Frattura del malleolo (peroneale e/o tibiale): ecco quello che devi sapere

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Introduzione

La frattura malleolare è un evenienza che si verifica piuttosto frequentemente e in tutte le età:

  • nei giovani è più spesso causata da traumi sportivi o incidenti stradali,
  • mentre negli anziani, a causa della maggiore fragilità dell’osso, si può verificare anche in seguito a traumi di minori entità, come ad esempio semplici cadute.

I malleoli sono delle strutture ossee che fanno parte dell’articolazione della caviglia e la loro rottura comporta l’insorgenza di

  • dolore,
  • gonfiore,
  • possibile insorgenza di ematoma,
  • difficoltà a camminare o a stare in piedi.

La diagnosi viene posta in base

  • all’anamnesi,
  • all’esame obiettivo

e viene confermata da una radiografia che mostrerà la presenza di una o più linee di frattura.

Il trattamento varia a seconda del tipo di frattura e della complessità della situazione: potrà essere utilizzato un apparecchio gessato nei casi più lievi e sarà invece necessario ricorrere ad un intervento chirurgico in quelli più complicati.

Articolazione della caviglia: cenni anatomici

L’articolazione della caviglia vede contrapporsi le estremità distali delle ossa della gamba e l’astragalo (o talo) che fa parte delle ossa piede.

Lo scheletro della gamba è composto dalla tibia, che si trova più medialmente, e dal perone (o fibula), più laterale. Tibia e perone nella loro parte distale presentano due prominenze ossee che sono visibili ai due lati della caviglia: il malleolo tibiale (o malleolo mediale) e il malleolo peroneale (o malleolo laterale).

Esiste anche un terzo malleolo, che viene detto posteriore: è costituito dalla protuberanza della parte posteriore e distale della tibia e può essere anch’esso coinvolto in una frattura della caviglia.

Fotografia di due piedi con ricostruzione grafica dell'articolazione della caviglia

iStock.com/busracavus

Tipi di frattura

Una frattura può venire classificata a seconda della posizione dei frammenti ossei in:

  • Composta: in seguito alla frattura i frammenti ossei non subiscono spostamenti rispetto alla loro normale sede anatomica. Per queste fratture è in genere sufficiente un trattamento conservativo.
  • Scomposta: i frammenti ossei si trovano in una posizione anomala a causa dell’importante forza di impatto del trauma che ha causato la frattura o per una loro successiva trazione effettuata dall’azione di tendini e muscoli. Nel caso della frattura malleolare la frattura scomposta risulta essere in genere conseguente all’elevata intensità del trauma e per questo motivo si può accompagnare a rotture dei legamenti o della capsula articolare.

Le fratture malleolari vengono inoltre classificate a seconda del numero di malleoli interessati in:

  • Frattura monomalleolare: quando la frattura interessa soltanto uno dei malleoli; sono le più frequenti e, come è facilmente intuibile, anche le meno gravi. Si parlerà quindi di:
    • Frattura del malleolo tibiale: se è interessato il malleolo interno, o mediale.
    • Frattura del malleolo peroneale: se è interessato il malleolo esterno.
    • Frattura del malleolo posteriore: quando è coinvolto il malleolo posteriore della tibia.
  • Frattura bimalleolare: è la frattura che coinvolge contemporaneamente il malleolo mediale e il malleolo laterale.
  • Frattura trimalleolare: in questo caso sono interessanti tutti e tre i malleoli.

Le fratture bi e trimalleolari provocano un’instabilità articolare maggiore rispetto alla semplice frattura di un singolo malleolo e possono essere accompagnate da lesioni o stiramenti dei legamenti che compongono l’articolazione della caviglia.

Frattura bi-malleolare (laterale e mediale)

Esempio di frattura bi-malleolare (iStock.com/Raycat)

Cause

Nei soggetti giovani le fratture malleolari sono in genere conseguenti a traumi ad alta energia, mentre negli anziani si possono verificare anche in seguito a delle semplici cadute per via della maggiore fragilità dell’osso che è spesso soggetto a osteopenia o osteoporosi.

In età giovanile e negli adulti la frattura si verifica frequentemente a causa di eccessive torsioni della caviglia provocate da traumi sportivi oppure in seguito ai forti urti che si possono subire negli incidenti stradali.

Indipendentemente dal trauma che ha causato la frattura esistono alcuni fattori predisponenti che rendono l’osso più debole e quindi più facilmente soggetto a rottura:

Sintomi

I sintomi e i segni di una frattura al malleolo in genere consistono in:

  • dolore,
  • ematoma,
  • gonfiore,
  • deformità dell’articolazione,
  • difficoltà nei movimenti dell’articolazione della caviglia,
  • difficoltà a stare in piedi e a camminare.

In seguito alla frattura il soggetto proverà un forte dolore a causa dell’attivazione delle terminazioni nervose sensitive presenti nella membrana che avvolge l’osso, il periostio. L’ematoma e il gonfiore sono conseguenze della lesione dei tessuti, dei vasi sanguigni e dell’infiammazione che si verifica in seguito al trauma. Tutto questo comporta la presenza di deformità articolari, che saranno evidenti soprattutto nelle fratture scomposte, e di limitazioni funzionali dell’articolazione che si manifestano con difficoltà nell’esecuzione dei movimenti della caviglia e nel cammino.

Complicanze

  • Artrosi della caviglia: le fratture malleolari rappresentano un fattore di rischio per lo sviluppo successivo di artrosi, soprattutto se si tratta di fratture complesse che non vengono sottoposte ad un trattamento adeguato.
  • Infezioni: il rischio di infezione è elevato in particolare in caso di frattura esposta, in cui cioè si ha una soluzione di continuo della cute e dei tessuti sottostanti, che vengono esposti agli agenti patogeni ambientali.
  • Deformità scheletriche: in caso di fratture scomposte è importante provvedere ad un’adeguata riduzione dei frammenti articolari. È necessario cioè riportarli nella loro normale sede anatomica al fine di evitare che si formino deformità scheletriche permanenti.
  • Lesioni muscolari: i monconi ossei possono andare a ledere le fibre muscolari, soprattutto se si tratta di traumi ad alta energia e con importante scomposizione della frattura.

Diagnosi

La diagnosi di frattura malleolare è in genere semplice e si basa su:

  • Anamnesi: corrisponde alla raccolta della storia clinica del paziente e dei sintomi riportati. Si pone particolare attenzione alla presenza di eventuali fattori di rischio e al racconto della dinamica del trauma che ha causato la frattura.
  • Esame obiettivo: la caviglia appare dolente e gonfia, il movimento è ostacolato, possono essere presenti deformità ed ematomi.
  • Radiografia (raggi X): è un esame rapido che permette nella maggior parte dei casi di verificare la presenza di una frattura e le sue caratteristiche.
  • TC: può mostrare fratture piccole e composte che talvolta non risultano visibili alla radiografia.
  • Risonanza Magnetica Nucleare: evidenzia l’interessamento dei tessuti molli peri-articolari come tendini e legamenti.
Radiografia del piede

iStock.com/lawcain

Terapia

Il trattamento richiesto per la gestione di una frattura malleolare dipende dal numero di malleoli interessati e dalla gravità della frattura stessa; le opzioni terapeutiche comprendono:

  • Terapia conservativa: immobilizzazione con il gesso o con un tutore.
  • Terapia chirurgica: riduzione e fissazione della frattura con mezzi di sintesi.

Se la frattura è composta, lieve e monomalleolare nella maggior parte dei casi può essere trattata in maniera conservativa utilizzando un apparecchio gessato o un tutore che mantenga immobile l’articolazione. La durata del trattamento varia in genere dalle 4 alle 6 settimane.

In caso di fratture scomposte, bi-trimalleolari e complicate può essere invece necessario ricorrere all’intervento chirurgico per ripristinare la stabilità articolare e la normalità anatomica. Il chirurgo ortopedico utilizza mezzi di sintesi come placche, viti e fili metallici per riposizionare e tenere uniti i frammenti ossei.

Una volta trascorso il tempo necessario viene verificata l’avvenuta guarigione della frattura mediante delle nuove radiografie.

Fisioterapia e riabilitazione

La riabilitazione riveste un ruolo di primaria importanza nel permettere la ripresa di una normale funzionalità articolare; le tempistiche di inizio variano a seconda del tipo di trattamento utilizzato e della gravità della condizione.

Una volta rimosso il gesso, infatti, il processo di guarigione non è concluso e necessità di diversi mesi per completarsi al meglio; l’osso stesso, pur avendo recuperato la sua integrità strutturale, non possiede ancora le necessarie caratteristiche di resistenza ed elasticità e per questo è opportuno intraprendere un percorso fisioterapico volto ad ottimizzare tempi e risultati.

Gli esercizi riabilitativi che vengono di solito eseguiti sono svariati ma possono essere raggruppati essenzialmente in tre categorie:

  • mobilizzazione passiva,
  • mobilizzazione attiva,
  • potenziamento muscolare.

La fisioterapia ha lo scopo di andare a ristabilire la funzione dell’articolazione, l’equilibrio, il mantenimento della postura e la forza dei muscoli che risultano inevitabilmente indeboliti dopo un periodo prolungato di inattività.

Dopo quanto si cammina?

Pur essendo impossibile definire delle tempistiche valide per tutti i casi, a titolo di esempio ci si aspetta che dolore e gonfiore della caviglia tendano a risolversi gradualmente nell’arco di 1-2 settimane, ma con buona probabilità verrà consigliato di non caricare il peso del corpo per almeno 6 settimane. La ripresa dovrà essere graduale, ma ci si può aspettare che il fastidio possa persistere fino a 3-4 mesi.

Potrebbero servire fino a 9-12 settimane prima di poter riprendere a guidare (per la necessità di effettuare eventuali frenate di emergenza in sicurezza).

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Domande e risposte
  1. Ho subito una frattura composta del malleolo peroniero e ora sono ingessato da un paio di giorni; tra quanti giorni pensa che potrò riprendere a camminare senza stampelle?

    1. Dr. Roberto Gindro

      La letteratura medica riporta tempi di recupero medi per tornare a camminare senza stampelle pari a 3-4 mesi, ovviamente variabili (anche significativamente) a seconda dei casi.