Calcoli alla cistifellea (o colecisti): sintomi, dieta, intervento

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Introduzione

I calcoli biliari sono sassolini che si sviluppano nella cistifellea, un organo che si trova sotto al fegato nel quadrante superiore destro dell’addome; la condizione prende il nome medico di colelitiasi.

La bile è un fluido prodotto dal fegato e poi conservato nella cistifellea, fino a quando l’organismo la richiede durante la digestione dei grassi. La cistifellea a questo punto si contrae per sospingere la bile nel dotto biliare, un tubicino che collega la cistifellea all’intestino, dove contribuirà alla digestione.

Se la bile non scorre facilmente, può solidificarsi, causando un’infiammazione della cistifellea, dei dotti stessi o, in rari casi, del fegato.

Nel dotto epatico comune confluiscono altri dotti tra cui quello pancreatico, in cui passano gli enzimi digestivi prodotti dal pancreas. In alcuni casi i calcoli che passano nel dotto epatico comune provocano l’infiammazione del pancreas (pancreatite acuta), un disturbo molto doloroso e potenzialmente anche particolarmente grave.

La sola presenza di calcoli non è necessariamente causa di sintomi, che compaiono invece qualora venga impedito il normale svuotamento della cistifellea; il paziente potrebbe quindi avvertire:

I sintomi compaiono in genere subito dopo mangiato e sono indicati genericamente con il nome di colica biliare.

Se uno dei dotti biliari rimane ostruito per un periodo sufficientemente lungo, la cistifellea, il fegato, o il pancreas possono riportare danni o infezioni gravi che, se non curati, possono addirittura risultare fatali. Tra i sintomi suggestivi del rischio di complicazioni si annoverano

  • febbre,
  • ittero,
  • dolore continuo (non limitato alla digestione).

Per i calcoli silenti non è necessaria alcuna terapia, mentre in caso di coliche in genere si opta per rimozione chirurgica della cistifella.

Dove si trova la colecisti? Destra o sinistra?

La cistifellea è un piccolo organo simile a una sacca che si trova a destra, sotto al fegato.

Anatomia semplificata che mostra la posizione della cistifellea

Shutterstock/Dee-sign

Cause

Richiami di anatomia e fisiologia

La bile contiene

I sali biliari demoliscono i grassi, mentre la bilirubina conferisce alla bile ed alle feci il caratteristico colore marroncino giallastro. Se la bile contiene troppo colesterolo, troppi sali biliari o bilirubina, può arrivare a cristallizzarsi formando così i calcoli biliari.

Colelitiasi, schema semplificato dell'anatomia della cistifella

iStock.com/normaals

Il sistema biliare è costituito dalla cistifellea e dai dotti che permettono il passaggio della bile e degli altri enzimi digestivi dal fegato, dalla cistifellea e dal pancreas verso l’intestino tenue.

I calcoli possono ostruire il passaggio della bile se si spostano dalla cistifellea bloccando uno dei tubicini che permette il passaggio della bile dal fegato all’intestino tenue. Tra i dotti ricordiamo:

  • I dotti epatici, attraversati dalla bile che esce dal fegato,
  • il dotto cistico, che permette il passaggio della bile da e verso la cistifellea,
  • il dotto epatico comune che permette il passaggio della bile dai dotti cistico ed epatico verso l’intestino tenue.

Quando e perché si formano i calcoli?

Esistono due tipi di calcoli della colecisti:

  1. di colesterolo
  2. pigmentati.

I calcoli di colesterolo di solito sono di colore giallastro o verde e sono costituiti principalmente da colesterolo solidificato; rappresentano l’80 per cento circa di tutti i calcoli. Si ritiene che si formino se la bile contiene troppo colesterolo, troppa bilirubina o pochi sali biliari, oppure se la cistifellea non si svuota completamente o con la dovuta frequenza. Le cause di questi squilibri non sono note con esattezza.

I calcoli pigmentati, invece, sono più piccoli e più scuri e sono fatti di bilirubina; possono essere delle dimensioni di un granello di sabbia, oppure grandi come una palla da golf. Nella cistifellea ci può essere un unico calcolo, centinaia di piccoli calcoli oppure calcoli di entrambe le dimensioni. La causa non è ancora stata chiarita, ne sembrano maggiormente soggetti i pazienti che soffrono di cirrosi epatica, infezioni delle vie biliari o malattie ereditarie del sangue (come l’anemia falciforme), in cui il fegato produce bilirubina in eccesso.

Di solito non si forma un unico calcolo, ma si osserva la cristallizzazione di numerosi calcoli.

Fattori di rischio

Tra gli altri fattori che contribuiscono alla formazione dei calcoli biliari, soprattutto di quelli di colesterolo, ricordiamo:

Fattori non modificabili:

  • Età. Soggetti con più di 60 anni sono più a rischio rispetto alle persone più giovani. Invecchiando, l’organismo tende a secernere più colesterolo nella bile.
  • Sesso. Le donne hanno il doppio di probabilità degli uomini di soffrire di calcoli biliari. L’eccesso di estrogeni dovuto alla gravidanza, alla terapia ormonale sostitutiva e metodi contraccettivi ormonali fa aumentare i livelli di colesterolo nella bile e diminuire la motilità della cistifellea, fattori che possono causare la formazione di calcoli.
  • Precedenti famigliari. I calcoli biliari spesso sono ereditari e forse si trasmettono per via genetica.

Fattori modificabili:

  • Peso. Una ricerca su larga scala ha suggerito che il sovrappeso, anche moderato, fa aumentare il rischio di soffrire di calcoli biliari. La ragione più probabile è il fatto che la quantità di sali biliari presente nella bile risulta ridotta, a vantaggio del colesterolo. L’aumento del colesterolo riduce la frequenza di svuotamento della cistifellea. L’obesità è uno dei principali fattori di rischio per i calcoli biliari, soprattutto nelle donne.
  • Dieta. Una dieta eccessivamente ricca di grassi e colesterolo e povera di fibre aumenta il rischio di calcoli biliari, perché l’aumento del colesterolo nella bile riduce la frequenza di svuotamento della cistifellea.
  • Dimagrimento improvviso. Durante i periodi di digiuno o di dimagrimento rapido il fegato secerne più colesterolo nella bile, e quindi si possono formare i calcoli. In questi casi, inoltre, la cistifellea non si svuota regolarmente.
  • Farmaci anticolesterolo. I farmaci che fanno diminuire i livelli di colesterolo nel sangue aumentano la quantità di colesterolo secreta nella bile e quindi predispongono ai calcoli biliari, ma è stato dimostrato che l’uso sul lungo periodo delle statine invece è un fattore protettivo.
  • Diabete. Chi soffre di diabete di solito ha i trigliceridi alti. I trigliceridi sono un tipo di acidi grassi che può far aumentare il rischio di sviluppare calcoli biliari.

La ricerca sugli animali ha contribuito a identificare diversi geni che potrebbero essere presenti nei pazienti più soggetti ai calcoli biliari; nonostante i fattori di rischio siano diversi e ben noti, i ricercatori continuano a cercare i geni che rendono i pazienti maggiormente soggetti al disturbo, inoltre ritengono che l’”epidemia” globale di obesità potrebbe far aumentare l’incidenza dei calcoli biliari.

Sintomi

Molti pazienti con calcoli alla cistifellea non presentano alcun sintomo ed in questo caso si parla di “calcoli silenti”, ovvero che non interferiscono con la funzionalità della cistifellea, del fegato o del pancreas.

Si stima che fino al 25% della popolazione sviluppi calcoli nella colecisti, ma di questi solo il 20-50% presentano sintomi alla diagnosi (che potrebbe avvenire casualmente, in occasione di esami richiesti per altre cause).

Quando i calcoli si spostano nei dotti biliari e li ostruiscono aumenta la pressione all’interno della cistifellea, condizione che innesca la comparsa dei sintomi; i fastidi conseguenti all’ostruzione dei dotti biliari spesso sono definiti nel complesso “colica biliare” e si verificano all’improvviso; gli attacchi di solito avvengono dopo un pasto particolarmente pesante e si possono verificare anche di notte.

I sintomi tipici delle coliche dovute alla presenza di calcoli biliari sono:

  • dolore continuo nel quadrante superiore destro dell’addome, che aumenta rapidamente e può durare da mezzora ad alcune ore,
  • mal di schiena percepito tra le scapole,
  • dolore sotto la spalla destra.

Nei casi più gravi possono comparire:

Quando chiamare il medico

Poiché i sintomi dei calcoli biliari possono essere simili a quelli di altre condizioni addominali (infarto, appendicite, ulcerasindrome del colon irritabile, ernia iatalepancreatiteepatite, …), è fondamentale arrivare a una diagnosi accurata e tempestiva.

Se pensate di aver avuto un attacco, rivolgetevi immediatamente al medico. Gli attacchi spesso si risolvono da soli se i calcoli si muovono, tuttavia la cistifellea potrebbe infettarsi e lesionarsi, se l’ostruzione perdura.

È invece consigliabile farsi accompagnare in Pronto Soccorso in caso di:

  • dolore che dura per più di cinque ore,
  • nausea e vomito,
  • febbre, anche leggera, o brividi,
  • pelle o occhi di colore giallastro,
  • feci troppo chiare.

Pericoli

I calcoli biliari provocano dolore perché ostruiscono il dotto cistico; se l’ostruzione continua per più di qualche ora, la cistifellea si può infiammare.

Questo disturbo, detto colecistite acuta, può causare febbre, dolore intenso e continuo e sfociare nell’infezione della cistifellea. Di solito è necessario il ricovero in ospedale per l’osservazione, per la terapia antibiotica e analgesica e in molti casi anche per l’intervento chirurgico.

Se il calcolo si sposta dal dotto cistico al dotto epatico comune, si possono verificare complicazioni più gravi:

  • se il calcolo si ferma nel dotto epatico comune, infatti, può causarne l’infezione.
  • Se invece si ferma nel dotto biliare, può causare l’infiammazione del pancreas (pancreatite), perché il pancreas e il fegato hanno un dotto escretore in comune.

Entrambe queste situazioni possono essere molto pericolose. I calcoli dei dotti biliari di solito provocano febbre, dolore e ittero (colorazione giallastra degli occhi e della pelle), in alcuni casi accompagnati dal prurito.

Nei pazienti con calcoli biliari asintomatici scoperti incidentalmente, la probabilità di sviluppare sintomi o complicanze è compresa tra l’1% e il 2% all’anno.

Diagnosi

Nella maggior parte dei casi i calcoli biliari vengono diagnosticati durante gli esami per altri tipi di patologia; se si sospetta che i calcoli biliari siano la causa dei sintomi, il medico probabilmente vi prescriverà un’ecografia, l’esame specifico più sensibile per i calcoli.

L’ecografista tiene in mano una bacchetta, la fa scorrere sull’addome e invia speciali onde sonore verso la cistifellea; le onde sonore fanno eco sulla cistifellea, sul fegato e sugli altri organi, generando impulsi elettrici che creano un’immagine dell’organo sul video. Se ci sono dei calcoli le onde sonore rimbalzano anche su di essi e ne rivelano l’esatta posizione. Possono essere necessari, però, anche altri esami.

  • TAC. La TAC è una procedura radiografica non invasiva che produce immagini in sezione dell’organismo. L’esame può rivelare la presenza di calcoli o di complicazioni, ad esempio di infezioni e di lesioni della cistifellea o dei dotti biliari.
  • Scintigrafia. Al paziente viene iniettata una minima quantità di una sostanza radioattiva che viene assorbita dalla cistifellea, che poi viene stimolata a contrarsi. L’esame serve per diagnosticare le contrazioni anomale della cistifellea o le ostruzioni dei dotti biliari.
  • Colangiopancreatografia retrograda endoscopica. Quest’esame serve per individuare e rimuovere i calcoli presenti nei dotti biliari. Dopo una leggera sedazione il medico inserisce l’endoscopio (un tubicino lungo e flessibile con una fonte di luce e una telecamera all’estremità) nella gola; lo guida poi attraverso lo stomaco e l’intestino tenue. L’endoscopio è collegato a un computer e a un monitor. Il medico guida l’endoscopio e inietta un mezzo di contrasto che evidenzia i dotti biliari sullo schermo. L’endoscopio aiuta il medico a individuare il dotto biliare ostruito dal calcolo e la posizione del calcolo. L’endoscopio permette poi di rimuovere il calcolo, catturandolo in una specie di cestello.
  • Esami del sangue. Gli esami del sangue possono essere eseguiti per cercare segni di un’infezione, di un’ostruzione, della pancreatite o dell’ittero:

Cura

La gestione dei calcoli biliari può essere suddivisa in due casi:

  • calcoli biliari asintomatici (senza sintomi, scoperti per caso)
  • calcoli biliari sintomatici (quando siano fonte di disturbi).

I calcoli biliari asintomatici richiedono semplicemente che il paziente sia informato sui sintomi della colica biliare e su quando rivolgersi al medico, mentre le attuali linee guida NON supportano la scelta chirurgica in ottica di prevenzione.

La colelitiasi senza complicanze può essere trattata durante l’attacco (fase acuta) mediante antidolorifici più o meno forti; dopo un primo episodio è molto importante apprendere indicazioni dietetiche di base per ridurre il rischio di nuovi attacchi (vedi dopo), mentre in caso di episodi ripetuti viene in genere programmato l’intervento di colecistectomia (rimozione della cistifellea) perché con buona probabilità il decorso non potrebbe altrimenti che peggiorare (ed è meglio un intervento programmato, che svolto in regime d’urgenza in caso di insorgenza di complicazioni).

Il trattamento farmacologico con acido ursodesossicolico è un’opzione, ma praticabile solo in casi selezionati (il paziente deve avere calcoli di colesterolo e di dimensione inferiore a 1 cm) in cui può comunque richiedere 9-12 mesi per sciogliere il calcolo e solo nel 50% dei casi. La litotripsia extracorporea con onde d’urto per i calcoli biliari non calcificati è un’altra opzione.

I pazienti con quadro clinico compatibili con una colecistite acuta richiedono un approccio più aggressivo fondato su:

  • ricovero in ospedale,
  • consulto chirurgico
  • e antibiotici per via endovenosa.

Intervento chirurgico

Da un punto di vista generale la colecistectomia, ossia la rimozione chirurgica della colecisti, è riservata solo ai pazienti che lamentano sintomi a causa della presenza di calcoli, oppure nel caso in cui l’organo presenti caratteristiche anomale (colecistite cronica, lesioni potenzialmente tumorali, …).

L’intervento di rimozione della cistifellea (considerato un organo non essenziale) è uno degli interventi chirurgici più comuni nella popolazione adulta.

Quasi tutti gli interventi di colecistectomia sono effettuati in laparoscopia, tecnica che richiede l’anestesia generale. Il chirurgo pratica diverse piccole incisioni nell’addome, inserendo un laparoscopio e una mini-telecamera. La telecamera invia allo schermo un’immagine ingrandita dell’interno dell’organismo, permettendo al chirurgo di vedere da vicino gli organi e i tessuti. Con l’aiuto delle immagini il chirurgo usa gli strumenti per separare la cistifellea dal fegato, dai dotti biliari e dalle altre strutture. Poi recide il dotto cistico e rimuove la cistifellea facendola passare attraverso una delle incisioni.

Dopo l’intervento in laparoscopia di solito sarete ancora ricoverati per una notte in ospedale e potrete riprendere le normali attività dopo alcuni giorni di convalescenza a casa. Le incisioni laparoscopiche non coinvolgono i muscoli addominali, quindi il dolore postoperatorio e le complicazioni sono inferiori a quelle degli interventi chirurgici a cielo aperto, durante i quali vengono praticate incisioni anche di 15, 20 centimetri sull’addome.

Se gli esami evidenziano una forte infiammazione o infezione della cistifellea, oppure lesione dovute ad altre operazioni precedenti, il chirurgo può optare per l’intervento a cielo aperto. In alcuni casi i medici sanno in anticipo di dover ricorrere all’intervento chirurgico a cielo aperto, tuttavia a volte i problemi vengono scoperti solo durante la laparoscopia e il chirurgo quindi deve praticare un’incisione più ampia. La convalescenza dopo un intervento chirurgico a cielo aperto richiede da 3 a 5 giorni di ricovero in ospedale e diverse settimane a casa. L’intervento chirurgico a cielo aperto è necessario solo nel 5 per cento circa dei casi.

La complicazione più frequente della colecistectomia consiste in lesioni dei dotti biliari. Se il dotto epatico comune è lesionato può iniziare a perdere la bile, causando infezioni dolorose e potenzialmente pericolose. Le lesioni lievi a volte possono essere curate senza ricorrere all’intervento chirurgico. Per le lesioni più gravi, al contrario, può rivelarsi necessario un secondo intervento.

Se i calcoli si trovano nei dotti biliari lo specialista (di solito un gastroenterologo) può ricorrere alla colangiopancreatografia retrograda per individuarli e rimuoverli prima dell’intervento o durante. Ai pazienti che si sono sottoposti a una colecistectomia può essere diagnosticato un calcolo nei dotti biliari dopo settimane, mesi o persino anni dall’intervento. In questi casi la colangiopancreatografia retrograda rimuove efficacemente i calcoli.

La cistifellea è necessaria?

Fortunatamente si può vivere bene anche senza la cistifellea, perché il fegato produce una quantità sufficiente di bile per digerire quanto assunto con una dieta normale. Una volta rimossa la cistifellea la bile esce dal fegato, attraversa i dotti epatici e il dotto epatico comune e va a finire direttamente nell’intestino tenue, senza essere conservata nella cistifellea. Nell’uno per cento circa dei pazienti le feci potranno essere più abbondanti o più morbide, perché la bile va a finire con maggior frequenza nell’intestino tenue. Il disturbo di solito è temporaneo, però se continua è opportuno contattare il medico.

Terapie non chirurgiche

Gli approcci non chirurgici sono usati solo in casi particolari, ad esempio se il paziente soffre di una grave malattia che porta a sconsigliare l’intervento, e solo per i calcoli di colesterolo. Nei pazienti che si sottopongono a terapia non chirurgica i calcoli di solito recidivano entro cinque anni.

  • Terapia dissolutoria orale. Per sciogliere i calcoli vengono usati farmaci che contengono acidi biliari. L’acido ursodesossicolico (Deursil®) e l’acido chenodesossicolico (Bilenor®) sono particolarmente efficaci nel caso di calcoli di colesterolo piccoli. Prima che i calcoli si sciolgano completamente possono essere necessari mesi o anni di terapia. Entrambi i farmaci possono causare lieve diarrea; l’acido chenodesossicolico può far aumentare temporaneamente il colesterolo e le transaminasi (enzima epatico).
  • La litotripsia extracorporea ad onde d’urto è un’alternativa non chirurgica per la gestione dei calcoli biliari, praticabile in pazienti con cistifellea sana e calcoli di ridotte dimensioni. Non richiede anestesia e può essere eseguita in regime ambulatoriale; utilizza onde sonore ad alta energia per produrre onde d’urto, sufficientemente forti da rompere i calcoli biliari.

Dieta: cosa mangiare?

La predisposizione ai calcoli biliari dipende anche dalla dieta.

Alcuni pazienti si trovano meglio con una dieta povera di grassi, ma non è necessariamente la scelta migliore per tutti; si raccomanda di mantenere una certa quantità di grassi nella dieta, per stimolare la contrazione e lo svuotamento della cistifellea. Le linee guida italiane per una sana alimentazione consigliano quanto segue:

Anche se una quota di grassi compresa tra il 20 e il 35% dell’energia può essere considerata idonea per un’alimentazione equilibrata, si suggerisce di non superare il 30% dell’energia giornaliera per non correre il rischio di compromettere l’adeguata assunzione degli altri macronutrienti, carboidrati e proteine.

Si raccomanda di privilegiare il consumo di di grassi sani, tipicamente provenienti da alimenti di origine vegetale.

Una dieta a basso contenuto di grassi può essere utile in caso di steatorrea (feci chiare, gialle, arancioni o oleose che possono galleggiare o avere un cattivo odore). Si ricorda tuttavia che l’organismo ha bisogno di una piccola quantità di grassi (i cosiddetti grassi essenziali, che devono essere necessariamente e regolarmente introdotti con la dieta, e che sono acido linoleico e l’acido α-linolenico).

Frutta e verdura, probabilmente anche grazie al contenuto di fibra, riducono il rischio di formazione di calcoli alla cistifellea.

Per ridurre il rischio di formazione di calcoli biliari quando si dimagrisce è possibile seguire alcuni accorgimenti, ad esempio cercare di dimagrire con gradualità, anziché bruscamente. A seconda del peso prima della dieta, si consiglia di puntare a perdere tra 250 grammi e un chilo a settimana. Questo ritmo di dimagrimento di solito può continuare per un periodo fino a sei mesi, in seguito si inizia a dimagrire meno e il peso si stabilizza perché l’organismo si abitua a usare meno calorie, cioè meno energia.

È anche possibile diminuire il rischio di calcoli biliari connesso agli sbalzi di peso cercando di dimagrire un po’ meno rispetto a quanto avevate previsto. Anche un calo del 5-10% del peso su un periodo di sei mesi o più può contribuire a migliorare lo stato di salute di un adulto in sovrappeso o obeso.

Infine l’attività fisica regolare è connessa a un minor rischio di calcoli. Cercate di praticare un’ora circa di attività, anche moderata, quasi tutti i giorni per tenere sotto controllo il peso ed evitare di ingrassare. Per mantenere i risultati della dieta, cercate di fare almeno un’ora, un’ora e mezza di attività fisica moderata al giorno.

Cosa NON mangiare

Poiché il colesterolo sembra ricoprire un ruolo rilevante nella formazione dei calcoli biliari, è consigliabile ridurre il consumo di cibi ad alto contenuto di grassi saturi, che comprendono ad esempio:

  • salsicce e tagli di carne grassi in genere
  • burro e altri grassi animali come lo strutto
  • formaggi
  • torte e biscotti
  • alimenti contenenti cocco o olio di palma.

Più in generale le linee guida consigliano l’adozione di una dieta sana nel senso più generale del termine, che possa condurre anche a una perdita di peso se necessaria.

Fonti e bibliografia

Domande e risposte
Cos'è la cistifellea?
La cistifellea, o colecisti, è un piccolo organo che ha la funzione di immagazzinare la bile, un liquido con funzione digestiva prodotto dal fegato e utile all'assorbimento dei grassi.

Si tratta di un organo utile, ma non essenziale alla vita; la sua asportazione in genere non è causa di complicazioni o difficoltà digestive.
Dove si trova la colecisti? A destra o a sinistra?
La cistifellea è un piccolo organo che assomiglia ad una sacca e che si trova nel fianco destro, appena sotto al fegato.
Cosa mangiare in caso di calcoli alla cistifellea?
Nei casi di dieta dimagrante è importante soprattutto che la perdita di peso sia graduale, in quanto regimi eccessivamente aggressivi sono associati ad un aumentato rischio di sviluppo di calcoli.

Risulta altresì importante mangiare regolarmente in termini di frequenza giornaliera dei pasti, preferendo pasti piccoli e frequenti, così da produrre periodici svuotamenti della cistifellea.

Dal punto di vista della scelta degli alimenti il consiglio si può riassumere come segue:
  • ridurre gli alimenti di origine animale
  • aumentare il consumo di derivati vegetali
I grassi saturi sono infatti associati allo sviluppo di calcoli, a differenza di quelli mono-polinsaturi.

Si consiglia infine di aumentare il consumo di fibra (cereali integrali e legumi, oltre a frutta e verdura) e ridurre gli alimenti ricchi di zuccheri raffinati.
Cosa NON mangiare in caso di calcoli alla cistifella?
Si raccomanda di ridurre o eliminare dalla dieta gli alimenti di origine animale, soprattutto quelli più grassi, e gli zuccheri raffinati (preferendo sempre le corrispondenti varietà integrali).

Attenzione anche agli alimenti di origine industriale, spesso ricchi di acidi grassi saturi (gli stessi che caratterizzano gli alimenti di origine animale).

Evitare i fritti e prediligere come unico condimento grasso l'olio d'oliva extravergine.
Dove fa male la colecisti?

I sintomi caratteristici della presenza di calcoli alla colecisti sono la comparsa di nausea, vomito e dolore addominale, che può riflettersi anche a livello di schiena e/o braccio destro.

Cosa fare per il dolore?
In caso di dolore compatibile con la presenza di calcoli si raccomanda di contattare il medico, per valutare con lui se limitarsi all'assunzione di antinfiammatori o se sia necessario l'intervento.
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Domande e risposte
  1. salve, ho fatto un’ecografia e c’è scritto: colecisti priva di bile liquida con immagini di litiasi mm 13; regolare vie biliari, da quello che ho capito che ho un calcolo, ma per saperne di più se è possibile curarlo a chi dovrei rivolgere ad un gastroenterologo? grazie e buona serata

    1. Dr.ssa Fabiani (Medico Chirurgo)

      Sì, c’è un calcolo; ha disturbi? coliche? ne parli col suo medico e in caso si potrebbe considerare una visita chirurgica, per valutare eventualmente l’ipotesi di un intervento di asportazione della colecisti.

    2. non sò se i disturbi che ho avuto sono legati alla cistifellea, perchè io una gastrite e problemi di intestino, è iniziato con un mal di stomaco alla bocca dello stomaco tanta aria nell’intestino che non riuscivo ad eliminarla, ero in quel periodo molto stressata, non avevo motivo ma solo nausea e senza diarrea anzi il contrario, quando sono andata al pronto soccorso gli esami del sangue erono quasi giusti, tranne globuli bianchi 12.09, granulociti neutrofili 8.45, p-sodio 145.1 l’ecografia alla cistifellea hanno scritto questo: colecisti distesa con pareti sottili, contenente grossolano calcolo nel fondo, la prognosi è stata questa: dolore addominale in ipocondrio/fianco destro in nota colcolosi della colecisti il medico del pronto soccorso mi ha detto che non mi ricoveravano

    3. Dr. Roberto Gindro

      Condivido il parere della Dr.ssa Fabiani, è necessario fare il punto con il medico che valuterà il referto, gli attuali sintomi, l’evoluzione di questi giorni, …

  2. Salve, sono un ‘uomo di 49 anni mi porto un fastidio periodico alla destra dell’addome da una quindicina di anni, le primissime volte mi recavo al pronto soccorso dove mi somministravano un antidolorifico e poi via a casa. Adesso io stesso faccio una voltare ed il dolore passa.
    Ho fatto diversi controlli, ecografie, tac con mezzo di contrasto, radiografie, ma non si evince nulla.
    Ancora oggi convivo con questo fastidio che mi duole nella zona della cistifellea e mi gira nella schiena, cosa mi consiglia. Grazie

    1. Dr.ssa Fabiani (Medico Chirurgo)

      Se non hanno mai riscontrato anomalie dagli esami eseguiti non saprei cosa consigliarle, l’importante a questo punto è essere almeno sicuri che non ci sia una patologia organica, cosa che si è esclusa con le indagini eseguite; le analisi relative a varie funzionalità epatica, renale, pancreatica le ha mai fatte? suppongo di sì, se anche quelle sono nella norma non mi preoccuperei, potrebbe trattarsi di dolore muscolare, fitte intercostali…

  3. Buongiorno
    Ho mia madre che da circa 10 giorni e’ stata ricoverata d’urgenza in ospedale a Casale M.to (AL)
    Nei primi 3 giorni post ricovero ha iniziato ad assumere sulle pelle un colore sempre più giallastro cessando di urinare e defecando con feci color caffellatte.
    A una prima diagnosi i diagnosi i dottori hanno detto che potrebbe trattarsi di un tumore alla cistifellea ma non certi al 100%. Lunedì scorso le hanno indotto per via nasale una sorta di protesi che arriva fino alla cistifellea e che ha detta di loro aiuta a riprendere le normali funzionalità ma subito dopo ha iniziato ad accusare forte stanchezza. Giovedì sera e stata trasferita in rianimazione e il problema sembra si stia risolvendo. Gli hanno fatto ulteriori esami e la diagnosi e’ che i linfociti non sono nella norma e che pare ci siano calcoli alla cistifellea. Il colore giallo lentamente sta svanendo, ha ripreso a urinare ma stiamo aspettando l’esito della tac. Personalmente non mi sento tranquillo e chiedo a voi se conoscete un centro specializzato in Italia su questo tipo di problema. Grazie

    1. Dr.ssa Fabiani (Medico Chirurgo)

      Salve, mi pare di capire che con tutta probabilità il problema è la calcolosi colecistica, in questo caso si risolve asportando la colecisti con un intervento che è ormai di routine, non serve un centro particolarmente specializzato, sono interventi che fanno in qualsiasi ospedale; serve comunque l’esito della TC per escludere altri problemi.

    2. La ringrazio dott.ssa se di suo gradimento le farò sapere l’evolversi della situazione.

    3. Dr.ssa Fabiani (Medico Chirurgo)

      Mi fa assolutamente piacere se mi tiene aggiornata, in bocca al lupo per la mamma.

  4. Buonasera.da un po’ di tempo soffro di strani sintomi piccole fitte quadrante superiore dx che attraversano la schiena,i sintomi vanno è vengono.la digestione e lenta e continua eruttazzione a distanza di ore dai pasti.avverto leggero gonfiore e bruciore a volte più forte e persistente che si attenua se mangio qualcosa.le fecu sono di un martoncino chiaro ,ho fatto un emocromo ed e tutto nla norma.potrebbe trattarsi di problemi di colicisti.?grz anticipatamente.saluti.

    1. Dr.ssa Fabiani (Medico Chirurgo)

      Potrebbe, oppure di problemi di stomaco (gastrite, reflusso); dovrebbe fare una visita ed eventualmente un’ecografia addominale.

  5. Mi sono operato il mese scorso di cistifellea ed è da qualche giorno che ho lo stesso male che avevo allora. Com’è possibile?!

    1. Dr. Roberto Gindro

      Purtroppo sono possibili recidive, che in genere tendono a risolversi nei mesi successivi all’intervento, a causa di calcoli presenti nelle residue vie biliari.

  6. Mi sono operato 10 giorni fa, ma da allora ho sempre diarrea… 🙁

    Passerà? Il medico dice di sì, ma io comincio a essere un po’ sfiduciata…

    1. Dr. Roberto Gindro

      Non si preoccupi, vedrà che nelle prossime settimane il sintomo andrà migliorando fino a risolversi completamente. Segua le eventuali indicazioni dietetiche ricevute.

  7. Sono sempre da operare?

    1. Dr. Roberto Gindro

      No, di norma si procede solo in caso di colica biliare importante.

  8. Mi hanno operato 4 anni fa di cistifellea (rimossa). Ieri il mio farmacista mi ha consigliato Enterogermina per un po’ di diarrea, ma mi sono dimenticata di ricordargli dell’intervento e adesso mi chiedo se si possano usare o meno nel mio caso.

    1. Dr. Roberto Gindro

      Non vedo controindicazioni.