Appendicite: sintomi, dolore, diagnosi, dieta e terapia

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Cos’è l’appendicite

L’appendicite è una dolorosa infiammazione dell’appendice, una sorta di borsa, grande all’incirca come un dito, che fa parte dell’intestino crasso e si trova nella parte inferiore destra dell’addome.

Non è ancora del tutto chiarito il suo funzionamento, ma ad oggi non è più considerata una vestigia come in passato: le vestigia sono quegli elementi anatomici privi di utilità, o meglio, che non hanno più alcuna utilità ma che l’avevano in passato, come ad esempio nell’uomo:

  • i muscoli erettori del pelo,
  • il coccige, un osso che rappresenta l’ultimo residuo di coda.

Ebbene, l’appendice non è più considerata inutile come solo succedeva pochi anni fa, anche se di fatto non abbiamo ancora una piena comprensione delle sue funzioni; c’è chi pensa che possa fungere da riserva di batteri buoni, a cui ad esempio attingere dopo gravi episodi di diarrea, ma sono in molti a ritenere che eserciti (invece? anche?) un ruolo nel complesso insieme di meccanismi del nostro sistema immunitario.

Va comunque detto che la sua rimozione non sembra essere in grado di influire in modo sensibile sulla salute di una persona.

Il sintomo iniziale è quasi invariabilmente il dolore addominale, che può essere seguito da uno o più tra

  • dolore addominale,
  • inappetenza,
  • nausea,
  • vomito,
  • stitichezza o diarrea,
  • incapacità di espellere gas,
  • qualche linea di febbre,
  • gonfiore addominale.

Il medico può diagnosticare la maggior parte dei casi di appendicite attraverso una scrupolosa anamnesi e la visita, durante la quale può avvalersi di specifiche manovre per evidenziare l’infiammazione; per dirimere eventuali dubbi è possibile fare ricorso ad esami del sangue e strumentali.

In passato si procedeva alla terapia chirurgica quasi immediatamente, mentre ad oggi si tenta una terapia conservativa (antibiotici) ogniqualvolta sia possibile senza esporre il paziente a rischi di complicazioni.

In assenza di trattamento adeguato il tasso di mortalità per appendicite è superiore al 50%, mentre con trattamento chirurgico precoce la percentuale è inferiore all’1% (fonte MSD).

Dove si trova l’appendice?

L’appendice DI NORMA trova posto nell’addome, in basso a destra, ma è tutt’altro che raro trovarsi di fronte a posizioni alternative, che peraltro possono complicare non poco la diagnosi.

Senza scomodare i gemelli cosiddetti speculari, che presentano un’anatomia perfettamente invertita sull’asse destra/sinistra, in cui uno dei due avrà quindi l’appendice in basso a sinistra, in qualsiasi persona l’appendice può di fatto trovarsi in quasi tutte le aree dell’addome, ad esempio in conseguenza di imprevisti durante lo sviluppo in gravidanza.

Il dolore compare a destra o a sinistra?

L’appendicite in genere esordisce con un dolore addominale (pancia) che va e viene, ma in poche ore tende a concentrarsi verso il fianco, in basso a destra dove si trova di solito l’appendice, per diventare rapidamente costante e severo.

Ovviamente in caso di posizione diversa da quella più comune anche la sede del dolore potrà essere differente.

Premendo, tossendo e camminando in genere il dolore peggiora, inoltre altri sintomi caratteristici sono:

  • sensazione di malessere,
  • nausea,
  • perdita di appetito
  • diarrea,
  • aumento della frequenza e urgenza di minzione,
  • febbre e viso arrossato.
Anatomia semplificata dell'appendice

L’appendice si trova a destra, al termine dell’intestino cieco (iStock.com/ttsz)

Cause

Un’ostruzione del lume (l’interno) dell’appendice può causare appendicite, ossia una forte reazione infiammatoria. Il muco prodotto retrocede nel lume causando la moltiplicazione dei batteri che normalmente si trovano all’interno dell’appendice e la conseguenza è che questa si gonfia a causa dell’accumulo di pus e s’infetta.

Le fonti di ostruzione più comune sono:

  • feci,
  • parassiti,
  • crescita anormale del tessuto linfatico (per esempio a causa del morbo di Crohn),
  • corpi estranei o noccioli (uva, ciliege, peperoni),
  • tumori.

L’appendicite può verificarsi anche dopo un’infezione virale nel tratto digestivo, ma nella maggior parte dei casi si tratta di occlusione dovuta a feci calcificate.

Un’appendice infiammata potrebbe andare incontro a scoppio, in questo caso diffonderebbe l’infezione nell’addome causando una pericolosa peritonite.

Fattori di rischio

Chiunque può andare incontro a un’infiammazione dell’appendice, ma sembrano esserne più soggetti i giovani fra i 10 e 20 anni di età.

Sintomi

Il sintomo principale ed iniziale dell’appendicite è il dolore addominale, che in genere inizia come fastidio diffuso periombelicale (attorno all’ombelico) per poi localizzarsi in modo acuto sulla destra.

In altri pazienti ha invece esordio improvviso, in grado di indurre al risveglio durante la notte.

In ogni caso si avverte prima di ogni altro sintomo e, a prescindere dalle modalità di comparsa, viene descritto come un dolore nuovo e diverso da ogni altro avvertito in precedenza, peggiora nel giro di poche ore e aumenta d’intensità se il soggetto si muove, fa respiri profondi, tossisce o starnutisce. Si noti tuttavia che nel complesso meno del 50% dei pazienti con appendicite presenta i sintomi tipici in cui il dolore ha inizio nell’addome superiore o nella zone circostante l’ombelico (fonte: MSD), che oltretutto può assumere caratteristiche differenti in alcune fasce di popolazione:

  • nei lattanti e nei bambini può comparire come dolore diffuso, anziché localizzato,
  • nei pazienti anziani e nelle donne in gravidanza l’intensità della sensazione può essere limitata, così come la risposta alla pressione esercitata dal medico.

Altri sintomi dell’appendicite possono essere:

Complicazioni

Un’appendicite non trattata può scoppiare e causare infezioni potenzialmente letali.

In caso di scoppio dell’appendice vengono rilasciati batteri all’interno dell’addome e questo può causare peritonite (infezione diffusa al peritoneo, il sottile strato di tessuto che riveste la cavità addominale).

I sintomi di peritonite includono:

In assenza di trattamento immediato il paziente può andare incontro a complicazioni potenzialmente fatali; la cura prevede in genere un’aggressiva terapia antibiotica e la rimozione chirurgica della appendice (appendicectomia).

In alcuni casi invece si forma un ascesso attorno all’appendice scoppiata, ossia una raccolta di pus dolorosa che si verifica a causa del tentativo dell’organismo di combattere l’infezione. Si può anche verificare come complicanza di un intervento chirurgico per rimuovere l’appendice in circa 1 caso su 500.

Gli ascessi possono essere trattati con antibiotici, ma nella stragrande maggioranza dei casi il pus deve essere fisicamente drenato attraverso un procedimento svolto sotto guida ecografica o attraverso la tomografia computerizzata e con l’inserimento di un ago nell’addome (previa anestesia locale).

Diagnosi

L’appendicite in alcuni casi può essere difficile da diagnosticare, a meno che non si presenti con i sintomi tipici (situazione che si verifica in circa la metà dei casi); a complicare la situazione è il fatto che l’appendice in alcune persone può trovarsi spostata rispetto alla zona dove ci si aspetterebbe di trovarla ed è quindi possibile individuarla ad esempio a livello di:

  • bacino,
  • dietro all’intestino crasso,
  • intorno all’intestino tenue,
  • vicino alla porzione in basso a destra del fegato.

Alcuni pazienti sviluppano un dolore simile a quello dell’appendicite, ma con cause diverse, tra cui:

Il medico si baserà sui sintomi, sui tempi e modi di comparsa e su alcune manovre specifiche per chiarire la causa del dolore e procedere così a una corretta diagnosi differenziale (per esempio applicando e poi rilasciando una pressione sulla parete addominale in basso a destra).

Quando dovessero persistere dubbi sulla diagnosi è possibile procedere ad approfondimenti diagnosti e test di laboratorio.

Manovre mediche

È possibile procedere ambulatorialmente a praticare sul paziente alcune manovre in grado di offrire ulteriori elementi alla diagnosi:

  • Manovra di Blumberg. Probabilmente la più conosciuta dai pazienti, questa manovra richiede di poggiare delicatamente le dita della mano sulla parete addominale del paziente; si procede quindi ad una pressione graduale seguita da un rilascio improvviso. Il test è positivo nel caso di esacerbazione violenta del dolore a seguito del rilascio.
  • Manovra di Rovsing. Con le dita e il palmo della mano si esercita una pressione sull’addome a livello della fossa iliaca sinistra. Quindi la mano viene spostata progressivamente verso l’alto a comprimere il colon discendente. Se la manovra evoca dolore nella fossa iliaca destra si dice positiva ed è un segno, incostante, di appendicite acuta.
  • Manovra dello psoas. In questo caso la pressione viene esercitata in corrispondenza della fossa iliaca destra mentre contemporaneamente viene sollevato l’arto del paziente, a ginocchio rigido. Questa manovra comporta la contrazione del muscolo psoas che a sua volta preme sul cieco e sull’appendice. Se l’organo è infiammato la manovra suscita dolore.
  • Pressione su punti specifici. La pressione in corrispondenza del punto di McBurney è dolorosa in caso di appendicite acuta. Quella nello scavo del Douglas, raggiungibile nella donna con una esplorazione vaginale e nel maschio con quella rettale, suscita dolore vivo in caso di peritonite.

Test di laboratorio ed altri esami

Gli esami del sangue servono a rilevare eventuali segni di infezione, come ad esempio un aumento dei globuli bianchi. Gli esami del sangue possono anche mostrare disidratazione o squilibrio di fluidi ed elettrolitico.

L’analisi delle urine serve a escludere un infezione del tratto urinario e in alcuni casi potrebbe essere necessario escludere una gravidanza con l’esame delle beta HCG.

Premesso che in presenza dei sintomi caratteristici ritardare l’intervento è rischioso, nei casi fortemente dubbi può essere utile ricorrere ad esami di imaging:

  • Una tomografia computerizzata (CT) può aiutare a diagnosticare l’appendicite e altre fonti di dolore addominale, ma viene spesso usata anche l’ecografia.
  • Una radiografia addominale è raramente utile per diagnosticare l’appendicite, ma può essere usata per cercare/escludere altre fonti di dolore addominale.

Cura

L’appendicite è un’emergenza medica che richiede cure immediate. Chiunque pensi di esserne colpito deve consultare subito il proprio dottore o recarsi al pronto soccorso. Una rapida diagnosi riduce le probabilità che l’appendice scoppi, migliorando cosi il tempo di guarigione.

Di solito l’appendicite viene curata rimuovendo chirurgicamente l’appendice (appendicectomia), ma la tendenza negli ultimi anni è quella di provare un approccio più conservativo (antibiotici) quando sia possibile, ovviamente a patto di non esporre il paziente a rischi inutili (un immediato intervento chirurgico riduce la possibilità che l’appendice scoppi). A questo proposito una recente metanalisi pubblicata su JAMA Pediatrics ha rilevato che circa il 90% dei casi di appendicite nei bambini può essere efficacemente trattata con il solo ricorso a farmaci antibiotici, anche se ovviamente esiste per tutti il rischio di recidiva.

L’intervento può essere praticato con due diverse tecniche:

  • Il metodo tradizionale prevede una laparotomia, con cui si rimuove l’appendice attraverso una singola incisione (5-7 cm circa) nell’area inferiore destra dell’addome.
  • La tecnica più recente si avvale della laparoscopia, con cui vengono eseguite da tre a quattro incisioni ma molto più piccole (da 6,4 a 12,7 mm), che permettono poi l’inserimento di specifici strumenti chirurgici per rimuovere l’appendicite. L’intervento chirurgico laparoscopico è causa di meno complicazioni, come infezioni post-operatorie, e permette una ripresa in un tempo inferiore.

L’appendicectomia laparoscopica è quindi spesso preferita rispetto all’approccio a cielo aperto; diversi studi hanno confrontato i risultati dei due approcci, rilevando una minore incidenza di infezioni post-chirurgiche, una riduzione del dosaggio dei farmaci anestetici e analgesici, nonché degenze ospedaliere postoperatorie più brevi. Il principale svantaggio dell’appendicectomia laparoscopica è il tempo operatorio più lungo e la necessità, in una minoranza di casi, di passare all’intervento classico durante l’operazione.

Entrambi gli approcci richiedono anestesia generale.

Uno dei principali vantaggi della chirurgia laparoscopica è il tempo di recupero, che per la maggior parte delle persone si traduce nella possibilità di lasciare l’ospedale pochi giorni dopo l’operazione, addirittura dopo sole 24 ore quando la diagnosi sia particolarmente tempestiva.

Con un intervento chirurgico a cielo aperto, in caso di appendicite complicata (ad esempio in caso di peritonite) potrebbe essere necessaria fino a una settimana prima della dimissione.

Occasionalmente il chirurgo si può trovare di fronte a un’appendice sana; in questi casi è pensiero comune che sia corretto procedere comunque alla rimozione per evitare una futura possibilità di appendicite. Raramente un intervento chirurgico rivela un problema diverso, che talvolta può anche essere risolto durante la stessa operazione.

A volte intorno all’appendice scoppiata si forma un ascesso, chiamato ascesso appendicolare. Un ascesso è una massa piena di pus che rappresenta il tentativo del corpo di impedire all’infezione di diffondersi. L’ascesso può essere trattato durante l’intervento o drenato prima dello stesso.

La cura senza intervento chirurgico può essere tentata quando questo non sia possibile, per esempio a causa di fattori di rischio cardiovascolari legati al paziente, o quando la situazione permetta un approccio conservativo.

La completa guarigione dall’intervento chirurgico avviene in due settimane, durante le quali è necessario limitare l’attività fisica per favorire la guarigione dei tessuti.

Con le cure adeguate la maggior parte delle persone guarisce dall’appendicite e non ha bisogno di apportare cambiamenti nella propria dieta, nell’esercizio fisico o nello stile di vita.

Dieta per appendicite

Non esistono ad oggi evidenze che attraverso la sola dieta si possa prevenire o curare un’appendicite, ma alcune ricerche suggeriscono che in casi selezionati e ad esclusivo parere medico il paziente possa migliorare senza interventi chirurgici, attraverso il solo ricorso ad antibiotici per curare l’infezione ed eventualmente una dieta liquida o leggera affinché l’infezione guarisca.

In questi casi la dieta, oltre a essere leggera, deve prevedere l’assenza di fibra, in modo che si facilitato il transito intestinale (fibra che invece viene consigliata a seguito dell’intervento chirurgico, per evitare il rischio di stipsi).

Fonti e bibliografia

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Domande e risposte
  1. Dove si trova l’appendice?

    1. Dr.ssa Fabiani (Medico Chirurgo)

      L’appendice si trova nell’addome, in basso a destra.

  2. Come capire se il dolore è causato da un’appendicite?

    1. Dr.ssa Fabiani (Medico Chirurgo)

      È necessaria una valutazione medica per capirlo con certezza, ma i sintomi caratteristici sono il dolore avvertito indicativamente all’altezza dell’ombelico e tendente verso destra, spesso accompagnato da nausea/vomito; il fastidio spesso aumenta d’intensità se il soggetto si muove, fa respiri profondi, tossisce o starnutisce.

  3. Cosa mangiare?

    1. Dr.ssa Fabiani (Medico Chirurgo)

      Non esistono ad oggi evidenze che attraverso la sola dieta si possa prevenire o curare un’appendicite, in alcuni pazienti può tuttavia risultare utile una dieta leggera e priva di fibra.

  4. Cosa fare in caso di appendice infiammata?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Si raccomanda di contattare immediatamente un medico per una diagnosi esatta, che permetta di evitare pericolose complicazioni.

  5. Come viene l’appendicite?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Si ritiene che possa essere causata da dall’ostruzione dello spazio al sue interno, spesso a causa del gonfiore dei linfonodi locali, oppure per la presenza di materiale intestinale (feci, parassiti, corpo estraneo).

      L’ostruzione conduce ad un’eccessiva crescita batterica e successiva infezione/infiammazione..

  6. Un colon irritabile trascurato può trasformarsi in appendicite?

    1. Dr. Roberto Gindro

      No.

  7. Fa male operarsi?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Le tecniche di controllo del dolore, sia durante che dopo l’operazione, sono in genere assolutamente adeguate e ridurre al minimo la percezione di dolore da parte del paziente.

  8. Quanti giorni di degenza sono necessari in caso di appendicite?

    1. Dr. Roberto Gindro

      In genere non più di 2-3 giorni (1-2 notti), a meno che la situazione non fosse particolarmente seria (peritonite); in alcuni casi il paziente viene anche dimesso in giornata.