Agorafobia e paura della folla: sintomi, cura e cause

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Significato

Il termine agorafobia deriva dal greco e significa “paura (phobia) della piazza (agorà)”, indicando quindi coloro che temono gli spazi aperti e/o i luoghi affollati.

Secondo il DSM V (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) l’agorafobia può essere classificata tra i disturbi d’ansia, poiché la sua caratteristica essenziale è proprio l’ansia relativa al trovarsi in luoghi o situazioni dalle quali può essere difficile (o imbarazzante) allontanarsi, come ad esempio essere in coda al supermercato o su un mezzo di trasporto pubblico.

L’agorafobia di solito si manifesta a seguito di un attacco di panico, anche se esistono persone con agorafobia senza anamnesi di disturbo di panico.

La gravità dei sintomi è variabile, ma tendenzialmente questa forma di fobia è considerata come una delle manifestazioni ansiose più invalidanti, perché chi ne soffre ha elevate probabilità di andare incontro nel tempo a un confinamento volontario tra le mura domestiche (salvo essere accompagnato), per evitare situazioni di disagio o di vero e proprio panico.

Fotografia di donna sovrastata dalla folla

iStock.com/PeopleImages

Cause

L’agorafobia spesso si manifesta a seguito di un attacco di panico, perché le persone che li sperimentano conservano nella memoria un ricordo molto vivido dei luoghi in cui si è verificato l’attacco: la paura di quei luoghi diventa talmente forte che viene generalizzata a tutti i posti simili.

I risultati di alcuni studi rivelano che le convinzioni personali relative al controllo dei sintomi di panico giocano un ruolo importante nello sviluppo degli attacchi. Ciò significa che se ad esempio la persona si convince che recarsi al supermercato senza accompagnatore potrebbe provocare l’insorgere dei sintomi temuti, l’attacco di panico potrebbe manifestarsi anche solo al pensiero di trovarsi da solo al supermercato.

Secondo la comunità scientifica una delle cause possibili dell’agorafobia potrebbe essere riconducibile alla paura di essere abbandonati o a un’aggressività molto forte, che tuttavia è stata rimossa e di cui quindi il soggetto non è consapevole.

Spesso esiste un conflitto tra il desiderio d’indipendenza e quello di dipendenza dagli altri, è possibile che la persona voglia essere accompagnata quando esce perché non riesce più a svolgere le sue attività in autonomia. Allo stesso tempo però questa condizione di dipendenza può provocare rabbia e scatenare il bisogno d’indipendenza, che naturalmente in questi casi si fatica a raggiungere.

Sintomi

Ciò che accomuna entrambi i tipi di agorafobia, con o senza disturbo di panico, è che il soggetto mette in atto strategie per evitare le situazioni temute, ad esempio eviterà di recarsi in luoghi affollati o di uscire di casa da solo.

Nei casi più gravi la persona non riesce ad allontanarsi da casa nemmeno se in compagnia di una persona fidata.

Evitare i luoghi o le situazioni temute riduce l’ansia rinforzando il comportamento d’evitamento, questo porta la persona a confinarsi nei luoghi che considera sicuri compromettendo significativamente la sua vita sociale.

Agorafobia con Disturbo di Panico

Le persone con Disturbo di Panico soffrono di episodi caratterizzati da intenso terrore, conosciuti come attacchi di panico, in cui si sentono travolti dall’ansia e hanno un forte impulso a fuggire o a chiedere aiuto.

La conseguenza del susseguirsi degli attacchi di panico spesso è l’insorgenza dell’agorafobia, il soggetto manifesta ansia quando si trova in luoghi affollati ed è intensamente spaventato all’idea di avere un attacco di panico improvviso.

Nella mente dell’agorafobico si scatenano pensieri legati alla paura di morire per non essere stato soccorso in tempo ed è così che insorge la paura di avere paura, manifestazione tipica di questo disturbo.

Solitamente la persona che soffre di agorafobia ha paura ad uscire di casa da sola, ed è proprio quando si è da soli che i sintomi si manifestano con maggior intensità, perché vengono a mancare i propri punti di riferimento, come ad esempio la casa o una persona di fiducia.

I sintomi relativi all’agorafobia con Disturbo di Panico sono:

In caso di attacco di panico vero e proprio invece la persona manifesta almeno quattro dei seguenti sintomi:

Agorafobia senza Disturbo di Panico

I sintomi dell’agorafobia senza Disturbo di Panico sono simili a quelli dell’agorafobia con Disturbo di Panico, la differenza è che ciò che la persona teme non è l’attacco di panico, ma il manifestarsi di sintomi inabilitanti o estremamente imbarazzanti.

Tra le situazioni più temute ricordiamo ad esempio

Il soggetto inoltre può avere paura di un attacco cardiaco in un contesto in cui nessuno è in grado di aiutarlo.

Diagnosi

La diagnosi di agorafobia prevede stringenti criteri elencati nel DSM-5, il “Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali”, che prevede lo sviluppo di ansia o paura marcate e persistenti (della durata pari o superiore a 6 mesi) per almeno due dei seguenti contesti sociali:

  • Utilizzo dei mezzi pubblici
  • Trovarsi in spazi aperti (parcheggio, piazza, …)
  • Trovarsi in un luogo chiuso (negozi, teatro, cinema, …)
  • Trovarsi in fila o in mezzo ad una folla
  • Trovarsi soli fuori casa

La paura deve essere legata a pensieri come una possibile difficoltà nella fuga o nell’essere soccorsi in caso di attacco di panico.

Devono inoltre essere soddisfatti tutti i seguenti punti:

  • Riproducibilità delle paure (le stesse situazioni innescano quasi sempre paura o ansia).
  • Sviluppo di strategie di evitamento o necessità di essere accompagnati.
  • I pazienti evitano attivamente la situazione e/o richiedono la presenza di un compagno.
  • La paura dev’essere oggettivamente eccessiva e/o immotivata.
  • I sintomi e i comportamenti che ne conseguono devono impattare significativamente sulla vita sociale e professionale del paziente.
  • Sono stati esclusi altri disturbi mentali in grado di spiegare le difficoltà.

Cura e rimedi

Terapia cognitivo-comportamentale

Questo approccio terapeutico indica un metodo di trattamento il cui obiettivo è modificare il comportamento e le credenze disadattive della persona.

Il terapeuta aiuta il paziente a controllare le reazioni emotive disturbanti, nel caso dell’agorafobia aiuta a gestire l’ansia associata alle situazioni temute, insegnando al paziente modi più efficaci per interpretare le loro esperienze e riflettere su di esse.

Il terapeuta “addestra” quindi il paziente al pensiero positivo, insieme all’esposizione dal vivo, ossia uscite con un accompagnatore che portino l’individuo progressivamente più lontano da casa. Il paziente imparerà inoltre a sostituire i dialoghi interni autodistruttivi (sono sicuro che sverrò nell’esatto momento in cui entrerò al supermercato) con auto-istruzioni positive (sarò in grado di gestire la situazione).

Terapia sistemica

Nella terapia sistemica il terapeuta è considerato come un sistema che entra in contatto con un altro sistema (il paziente) che è stato portato lontano dal suo stato di equilibrio e quindi necessita di riorganizzazione.

L’incontro dei due sistemi (paziente e terapeuta) crea un’area di contatto che consente di individuare quali atteggiamenti e concetti sono aperti al mutamento, senza però minacciare l’identità dell’individuo.

Approccio Psicodinamico

L’obiettivo di questa terapia è portare alla coscienza i conflitti (emozioni e motivazioni rimosse) in modo che possano essere affrontati più razionalmente e realisticamente. Le terapie psicodinamiche includono la psicoanalisi freudiana classica, che però è un percorso lungo e intenso, il quale spesso non è tollerato da chi soffre di agorafobia poiché manca un sollievo immediato dei sintomi. In risposta alla necessità dei pazienti di avere un miglioramento più rapido, le terapie psicodinamiche più recenti tendono ad essere più strutturate e a breve termine rispetto alla psicoanalisi tradizionale.

Una di queste è la terapia interpersonale, durante la quale avviene una discussione diretta riguardo alle questioni critiche per il paziente. Le ricerche hanno verificato l’utilità di questa terapia per il trattamento dell’agorafobia.

Psicofarmaci

Nei casi più acuti lo psichiatra potrebbe decidere di prescrivere gli psicofarmaci, ma questo non può e non deve sostituire la psicoterapia, che è assolutamente necessaria per comprendere le cause del problema e riuscire quindi ad affrontarlo con strumenti adeguati.

I farmaci che si sono rivelati più efficaci per il trattamento dell’agorafobia sono gli Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina (SSRI), che agiscono aumentando in modo selettivo i livelli di serotonina nel cervello bloccandone il riassorbimento da parte dei neuroni; sono eventualmente associabili benzodiazepine (come alprazolam) da assumere al bisogno durante l’attacco.

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Domande e risposte
  1. Sono Arianna, ho 26 anni e sono 4 anni che mi ritrovo ad essermi bloccata nrgli attacchi d’ansia…sono 3 anni che non vado in vacanza perché anche solo allontanarmi di 40 minuti mi cr3a forte forte panico. A volte mi sembra di non qvere speranza, mi ritrovo limitata da me stessa; sono anni che ormai vivo con il freno a mano tirato, da un anno e mezzo circa sono in terapiacon una psicoterapeuta bravissima, che sta scavando dentro di me per aiutarmi a gettare le basi per un equilibrio tanto desiderato. Tra pochi giorni dovrei partire per le vacanze, ma gia sto cqmbiando idea; vorrei mollare e rinunciare; in questi anni ho fato cura con gocce EN con cui mi sono trovata bene, ora non so cosa fare. Distinti saluti, Arianna

    1. Dr. Roberto Gindro

      Se la specialista che la segue è d’accordo credo che NON dovrebbe rinunciare alla vacanza e valuti magari di portarsi dietro l’En.

  2. Salve dottore! È da anni ormai che soffro di attacchi di panico e agorafobia.
    Inizialmente molto leggeri, confusi, non capivo.
    Mi girava la testa e mi sentivo svenire, ma di fatto non svenivo.
    Subito pensai a qualcosa di fisico.
    Appurato che fisicamente ero sana con un pesce (ogni controllo possibile, pure elettroencefalogramma), il medico mi sorrise e mi disse “attacchi di panico signorina”.
    Mi si è aperto un mondo.
    Da lì, vivevo nell’idea degli attacchi di panico.
    Il primo anno con sforzo, ma riuscivo a reggere ogni situazione.
    Sono andata dalla psicologa un mesetto, nessun farmaco prescritto.
    Affrontai un viaggio, molto in ansia ma ce l’ho fatta.
    Col tempo ho evitato viaggi, dicendomi che “non mi andava”.
    Nel mio paese riuscivo a svolgere tutte le attività quasi dimenticandomi del panico.
    Un giorno, ad un aperitivo in un pub mi sento svenire, voci confuse, irrealtà: eccolo, panico!
    E da lì inizio a rinchiudermi dentro casa.
    Non uscivo nemmeno a calci, niente.
    Conosco un ragazzo di un’altra città e riprendo ad uscire pian pianino.
    È sempre venuto lui da me, vorrebbe partissi io.
    Ho omesso il gran disagio nel partire.
    Dopo una serie di tiritere ci accordiamo sul vederci in un posto neutro, nè casa mia nè casa sua.
    Io in ansia totale, parto in traghetto con amici che dovevano partire pure ma fermarsi da un’altra parte.
    Parto e sto serena, una settimana bellissima con lui.
    Ora doveva andare da lui a Genova, prenoto il biglietto, faccio il check in online, valigia pronta e in aereo non riesco a salire: ansia e derealizzazione.
    Ora sono demoralizzata e tristissima.
    Mi sono pentita.
    Lui non l’ha presa bene e mi manca tanto, voglio vederlo, andare da lui!
    Vorrei ritentare in questi giorni, ma l’idea dell’aereo mi frena, di stare chiusa lì, e se mi viene il panico? Chi mi tranquillizza?
    Aspettare in aeroporto, da sola, in mezzo alla gente!
    Premetto che non ho timore della gente, anzi sono una chiacchierona!
    E nemmeno temo che l’aereo cada!
    Dottore, so che non è un mago con la bacchetta magica, ma la prego di consigliarmi qualsiasi cosa, anche un farmaco d’occorrenza, che farò valutare al mio medico!
    Io devo salire sull’aereo, in ogni modo!
    Grazie per l’attenzione!
    – Sara

    1. Dr. Roberto Gindro

      Valuterei di riprendere la terapia di supporto psicologico, ma nell’emergenza valuti un ansiolitico con il medico (Xanax è il più usato, ma il medico saprà valutare meglio di me).

  3. dottore possono lexotan o xanax far venire male alle gambe come quando viene l ‘influenza ?

    1. Dr. Roberto Gindro

      In scheda tecnica ho trovato solo debolezza muscolare, non dolori.

  4. Salve dottore,ho 24 anni e sono mesi che soffro di ansia e attacchi di panico fortunatamente li gestisco prendendo xanax e antidepressivo al mattino.Sto facendo anche un percorso dalla psicologa e psichiatra, per via della mia paura di fare e di andare da qualche parte da solo.Ho paura di essere diventato dipendente; riguardo allo xanax nel senso che dovunque io vada se non me lo porto con me vado in panico.Quando guido anche sono sempre teso e ho tachicardia.Ho sentito il mio medico per fare esami ma nulla di patologico,solo ansia è risultato anche dal cardiologo.

    1. Dr. Roberto Gindro

      Per diminuire e poi sospendere il farmaco è fondamentale il lavoro psicologico che sta facendo.

  5. Buona sera dottore, soffro di agorafobia da 4/5 anni, all’inizio mi sentivo male anche solo ad uscire di casa ma da un anno a questa parte mi sento molto più libero ( non ho mai preso farmaci e mai fatto terapia ), adesso vorrei provare a spingermi un po oltre (es. andare in discoteca, cosa che non faccio da ( anni) perché ho letto che si cura anche con la terapia d’urto, la cosa che mi frena è la paura che un nuovo attacco di panico (non mi succede da un paio di anni) mi possa riportare allo stadio iniziale e sarebbe davvero terribile.

    1. Dr. Roberto Gindro

      Eviterei una terapia d’urto, mentre potrebbe completare l’ottimo percorso iniziato con uno psicologo esperto di terapia cognitivo comportamentale, che le permetterà di approcciarsi al problema nel modo che lei ipotizzava, ma con un po’ più di metodo e senza rischiare pericolose ricadute.

    2. Grazie, la cosa che più mi preoccupa è la ricaduta. Fino ad ora mi hanno aiutato molto i miei familiari ad uscire, a fare viaggi e il resto, ma con i miei amici non ne ho mai parlato, io credo che parlando con quelli più intimi potrebbero aiutarmi e quindi poter tornare a fare le cose che fa una persona “normale”. Non ho molta fiducia negli psicologi, ha più fiducia nel l’aiuto delle persone che mi stanno intorno

    3. Dr. Roberto Gindro

      Condivido il fatto che che le persone care possano davvero fare la differenza, ma proceda per gradi ed eviterei esposizioni per cui potrebbe non essere ancora pronto. Può essere senza dubbio utile parlarne anche con il medico di base.

  6. Salve, vorrei conoscere delle persone con questo disturbo, ci sono degli incontri? io ci sto lavorando con le tecniche cognitive comportamentali e devo dire che i progressi sono notevoli ma condividere le mie esperienze con qualcuno che ne sta facendo altrettante potrebbe essere utile a chiunque abbia questo problema.

    1. Dr. Roberto Gindro

      Proverei a chiedere alla psicologa che la sta seguendo, potrebbe essere a conoscenza di gruppi nella sua città, oppure valutare di trovare forum seri su Internet dedicati all’argomento (sottolineo “seri”, che siano per esempio moderati da personale specializzato).

  7. Soffro di agorafobia/ansia/paura di uscire di casa e di fermarmi nel traffico ai semafori rossi da sei mesi. Vado da uno psichiatra che (dopo il ricovero per stress) mi ha prescritto rivotril,in più sono seguito da una psicologa di impronta psicodinamica…il fatto è che non riesco a tirare fuori niente dalle mie visite con la psicologa,e non so davvero cosa provare. Lei mi dice che io avendo altri disturbi (borderline) non posso trattare le mie fobie come tutti gli altri e che il “nodo” da sciogliere è più faticoso. Potete consigliarmi qualche altra alternativa veloce e utile? Non riesco più a starmene chiuso in casa e ad uscire solo per percorrere pochi metri intorno alla mia abitazione

    1. Dr. Cracchiolo (Medico Chirurgo)

      Credo che stia già facendo il percorso più corretto. Purtroppo a volte c’è solo bisogno di tempo. Può sempre chiedere allo psichiatra se è possibile modificare la terapia visto la scarsa efficacia di quella attuale. saluti

    2. La ringrazio per la risposta…

  8. Dottore ho 18 anni e da un paio di anni soffro di attacchi di panico, mai curati seriamente, trovo sempre scuse per non uscire e per non fare attività. Mi sento rinchiuso in gabbia da me stesso. Ho abbandonato qualsiasi hobby, non voglio andare a fare la patente di guida, ho addirittura paura di andare a fare l’esame a scuola a giugno.. e mi pento ancora di più per aver buttato gli anni migliori della mia vita in cui mi sarei dovuto formare e pensare al futuro. Delle volte penso anche che non ho un futuro che farò una brutta fine se continuo così… non so che fare mi sono completamente isolato, non ho più amici, non ho più niente per sperare di vivere veramente. Io so solo una cosa voglio trovare una soluzione, non voglio abbandonare, voglio vivere, vivere veramente. Cosa devo fare?

    1. Dr. Cracchiolo (Medico Chirurgo)

      Salve. Il fatto che tu voglia uscire da questa situazione è positivo, devi farti aiutare dai tuoi familiari e soprattutto è il caso di parlarne con uno specialista psichiatra per iniziare un percorso che possa migliorare il tuo umore e pian piano farti tornare la spensieratezza che DEVE esserci a 18 anni. Coraggio ! Fatti aiutare e vedrai che questo brutto momento passerà.

  9. Cosa ne pensa dell’omeopatia per curare delle fobie specifiche? Sto assumendo ansiolitici ma non vedo grandi miglioramenti.

    1. Dr. Roberto Gindro

      Mi dispiace, ma non credo all’omeopatia; nel suo caso valuterei invece un approccio psicologico di tipo cognitivo comportamentale, in modo da lavorare sulle cause più che sui sintomi.