Epicondilite (gomito del tennista): sintomi, cura e rimedi

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Introduzione

Il gomito del tennista (epicondilite laterale) è un disturbo doloroso che colpisce non solo chi gioca a tennis, ma anche tutti coloro che fanno largo uso del braccio; si tratta di una forma di tendinite che provoca un caratteristico dolore all’esterno del gomito che, se non viene curato, può causare perdita di funzionalità e mobilità del braccio.

Spesso si verifica dopo un uso eccessivo di muscoli e tendini dell’avambraccio, vicino al giunto del gomito, a prescindere dal gesto sportivo che dà il nome al disturbo; in genere il paziente avverte fastidio e dolore:

  • sulla parte esterna dell’avambraccio superiore, appena sotto la curvatura del gomito,
  • quando si solleva o piega il braccio,
  • quando si stringono piccoli oggetti anche piccoli,
  • quando si effettua un movimento di torsione, come ad esempio girare una maniglia o svitare un vasetto.

Risulta anche difficile estendere completamente il braccio.

La prognosi dell’epicondilite laterale è generalmente buona. La maggior parte dei pazienti troverà sollievo dal dolore entro 12 mesi dall’inizio del trattamento (ghiaccio, riposo e farmaci antinfiammatori). Per i pazienti che non migliorano con il trattamento iniziale possono essere utili varie forme di terapie fisiche e occupazionali.

Le terapie non chirurgiche sono quasi sempre efficaci, quindi si ricorre all’intervento solo come extrema ratio.

Fotografia di un uomo che si tiene il gomito a causa di dolore

iStock.com/ChesiireCat

Anatomia

Il gomito è un’articolazione che aiuta a flettere il braccio e a ruotare il palmo della mano: è formato da tre ossa:

  1. omero, l’osso dell’avambraccio superiore,
  2. radio,
  3. ulna.

Le ossa dell’articolazione si muovono grazie ai muscoli, che sono attaccati alle ossa grazie ad appositi tessuti detti tendini.

Le due protuberanze ossee nella parte inferiore dell’omero si chiamano epicondili. I tendini si attaccano all’omero proprio all’altezza degli epicondili.

Anatomia semplificata dell'epicondilite

iStock.com/medicalstocks

I tendini e i muscoli attaccati agli epicondili aiutano a estendere il polso e le dita. Se i tendini sono infiammati e fanno male, il disturbo risultante è detto epicondilite laterale o gomito del tennista.

Cause

L’epicondilite è un infortunio dovuto a un uso eccessivo e protratto nel tempo del braccio, soprattutto quando si ripetono numerose volte specifici movimenti; l’esempio classico è il gesto atletico del tennis e di altri sport con la racchetta, ma il disturbo può colpire anche in altri ambiti sportivi e professionali, come ad esempio chi sta molto tempo con gli arti superiori fermi nella stessa posizione per altri motivi, come un dattilografo, un pianista o uno scrittore che usi la tastiera.

I tendini servono per estendere il polso e le dita, quindi se sono danneggiati e/o infiammati da microtraumatismi in conseguenza di movimenti ripetitivi sportivi o lavorativi si inizia ad avvertire il dolore durante l’utilizzo del polso, dolore che poi si estende al braccio e in alcuni casi anche alla mano.

Generalizzando, si verifica quindi in tutti i casi in cui muscoli e tendini dell’avambraccio sono tesi a causa di un’attività ripetitiva e/o faticosa; possono esserne colpiti sia sportivi allenati, che persone comuni alle prese con attività come la decorazione e il giardinaggio, quando non c’è l’abitudine al gesto.

Nonostante il nome di “gomito del tennista” e nonostante sia indubbio che la pratica di sport con la racchetta aumenti il rischio di sviluppare l’infiammazione (soprattutto ai primi allenamenti, se si gioca a lungo) si stima che solo il 5% dei soggetti che ne soffre si infortuni giocando.

Può infine essere innescata da traumi del gomito.

Uomini e donne sono colpiti in egual misura e l’età media di insorgenza è tra i 40 e i 60 anni.

Sintomi

I sintomi tipici dell’epicondilite comprendono:

  • dolore che si irradia dalla parte esterna del gomito fino all’avambraccio e al polso,
  • dolore quando si usa il polso,
  • debolezza dell’avambraccio,
  • dolore che peggiora nel corso di settimane o mesi,
  • dolore durante l’uso della mano per fare presa, come le strette di mano, e nei movimenti di torsione come girare una maniglia,
  • dolore durante l’estensione del braccio,
  • incapacità di tenere certi oggetti in mano, come ad esempio una penna.

L’entità del dolore è ampiamente variabile a seconda dei casi, da un leggero fastidio a quasi inabilità di movimento del braccio; in genere un utilizzo ripetuto del polso causa un peggioramento del dolore.

In alcuni pazienti il dolore può anche presentarsi quando il braccio è a riposo, oppure di notte.

Un episodio di epicondilite dura solitamente tra sei mesi e due anni, ma nella maggior parte dei casi si assiste a un completo recupero entro un anno circa.

Quando chiamare il medico

Si raccomanda di rivolgersi al medico quando i principali rimedi di automedicazione (riposo, ghiaccio e l’uso di antidolorifici da banco) dopo alcuni giorni non migliorano la situazione.

È invece urgente la necessità di una visita se:

  • il gomito è caldo e infiammato e/o c’è febbre,
  • non è più possibile piegare il gomito,
  • il gomito sembra deforme,
  • si sospetta la rottura di un osso.

L’epicondilite non provoca complicazioni gravi, ma se non curata il dolore può cronicizzarsi e diventare così più difficile da guarire.

Diagnosi

Il medico in primo luogo ispezionerà il gomito, su cui potrebbe effettuare alcune manovre, e ricostruirà una dettagliata anamnesi attraverso una serie di domande al paziente.

Nei casi di diagnosi dubbi è possibile ricorrere a:

Cura e terapia

L’epicondilite è in genere un disturbo che tende a migliorare spontaneamente (autolimitante), ma la maggior parte degli specialisti ritengono che sia utile l’applicazione dei sequenti cinque punti chiave per proteggere il gomito:

  1. Protezione. Proteggete il gomito da ulteriori lesioni mettendolo a riposo. Se i sintomi sono provocati da attività o da sport particolari, non praticateli finché i sintomi non migliorano.
  2. Riposo. Non fate lavorare troppo il gomito, ma non lasciatelo nemmeno immobile. In molti casi è sufficiente indossare una guaina elastica sull’avambraccio di notte per diminuire i sintomi.
  3. Ghiaccio. Per diminuire il gonfiore usate la borsa del ghiaccio, i massaggi con la borsa del ghiaccio, i bagni nell’acqua fredda o la guaina elastica impregnata d’acqua fredda. Cercate di applicare il ghiaccio il prima possibile dopo la comparsa del dolore.
  4. Compressione. Usate una benda o una guaina elastica per comprimere la zona lesionata.
  5. Elevazione. Quando possibile cercate di alzare il gomito al livello delle spalle per prevenire o diminuire il gonfiore.

Il riposo è essenziale, soprattutto in termini di sospensione del movimento ripetitivo che potrebbe aver causato l’infiammazione, anche se purtroppo in caso di gesti professionali (idraulico, decoratore, …) non sempre è possibile.

Generalmente il disturbo persiste per diversi mesi, perchè i tendini purtroppo hanno tempi di guarigione particolarmente lunghi e perchè la mano è fondamentale nella vita quotidiana, quindi spesso è impossibile metterla a riposo e di conseguenza i tendini infiammati hanno difficoltà a guarire.

Tutori

I tutori sono dispositivi da applicare direttamente sul gomito interessato dall’epicondilite, al fine di migliorare la funzione e/o ridurre il dolore; sono utili soprattutto nelle fasi iniziali della condizione, per migliorare il sovraccarico del tendine.

Ne esistono di vari tipi, ma generalmente sono tutti costituiti da una fascia elastica, dotata di velcro per adattarsi alle diverse circonferenze del braccio di ciascuno, che tiene in posizione un supporto duro che dev’essere posizionato poco al di sotto del punto in cui si avverte dolore.

L’efficacia è variabile da un soggetto all’altro (la letteratura disponibile non consente ad oggi di trarre conclusioni certe), ma si tratta in genere di rimedi privi di effetti collaterali.

Farmaci

L’assunzione di antidolorifici (come il paracetamolo) o antinfiammatori (come l’ibuprofene) può aiutare la gestione del dolore e ridurre l’infiammazione; sono disponibili in commercio sia sotto forma di preparati topici (creme, geli, …) che per assunzione orale (compresse, …).

Di particolare importanza, ma in genere limitati alla somministrazione da parte di medici specialisti nelle forme più ostiche, sono le infiltrazioni di cortisone o di acido ialuronico; la letteratura in merito è ancora limitata, ma sembra che possano rispettivamente favorire la riduzione di dolore/infiammazione e la lubrificazione articolare, con conseguente sollievo da parte del tendine infiammato.

Fisioterapia

Attraverso l’applicazione di tecniche manuali (massaggio e manipolazione), esercizi ed eventualmente trattamenti come la tecarterapia o le onde d’urto, un approccio fisioterapico può aiutare a ridurre i tempi di guarigione del disturbo.

In alcuni casi vengono valutati anche ortesi che supportino l’articolazione.

Terapie chirurgiche

Nei casi più gravi, quando l’epicondilite risulta refrattaria ai trattamenti meno invasivi, si può prendere in considerazione di ricorrere all’intervento chirurgico; l’operazione, effettuata in anestesia generale, regionale o locale, può essere effettuata secondo due diversi approcci:

  • “pulizia” del tendine infiammato,
  • disinserzione dei tendini e ricongiunzione.

Rischi e complicazioni

L’intervento per la cura dell’epicondilite è estremamente sicuro e molto efficace, ma come per ogni operazione esistono possibili complicazioni, per quanto improbabili.

Tra i possibili rischi comuni connessi all’anestesia (se totale) troviamo:

Esiste poi la possibilità di rischi più gravi, ma si tratta di evenienze decisamente più rare.

Relativamente all’intervento alcuni dei rischi sono quelli comuni a qualsiasi operazione:

  • infezioni, profonde o a livello della pelle,
  • emorragia,
  • cicatrici, che possono far male o avere un brutto aspetto,

altri sono invece specifici per l’epicondilite; è raro, ma possibile, che i nervi vengano lesionati e di conseguenza il braccio o la mano rimangano deboli, paralizzati o perdano sensibilità. Anche i tendini possono essere lesionati e di conseguenza la mano o il polso possono diventare più deboli.

Inoltre c’è la possibilità che l’operazione si riveli inutile, che faccia addirittura peggiorare i sintomi, o che non prevenga la comparsa di recidive (nuovi episodi).

Prevenzione

Purtroppo è di fatto molto difficile prevenire l’epicondilite, ma in generale una certa attenzione a evitare sforzi e movimenti ripetuti in modo eccessivo può sicuramente aiutare.

Da un punto di vista più generale si consiglia inoltre:

  • Prima di iniziare a giocare è molto importante praticare un corretto e accurato riscaldamento delle articolazioni coinvolte.
  • Migliorate la tecnica. Fatevi consigliare da un allenatore professionista per vedere se i vostri movimenti sono corretti. Muovete la racchetta usando tutto il braccio e coinvolgete tutto il corpo nei colpi, anziché sovraccaricare soltanto il polso. Durante il contatto con la palla cercate di tenere il polso rigido. Controllate le dimensioni del manico della racchetta e la tensione delle corde. Una minore tensione delle corde trasmette meno forza al gomito.
  • Scegliete strumenti e racchette leggere, con un’impugnatura della giusta dimensione che riducano le sollecitazioni al tendine.
  • Quando il rischio è di tipo professionale fare il possibile per alternare le due braccia nell’utilizzo in movimenti ripetitivi.
  • Lavorate sulla forza. Preparatevi per la stagione sportiva con un allenamento adeguato. Fate esercizi di stretching per il polso: usate i pesi appositi e flettete ed estendete i polsi. Abbassare lentamente il peso dopo aver esteso il polso è un modo per aumentare efficacemente la forza senza danneggiare i tessuti.
  • Tenete i polsi diritti. Quando sollevate qualcosa, ad esempio i pesi in palestra oppure quando giocate a tennis, cercate di tenere il polso diritto e rigido. Così facendo saranno i muscoli dell’avambraccio superiore, più grandi e potenti, a fare il lavoro che di solito facevano i muscoli dell’avambraccio inferiore, più piccoli e meno potenti.
  • Valutare con il medico l’uso di ortesi.
  • Usate il ghiaccio. Dopo lo sforzo usate la borsa del ghiaccio per massaggiare il braccio. In alternativa riempite un sacchetto o una tazza di plastica con l’acqua, e mettetela nel congelatore. Poi passate il ghiaccio direttamente sulla pelle del gomito, con movimenti circolari, per 6-7 minuti.

Fonti e bibliografia

Domande e risposte
Cos'è il gomito del tennista?
Il gomito del tennista, più correttamente epicondilite, è una dolorosa infiammazione del tendine che si occupa di garantire l'unone dei muscoli dell'avambraccio alla parte esterna del gomito.
Quanto dura?
In genere circa un anno, ma l'intervallo di durata è compreso tra sei mesi e due anni.
Come curare l'epicondilite?
In caso di epicondilite si raccomanda di rivolgersi ad uno specialista (ad esempio un ortopedico); il punto cardine del trattamento del gomito del tennista è in ogni caso la sospensione del movimento che causa dolore; impacchi di ghiaccio ed antinfiammatori possono ridurre il fastidio e il medico specialista può inoltre suggerire il ricorso a tutori specifici che allevino la tensione sul tendine.

Anche un approccio fisioterapico può sicuramente aiutare, ma se queste terapie (od altre più avanzate come ) non dovessero funzionare è possibile valutare come ultima risorsa una gestione chirurgica (non prima di 6-12 mesi di trattamento tradizionale).
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  1. Ho fatto una radiografia al gomito perché sento male da mesi, ma non ci sono rotture, cosa posso usare per farmi passare il dolore?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Serve innanzi tutto una diagnosi precisa, il primo passo deve quindi essere rivolgersi al suo medico curante.