Cranberry (mirtillo rosso americano) e cistite

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Introduzione

Appartenente alla famiglia delle Ericaceae (ossicocco o Vaccinium subg. Oxycoccus), il Cranberry – o più semplicemente mirtillo rosso – è una pianta sempreverde originaria del Nord America, dove i nativi lo utilizzavano tanto come cibo quanto come medicamento (in caso di patologie a carico del rene o della vescica).

Bisogna attendere però il XIX secolo perché il Cranberry divenga oggetto di un reale interesse scientifico, grazie ad alcuni scienziati tedeschi che ne ipotizzarono l’azione antibatterica a sostegno dell’utilizzo popolare contro le infezioni urinarie [1].

I componenti attivi presenti nel Cranberry risultano essere:

  • Catechine
  • Glicosidi flavonoici (100-263 mg/Kg, molto più dei comuni frutti e vegetali)
  • Fenoli
  • Proantocianidine
  • Acidi organici
  • Fruttosio
  • Vitamina C

Ad oggi la gran parte della produzione mondiale è localizzata negli Stati Uniti, principalmente tra Wisconsin e Massachusetts, seguono Canada, Cile ed alcuni paesi dell’Europa orientale.

A titolo di curiosità si segnala infine che il gruppo musicale The Cranberries prende il nome proprio da questo frutto.

Fotografia di bacche di cranberry

iStock.com/anna1311

A cosa serve

Il mirtillo rosso è conosciuto e utilizzato prevalentemente per i disturbi dell’apparato urinario, in particolare per le cistiti ricorrenti. I risultati clinici provenienti dalla letteratura scientifica appaiono, tuttavia, ancora contraddittori: accanto a test che supportano l’utilizzo del Cranberry nella prevenzione delle cistiti e delle infezioni urinarie ricorrenti, ve ne sono altri che non evidenziano particolari benefici rispetto al trattamento con placebo. Per una descrizione più dettagliata dei risultati scientifici recenti sul questo specifico argomento, si rimanda al paragrafo successivo ( “Cranberry e cistite”).

Oltre che per le cistiti, il Cranberry è stato studiato per altre applicazioni:

  • Gotta: esistono alcune evidenze scientifiche sulla capacità del mirtillo rosso di aumentare l’escrezione di acido urico e, dunque, prevenire o ridurre gli attacchi di gotta. Questi risultati tuttavia necessitano di conferme su larga scala [6].
  • Carie e infezioni del cavo orale: la frazione polifenolica presente nel cranberry ha mostrato in vitro la capacità di ridurre l’adesione batterica orale dello streptococco, in maniera dose-dipendente [7], e della candida albicans [8]. Risultati incoraggianti sono stati altresì ottenuti, in vitro, sulla prevenzione della malattia parodontale [9].
  • Ulcera gastrica o duodenale da Helicobacter pylori: esistono interessanti risultati in vitro che mostrano le proprietà antiadesive del Cranberry nei confronti dell’H.pylori; tuttavia le prove in vivo e quelle cliniche sono ad oggi ancora carenti [10,11].
  • Prostatite e PSA: risultati incoraggianti sono stati ottenuti in un test che ha coinvolto 42 uomini con problemi alla prostata (ma biopsia negativa) e infezioni urinarie ricorrenti. La somministrazione di 1,5 g di estratto di Cranberry per 6 mesi ha portato a un generale miglioramento dei sintomi e a un abbassamento dei valori di PSA, rispetto al gruppo di controllo trattato con placebo [12,13].

Cranberry e cistite

La prevenzione delle cistiti ricorrenti è forse l’indicazione più conosciuta per l’utilizzo del mirtillo rosso – nonché quella più “antica”, dato che già i nativi americani lo utilizzavano a questo scopo.
Dal punto di vista scientifico, esiste un buon numero di studi clinici controllati che supportano l’utilizzo del mirtillo rosso per la prevenzione delle infezioni del tratto urinario ricorrenti, ma i risultati sono ancora molto eterogenei per poter definire delle vere e proprie linee guida sull’utilizzo di questo rimedio, sul dosaggio e sul profilo di sicurezza.

In generale possiamo dire che, se per l’attacco acuto di cistite resta senz’altro preferibile il ricorso alla terapia antibiotica, fatta sotto controllo medico, per prevenire attacchi ricorrenti o per evitare l’insorgere di antibiotico-resistenza o, ancora, laddove tale resistenza si sia già sviluppata, il mirtillo rosso può rappresentare un interessante rimedio da prendere quantomeno in considerazione.

Una revisione sistematica condotta nel 2012 su 10 studi randomizzati controllati versus placebo, per un totale di 1500 persone coinvolte, ha evidenziato un effetto positivo in termini di diminuzione della frequenza di episodi di cistite in diversi sottogruppi di donne e di bambini. Tuttavia, i ricercatori stessi sottolineano come i risultati positivi siano comunque da contestualizzare all’interno di un’eterogeneità piuttosto ampia dei risultati ottenuti da tutti gli studi presi in esame [14].

Una delle ragioni della variabilità dei risultati raccolti potrebbe essere il contenuto delle proantocianidine-A, cui viene attribuito il maggiore effetto nel prevenire le infezioni urinarie: secondo quanto evidenziato da alcuni ricercatori, un contenuto troppo basso di proantocianidine nell’estratto utilizzato non permetterebbe il raggiungimento di una concentrazione adeguata nel tratto urinario (la biodisponibilità delle proantocianidine dopo somministrazione orale risulta <10%), rendendone vana la somministrazione [15]. Secondo gli studi condotti finora, la dose efficace di proantocianidine sarebbe di 36 mg due volte al giorno, per un totale di 72 mg giornalieri [19]. In uno studio condotto su 137 donne che avessero avuto almeno due episodi di cistite nei 12 mesi precedenti il test, le partecipanti sono state divise in due gruppi: al primo è stato somministrato un estratto di Cranberry (500mg), all’altro il trimetoprim (100mg),un antibiotico usato per il trattamento delle cistiti ricorrenti, per 6 mesi. Dai risultati ottenuti, i ricercatori hanno evidenziato un vantaggio molto limitato del farmaco rispetto al Cranberry nel prevenire gli episodi di cistite ricorrente, a fronte di maggiori effetti collaterali e del rischio di sviluppare farmaco-resistenza [16]. Stesso risultato positivo, in termini di prevenzione delle recidive, in uno studio giapponese condotto su donne di età compresa tra 20 e 79 anni con cistiti ricorrenti, a cui è stato somministrato del succo di Cranberry o un placebo per 24 mesi: nel primo gruppo la percentuale di ricadute è risultata del 29,1%, mentre nel gruppo trattato con placebo è risultata del 49,2% – con risultati migliori nella fascia di età superiore a 50 anni [17].

Infine, un lavoro di revisione recentemente pubblicato, riguardante l’efficacia di rimedi non-antibiotici per il trattamento delle cistiti ricorrenti nelle donne in peri- o post-menopausa (dai 45 anni in su), ha evidenziato buoni risultati nell’utilizzo estrogeni ed estratto di Cranberry in capsule; risultati dubbi sono stati ottenuti invece con altri rimedi quali il succo di Cranberry, il D-mannosio, il lattobacillus (probiotico) e la metenamina ippurato (un battericida usato contro l’E.coli) [18].

Meccanismo d’azione come antibatterico

Numerosi studi in vitro e in vivo hanno evidenziato le proprietà antiadesive del Cranberry nei confronti di diversi batteri, responsabili delle infezioni più comuni del tratto digerente e genito-urinario: Escherichia coli, Staphylococcus aureus, Helicobacter pylori, Streptococcus pneumoniae, Streptococcus mutans.

Il meccanismo di adesione del batterio alle pareti della mucosa dell’ospite infettato rappresenta spesso il primo step del processo infettivo: il batterio aderisce, si moltiplica e provoca il danno tissutale.

Pare siano proprio le Proantocianidine, abbondanti nel mirtillo rosso, ad esercitare una potente azione antiadesiva nei confronti dell’E.coli, impedendo così, a monte, l’insorgere dell’infezione: somministrato ai topi per 14 giorni di fila, il succo di Cranberry si è dimostrato capace di inibire l’adesione batterica dell’80%. La stessa significativa inibizione si è osservata in alcuni campioni di urine umane, 1-3 ore dopo la somministrazione del succo di mirtillo rosso.

Il meccanismo antiadesivo pare si esplichi attraverso l’inibizione irreversibile dell’espressione delle fimbrie dell’E.coli da parte dell’estratto di Cranberry (le fimbrie sono dei filamenti grazie ai quali il batterio può attaccarsi alla membrana cellulare dell’organismo ospite e proliferare).

Inoltre, sembra che proantocianidine e fenoli siano in grado di rompere il legame batterico con le cellule epiteliali della mucosa urogenitale, nonché l’esterno della stessa membrana batterica: questo meccanismo è stato osservato nei confronti non solo dell’E.coli, ma anche dello Staphilococcus aureus, dell’Helicobacter pylori (responsabile di ulcera e gastriti a livello di stomaco e duodeno), dello Streptococcus mutans (uno dei principali responsabili dello sviluppo della carie dentale) e dello Streptococcus pneumoniae (principale responsabile della polmonite negli adulti) – in quest’ultimo caso si è osservata, in vitro, un’inibizione dell’adesione batterica alle cellule bronchiali umane del 90% [1-5].

Dose

Sebbene non esistano linee guida ufficiali, in base agli studi effettuati il dosaggio maggiormente efficace per gli adulti risulterebbe essere di 120-140 mL di succo o 400-500 mg di estratto secco, 2-3 volte al dì.

Per quanto riguarda il contenuto di Proantocianidine-A, la somministrazione del preparato, qualsiasi sia, dovrebbe garantirne l’assunzione di almeno 72 mg giornalieri [19].

Per i bambini il dosaggio suggerito è di 15 ml/Kg (con un massimo di 300 mL al giorno) [1], ma si raccomanda sempre il preventivo parere del pediatra.

Controindicazioni

Il mirtillo rosso, sia come succo che come estratto secco in capsule, risulta generalmente ben tollerato ai dosaggi prescritti. In caso di sovradosaggio o di ipersensibilità individuale, si possono manifestare disturbi a carico dell’apparato gastrointestinale, quali

Particolare attenzione dev’essere utilizzata in caso di assunzione del succo da parte di pazienti diabetici, dato che l’elevato contenuto di zucchero potrebbe causare un aumento dei valori di glicemia [1].

Si suggerisce cautela in caso di nota predisposizione alla formazione di calcoli renali: sebbene l’effetto netto resti da chiarire (riduce il pH urinario e l’acido urico urinario, ma contiene elevate quantità di ossalati[24]), per il principio di cautela è probabilmente preferibile evitarne l’assunzione.

Dagli studi effettuati non sono emerse particolari controindicazioni sull’assunzione del Cranberry in gravidanza – periodo durante il quale, peraltro, molte donne sono più soggette a infezioni urinarie ricorrenti [23]. Tuttavia si consiglia sempre di consultarsi col proprio medico curante per valutare la terapia più indicata, specie in momenti delicati quali la gravidanza e l’allattamento.

Interazioni coi farmaci

Esiste un numero limitato di singoli casi ove è emersa una possibile interazione tra Cranberry e warfarin (un farmaco anticoagulante), anche se studi più estesi hanno classificato l’eventuale interazione come clinicamente non rilevante [1,20,21].

È possibile che l’estratto di mirtillo interferisca col metabolismo dei farmaci da parte del citocromo P450 3A (CYP3A): per sapere se si stanno assumendo farmaci che vengono metabolizzati da questo particolare enzima chiedere consulto al proprio medico o controllare il foglietto illustrativo. A titolo esemplificativo, alcuni di questi farmaci rientrano nella classe delle benzodiazepine (alprazolam, triazolam), degli antidepressivi triciclici (amitriptilina, clomipramina, imipramina), dei calcio-antagonisti (nifedipina, felodipina, diltiazem, verapamil), degli antibiotici (eritromicina, claritromicina) e degli antistaminici (terfenadina, astemizolo) [1].

In uno studio condotto su un limitato numero di soggetti anziani in cura con un farmaco antiacido, appartenente alla classe degli inibitori della pompa protonica (omeprazolo), si è visto che la somministrazione contemporanea di succo di mirtillo aumenterebbe favorevolmente l’assorbimento della vitamina B12 – spesso carente nella popolazione anziana [22].

Fonti e bibliografia

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Domande e risposte
  1. A cosa serve il cranberry?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Il cranberry, o mirtillo rosso americano, è una pianta sempreverde originaria del Nord America; viene in genere prescritto in forma d’integratori per il trattamento o la prevenzione di cistiti ricorrenti.

  2. Per quanto tempo bisogna prenderlo?

    1. Dr.ssa Fabiani (Medico Chirurgo)

      La durata della terapia dipende soprattutto dall’obiettivo (terapia o prevenzione); nel caso di prevenzione si continua in genere (a giudizio medico) per qualche settimana.

  3. Quando prenderlo?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Non sussistono particolari indicazioni in merito, s’invita quindi a fare riferimento al foglietto illustrativo.

  4. Può causare effetti collaterali?

    1. Dr. Roberto Gindro

      È in genere ben tollerato, ma può occasionalmente causare disturbi gastrointestinali (nausea, diarrea, …).

  5. Perché in alcune formulazioni sono presenti anche fermenti lattici?