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Introduzione

La legatura delle tube, anche nota come sterilizzazione tubarica, è una forma di sterilizzazione chirurgica femminile permanente.

La procedura prevede la chiusura delle tube di Falloppio, che connettono anatomicamente l’ovaio all’utero, e sono la sede in cui avviene la fecondazione dell’ovulo da parte dello spermatozoo; con la legatura viene impedita la migrazione dell’ovulo dall’ovaio nella tuba e la risalita degli spermatozoi verso la tuba stessa, impedendo quindi la fecondazione.

L’intervento viene effettuato in ospedale e richiede generalmente circa 30 minuti; quasi tutte le donne operate vengono dimesse in giornata (o quella successiva) e sono in grado di ritornare alle proprie attività entro pochi giorni.

Benché l’operazione sia ormai legata a standard di sicurezza elevatissimi, esiste la possibilità di incorrere in complicazioni importanti, che tuttavia si verificano in meno di 1 donna su 1000; tra i rischi potenziali ricordiamo:

  • emorragie,
  • infezioni,
  • danni ad altri organi addominali,
  • effetti collaterali legati all’anestesia,
  • gravidanza (per chiusura incompleta),
  • gravidanza extrauterina.

L’efficacia dell’intervento è molto elevata (poche decine di gravidanze ogni 1000 donne su un arco temporale di 10 anni).

Rappresentazione grafica della posizione dell'utero e delle tube.

Apparato riproduttore femminile, al centro è presente l’utero, collegato alle ovaie attraverso le tube di Falloppio.

La procedura non interferisce invece con il normale ciclo mestruale, non causa quindi alterazioni ormonali, in quanto né ovaie né utero vengono interessati dall’intervento. Non causa inoltre interferenze della vita sessuale.

La legatura tubarica può essere eseguita in qualsiasi momento, da sola o in combinazione con altri interventi addominali, come per esempio un parto cesareo; è una procedura sempre più utilizzata, perché permette di ottenere una sterilizzazione permanente e duratura nel tempo, senza dover più ricorrere ad altri metodi contraccettivi.

Alcuni studi hanno inoltre dimostrato come tale intervento possa ridurre il rischio di sviluppare il tumore dell’ovaio.

È bene ricordare che tale procedura NON previene il rischio di infezioni sessualmente trasmesse, in quanto l’unico strumento contraccettivo che può proteggere da questo rischio è il “preservativo” (astinenza a parte).

La sterilizzazione tubarica non è un intervento da prendere in considerazione se c’è anche la remota possibilità di cambiare idea e di volere quindi una gravidanza, essendo un intervento permanente e difficilmente reversibile.

I reinterventi per “eliminare” la legatura tubarica sono infatti molto complessi e delicati, potrebbe inoltre essere necessario ricorrere a tecniche di “fecondazione assistita”. In entrambi i casi la percentuale di successo è molto variabile.

Efficacia

Si stima che durante il primo anno dopo l’intervento meno di una donna su 100 resti incinta.

La probabilità di successo è influenzata dall’età, per cui quanto più si è giovani al momento dell’intervento, tanto più alto è il rischio di fallimento della procedura. Inoltre, se si decide di voler avere un figlio dopo aver eseguito la legatura tubarica, vi è un aumento del rischio di gravidanza ectopica (impianto dell’embrione al di fuori dell’utero, generalmente in questo caso l’impianto avviene a livello della tuba stessa).

Reversibilità

È considerata teoricamente una procedura reversibile, sebbene la riapertura richieda un intervento di chirurgia maggiore la cui efficacia non è sempre certa.

Alternative

Un’altra possibilità con simile efficacia contraccettiva è rappresentata dalla sterilizzazione isteroscopica, intervento piuttosto rapido, eseguito in regime ambulatoriale, che prevede l’inserimento di dispositivi specifici direttamente attraverso la vagina e l’utero (spesso viene utilizzata una piccola spirale) nelle tube di Falloppio, causando così una reazione che porta alla formazione di tessuto cicatriziale che chiude le tube in circa 3 mesi: si tuttavia di una procedura permanente e senza possibilità di riapertura chirurgica. È necessaria inoltre una copertura contraccettiva addizionale per almeno 3 mesi.

La sterilizzazione tubarica non è un intervento da prendere in considerazione se c’è anche la remota possibilità di cambiare idea e di volere quindi una gravidanza, essendo come già detto un intervento permanente e difficilmente reversibile. I reinterventi per “eliminare” la legatura tubarica infatti sono molto complessi e delicati; potrebbe inoltre essere necessario ricorrere a tecniche di “fecondazione assistita”. In entrambi i casi la percentuale di successo è molto variabile.

Esistono altri metodi contraccettivi di lunga durata (in termini di anni), ripetibili e, sopratutto, reversibili, che possono cioè essere interrotti quando, per un qualsiasi motivo, si desideri una nuova gravidanza.

  • Spirale (dispositivo che viene inserito in utero):
    • Spirale in rame, con durata fino a 10 anni, che fallisce in 6 casi su 1.000 (su 1.000 donne che usano questa “spirale” per 1 anno, 6 restano incinte),
    • Spirale ormonale, come Mirena o Jaydess, con durata fino a 5 anni; si verifica un fallimento su 1.000 (su 1.000 donne che usano questa “spirale” per 1 anno, 1 resta incinta),
  • “Implanon”, un dispositivo a forma di “bastoncino” e in grado di rilasciare ormoni, delle dimensioni di un fiammifero, che si inserisce sotto la pelle e dura per 3 anni; fallisce in 1 caso su 1.000 (su 1.000 donne che usano questa “spirale” per 1 anno, 1 resta incinta)

Laddove non vi siano controindicazioni al loro uso, sarebbero sicuramente alternative valide e da preferire perché

  • possono essere rimossi quando si vuole,
  • non necessitano di un intervento chirurgico per essere posizionati, evitando quindi i rischi relativi,
  • e inoltre i dispositivi ormonali possono fornire protezione da alcuni tumori dell’utero.

Prima di sottoporsi alla legatura tubarica bisogna considerare alcuni importanti aspetti:

  • Valutare il rapporto rischio/beneficio dei metodi contraccettivi disponibili, siano essi permanenti o meno.
  • Esplicitare le ragioni della scelta di una sterilizzazione permanente e discutere i fattori (magari legati al momento che si sta vivendo) che possano successivamente condurre a pentirsi di tale scelta (per esempio giovane età o attuali problemi di coppia).
  • Comprendere in modo chiaro e completo i dettagli della procedura.
  • Discutere le cause e la probabilità di fallimento della procedura, nonché le possibilità circa l’eventuale reversibilità dell’intervento.
  • Informarsi circa i metodi di protezione dalle malattie sessualmente trasmesse.
  • Discutere e confrontarsi con il proprio ginecologo per decidere quale sia il momento migliore per sottoporsi all’intervento, per esempio subito dopo il parto o in concomitanza di un’altra procedura chirurgica addominale (è bene inoltre conoscere la fase del ciclo in cui si è al momento della procedura ed eventualmente eseguire un test di gravidanza per sicurezza).

Procedura

La legatura delle tube è un intervento chirurgico vero e proprio, come tale necessita di procedure pre-operatorie di preparazione anche in base al quadro clinico e ai relativi rischi della paziente:

  • analisi del sangue,
  • eventuale radiografia del torace,
  • prove di funzionalità respiratoria,
  • valutazione anestesiologica.

I rischi connessi a questo tipo di procedura chirurgica includono:

  • possibili danni all’intestino, vescica o lesioni vascolari,
  • reazioni avverse ai farmaci utilizzati per l’anestesia,
  • cicatrici ipertrofiche o cheloidi (cicatrici esuberanti con eccessiva produzione di tessuto cicatriziale, evento legato anche a una predisposizione soggettiva),
  • infezioni,
  • dolore addominale o pelvico persistente.

Alcune condizioni che potrebbero complicare l’intervento, o comunque incrementare il rischio di complicanze, sono rappresentate da:

  • precedente chirurgia addominale e/o pelvica,
  • storia di obesità e/o diabete,
  • disordini della coagulazione.

L’intervento chirurgico viene solitamente eseguito in laparoscopia, una metodica mini-invasiva che prevede delle piccole incisioni che permettono l’inserimento in addome di strumenti chirurgici specifici, dotati di luce e telecamera senza che il chirurgo entri direttamente con le mani in addome; si differenzia dalla laparotomia, tecnica che comporta invece il classico taglio addominale.

Alternativamente può essere eseguita una mini-laparotomia (che prevede una piccola incisione di circa 4-6 cm eseguita appena sopra il pube o sotto l’ombelico in caso di gravidanza recente).

L’intervento viene generalmente eseguito in anestesia generale o spinale.

Tecnica chirurgica

Rappresentazione schematica dell'intervento di chiusura delle tube

iStock.com/elenabs

All’inizio della procedura viene inserito un ago a livello dell’ombelico, così da riempire l’addome di gas (anidride carbonica) al fine di dilatarne la cavità; questo permette al chirurgo di avere un adeguato campo operatorio, sia dal punto di vista visivo che di spazio, così da garantire una manualità sufficiente.

Solitamente vengono praticate dalle 2 o 3 mini-incisioni, attraverso le quali vengono inseriti in addome gli strumenti chirurgici specifici.

Individuate le tube di Falloppio, il chirurgo provvede a chiuderle tramite piccoli anelli di plastica o clip metalliche.

Altro metodo possibile consiste nella “bruciatura” (elettrocoagulazione) di un tratto di ciascuna tuba che “salda” insieme le pareti della tuba e chiude il passaggio all’interno.

Se l’intervento è eseguito in laparotomia (col “taglio” classico) la procedura può consistere nella legatura, taglio e asportazione di un segmento di tuba.

Bisogna inoltre tenere presente che pur avendo concordato un tipo di intervento e iniziato ad operare in tal senso, l’operatore può trovarsi costretto, per una qualsiasi complicanza (presenza di aderenze, infezioni, lesioni agli organi interni, emorragie, …), a modificare la tecnica (per esempio da “laparoscopia” a “laparotomia”) e ad eseguire ogni altro atto chirurgico necessario ad evitare maggiori danni alla salute della paziente.

Convalescenza

Degenza e convalescenza non sono particolarmente lunghe, ma dipendono anche dal tipo di intervento eseguito e da eventuali complicazioni; in linea di massima si prevede una degenza di 24 ore in day surgery per la mini-lapatotomia e la laparoscopia, con una convalescenza che può variare dai 3 ai 7 giorni (nei quali sono consigliati riposo e astensione da sforzi).

Il controllo post-operatorio viene solitamente eseguito a 30 giorni dall’intervento.

Fonti e bibliografia

A cura della Dr.ssa Elisabetta Fabiani, medico chirurgo

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Domande e risposte
  1. Salve dottore, stiamo cercando una gravidanza con mio marito da tre mesi, ma ancora nulla. Crede che dovrei fare l’esame delle tube?

    1. Dr. Roberto Gindro

      No, dopo tre mesi è assolutamente prematuro.