Infiltrazioni di acido ialuronico, cortisone e altro: le domande frequenti

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Introduzione

Chi soffre di artrosi conosce bene le problematiche legate al dolore e alla difficoltà di movimento, avvertite anche nelle comuni attività quotidiane come

  • salire le scale,
  • alzarsi da una sedia
  • o sedersi in automobile.

Che si tratti di ginocchio, anca o spalla, la funzionalità articolare è spesso compromessa, ma la scelta dell’intervento chirurgico non sempre è la soluzione più adatta: una buona alternativa che trova grande consenso tra gli ortopedici è rappresentata dalle infiltrazioni, praticabili tra l’altro anche in ambulatorio.

Infiltrazione in un ginocchio

iStock.com/ElMiguelacho

Che cosa è un’infiltrazione?

Un’infiltrazione consiste nell’iniezione di un farmaco

  • all’interno dell’articolazione malata (infiltrazione intrarticolare)
  • o nello spazio circostante l’articolazione (infiltrazione periarticolare):

il medico individua il punto esatto in cui effettuare la puntura e procede con l’infiltrazione.

Si tratta di una vero e proprio trattamento, chiamato “terapia infiltrativa”, le cui modalità variano a seconda delle sostanze utilizzate.

Nel corso degli anni sono state utilizzate diverse tecniche, ma ad oggi la procedura ad ultrasuoni eco-guidata, che si avvale di immagini ecografiche in tempo reale, permette di iniettare la sostanza con maggiore precisione all’interno dell’articolazione. Il supporto dell’ecografia viene utilizzato in particolare per le infiltrazioni ad anca e ginocchio, non richiede l’uso di mezzi di contrasto ed inoltre può essere ripetuta senza alcun tipo di esposizione a radiazioni.

Per quali malattie è indicata la terapia infiltrativa?

Il trattamento infiltrativo trova impiego nelle patologie articolari infiammatorie e degenerative caratterizzate da dolore, quali

  • artrosi,
  • artriti non infettive,
  • condropatie,
  • capsuliti,
  • tendiniti,
  • tenosinoviti,
  • borsiti,
  • fasciti,
  • sindromi radicolari,
  • fibrositi,
  • entesopatie.

Su consiglio di uno specialista ortopedico o fisiatra, le infiltrazioni possono essere indicate in modo particolare per i gradi lieve o moderato di artrosi

  • del ginocchio (gonartrosi),
  • dell’anca (coxartrosi),
  • della colonna vertebrale (spondilosi),
  • della spalla
  • e delle dita della mano (rizartrosi).

La terapia può risultare vantaggiosa nei pazienti in cui i comuni farmaci antinfiammatori (acido acetilsalicilico, ibuprofene, …) siano controindicati o inefficaci, così come quando i trattamenti fisioterapici non abbiano consentito di raggiungere sufficienti benefici in termini di sollievo dal dolore e recupero della mobilità.

Si può prevedere una singola iniezione oppure un ciclo di infiltrazioni (solitamente tre o quattro) a distanza di poche settimane (da due a quattro) l’una dall’altra.

Quando invece le infiltrazioni sono controindicate?

Le principali controindicazioni sono date da

  • infezioni articolari o periarticolari (che rappresentano una controindicazione assoluta),
  • presenza di un versamento di sangue nell’articolazione (emartro),
  • problematiche della pelle come
    • eritemi,
    • pustole
    • e segni di psoriasi nella zona da infiltrare.

Quando si sospetta un’infezione articolare è necessario effettuare una artrocentesi ed analizzarne il liquido: solo in caso di negatività dell’esame potrà essere eseguita l’infiltrazione intrarticolare.

Che sostanze vengono iniettate?

La terapia infiltrativa ad oggi si avvale essenzialmente di quattro possibili alternative:

  • Anestetici locali (lidocaina), soprattutto per iniezione periarticolare (per curare patologie a carico di tendini, legamenti e muscoli). Sono utilizzati a scopo esclusivamente antidolorifico: la loro efficacia si basa sull’individuazione di “trigger point”, cioè determinate zone all’interno del muscolo che scatenano il dolore in cui procedere con l’iniezione mantenendo il principio attivo nell’area desiderata.
  • Farmaci cortisonici (metilprednisolone, spesso in associazione con lidocaina, ad esempio Lido DepoMedrol®), per via intrarticolare o periarticolare. Svolgono un’importante azione antinfiammatoria e antidolorifica e rappresentano la scelta più utilizzata nella terapia infiltrativa; i recenti studi su altre sostanze come l’acido ialuronico e i fattori di crescita stanno tuttavia ridimensionando l’importanza della sola somministrazione di cortisone.
  • Acido ialuronico, per via intrarticolare. È una sostanza viscosa, normalmente presente nell’organismo ed utilizzata in medicina estetica come filler per trattare gli inestetismi della cute, ma non solo: nelle cartilagini rappresenta una componente del liquido sinoviale e svolge una funzione fondamentale per le sue caratteristiche di lubrificazione e per ammortizzare gli urti quando camminiamo o corriamo. Con il trascorrere dell’età la concentrazione di acido ialuronico tende a diminuire, per questo motivo viene impiegato nelle infiltrazioni per rimpiazzare la quota persa con l’invecchiamento e si parla quindi di viscosupplementazione. Alcuni preparati di acido ialuronico (quelli ad elevato peso molecolare) consentono di effettuare una singola infiltrazione con benefici che durano fino a sei mesi. Alla protezione della cartilagine articolare si associa anche un’azione antidolorifica e la somministrazione intrarticolare sta riscontrando ampio consenso nella comunità scientifica.
  • Concentrato piastrinico ricco di fattori di crescita (Platelet-Rich Plasma, PRP). Si tratta dei più recenti composti, sui quali sono ancora in corso diversi studi e sperimentazioni, poiché le piastrine rilasciano numerose sostanze che promuovono la riparazione tissutale e influenzano il comportamento di altre cellule modulando l’infiammazione. Il trattamento con PRP viene comunemente eseguito per lesioni muscolari, patologie tendinee croniche (tendinopatia achillea, tendinopatia rotulea, fascite plantare, tendinopatie di spalla, epicondilite, epitrocleite, tendinopatia ischiatica), ma anche per patologie degenerative come gonartrosi, rizoartrosi e coxartrosi. L’efficacia, attualmente, non è superiore alle infiltrazioni con acido ialuronico su cui si può contare su anni di esperienze e evidenze scientifiche.

Dove vengono eseguite le infiltrazioni?

Il trattamento infiltrativo può avvenire in un ambulatorio ortopedico, fisiatrico o radiologico, in quest’ultimo caso se viene utilizzata l’ecografia come aiuto all’infiltrazione.

La procedura, eseguita da un medico specialista, è estremamente breve e la durata non supera i dieci minuti. Non è necessario il ricovero ospedaliero.

Le infiltrazioni guariscono l’artrosi?

Essendo l’artrosi una patologia degenerativa, nessun trattamento farmacologico è in grado di riportare perfettamente allo stato integro l’articolazione malata.

Le infiltrazioni effettuate in pazienti interessati da gradi lieve e moderato di artrosi, possono tuttavia limitare la degenerazione e consentono di ottenere un beneficio per quanto riguarda il dolore e la funzionalità articolare: recenti studi hanno evidenziato come un ciclo di infiltrazioni con acido ialuronico nel ginocchio permetta di raggiungere fino ad un anno di assenza di sintomi dolorosi, con conseguente minore rigidità dell’arto e un netto miglioramento nella capacità di svolgere le comuni attività quotidiane.

Dopo un anno può essere ripetuta l’infiltrazione (o il ciclo di infiltrazioni) per proseguire l’effetto benefico. Il numero di sedute ottimali, la tipologia di sostanze da utilizzare e la procedura adeguata saranno a discrezione del medico specialista che considererà globalmente la patologia in atto.

Con le infiltrazioni si può evitare la chirurgia?

L’unico intervento risolutivo nell’artrosi severa è il ricorso all’intervento chirurgico, che consiste nella completa ricostruzione dell’articolazione mediante l’inserimento di una protesi.

L’obiettivo della terapia infiltrativa è, se non evitare, quantomeno ritardare l’intervento chirurgico.

Questo risultato si può ottenere attraverso il miglioramento delle condizioni cliniche (dolore, rigidità dell’articolazione, difficoltà nei movimenti), in particolare in quei soggetti al di sotto dei 65 anni, attivi e con un’aspettativa di vita ancora alta, per posticipare il più possibile la chirurgia: le protesi attuali, infatti, sono prodotte grazie a moderne tecnologie per quanto riguarda l’efficienza dei materiali (leghe metalliche, materiali plastici o ceramiche), ma sono caratterizzate da una durata di vita limitata di circa 15 anni, dopo i quali diventa necessario un secondo intervento di revisione. Pertanto, per evitare un’ulteriore chirurgia a distanza di tempo in soggetti anziani, è auspicabile provvedere per tempo con un ciclo infiltrativo.

Le infiltrazioni presentano complicanze?

La possibilità di effetti collaterali è realmente bassa.

Le infiltrazioni intrarticolari ben eseguite permettono di rilasciare la sostanza esclusivamente all’interno dell’articolazione senza che esca al di fuori, così come le iniezioni intramuscolari, per cui gli anestetici locali agiscono solo nella zona scelta senza passare in circolo e diffondersi nell’organismo.

In alcuni pazienti si verificano reazioni indesiderate locali costituite da:

  • dolore all’articolazione interessata dall’infiltrazione,
  • senso di calore,
  • tumefazione in sede di iniezione,
  • eritema (rossore).

Si tratta di segni e sintomi che si auto-limitano nell’arco di 24-48 ore, nel senso che si risolvono senza trattamento e non necessariamente si ripetono ad una successiva infiltrazione.

Cosa dice la letteratura?

Ad oggi la letteratura scientifica disponibile non ha ancora chiarito definitivamente punti di forza e limiti della terapia intra-articolare; una revisione Cochrane del 2015 giunge alla conclusione che l’infiltrazione con cortisone possa garantire un modesto sollievo dal dolore ed un certo recupero della mobilità, destinati purtroppo a scemare nell’arco di qualche mese.

Più nebulosa è invece la disponibilità di studi relativi all’utilità dell’acido ialuronico.

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