anche se può richiedere diversi mesi tornare alla normalità.

Altre cause

Altre possibili cause di ipertiroidismo includono:

  • eccesso di gonadotropina corionica umana nel sange (betaHCG); questo può verificarsi all’inizio della gravidanza, durante una gravidanza multipla o di una gravidanza molare (una condizione in cui il tessuto rimane nel grembo materno, nonostante il mancato sviluppo del feto);
  • adenoma ipofisario, un tumore benigno dell’ipofisi (una ghiandola situata alla base del cervello, in grado di regolare finemente la produzione ormonale della tiroide);
  • tiroidite, un’infiammazione della tiroide;
  • tumore della tiroide.

Sintomi

Gli ormoni tiroidei sono responsabili del controllo dei ritmi fisiologici dell’organismo, l’insieme di questi ritmi prendono il nome di metabolismo.

Se vengono prodotti ormoni tiroidei in eccesso, ogni funzione del corpo tende ad accelerarsi.

I possibili sintomi causati dall’ipertiroidismo sono numerosi, possono manifestarsi gradualmente o improvvisamente, possono essere severi o appena percepiti e soprattutto possono essere molto diversi da un pazienti all’altro.

Può comparire ad esempio:

In molti pazienti i sintomi vengono inizialmente associati a un semplice nervosismo dovuto a stress.

Nella malattia di Graves, che è la più comune forma di ipertiroidismo, gli occhi potrebbero sembrare ingranditi poiché spinti verso l’esterno a causa dell’infiammazione dei tessuti orbitari.

Alcuni pazienti presentano infine un rigonfiamento della parte anteriore del collo, a causa dell’ingrossamento della ghiandola tiroidea (gozzo).

Diagnosi

La diagnosi di ipertiroidismo è molto semplice: con una visita medica può essere facilmente individuato un ingrandimento della tiroide, spesso associato ad un battito cardiaco accelerato; ulteriori conferme si avranno da una pelle particolarmente calda, sottile ed umida.

La diagnosi sarà poi confermata dalle prove di laboratorio che misurano la quantità di ormoni tiroidei nel sangue:

  • tiroxina (T4),
  • triiodotironina (T3)
  • e ormone tireostimolante (TSH).

Un eccessivo livello di ormoni tiroidei nel sangue, associati ad un basso livello di TSH, è segno inequivocabile di una ghiandola tiroidea iperattiva. Se gli esami del sangue mostrano una tiroide iperattiva, ulteriori accertamenti alla ghiandola verificheranno se tutta la ghiandola tiroide è iperattiva, se si è in presenza di gozzo nodulare tossico o di tiroidite.

Cura e terapia

Non esiste al momento un trattamento d’elezione, efficace cioè nella totalità dei casi: la scelta della cura sarà influenzata dall’età, dal tipo di ipertiroidismo, dalla gravità e da altre condizioni mediche che riguardano la salute del paziente. È consigliabile consultarsi con uno specialista (endocrinologo) e, in caso di dubbi, valutare di sentire una seconda opinione.

Dieta

Pazienti con morbo di Graves o altro tipo di disturbo autoimmune della tiroide possono essere particolarmente sensibili agli effetti dello iodio, quindi mangiare alimenti che ne contengono in grandi quantità (come le alghe) può essere causa di ipertiroidismo o di peggioramento dello stesso.

L’assunzione di integratori di iodio può avere lo stesso effetto (attenzione anche ai multivitaminici).

Farmaci antitiroidei

I farmaci anti-tiroidei, conosciuti come tirostatici, inibiscono la produzione ormonale della tiroide: metimazolo (Tapazole) o propiltiouracile (PTU) potrebbero venire prescritti se il medico sceglie di curare l’ipertiroidismo bloccando la capacità della ghiandola tiroide di produrre nuovi ormoni tiroidei.

Sono in genere necessari 1-2 mesi di terapia prima di apprezzarne completamente i benefici e, nel frattempo, possono essere talvolta associati dei betabloccanti (vedere dopo) per dare sollievo ai sintomi.

Questi farmaci riescono a tenere immediatamente sotto controllo la tiroide iperattiva senza causare danni permanenti. In circa il 20%-30% dei pazienti con malattia Grave la cura con farmaci tirostatici per un periodo di 12 o 18 mesi si tradurrà in una prolungata remissione dei sintomi.

Per i pazienti con gozzo nodulare o multinodulare tossico i farmaci antitiroide vengono usati in vista sia di una cura con iodio radioattivo che di un intervento chirurgico.

I farmaci antitiroide causano reazioni allergiche in circa il 5% dei pazienti che li assumono. Comuni reazioni minori sono:

In genere questi effetti collaterali, quando presenti, tendono a sfumare e poi sparire in due mesi al massimo.

Raramente (1 paziente su 500), si verifica una diminuzione dei globuli bianchi. Una tale diminuzione potrebbe abbassare la resistenza alle infezioni. Molto raramente questi globuli bianchi possono scomparire completamente, causando una condizione conosciuta come agranulocitosi, un problema potenzialmente fatale in caso di grave infezione. In caso di interruzione della terapia i globuli bianchi tornano alla normalità. In caso di sintomi dubbi (come febbre, mal di gola, tosse) è necessario fare immediatamente riferimento al medico.

Danni al fegato potrebbero essere un altro raro effetto collaterale. La terapia dev’essere interrotta, richiedendo un nuovo consulto medico, in caso di comparsa di occhi gialli (ittero), urine scure, stanchezza severa o dolori addominali.

Iodio radioattivo

Un altro metodo per curare l’ipertiroidismo è di danneggiare o distruggere le cellule tiroidee che producono ormoni tiroidei. Poiché queste cellule hanno bisogno di iodio per produrre ormoni, assorbono ogni forma di iodio nel circolo ematico, che sia radioattivo o meno.

Lo iodio radioattivo usato in questo tipo di cura viene somministrato oralmente, di solito sotto forma di una piccola capsula assunta in una sola volta. Lo iodio radioattivo dal circolo ematico viene assorbito velocemente dalle cellule tiroide iperattive mentre, la frazione non assorbita, scompare dal corpo in qualche giorno. Viene eliminato attraverso le urine o trasformato dalla decomposizione radioattiva in uno stato non radioattivo.

La radiazione cui si viene esposti è molto bassa, ma è bene ricordare di:

  • evitare il contatto prolungato con bambini e donne incinte durante il trattamento,
  • evitare di rimanere incinta per almeno 6 mesi dalla fine del trattamento per le donne e, per gli uomini, evitare di avere rapporti non protetti per almeno 4 mesi.

Per diverse settimane o alcuni mesi (durante la quale il trattamento può essere usato per controllare i sintomi dell’ipertiroidismo), lo iodio radioattivo danneggia le cellule da cui è stato assorbito. Il risultato è che la tiroide o i noduli della tiroide si rimpiccioliscono e i livelli di ormoni tiroidei nel sangue ritornano alla normalità.

A volte i pazienti continuano a manifestare ipertiroidismo, ma con una sintomatologia più sfumata; in questo caso potrà essere eseguito un secondo trattamento di iodio radioattivo.

Più spesso si sviluppa invece ipotiroidismo (una tiroide pigra, rallentata)  la cui durata varia da diversi mesi a diversi anni; l’ipotiroidismo può essere curato facilmente con un supplemento di ormoni tiroidei che viene assunto una volta al giorno.

Lo iodio radioattivo viene usato per trattare i pazienti con ipertiroidismo da oltre 60 anni. A causa del fatto che lo iodio radioattivo potrebbe in qualche modo danneggiare altre cellule del corpo, provocare tumori od altri effetti indesiderati a lungo termine come infertilità e difetti di nascita, i medici erano molto attenti nel curare solo pazienti adulti e nel tenerli sotto controllo per il resto della loro vita. Fortunatamente al momento nessuna complicazione da iodio radioattivo è emersa da molti decenni a questa parte. Come risultato, negli Stati Uniti più del 70% degli adulti che sviluppa un ipertiroidismo viene curato con iodio radioattivo e sempre più bambini vengono curati nello stesso modo.

Intervento chirurgico

In alcuni pazienti può essere consigliabile procedere alla rimozione chirurgica della tiroide, soprattutto se:

  • la tiroide è particolarmente gonfia (gozzo),
  • ci sono gravi sintomi oculari legati all’ipertiroidismo,
  • non è possibile beneficiare di trattamenti meno invasivi,
  • nonostante i trattamenti descritti in precedenza non è possibile trovare un equilibrio soddisfacente.

È importante capire che non c’è modo di tornare indietro una volta rimossa e sarà quindi necessario assumere farmaci per il resto della vita per compensare l’assenza della ghiandola.

Beta-bloccanti

Una terapia spesso associata ai 3 approcci visti è rappresentata dai farmaci conosciuti come agenti beta adrenergici bloccanti (o semplicemente beta-bloccanti), che bloccano l’azione degli ormoni tiroide sul corpo. Di norma provocano un temporaneo miglioramento di qualche ora, ma sopratutto risultano estremamente utili nel rallentare la frequenza cardiaca e ridurre i sintomi di palpitazioni, tremolii e nervosismo prima che altri tipi di cura abbiano effetto.

Ipertiroidismo in gravidanza

Il sospetto di ipertiroidismo durante la gravidanza può insorgere in presenza della seguente sintomatologia:

  • cute calda ed umida,
  • perdita di peso,
  • frequenza cardiaca superiore a 100 bpm,
  • presenza del gozzo,
  • stanchezza muscolare,
  • iper-sudorazione,
  • intolleranza al caldo,
  • affaticabilità generalizzata,
  • ansia.

Tale quadro clinico deve essere approfondito richiedendo alcuni esami di laboratorio, di norma FT4, FT3, TSH ed è confermata l’ipotesi se l’esito risulta essere il seguente:

  • FT4 elevato,
  • FT3 elevato,
  • TSH basso.

Il mancato trattamento della tireotossicosi durante la gestazione può apportare molteplici complicanze sia materne che fetali:

Complicanze materne

Complicanze fetali

  • basso peso,
  • prematurità,
  • morte endouterina e morte neonatale,
  • malformazioni congenite,
  • ipertiroidismo fetale (del feto durante la gravidanza) e/o ipertiroidismo neonatale (del neonato, dopo il parto).

L’ipertiroidismo in gravidanza e le complicanze ad esso associate possono essere controllate con un’adeguata terapia farmacologica, i cui effetti collaterali più comuni sono prurito ed eruzioni cutanee, mentre il ricorso all’intervento chirurgico è limitato a casi eccezionali quali neoplasie e carcinomi.

È caldamente consigliata la ripetizione degli esami di laboratorio ogni 4 settimane durante tutta la gravidanza.

La prognosi materna e fetale di queste gravidanze è ottima se l’ipertiroidismo viene adeguatamente controllato; anche durante l’allattamento l’assunzione dei farmaci sopracitati non presenta alcuna controindicazione, come norma prudenziale è tuttavia opportuno che la puerpera in trattamento impieghi il farmaco in dosi frazionate lontano dai pasti del bambino e che lo stato tiroideo del lattante venga verificato periodicamente.

Morbo di Basedow e gravidanza

La gravidanza è in grado di modificare un eventuale morbo di Basedow preesistente, favorendone tra l’altro la remissione; l’obiettivo medico durante la gestazione rimane la ricerca di un corretto livello di ormoni con la dose minima efficace, poiché dosi eccessive possono comportare problemi fetali.

Prima della ricerca di una gravidanza è pertanto indispensabile raggiungere il corretto equilibrio, attraverso l’uso di farmaci oppure attraverso approcci definitivi come la chirurgia o lo iodio radioattivo.

Fonti e bibliografia

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Domande e risposte
  1. Cos’è l’ipertiroidismo?

    1. Dr. Roberto Gindro

      L’ipertiroidismo è un disturbo della tiroide caratterizzato da un’eccessiva ed anomala attività della ghiandola.

  2. Quali sono i sintomi dell’ipertiroidismo?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Segni e sintomi variano da un caso all’altro, ma i più comuni sono irritabilità, debolezza muscolare, disturbi del sonno (tipicamente insonnia), battito cardiaco accelerato, intolleranza al caldo, diarrea, ingrossamento della tiroide, tremore delle mani ed inspiegabile perdita di peso.

  3. Perchè il TSH sale in gravidanza?

  4. Come si cura l’ipertiroidismo?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Il trattamento dipende sia dalla causa che dalla gravità della malattia, ma sostanzialmente le opzioni sono tre: farmaci, radioterapia e la chirurgia.