Acido alfa lipoico: a cosa serve? Effetti collaterali?

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Cos’è l’acido alfa lipoico?

L’acido alfa lipoico (ALA), chiamato anche acido lipoico o acido tiottico, è un acido grasso naturalmente presente nei mitocondri delle cellule umane, ove svolge importanti funzioni enzimatiche: è coinvolto infatti come cofattore di complessi enzimatici che intervengono nel Ciclo di Krebs – la principale via cellulare per la produzione di energia attraverso il metabolismo del glucosio.

Fu isolato nel 1951 dal biochimico americano Lester J. Reed e utilizzato per la prima volta a scopo curativo nel 1959, contro l’avvelenamento da Amanita falloide, un fungo mortale [1].

Dal punto di vista chimico si tratta di un composto organosolforico, presente non solo nella cellula umana, ma anche in quella animale e vegetale.

L’acido alfa lipoico, a seconda del suo orientamento nello spazio, può assumere due forme (in linguaggio chimico “enantiomeri”), R o S: in parole semplici, possiamo immaginarle come se fossero l’una l’immagine dell’altra allo specchio. In natura l’ALA è presente nella forma R, mentre gli integratori alimentari di sintesi sono una miscela delle due forme [2]. Questa differenza è importante soprattutto in caso di carenze nutrizionali e necessità di supplementazione, dal momento che l’enantiomero R è quello biologicamente più attivo, più facilmente assorbibile e quindi più biodisponibile rispetto all’S [1]. Per ulteriori dettagli sugli integratori di ALA rimandiamo al paragrafo corrispondente (Integratori di ALA).

L’acido lipoico possiede un’altra importante caratteristica chimica, quella di essere solubile sia in ambiente idrofilo che lipofilo: questo significa che si può distribuire potenzialmente in tutti i distretti dell’organismo (compreso il Sistema Nervoso Centrale, perché in grado di oltrepassare la barriera ematoencefalica), ed esplicare così l’altra sua funzione fondamentale, ossia quella di antiossidante [3].

Acido alfa lipoico, formula chimica

iStock.com/Iv__design

Dal punto di vista metabolico, l’ALA interviene essenzialmente in due ambiti fondamentali:

  • partecipa al metabolismo del glucosio – e quindi alla produzione di energia – all’interno dei mitocondri, le “centrali energetiche” della cellula;
  • agisce come antiossidante,
    • neutralizzando i radicali liberi e le specie reattive dell’ossigeno (che si formano come sottoprodotti del metabolismo cellulare),
    • potenziando l’azione degli altri antiossidanti endogeni, come la vitamina E, la vitamina C e il glutatione (rigenerandoli e quindi aumentandone la disponibilità),
    • chelando i metalli pesanti (in altre parole li sequestra e ne facilita l’eliminazione) e limitandone così la tossicità [3].

Dove si trova? In quali alimenti?

L’essere umano è in grado di sintetizzare l’acido lipoico autonomamente, nel fegato, ma in quantità non del tutto sufficienti per assolvere al fabbisogno energetico (specialmente con l’avanzare dell’età): la quota restante viene assunta da fonti alimentari, quali

  • spinaci,
  • broccoli,
  • pomodori,
  • piselli,
  • cavolini di Bruxelles,
  • carne rossa,
  • interiora animali (cuore, fegato, reni).

A cosa serve?

L’acido lipoico è diventato ingrediente comune in diverse formulazioni multivitaminiche, antiaging e persino negli alimenti per gli animali. Accanto all’uso come integratore (in Italia è disponibile solo in questa modalità), esistono impieghi anche come medicinale: in Paesi quali Germania, Ungheria, Austria, Polonia, Romania e negli Stati Uniti è classificato come farmaco etico (ossia vendibile dietro prescrizione medica), approvato per il trattamento delle polineuropatie diabetiche sensitivo-motorie (condizioni caratterizzate dalla presenza di dolore neuropatico, ossia non legato a danni fisici), ove esiste un’importante componente legata allo stress ossidativo [20,24].

Riportiamo di seguito le aree terapeutiche in cui si sono ottenuti i risultati più promettenti con l’utilizzo dell’ALA.

Diabete e neuropatia diabetica

Dal punto di vista terapeutico, l’ALA è stato efficacemente utilizzato come coadiuvante nella terapia del diabete di tipo 2, con un duplice scopo:

Secondo numerosi studi, l’ALA sarebbe in grado di favorire l’ingresso del glucosio nella cellula, diminuendone quindi la quantità circolante e potenziando l’azione dell’insulina nei soggetti pre-diabetici e diabetici [3,4,5].

La neuropatia diabetica è una delle più comuni complicanze del diabete, presente in circa il 20-30% dei soggetti colpiti dalla malattia: si tratta di un insieme di sintomi che colpiscono in genere gli arti inferiori e si manifestano come

  • dolore,
  • formicolio,
  • intorpidimento,
  • bruciore,
  • alterazione della sensibilità propriocettiva [6].

L’efficacia dell’ALA sulla neuropatia diabetica è stata dimostrata da diversi studi clinici.

Secondo i risultati dello studio multicentrico NATHAN (Neurological Assessment of Thioctic Acid in Diabetic Neuropathy) – in doppio cieco, randomizzato, versus placebo – durato 4 anni, l’acido lipoico alla dose di 600 mg/die si è dimostrato efficace nei confronti degli stati lievi e moderati di polineuropatia diabetica sensomotoria, rallentandone la progressione [7].

Analoghi risultati sono stati ottenuti da altri 5 studi clinici – su un totale di 1160 pazienti – efficacemente riassunti in un lavoro di revisione pubblicato nel 2011: si tratta degli studi SIDNEY (Symptomatic Diabetic Neuropathy) 1 e 2, ORPIL (Oral Pilot Study) e ALADDIN (Alpha Lipoic Acid in Diabetic Neuropathy) I e III [8,9,11]. Gli studi sono di durata variabile, ma in tutti i casi si è registrato un effetto positivo nel trattamento della polineuropatia diabetica sensitivo-motoria, con buona tollerabilità del farmaco, sia per somministrazione endovena che orale.

Nello studio SIDNEY 2, inoltre, sono stati testati diversi dosaggi – 600, 1200, 1800 mg per os al giorno: la conclusione è stata che il dosaggio più basso, di 600 mg/die, è quello che permette di ottenere il miglior rapporto rischio-beneficio.

Secondo lo studio ALADDIN, la dose di 100 mg/die non esercita effetti superiori a quelli ottenuti con il placebo, mentre la dose di 1200 mg/die è associata a un tasso più elevato di eventi avversi.

Ulteriore conferma si è avuta in uno studio del 2015, durato 16 settimane, in cui si è registrata una diminuzione dei sintomi, un miglior trofismo e funzionalità delle fibre nervose e un effetto positivo sul dolore, con conseguente riduzione della necessità di utilizzo di farmaci analgesici per il trattamento del dolore neuropatico [10].

Sovrappeso e obesità

L’effetto sul controllo del peso da parte dell’acido lipoico è stato oggetto di alcuni studi clinici recenti [1], con buoni risultati.

In uno studio del 2015 – randomizzato, in doppio cieco, versus placebo – 77 individui sovrappeso sono stati divisi in 4 gruppi: a uno è stato somministrato ALA (300 mg), a un altro ALA+EPA (acido eicosapentanoico, un omega-3) (300+1300 mg), al terzo solo EPA (1300 mg) e al quarto il placebo, una volta al giorno per 10 settimane. Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a dieta con restrizione calorica durante la sperimentazione. Il gruppo trattato col solo acido lipoico ha mostrato una significativa riduzione del peso corporeo e un calo dei livelli di leptina già dopo la prima settimana di trattamento; nel gruppo con ALA+EPA si è anche registrata una diminuzione dei trigliceridi e della pressione sanguigna [12].

Un successivo studio del 2017 ha coinvolto 170 persone sovrappeso o obese (BMI > 25 Kg/m2), cui è stato somministrato ALA (1200 mg) o un placebo per 8 settimane, insieme a una dieta con restrizione calorica: al termine dello studio, nel gruppo trattato con acido lipoico è stata evidenziata una significativa perdita di peso e una riduzione del giro vita; nessun effetto invece sui livelli di leptina e sul profilo lipidico [13].

Infine, uno studio in doppio cieco del 2018 ha nuovamente confrontato la somministrazione di ALA da solo o in associazione con EPA, confrontati con placebo, su 67 donne sovrappeso e con abitudini sedentarie, per 10 settimane: di nuovo, l’ALA ha mostrato effetto positivo, in abbinamento alla dieta con restrizione calorica, sulla riduzione dell’indice di massa corporea (BMI) e sulla massa grassa, rispetto al trattamento col solo EPA o col placebo [14].

Schizofrenia

Sono stati condotti alcuni trial clinici sull’utilizzo dell’ALA in pazienti schizofrenici con risultati interessanti, anche se ancora a livello preliminare, poiché eseguiti su un numero troppo esiguo di pazienti.

La schizofrenia si manifesta con una serie di sintomi che vanno da perdite dell’attenzione e della memoria, alterazioni comportamentali, perdita del contatto con la realtà fino a vere e proprie e allucinazioni. La cura consiste in un trattamento sintomatico, ma i farmaci utilizzati hanno purtroppo pesanti effetti collaterali.

In uno studio del 2016, 22 pazienti sono stati seguiti per 5 settimane in uno studio randomizzato, in doppio cieco versus placebo. Il dosaggio iniziale di ALA, somministrato in concomitanza con la terapia farmacologica a base di antipsicotici, è stato di 1200 mg/die, aumentato fino a 1800 mg o diminuito fino a 600 mg a seconda della risposta individuale. In questo caso la valutazione riguardava la perdita di peso, di indice di massa corporea, di grasso addominale e il profilo lipidico. Al termine dello studio, la supplementazione con ALA ha prodotto buoni risultati in termini di contrasto all’aumento di peso conseguente alla terapia farmacologica [15].

Più interessante è un successivo studio, del 2017, ove sono stati valutati parametri neurocognitivi in rapporto all’assunzione di ALA – sempre affiancato alla terapia farmacologica tradizionale. Lo studio è stato condotto su 10 pazienti con schizofrenia cronica, a cui sono stati somministrati 100 mg di ALA per un periodo di 4 mesi. Al termine dello studio è stata rilevata una diminuzione del 25% dei sintomi sia eccitatori (ostilità, nervosismo, rifiuto a collaborare, allucinazioni) che depressivi (pessimismo, senso di persecuzione, ritardi motori), accanto a un miglioramento dei risultati nei test cognitivi. Dal punto di vista del peso, dell’indice di massa corporea e della circonferenza addominale, invece, non ci sono stati cambiamenti apprezzabili [16].

Il limite dello studio è il numero esiguo di pazienti coinvolti e la mancanza di un gruppo di controllo per confronto, ma i risultati sono senz’altro degni di interesse e di approfondimento.

Sclerosi Multipla

La Sclerosi Multipla (SM) è una malattia che colpisce il Sistema Nervoso Centrale dovuta alla progressiva perdita della mielina – la guaina di rivestimento dei neuroni. Alla base della malattia ci sarebbe una reazione da parte del sistema immunitario con conseguente reazione infiammatoria ai danni della mielina. Queste aree di demielinizzazione interessano più zone del cervello (da qui il nome di “multipla”) e sono preludio alla formazione di placche, di lesioni, simili a cicatrici (da qui il termine di “sclerosi”).

Il processo infiammatorio nella Sclerosi Multipla si scatena in seguito all’invasione delle cellule T all’interno del Sistema Nervoso Centrale, con conseguente attivazione della metalloproteinasi-9 (MMP-9), che si è visto essere coinvolta nella patogenesi della malattia. Secondo alcuni studi, l’ALA sarebbe in grado di inibire proprio le cellule T, ostacolando il diffondersi dei mediatori dell’infiammazione.

La forma più comune di Sclerosi Multipla è quella cosiddetta recidivante-remittente (SMRR), caratterizzata da un’alternanza di episodi acuti (le recidive) e di periodi asintomatici (le remissioni); la SMRR può successivamente evolvere in Sclerosi Multipla Secondariamente Progressiva (SMSP), senza più periodi di remissione.

In uno studio del 2014 sono stati valutati gli effetti dell’ALA su 46 pazienti affetti da SMRR: alla metà di essi sono stati somministrati 1200 mg/die di ALA, all’altra metà il placebo, per 12 settimane. Al termine del test si è evidenziata una marcata riduzione dei mediatori dell’infiammazione nel gruppo trattato con ALA rispetto al placebo [17].

In un altro studio è stato valutato l’impatto dell’ALA su deambulazione ed equilibrio – altri due parametri critici nella progressione della malattia. Lo studio è stato eseguito su 21 persone, metà trattate con ALA (1200 mg die) e metà con placebo, per 2 anni. Periodicamente le persone venivano sottoposte al cosiddetto test Timed Up and Go (TUG), un test per valutare la mobilità dell’individuo e l’equilibrio statico e dinamico: le persone trattate con ALA dimostravano una maggiore velocità di deambulazione rispetto a quelle trattate con placebo [18].

Come già osservato per la schizofrenia, anche in questo caso gli studi pubblicati hanno il limite dell’esiguo numero di soggetti monitorati: tuttavia, in ragione dei risultati incoraggianti, è auspicabile che vengano condotte ulteriori prove su un numero maggiore e quindi più rappresentativo di pazienti.

Altri utilizzi

L’acido lipoico è stato sperimentato tramite studi clinici in altri ambiti quali [1]:

  • sanguinamento intrauterino ed ematoma subcronico con gravidanza a rischio: l’ALA ha dimostrato un effetto positivo nella prevenzione del parto prematuro, in assenza di effetti collaterali;
  • danno da ischemia/riperfusione dopo trapianto (rene, pancreas, fegato): l’ALA sembra avere un effetto di riduzione dei livelli di infiammazione e di protezione nei confronti dello stress ossidativo;
  • neuropatia periferica indotta da chemioterapia: in questo caso l’ALA non sembra avere alcun effetto protettivo;
  • ipotensione ortostatica con riduzione del tono simpatico: l’acido lipoico, grazie alla sua azione antiossidante, potrebbe migliorare i sintomi e aiutare nella gestione dell’ipotensione ortostatica cronica neurogena, aumentando il tono simpatico e regolando la pressione sanguigna [19];
  • trattamento della cervico brachialgia e della lombocrurosciatalgia, da solo o in associazione con antiossidanti [21];
  • trattamento della lombosciatalgia da neuropatia periferica, indotta da schiacciamento radicolare [22,23].

I risultati, in alcuni casi interessanti (soprattutto per la bassa incidenza di effetti collaterali), sono tuttavia preliminari e necessitano di approfondimenti ulteriori per poter trarre conclusioni sugli eventuali benefici.

Integratori di ALA

Nonostante i numerosi benefici, la somministrazione orale di acido lipoico presenta delle limitazioni dal punto di vista farmacocinetico, dovute soprattutto alla poca solubilità nell’ambiente acido dello stomaco e al metabolismo epatico, che ne riducono la biodisponibilità a poco più del 30%, limitandone di conseguenza l’efficacia terapeutica [20].

In aggiunta a ciò, gli integratori per uso orale disponibili in commercio (Tiobec®, Alanerv®, Alasod®, …) sono costituiti da una miscela racemica delle forme R ed S, più stabile chimicamente e più facile da ottenere per via sintetica: tuttavia, la forma biologicamente più attiva e biodisponibile dell’ALA è la R (quella presente in natura), come testimoniato da diversi studi clinici sulle neuropatie [22,23,25].

Esiste in commercio un prodotto in compresse solide a base del solo enantiomero R, il Destior 600®, ma un’importante novità è rappresentata dalla recente immissione in commercio di una formulazione liquida per uso orale, con brevetto italiano, contenente 300 mg di R-ALA (Liponax Sol®), salificato e con glicole propilenico come co-solvente, che aumenterebbe la solubilità a livello gastrico e di conseguenza la quota disponibile per il successivo assorbimento intestinale [20,26]

Quando e come assumere l’acido lipoico?

È consigliata l’assunzione di ALA a stomaco vuoto (30 min prima del pasto o 2-3 ore dopo), in modo da ridurne la competizione con altri nutrienti a livello gastrico e intestinale e aumentarne quindi la biodisponibilità.

Sicurezza e controindicazioni

Il dosaggio che ha dato i migliori risultati negli studi clinici in termini di efficacia e sicurezza è quello di 600 mg/die – in alcuni casi aumentabile fino a 800 mg/die, per alcuni mesi di utilizzo continuativo.

A dosaggi maggiori si sono verificati episodi di

In ragione dell’effetto insulino-mimetico, l’ALA deve essere assunto con cautela e solo dietro consiglio medico in caso di assunzione concomitante di farmaci ipoglicemizzanti orali (ossia farmaci per abbassare la glicemia, usati dai pazienti diabetici) [3,27]

Fonti e bibliografia

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  3. Prog. Nutr. 2014, 16, 62–74. Acido α-lipoico farmaco o integratore. Una panoramica sulla farmacocinetica, le formulazioni disponibili e le evidenze cliniche nelle complicanze del diabete. Brufani, M.
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Domande e risposte
  1. A cosa serve l’acido lipoico?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Il principale utilizzo in forma d’integratore riguarda il trattamento delle neuropatie, ossia le infiammazioni dei nervi, ed in particolare quella diabetica; possiede inoltre azione antiossidante e di abbassamento della glicemia nel sangue.

  2. Per quanto tempo deve essere assunto?

    1. Dr.ssa Fabiani (Medico Chirurgo)

      È consigliabile che la terapia venga suggerita ed impostata da un medico, ma in genere sono richieste alcune settimane prima di iniziare a percepire un miglioramento in termini di sollievo dal dolore.

  3. Quando assumerlo?

    1. Dr.ssa Fabiani (Medico Chirurgo)

      È consigliata l’assunzione di ALA a stomaco vuoto (30 minuti prima del pasto o 2-3 ore dopo), in modo da ridurne la competizione con altri nutrienti a livello gastrico e intestinale e aumentarne quindi la biodisponibilità.

  4. Dove si trova?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Premesso che l’organismo è in grado di sintetizzare l’acido lipoico autonomamente, nel fegato, gli alimenti che consentono di raggiungere la quantità giornaliera necessaria sono soprattutto spinaci,
      broccoli, pomodori, piselli, cavolini di Bruxelles, carne rossa, interiora animali (cuore, fegato, reni).

  5. L’acido lipoico può servire anche in caso di dolori muscolari?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Purtroppo di norma si rivela efficace solo in caso di dolore neuropatico (cioè legato ai nervi, come nel caso di carpale, zoster, ernia del disco, …).

  6. Perché l’assunzione causa un cattivo odore dell’urina?

    1. Dr. Roberto Gindro

      L’odore generalmente descritto come sgradevole, simile a quello prodotto dal consumo alimentare di asparagi, è dovuto all’eliminazione attraverso le urine di molecole derivate dal metabolismo dell’acido lipoico.