Gli antibiotici servono per curare l’influenza?

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Punti chiave

  • Il raffreddore e l’influenza sono causati da un virus e gli antibiotici non servono a nulla nel caso di virus.
  • Gli antibiotici, quindi, non servono a curare raffreddore e influenza; quando prescritti dal medico lo scopo è di curare sovrainfezioni batteriche (o prevenirle in pazienti a rischio, a giudizio del medico).

Che cosa sono gli antibiotici?

Gli antibiotici sono farmaci usati per trattare o prevenire alcuni tipi di infezioni batteriche; agiscono uccidendo i batteri o impedendo loro di riprodursi e diffondersi.

Ma non funzionano per tutto.

Gli antibiotici non funzionano per le infezioni virali come raffreddore e influenza e non funzionano nemmeno per la maggior parte delle forme di tosse e mal di gola; anche molte infezioni batteriche lievi migliorano e si risolvono spontaneamente, senza la necessità di ricorrere all’uso di antibiotici, grazie al prezioso lavoro del nostro sistema immunitario.

L’assunzione indiscriminata di antibiotici, soprattutto quando non è indispensabile, favorisce l’insorgenza della cosiddetta resistenza batterica, un fenomeno che consiste nello sviluppo da parte dei microrganismi di difese verso questi preziosi farmaci.

Assumere antibiotici quando non servono non è però solo inutile, è anche controproducente, perché poi non funzioneranno più quando ce ne sarà realmente bisogno, ad esempio in caso di infezione grave.

Prenderli inutilmente, infine, espone al rischio di sviluppo effetti collaterali come ad esempio

Primo piano di una mano con due capsule e dell'altra con un bicchiere di acqua per la somministrazione.

iStock.com/Tijana87

In quali casi gli antibiotici non servono?

Le infezioni più diffuse sono causate da virus.

Questi farmaci non servono a nulla contro i virus, perché la maggior parte dei disturbi di origine virale guarisce spontaneamente senza dover ricorrere ad alcun medicinale, se non eventualmente sintomatici prescritti al solo scopo di trarre sollievo dai sintomi più fastidiosi.

La prescrizione di un antibiotico deve avvenire solo dopo un’attenta valutazione e diagnosi della situazione del paziente, che è praticabile solo ed esclusivamente da un medico; in passato la tendenza era di prescriverli molto più spesso, per esempio per trattare disturbi come infezioni delle vie aeree, otiti nei bambini e mal di gola, ma ad oggi non sono più consigliati routinariamente perché:

  • la maggior parte delle infezioni sono di natura virale, quindi l’antibiotico sarebbe inutile,
  • non velocizzano il processo di guarigione ed espongono al rischio di effetti collaterali,
  • un uso indiscriminato aumenta il rischio di resistenza batterica.

Nella tabella sottostante sono illustrati i casi in cui probabilmente il medico vi prescriverà un antibiotico e quelli invece in cui probabilmente non sarà necessario.

 Virus  Batteri
  • Raffreddore, naso che cola, tosse
  • Mal di gola, sinusite
  • Infezioni delle orecchie nei bambini
  • Vomito e diarrea
 Gli antibiotici servono solo in rari casi  Gli antibiotici possono servire

Le infezioni di origine virale più diffuse guariscono da sole nel lasso di tempo indicato nella tabella sottostante.

Infezioni dell’orecchio 4 giorni
Mal di gola 1 settimana
Raffreddore con naso che cola 7-10 giorni
Sinusite 17-18 giorni
Tosse (che di solito compare dopo il raffreddore) fino a 3 settimane

Se l’infezione non guarisce entro gli intervalli di tempo qui indicati, o compaiono sintomi indicativi di peggioramento, si raccomanda il parere del medico/pediatra.

Quando posso prendere gli antibiotici o darli a mio figlio?

Il medico può prescrivere gli antibiotici per le infezioni di origine batterica, ad esempio per:

  • condizioni non pericolose, ma che non guarirebbero senza una terapia antibiotica (ad esempio alcune forme di acne),
  • condizioni non pericolose, ma potenzialmente contagiose per altre persone (ad esempio impetigine, un’infezione batterica della pelle),
  • situazioni in cui la terapia è in grado di velocizzare drasticamente il recupero e prevenire complicazioni (infezioni renali, per esempio),
  • situazioni che comportano un grave rischio per il paziente (per esempio la polmonite).

Si valuta inoltre caso per caso lo stato di salute del soggetto interessato, per esempio vengono prescritti più facilmente antibiotici per:

  • soggetti con più di 75 anni,
  • neonati,
  • soggetti cardiopatici,
  • soggetti diabetici,
  • soggetti con sistema immunitario indebolito (trapiantati, HIV, …).

Quando prescritti è necessario che l’assunzione avvenga esattamente come consigliato del medico, tanto nelle dosi, quanto nella frequenza e nella durata della terapia.

È sempre necessario terminare un antibiotico?

In passato si riteneva che le terapie dovesse essere sempre portata a termine a prescindere dai sintomi, tuttavia studi più recenti hanno dimostrato che interrompere in anticipo la terapia in casi selezionati è un’opzione decisamente preferibile, anche se ovviamente su questo delicato punto nessuno meglio del medico può valutare la durata necessaria (in corso di assunzione).

In altre parole è forte l’evidenza che cicli più brevi di antibiotici possano essere altrettanto efficaci di terapie più lunghe per alcune infezioni; in molti casi trattamenti più brevi hanno inoltre maggiori probabilità di essere completati correttamente, presentano meno effetti collaterali e probabilmente risultano anche più economici. Riducono inoltre l’esposizione dei batteri agli antibiotici, riducendo così la velocità con cui il patogeno sviluppa resistenza.

  • In caso di dimenticanza di una dose si consiglia in genere di assumerla il prima possibile, continuando poi normalmente, a meno che non venga in mente in prossimità della dose successiva (non vanno quindi prese due dosi a distanza ravvicinata).
  • In caso di assunzione di una dose eccessiva di norma non si va incontro a particolari complicazioni, ma si valuta caso per caso e si raccomanda quindi di contattare il proprio medico o il centro antiveleni.

Si raccomanda infine di non riutilizzare medicinali avanzati da una terapia precedente, se il vostro medico non ve li ha prescritti.

Sintomi e terapia

Il modo migliore per curare il raffreddore, la tosse o il mal di gola è semplicemente bere molto e riposarsi; in caso di sintomi particolarmente fastidiosi chiedi al tuo farmacista se ti può consigliare dei rimedi o dei farmaci senza ricetta, tra cui per esempio:

  • Naso che cola o naso chiuso
    • Spray o compresse decongestionanti, che vanno tuttavia limitati a pochi giorni di terapia; utili anche i lavaggi nasali con acqua fisiologica o ipertonica.
  • Mal di gola
  • Tosse (nell’adulto)
    • Sciroppo antitosse per far cessare la tosse secca.
    • Mucolitico o espettorante per far sciogliere il catarro (va detto che per entrambe le forme di tosse mancano in realtà in letteratura evidenze di efficacia e utilità).
  • Febbre, dolore, male alle articolazioni o alle ossa
    • Paracetamolo o ibuprofene da assumere per bocca.
  • Tosse (nei bambini)
    • Chiedete consiglio al medico o al farmacista (sotto i due anni non vengono usati fluidificanti per la tosse).

 

Perché dovremmo preoccuparci della resistenza agli antibiotici?

Tutte le principali organizzazioni e società mediche mondiali stanno cercando di ridurre l’uso di antibiotici (si vedano ad esempio Ministero della Salute, OMS, FDA, NHS, …), in particolare per le condizioni non gravi; il ricorso smodato a queste molecole degli ultimi anni ha avuto come drammatica conseguenza una consistente riduzione della loro efficacia e la scoperta dei primi “superbatteri”, in grado di resistere a QUALUNQUE tipo di antibiotico. Ma si noti anche che batteri (e funghi!) non devono essere necessariamente resistenti a tutti gli antibiotici/antimicotici per essere pericolosi, la resistenza anche ad una sola molecolapuò significare pericoli importanti, perché:

  • Le infezioni resistenti agli antimicrobici che richiedono l’uso di trattamenti di seconda e terza linea possono esporre i pazienti a rischi evitabili, talvolta anche gravi;
  • Alcune infezioni non non hanno una seconda opzione di trattamento.
  • Molti progressi della medicina dipendono dalla capacità di combattere e prevenire le infezioni, come ad esempio nel caso di protesi articolari, trapianti d’organo, terapie antitumorali e il trattamento di malattie croniche come il diabete, l’asma e l’artrite reumatoide.

Essere colpiti da un’infezione causata da batteri resistenti significa che, nella migliore delle ipotesi, l’infezione può durare più a lungo e probabilmente sarà necessario il ricovero in ospedale. Anche i famigliari potranno essere contagiati da batteri resistenti e sviluppare quindi a loro volta infezioni difficili da curare.

Senza un efficace supporto antibatterico per la prevenzione e il trattamento delle infezioni, alcune procedure mediche come il trapianto di organi, la chemioterapia, la gestione del diabete e la chirurgia maggiore (ad esempio parti cesarei o sostituzioni d’anca) diventano a rischio molto elevato; a questo proposito vale la pena sottolineare che l’Italia detiene il triste primato di primo Paese in Europa per numero di morti legati all’antibiotico-resistenza, rendendo conto di quasi un terzo delle morti del continente (10000 morti su su 33.000).

Come si sviluppa un meccanismo di resistenza?

Senza entrare eccessivamente nel dettaglio, i principali meccanismi sfruttati dai batteri per difendersi dagli antibiotici sono i seguenti:

  • Modifica del bersaglio dell’antibiotico (La molecola attaccata dall’antibiotico subisce una modifica, tale per cui continua a funzionare più o meno bene, ma comunque in modo sufficiente a garantire la sopravvivenza della cellula, ma non viene più riconosciuta dal farmaco).
  • Iperproduzione del bersaglio (La molecola attaccata dall’antibiotico va incontro ad un sostanziale aumento della sua quantità, quindi il medicinale non è più sufficiente a interferire significativamente con il suo funzionamento).
  • Inattivazione intracellulare dell’antibiotico (l’antibiotico penetra nella cellula, ma questa è in grado di produrre una sostanza in grado di inattivarlo).
  • Diminuita penetrazione dell’antibiotico nella cellula batterica (L’antibiotico per qualche motivo non riesce più ad entrare nella cellula batterica).
  • Sostituzione del bersaglio (la molecola obiettivo del farmaco viene sostituita da una diversa, con la capacità di riprodurre lo stesso funzionamento, ma senza essere riconosciuta dal farmaco).

Che posso fare per diminuire il rischio di resistenza agli antibiotici?

  1. Usare antibiotici se e solo se prescritti dal proprio medico.
  2. Informarsi sempre con attenzione su modalità e tempi di assunzione e attenervisi scrupolosamente, con particolare attenzione a:
    • non saltare dosi,
    • non assumere dosi inferiori a quelle prescritte,
    • non interrompere la terapia ai primi miglioramenti dei sintomi, se non espressamente avallato dal medico.
  3. Lavarsi regolarmente le mani.
  4. Condurre una vita sana ed attiva, per mantenere in salute il proprio sistema immunitario.

Fonti e bibliografia

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Domande e risposte
  1. Cosa cambia in termini di effetti collaterali se l’antibiotico viene iniettato?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Impossibile generalizzare senza entrare nel merito della molecola usata, ma per esempio dovrebbe dare meno problemi a livello intestinale.

  2. Ho dimenticato ieri di assumere una compressa, oggi posso riprendere senza problemi?

    1. Dr.ssa Fabiani (Medico Chirurgo)

      Sì, può continuare l’assunzione secondo prescrizione del medico fino al termine della terapia prescritta; in caso di dimenticanza se questa viene individuata rapidamente si può assumere la dose dimenticata subito, nel caso in cui si sia invece molto vicini alla dose successiva NON vanno assunte due dosi in contemporanea.