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Introduzione

I nomi con cui vengono ufficialmente identificati virus e malattia responsabili dell’attuale pandemia sono rispettivamente

  • SARS-CoV-2 (Sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2)
  • COVID-19 (secondo il comitato responsabile della denominazione questo virus è fratello di quello responsabile della precedente epidemia Sars (SARS-CoVs) del 2003).

Il nome della malattia (COVID-19) è l’acronimo di

  • COrona,
  • VIrus,
  • Disease (malattia in lingua inglese)
  • 2019, anno di scoperta.

Origine

Con un articolo datato 26 luglio 2022 sulla prestigiosa rivista Science viene confermata l’origine del virus nel mercato di Wuhan (Cina), dimostrando che i primi casi noti (dicembre 2019), compresi quelli senza collegamenti diretti, sono geograficamente incentrati su questo mercato e legati alla presenza di mammiferi vivi sensibili al Sars-Cov-2.

Per approfondire: Infodata

Fonti ufficiali

Per ottenere informazioni aggiornate si segnalano le seguenti fonti:

Numero telefonico di pubblica utilità: 1500, elenco dei numeri regionali disponibile sul sito del Ministero.

Situazione nel mondo

Fonte: John Hopkins University

Sintomi

Il periodo d’incubazione del COVID-19, ossia il periodo che intercorre tra l’infezione e la comparsa dei sintomi, è variabile tra 1 e 14 giorni, ma tipicamente pari a 5-6 giorni (leggermente inferiore per la variante Omicron, attorno ai 3-4 giorni).

La malattia può essere contratta anche in forma asintomatica, ovvero senza alcuna manifestazione, ma i sintomi che caratterizzano l’infezione sono:

Meno comuni rispetto al passato sono la perdita del senso dell’olfatto (e di conseguenza del gusto), così come infrequenti ma possibili sono anche i sintomi gastrointestinali come diarrea e vomito.

Complicazioni

Se i sintomi sono in genere lievi, tendendo ad una risoluzione spontanea nell’arco di pochi giorni, una minoranza di pazienti sviluppa ancora purtroppo gravi complicazioni, come polmonitesindrome da distress respiratorio acuto, tali da richiedere cure in terapia intensiva (più comunemente in caso di presenza di malattie croniche come diabete, cardiopatie o ipertensione, oltre che nei pazienti anziani); tra le possibili complicazioni si registrano tra l’altro:

In molti casi queste complicazioni sono conseguenza dello sviluppo di una risposta infiammatoria abnorme (tempesta citochinica).

I casi più gravi possono richiedere fino a 6 settimane, più diversi mesi di convalescenza per un pieno recupero.

Long-term COVID

In alcuni pazienti, anche se contagiati in forma lieve, l’infezione può causare sintomi la cui durata si protrae per settimane o mesi anche dopo la scomparsa dell’infezione (sindrome post-COVID-19 o “COVID lungo”). Il rischio di sviluppo non sembra essere correlato alla gravità del decorso dell’infezione.

I sintomi più comuni della sindrome da long-covid annoverano:

Per approfondire il long-covid fare riferimento all’articolo dedicato.

Sintomi nei bambini

I bambini mostrano un rischio di contagio ridotto rispetto agli adulti, ma soprattutto è molto comune il decorso dell’infezione senza la manifestazione di sintomi; quando presenti sono sostanzialmente gli stessi degli adulti ed i più comuni e caratteristici sono febbre e tosse persistente e fastidiosa, disturbi del gusto e dell’olfatto.

Tra le altre possibili manifestazioni ricordiamo inoltre:

  • stanchezza,
  • brividi,
  • modifica o perdita dell’olfatto,
  • mal di testa,
  • dolori muscolari,
  • mal di gola,
  • naso che cola o naso chiuso,
  • diarrea,
  • nausea e/o vomito,
  • riduzione dell’appetito,
  • comparsa di rash cutanei.

Una grossa differenza nell’evoluzione della malattia consiste nel possibile sviluppo della cosiddetta Sindrome Infiammatoria Multisistemica Pediatrica, una pericolosa complicazione caratterizzata da uno stato infiammatorio che può arrivare ad interessare l’intero organismo del bambino.

Quando contattare il Pronto Soccorso

I sintomi che inducono a sospettare un immediato rischio di vita, e che devono quindi spingere a rivolgersi a personale medico, sono principalmente:

  • difficoltà respiratorie,
  • senso di persistente oppressione al petto,
  • confusione mentale
  • cianosi, ovvero colorito bluastro di viso, labbra o dita (indicatore di una ridotta saturazione di ossigeno nel sangue).

Come distinguere raffreddore e COVID?

Per avere la certezza è ancora necessario il ricorso al tampone.

 

Diagnosi

Le più comuni alterazioni degli esami del sangue in seguito all’infezione sono:

Ad un’indagine mediante esami di imaging (radiografia o tomografia computerizzata del torace) vengono spesso riscontrati segni riconducibili a polmonite (infezioni dei polmoni).

La diagnosi di certezza viene tuttavia posta solo a seguito dell’isolamento del virus attraverso il tampone, oppure mediante la ricerca degli anticorpi (esame sierologico, che tuttavia è molto più adatto alla verifica di un avvenuto contatto con virus o della risposta alla vaccinazione):

Mortalità

La mortalità non è di per sé elevatissima; l’OMS la stimava ad inizio pandemia compresa tra il 3 e il 4% circa (in Italia il valore è stato inizialmente superiore, a causa dell’anzianità della popolazione e dello stato di forte pressione cui sono state sottoposte le strutture ospedaliere), mentre ad oggi si stima essere inferiore all’1% (nei Paesi industrializzati).

Sono a maggior rischio soprattutto pazienti fragili, ovvero anziani e/o affetti da malattie croniche come:

I sintomi più osservati prima del ricovero (ricordiamolo, con successivo esito fatale) sono febbre e dispnea (circa il 75% dei casi) e tosse (40% dei pazienti).

Contagio e trasmissione

La maggior parte delle patologie respiratorie, compresa questa, si diffonde tramite goccioline che rimangono nell’aria quando le persone malate tossiscono, starnutiscono o parlano. La goccioline si diffondono a breve distanza (fino a 1 metro circa) e si possono andare a depositare sulle mucose della bocca, del naso o degli occhi delle persone vicine.

Si ritiene che anche il coronavirus si diffonda perlopiù tramite contatto tra le persone, ma il anche il contatto con oggetti contaminati (ad esempio le maniglie, i telefoni e i pulsanti degli ascensori) riveste un ruolo chiave nella diffusione della malattia: il contagio può cioè avvenire quando una persona tocca una superficie o un oggetto contaminato dalle goccioline e poi si porta le mani sulla bocca, sul naso o sugli occhi.

Il contagio può avvenire anche da parte di pazienti privi di sintomi (già durante la fase d’incubazione, nella fase terminale)

L’OMS segnala inoltre che ad oggi non esistono evidenze di rischio legate agli animali domestici (ad esempio cani e gatti, per approfondire leggi l’articolo dedicato).

Purtroppo segnaliamo infine la possibilità di contagio anche da parte di soggetti infetti ma con un decorso totalmente asintomatico (come rilevato già in tempi non sospetti dall’Imperial College di Londra, che probabilmente hanno fin da subito rappresentato una frazione particolarmente rilevante della popolazione, di fatto sconosciuta alle statistiche italiane diffuse quotidianamente).

Quanto sopravvive il virus nell’ambiente?

In condizioni ideali il virus è in grado di sopravvivere nell’ambiente potenzialmente anche diverse settimane (fonte), ma con ampie differenze tra le tipologie di superficie.

Gravidanza

Fin dai primi mesi della pandemia la ricerca aveva evidenziato una sostanziale assenza di rischi aggiuntivi in caso di gravidanza per il feto, sembra tuttavia che il virus in qualche modo sia per i neonati meno pericoloso che per altri soggetti fragili come gli anziani, in quanto si ritiene che:

  • non ci sia trasmissione verticale (da madre a figlio, durante la gestazione), se non raramente,
  • l’infezione non aumenti in genere il rischio di complicazioni respiratorie per la donna in gravidanza,
  • non sia di per sé necessario il taglio cesareo in caso d’infezione,
  • il latte materno non sia veicolo di contagio.

Alcuni autori hanno tuttavia rilevato un minimo aumento del rischio di forme gravi per la futura mamma, che nel caso potrebbe andare incontro anche ad un aumento del rischio di parto pretermine.

S’invitano infine le donne ad optare per l’allattamento al seno, avendo cura di indossare la mascherina e lavarsi bene le mani prima della poppata, in quanto crescono le evidenze di un’assenza di trasmissione verticale attraverso il latte materno.

Prevenzione

L’introduzione dei vaccini ha radicalmente cambiato lo scenario di prevenzione, tuttavia questo non esclude ad oggi la necessità di continuare ad avvalersi delle precedenti strategie di riduzione del rischio di contagio; come da indicazioni Ministeriali è tuttora necessario

  • lavarsi frequentemente le mani con acqua e sapone, fregando per almeno 20 secondi,
    • farlo ogni volta che si torna a casa e prima di maneggiare del cibo,
  • utilizzare gel disinfettante per le mani se non sono disponibili acqua e sapone,
  • porre attenzione all’igiene delle superfici (la disinfezione con alcol o candeggina è sufficiente ad inattivare il virus),
  • evitare i contratti stretti e protratti con persone con sintomi simil influenzali,
  • coprire la bocca e il naso con un fazzoletto o con la manica all’altezza dell’interno gomito (non con le mani) in caso di tosse o starnuti,

ovvero suggerimenti del tutto sovrapponibili a quella della comune influenza stagionale ed ampiamente sufficienti a garantire un adeguato margine di sicurezza relativamente all’attuale situazione nel nostro Paese.

Non è invece di alcuna utilità il ricorso a soluzioni saline nasali, come si legge su alcuni social network, né il risciacquo con collutori o il consumo di aglio (senza nulla togliere ai benefici di un’alimentazione che preveda anche questo vegetale).

Cura e terapia

L’approccio terapeutico al malato è prevalentemente sintomatico e di supporto alle funzioni vitali, in quanto i farmaci attivi direttamente contro il virus hanno efficacia limitata.

Generalmente controindicati i farmaci cortisonici, perché causa di depressione del sistema immunitario, a meno che fattori specifici non facciano tendere il rapporto rischio-beneficio verso una loro utilità.

Discorso analogo per gli antibiotici, inutili verso il virus, possono diventare importanti nel caso di sovrainfezioni batteriche.

Per approfondire si segnala l’articolo dedicato ai farmaci per la cura del COVID-19.

Articoli di approfondimento

Fonti e bibliografia

Domande e risposte
Cos'è il coronavirus?
Coronavirus (CoV) è il nome di una famiglia di virus responsabili di malattie di gravità variabile, da lieve (come il raffreddore) a gravi come sindromi respiratorie potenzialmente fatali.
Perchè si chiama coronavirus?
Perché i virus appartenenti a questa famiglia, quando osservati al microscopio, mostrano delle punte a forma di corona sulla loro superficie.
Cos'è la COVID-19?
COVID-19 è il nome della malattia causata dal virus SARS-CoV-2 (Sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2), responsabile dell'attuale pandemia. Il termine significa:
  • COrona,
  • VIrus,
  • Disease (malattia in lingua inglese)
  • 2019, anno di scoperta.
Qual è il periodo d'incubazione?
Il periodo d'incubazione della malattia, ossia il tempo che passa dal momento dell'infezione e la comparsa dei sintomi, è tipicamente di 5 giorni circa (variabile in casi particolari tra 1 14 giorni).
Quali sono i sintomi iniziali della malattia? Come si manifesta?
I sintomi d'esordio della COVID-19 sono febbre e tosse secca ad esordio improvviso, spesso accompagnati da stanchezza e difficoltà respiratorie.
Molti pazienti presentano i caratteristici sintomi influenzali (dolori muscolari, mal di gola, ...) e diarrea.
Da notare che alcuni soggetti contraggono l'infezione senza manifestare alcun sintomo, o superandola con disturbi molto lievi.
Perché può essere mortale?
Perché alcuni pazienti sviluppano una grave infiammazione dei polmoni o, meno comunemente, altre complicazioni.
Come si prende?
La trasmissione è prevalentemente respiratoria, attraverso minuscole goccioline emesse in caso di starnuti, tosse, ... Il contagio può avvenire direttamente (respirando le goccioline dell'interlocutore) o indirettamente (attraverso oggetti contaminati).
Chi colpisce?
Il virus può interessare chiunque, anche se i soggetti fragili (anziani e pazienti con patologie croniche) sembrano più soggette allo sviluppo di forme gravi e complicazioni.
Quanto dura?
Il recupero per le persone con sintomatologia lieve avviene in circa 2 settimane, mentre i casi più gravi possono richiedere fino a 6 settimane; la mortalità è stimata pari a circa 3.5% dei casi, ma risulta marcatamente più spiccata nei pazienti anziani e con altre patologie croniche.
Come si cura?
Sono ad oggi in studio numerosi farmaci, ma al di là delle sperimentazioni non esistono purtroppo medicinali specifici; il trattamento è quindi volto alla gestione dei sintomi ed al supporto respiratorio quando necessario.
Quando chiamare il medico?
Si raccomanda di chiamare telefonicamente il medico, o di fare riferimento ai numeri verdi regionali nel caso di comparsa di tosse secca, febbre, od altri sintomi dubbi. È indispensabile non recarsi in Pronto Soccorso se non per gravi necessità, per evitare di favorire la diffusione del virus.
Quando fare il tampone?
La necessità o meno di sottoporsi al tampone viene valutata da personale medico, ma ad oggi è in genere limitata a soggetti che presentino sintomi compatibili con la malattia.
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Domande e risposte
  1. Quali sono i sintomi?

    1. Dr. Roberto Gindro

      L’attuale coronavirus 2019-nCoV può manifestarsi attraverso un quadro di polmonite caratterizzato da febbre uguale o superiore a 38°, mal di gola e/o tosse, eventuale difficoltà respiratoria.
      Questo si verifica soprattutto nei pazienti con sistema immunitario indebolito.