Reflusso gastroesofageo: cause, sintomi e rimedi

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Introduzione

Il reflusso gastroesofageo è una condizione caratterizzata dalla risalita del contenuto dello stomaco verso l’esofago, ovvero nel tubo muscolare che convoglia alimenti e liquidi dalla bocca allo stomaco.

Il disturbo viene talvolta indicato come reflusso acido o rigurgito acido, perché i succhi digerenti gastrici contengono acidi (è esperienza comune che talvolta si possano percepire il sapore del cibo o un fluido acido in fondo alla bocca). Gli acidi gastrici del reflusso, a contatto con la parete dell’esofago, possono inoltre causare una sensazione di bruciore di stomaco.

La malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE) è invece una forma più grave, cronica o di durata prolungata, di reflusso. Se i sintomi si verificano più di due volte alla settimana per alcune settimane di seguito si raccomanda di sentire il medico, perché potrebbe trattarsi di malattia da reflusso, condizione che espone il paziente a potenziali complicazioni.

Il bruciore di stomaco è infine una sensazione di bruciore percepita in mezzo al torace, dietro lo sterno, o nella parte alta dell’addome (l’area tra il petto e i fianchi).

Lo specialista che si occupa di reflusso gastroesofageo è principalmente il gastroenterologo.

Anatomia semplificata degli organi coinvolti nel reflusso gastroesofageo

iStock.com/VectorMine

Cause

Normalmente il cibo ingerito, in seguito alla deglutizione, passa attraverso un canale, l’esofago, che conduce il bolo alimentare all’interno dello stomaco; qui l’ambiente fortemente acido permette la digestione degli alimenti, il cui assorbimento avviene poi successivamente nell’intestino.

Il reflusso gastroesofageo è un disturbo comune, causato da una risalita anomala dei succhi gastrici in senso inverso, non dall’esofago, ma verso l’esofago.

I fattori di rischio associati e più comuni includono:

  • obesità,
  • condizioni di secrezione gastrica aumentata,
  • gravidanza,
  • fumo,
  • alcol,
  • alcuni farmaci,
  • ernia iatale (condizione congenita in cui la posizione dello hiatus esofageo, l’apertura dell’esofago nello stomaco, si trova in una posizione anomala che favorisce la risalita del contenuto gastrico).

Sintomi

I principali sintomi del reflusso gastroesofageo sono:

I sintomi spesso compaiono o peggiorano la notte, perché favoriti dalla posizione orizzontale (viene meno il contrasto della forza di gravità), disturbando il sonno e potenzialmente compromettendo in modo anche significativo la qualità di vita del soggetto colpito.

Nei pazienti con reflusso gastroesofageo si assiste ad un movimento di cibo e succhi gastrici opposto a quello fisiologico, con una risalita dallo stomaco attraverso l’esofago; poiché quest’ultimo non è provvisto di sistemi di protezione contro l’acido cloridrico e gli altri succhi gastrici, il paziente avverte la tipica sensazione di bruciore in posizione retrosternale e dolori alla deglutizione.

Complicazioni

Il reflusso può inoltre favorire:

  • un aumento della carie (per corrosione dello smalto dei denti ad opera degli acidi gastrici),
  • la comparsa di conati di vomito dopo aver mangiato,
  • palpitazioni (non pericolose, ma sicuramente fonte di disagio per il paziente).
Immagine di una donna che appoggia la mano al petto, a causa del bruciore causato dal reflusso.

Il sintomo più comune del reflusso gastroesofageo è un forte bruciore al petto, che spesso diventa vero e proprio dolore. (Photo Credit: iStock.com/Tharakorn)

In assenza di trattamento la persistenza cronica del disturbo può favorire la comparsa di:

  • esofagite ed esofago di Barrett (infiammazione nell’esofago, che se cronica a sua volta può predisporre allo sviluppo di tumore),
  • stenosi esofagea (il canale esofageo si restringe).

Rimedi e cura

La maggioranza dei pazienti risponde bene a un cambiamento dello stile di vita e all’eventuale trattamento farmacologico, tuttavia in molti casi è necessario continuare ad assumere farmaci per tenere i sintomi sotto controllo.

Una dieta opportuna e specifiche misure comportamentali possono significativamente favorire il processo di guarigione, o quantomeno la gestione del disturbo.

In particolare, per quanto riguarda i cibi, sono da evitare:

  • alimenti piccanti,
  • caffè e bevande con caffeina in genere,
  • alcolici e super-alcolici,
  • pomodori e agrumi (particolarmente acidi),
  • alimenti grassi e fritti (per la cui digestione occorre normalmente una maggiore quantità di acido cloridrico e più tempo, ritardando così lo svuotamento dello stomaco).

È invece consigliabile prediligere cibi poco elaborati, bere molta acqua per diluire gli acidi, mangiare poco e spesso al fine di tamponare la secrezione basale di acidi gastrici.

Chi è sovrappeso può apportare sotto controllo medico cambiamenti alla propria dieta per favorire il dimagrimento, che può diminuire i sintomi della condizione.

Particolarmente consigliato è, inoltre, passeggiare al termine di un pasto. Già secoli fa, la Scuola Salernitana consigliava “post prandium lento pede deambulare“, motto latino che significa letteralmente “dopo un pasto, passeggiare lentamente”. Sebbene a quei tempi non fosse noto il motivo, questo consiglio è tuttora valido, perché camminare facilita il processo di digestione ed evita di assumere posizioni scomode e contratte che possono agevolare il reflusso.

Per quanto riguarda la cura farmacologica è necessario rivolgersi al proprio medico, il quale dovrà prima stabilire se si tratta di una sintomatologia passeggera, che può essere corretta solo con un migliore stile di vita, o se invece si tratta di una patologia che richiede una cura vera e propria.

Nel secondo caso, i farmaci più comunemente prescritti sono i cosiddetti inibitori della pompa protonica (Mepral®, Omeprazen®, Pantorc®, Pantopan®, Pantecta®, Pariet®, Lansoprazolo, Omeprazolo, …), che bloccano il meccanismo di secrezione di acido cloridrico nello stomaco. Questi farmaci possono avere effetti collaterali come diarrea e mal di testa, che tuttavia scompaiono con la sospensione del trattamento.

È molto importante rendersi conto che un corretto stile di vita è un pilastro fondamentale della gestione del reflusso, addirittura esistono in letteratura evidenze secondo cui una dieta mediterranea basata prevalentemente su alimenti di origine vegetale e qualche attenzione quotidiana (rinuncia al fumo, agli alcolici, riduzione del sovrappeso, …) non è inferiore in termini di sollievo dai sintomi ai migliori farmaci disponibili in termini di miglioramento dei sintomi.

D’altra parte non esistono tuttavia terapie risolutive di questa patologia, se non il ricorso alla chirurgia che è tuttavia giustificato solo in rari casi; il reflusso gastroesofageo può cronicizzare e rendere necessario adeguare la dieta ed assumere farmaci antiacidi per tutta la vita, ecco perché è importante mantenere una dieta equilibrata ed uno stile di vita salutare prima che compaia tale malattia.

A questo proposito si consiglia di:

  1. Dimagrire se si è in sovrappeso e mantenere il peso forma, privilegiando una dieta mediterranea.
  2. Fare attività fisica regolare ma non troppo intensa, in particolare dopo i pasti.
  3. Evitare di indossare cinture od abiti troppo stretti in vita.
  4. Non consumare pasti abbondanti, ridurre i cibi grassi e mangiare lentamente.
  5. Smettere di fumare.
  6. Abolire i superalcolici e ridurre il vino (bianco in particolare).
  7. Evitare il cioccolato.
  8. Non coricarsi o sdraiarsi dopo mangiato: attendere almeno due ore.
  9. Dormire sul fianco e con il capo ed il busto un po’ elevati inserendo uno spessore (10 cm) sotto le gambe del letto.
  10. Consultare il medico in presenza di sintomi d’allarme (anemia, emorragia digestiva, dolore toracico o disfagia, disturbi notturni, calo di peso ingiustificato).
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Domande e risposte
  1. Cos’è il reflusso gastroesofageo?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Il reflusso gastroesofageo è una condizione caratterizzata dalla risalita degli acidi dello stomaco verso la bocca, spesso accompagnata da sensazione di bruciore; quando persistente si parla di malattia da reflusso gastroesofageo.