Dieta dell’indice glicemico: tutto quello che non ti hanno mai detto

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Introduzione

Parlando di dieta dell’indice glicemico si fa generalmente riferimento ad un regime alimentare, spesso volto alla perdita di peso, basato sulla gestione del livello di glucosio nel sangue (glicemia); molte diete commerciali popolari, libri e siti web ruotano attorno al concetto di indice glicemico, come la famosa dieta Montignac.

L’approccio si basa su una classificazione degli alimenti contenenti carboidrati in base al loro potenziale effetto di aumento del livello di glucosio nel sangue; il concetto è stato originariamente sviluppato per contribuire a migliorare il controllo della glicemia nei pazienti diabetici.

La dieta dell’indice glicemico non è una dieta

  • low-carb (povera di carboidrati), perché non prevede la necessità di contarli, né di ridurli al di sotto di una percentuale tipica dei regimi alimentari più comuni, come il modello mediterraneo;
  • a basso contenuto di grassi,
  • che richieda di ridurre le dimensioni delle porzioni o di contare le calorie.

Nelle sue varie declinazioni si tratta piuttosto di un approccio che orienta verso alimenti contenenti specifici tipi di carboidrati.

Fotografia di diversi alimenti contenenti carboidrati, con diverso indice glicemico

iStock.com/egal

Scopo

Queste diete suggeriscono di consumare alimenti e bevande con un basso indice glicemico con l’obiettivo di mantenere un corretto equilibrio della quantità di zucchero nel sangue; i sostenitori affermano inoltre che questa dieta consente di perdere peso e di ridurre i fattori di rischio per alcune malattie croniche.

I principali fattori con cui viene promosso questo tipo di approccio sono:

  • evitare lo squilibrio glicemico tipico delle diete occidentali,
  • evitare di dover contare le calorie,
  • la possibilità di continuare a consumare alimenti ricchi di carboidrati,
  • adottare abitudini alimentari adatte ad essere seguite anche sul lungo periodo.

Sebbene i presupposti siano sostanzialmente condivisibili, è un dato di fatto che alti livelli di glucosio nel sangue siano collegati a numerosi problemi di salute, tra cui diabete, obesità e malattie cardiache, tuttavia le prove scientifiche che sostengono il ruolo di della dieta dell’indice glicemico nella perdita di peso rimangono contraddittorie. Si possono ottenere gli stessi benefici per la salute seguendo una dieta più equilibrata (come quella mediterranea), mantenendo un peso sano e praticando sufficiente attività fisica.

Si raccomanda in ogni caso di consultare il proprio medico o un nutrizionista prima di iniziare qualsiasi dieta dimagrante, soprattutto se si soffre di qualche patologia, tra cui il diabete.

Nozioni di base sulla glicemia

Lo zucchero (glucosio) è la principale fonte di energia per le cellule che costituiscono i muscoli e gli altri tessuti. Il glucosio proviene da due fonti principali:

  • carboidrati contenuti negli alimenti,
  • scorte del fegato.

I carboidrati sono disponibili negli alimenti in forma di

  • zuccheri,
  • amidi
  • e fibre.

Dopo aver mangiato o bevuto qualcosa contenente carboidrati, l’organismo li scompone tutti essenzialmente allo stesso modo, trasformandoli in zuccheri, ad eccezione delle fibre, che attraversano l’intestino senza essere assimilate. Poiché gli zuccheri assunti con la dieta non necessitano di ulteriore scomposizione, vengono assorbiti più velocemente degli amidi.

Lo zucchero penetra quindi nel flusso sanguigno e da lì raggiunge le singole cellule in tutto il corpo per fornire energia. Lo zucchero in eccesso viene invece immagazzinato nel fegato e nei muscoli sotto forma di glicogeno.

Due ormoni del pancreas aiutano a regolare il livello di glucosio nel sangue:

  • L’insulina trasferisce lo zucchero dal sangue alle cellule quando il livello di glucosio nel sangue è alto.
  • Il glucagone aiuta a rilasciare lo zucchero immagazzinato nel fegato quando il livello di glucosio nel sangue è basso.

Questo processo aiuta ad alimentare l’organismo e garantisce un equilibrio glicemico naturale.

Squilibrio glicemico

Si ritiene che alcuni alimenti scompensino questo equilibrio naturale provocando picchi nel livello di glucosio nel sangue. Quando il livello di glucosio nel sangue e i livelli di insulina rimangono elevati, o si alzano e abbassano velocemente, l’organismo ha difficoltà a rispondere in modo adeguato e con il tempo questo potrebbe causare una resistenza all’insulina. L’insulino-resistenza è associata a una serie di problemi di salute, tra cui:

Classificazione dell’indice glicemico

Il concetto di indice glicemico serve a classificare alimenti e bevande sulla base dell’influenza che hanno sul livello di glucosio nel sangue, mediante un punteggio da 0 a 100.

Solo gli alimenti e le bevande che contengono carboidrati sono classificati, in quanto principali responsabili dell’effetto sulla glicemia. È possibile trovare ampi elenchi relativi alla classifica dell’IG on-line e sui libri, ma molti alimenti e bevande rimangono non classificate.

Gli alimenti classificati secondo l’indice glicemico sono poi sommariamente classificati in tre gruppi principali:

  • Alto, da 70 in su: riso bianco, riso integrale, pane bianco, patate a pasta bianca cotte al forno senza pelle, patate rosse bollite con la pelle e anguria.
  • Medio, da 56 a 69: mais dolce, banane, ananas, uva passa e alcuni tipi di gelato.
  • Basso, da 55 in giù: carote crude, arachidi, mela cruda, pompelmo, piselli, latte scremato, fagioli e lenticchie.

Per trovare il valore degli alimenti è possibile fare riferimento ai numerosi siti che mettono a disposizione tabelle ed elenchi, ma tra tutti ricordiamo il database gratuito dell’IG dell’Università di Sydney.

Con la dieta dell’indice glicemico è necessario evitare alimenti ad alto indice glicemico. I sostenitori affermano che

  • gli alimenti e le bevande con elevato indice glicemico, essendo rapidamente digeriti dall’organismo, provocano un picco di glucosio nel sangue, che può poi essere seguito da un rapido abbassamento della glicemia, provocando ampie fluttuazioni nel livello di glucosio nel corpo;
  • gli elementi con basso indice glicemico vengono digeriti più lentamente, alzando la glicemia in modo più limitato e graduale.

Poiché gli alimenti a basso indice glicemico sono assorbiti più lentamente rimangono nel tratto digestivo più a lungo. Questo è il motivo per cui questi alimenti sono a volte chiamati carboidrati lenti. Questi alimenti possono aiutare a controllare l’appetito e a ritardare lo stimolo della fame, che può essere utile per la gestione del peso. L’equilibrio glicemico può anche contribuire a ridurre il rischio di insulino-resistenza.

Esempio di dieta dell’indice glicemico

Molte diete commerciali si basano sull’indice glicemico e ciò che si può mangiare dipende dalla specifica dieta che si segue. L’Università di Sydney, parlando di questo argomento, non promuove specifici piani commerciali per perdere peso e non etichetta i carboidrati come buoni o cattivi, piuttosto consiglia di utilizzare l’indice glicemico per aiutare a scegliere gli alimenti da consumare suggerendo di:

  • Focalizzarsi su cereali da colazione a base di avena, orzo e crusca (e privi di zuccheri aggiunti),
  • Scegliere pane a base di cereali integrali, farina macinata a pietra e lievito madre,
  • Ridurre il consumo di patate,
  • Mangiare molta frutta e verdura,
  • Evitare grandi porzioni di riso e pasta bianca, preferendo le varianti integrali.

Funziona?

Perdita di peso

Le diete commerciali che si basano sull’indice glicemico affermano che si perde peso senza dover contare calorie o carboidrati. Si afferma che gli alimenti a basso indice glicemico garantiscano il senso di sazietà per un tempo maggiore e bilancino il livello di glucosio nel sangue.

I risultati degli studi di ricerca sono contraddittori e molti studi sono di scarsa qualità. Alcuni lavori  dimostrano che per quanto riguarda le calorie c’è poca differenza nello stimolo della fame provato dopo aver mangiato un alimento ad alto indice glicemico o un alimento a basso indice glicemico. Altri studi, però, concludono che è molto più probabile perdere peso e ridurre l’indice di massa corporea (BMI) con una dieta dell’indice glicemico rispetto a una dieta tradizionale, anche se si è obesi ed è necessario perdere una quantità significativa di peso. Questo può essere vero, almeno in parte, perché è più facile seguire una dieta dell’indice glicemico a lungo termine, in quanto non è considerata una dieta estrema.

Sono stati pubblicati pochi studi sull’impatto della dieta dell’indice glicemico sulla perdita di peso a lungo termine, ma alcune evidenze suggeriscono che una dieta più ricca di proteine ​​e a basso indice glicemico possono portare a una perdita di peso duratura. Alcuni studi suggeriscono inoltre che sia possibile perdere peso con una dieta dell’indice glicemico semplicemente perché

  • si scelgono più fibre e proteine​​,
  • consente di ridurre le dimensioni delle porzioni e di mangiare di meno.

Ancora altri studi suggeriscono che sono disponibili poche o nessuna prova che avere un elevato livello di glucosio nel sangue determini un aumento di peso, se si è in buona salute. Queste ricerche dimostrano che l’insulina è essenziale per la salute e che rappresenta un problema solo quando si sviluppa una resistenza all’insulina stessa. L’insulino-resistenza non si sviluppa mangiando alcuni carboidrati o proteine​​, ma è principalmente dovuta al sovrappeso. La perdita di peso con qualsiasi tipo di dieta migliora il controllo della glicemia.

Il concetto di base tuttavia è che per perdere peso è necessario ridurre l’assunzione di calorie e aumentare le calorie bruciate. Le raccomandazioni tradizionali per la perdita di peso consigliano di perdere 0.5-1 kg a settimana, riducendo le calorie e i grassi e prediligendo i carboidrati complessi. Una rapida perdita di una grande quantità di peso potrebbe indicare che si stanno perdendo liquidi o tessuto magro, piuttosto che grassi.

Benefici per la salute

I sostenitori di queste diete affermano che si può migliorare o ridurre il rischio di gravi malattie, compreso il diabete e le malattie cardiovascolari, ma la realtà è che quasi ogni dieta può ridurre o addirittura eliminare i fattori di rischio del diabete e delle malattie cardiovascolari, se aiuta a perdere peso in eccesso in modo progressivo e senza carenze. La maggior parte delle diete dimagranti può anche migliorare il livello di colesterolo o di glucosio nel sangue, almeno temporaneamente.

Inoltre l’indice glicemico non classifica gli alimenti in base a quanto siano realmente sani, infatti alcuni alimenti con il punteggio più basso di IG possono essere meno sani perché contengono grandi quantità di calorie, sale, zuccheri o grassi saturi, soprattutto se si tratta di alimenti confezionati e trasformati. Sia le patatine fritte che il gelato, per esempio, hanno un indice glicemico più basso rispetto alle patate al forno, anche se queste ultime sono generalmente considerate più sane. Così, mentre gli alimenti a basso IG possono aiutare l’equilibrio glicemico, la loro scelta indiscriminata potrebbe causare altri problemi di salute.

Indice glicemico e sport

L’IG può essere uno strumento utile per aiutare gli atleti a scegliere con maggior consapevolezza il giusto tipo di carboidrati da consumare prima e dopo l’attività fisica.

L’orientamento attualmente più condiviso si basa sull’osservazione che un pasto a basso IG prima dell’esercizio fisico determina un migliore mantenimento delle concentrazioni di glucosio nel sangue durante l’esercizio e un maggiore tasso di ossidazione dei grassi. Questo provoca un ridotto utilizzo del glicogeno muscolare durante l’esercizio fisico prolungato e possibilmente migliora le prestazioni di resistenza.

Mangiare pasti ad alto IG prima dell’allenamento può invece causare picchi di concentrazione di glucosio nel plasma prima di iniziare l’esercizio fisico e l’insorgenza di ipoglicemia dopo i primi 30 minuti di esercizio.

Durante il recupero, dopo l’allenamento, la resintesi del glicogeno muscolare è di alta priorità metabolica. Il consumo di carboidrati ad alto IG dopo l’esercizio fisico aumenta la concentrazione di glucosio plasmatico e di insulina e questo facilita la preparazione delle nuove scorte di glicogeno. Si noti tuttavia che questo ragionamento trova applicazione più che altro per atleti agonisti, la cui programmazione prevede tipicamente più sedute quotidiane; atleti amatori sono in genere invitati al consumo di alimenti a basso IG in quanto privi dell’assoluta necessità di garantirsi un completo recupero delle scorte.

Critiche e rischi

Una delle maggiori preoccupazioni relative all’indice glicemico è che gli alimenti sono classificati singolarmente, ma in realtà il modo in cui l’organismo assorbe e gestisce i carboidrati dipende da molti fattori, tra cui:

  • dimensione della porzione,
  • modo in cui gli alimenti sono stagionati, elaborati o preparati,
  • ora in cui si mangia,
  • altri alimenti che si mangiano in combinazione,
  • proprie condizioni di salute, come il diabete.

Si noti che il valore di un alimento rimane sempre lo stesso a prescindere dalla porzione consumata, ma è ovviamente in questi casi ci si aspetta una maggiore risposta glicemica, cioè i livelli di glucosio raggiungeranno un picco più alto e avranno bisogno di più tempo per tornare alla linea di base rispetto ad una porzione normale. Il carico glicemico è un concetto correlato che classifica un prodotto alimentare in base al contenuto di carboidrati e alle dimensioni delle porzioni, perché maggiore sarà la dimensione della porzione, maggiori saranno le calorie consumate indipendentemente da un indice glicemico alto o basso.

Poiché molti alimenti generalmente sani sono naturalmente a basso indice glicemico, come cereali integrali, legumi, verdura, frutta e prodotti lattiero-caseari, se si segue una dieta sana, basata su alimenti freschi e non molto elaborati, si possono ottenere gli stessi benefici della dieta dell’indice glicemico.

Gli studi relativi alla dieta dell’indice glicemico non hanno rivelato alcun rischio specifico per la salute per chi la segue, tuttavia è possibile che se si scelgono molti alimenti a basso indice glicemico, ma ad alto contenuto di calorie, zuccheri e grassi saturi, si possano sviluppare alcuni degli stessi problemi di salute che si spera di prevenire con la dieta.

L’università di Harvard sottolinea infine che per comprende appieno come un alimento influenzi la glicemia, sia preferibile il concetto di carico glicemico e l’NHS inglese ricorda che scegliere cosa consumare sulla base del solo indice glicemico potrebbe esporre al rischio di una dieta sbilanciata verso i grassi.

Domande frequenti

Qual è la differenza tra indice glicemico (IG) e carico glicemico (CG)?

La glicemia aumenta e diminuisce quando si mangia un pasto contenente carboidrati. La quantità e la durata di questo aumento dipende dalla qualità dei carboidrati (indice glicemico o IG) e dalla quantità. Il carico glicemico (o CG) combina la qualità e la quantità di carboidrati in un “numero” che rappresenta il modo migliore per prevedere i valori della glicemia dovuti a diversi tipi e quantità di alimenti.

La formula è la seguente:

CG = (IG x la quantità di carboidrati) diviso 100.

Prendiamo una mela come esempio. Ha un IG pari a 40 e contiene 15 grammi di carboidrati.

CG=40 x 15 / 100= 6 g

E per quanto riguarda una piccola patata al forno? Il suo IG è pari a 80 e contiene 15 g di carboidrati.

CG=80 x15 / 100= 12 g

Quindi possiamo prevedere che la nostra patata avrà il doppio dell’effetto metabolico di una mela.

Si può pensare al carico glicemico come alla quantità di carboidrati contenuti in un alimento “aggiustata” per la sua potenza glicemica.

È necessario mangiare solo alimenti a basso IG ad ogni pasto per avere benefici?

No, non è necessario, perché l’effetto di un alimento a basso indice glicemico dura fino al pasto successivo, riducendo l’impatto glicemico. Questo vale per la colazione consumata dopo una cena a basso IG della sera precedente, o per un pranzo consumato dopo una colazione a basso IG.

Questo effetto benefico inatteso è chiamato “effetto del secondo pasto”, ma non bisogna prendere questa osservazione come un via libera ad un eccesso d’indulgenza. Si consiglia di puntare almeno su un alimento a basso IG per pasto.

Anche se si avranno benefici mangiando carboidrati a basso IG ad ogni pasto, questi non devono necessariamente indurci a vedere gli alimenti ad alto indice glicemico come assolutamente vietati (si pensi ad esempio al pane integrale, il cui impatto può essere facilmente contenuto associandone il consumo a verdura e fonti proteiche, come l’hummus di ceci).

Perché molti alimenti ricchi di fibre hanno ancora un alto valore di IG?

La fibra alimentare non è un principio nutritivo come il grasso e le proteine, è costituita da molti tipi diversi di molecole e può essere divisa in tipologie solubili e insolubili.

  • La fibra solubile è spesso viscosa (spessa e gelatinosa) e rimane tale anche nell’intestino tenue. Per questo motivo risulta più difficile per gli enzimi muoversi e digerire gli alimenti. Gli alimenti con fibra più solubile, come mele, avena e legumi, hanno quindi bassi valori di indice glicemico.
  • La fibra insolubile, invece, non è viscosa e non rallenta la digestione, a meno che non agisca come una sorta di recinto per inibire l’accesso degli enzimi (per es. la crusca intorno ai chicchi intatti). Quando la fibra insolubile viene finemente macinata gli enzimi hanno campo libero, consentendo una rapida digestione. Il pane integrale e il pane bianco hanno valori di IG simili, così come pasta e riso, proprio per questa ragione, pur essendo tuttavia considerati alimenti decisamente più sani ed il cui consumo andrebbe promosso.

È possibile seguire una dieta a basso IG durante la gravidanza?

È importante seguire una dieta sana durante la gravidanza e una dieta a basso indice glicemico può essere adatta: a differenza di molti altri tipi di diete, seguire una dieta a basso IG NON è restrittivo, non elimina i principali gruppi di alimenti e rappresenta un’alimentazione sana da seguire prima, durante e dopo la gravidanza.

Può rappresenta un beneficio per ​​tutta la famiglia, ma ti raccomando di chiedere anche e soprattutto il parere del ginecologo.

Esiste una dieta a basso IG per le madri che allattano?

Una dieta a basso IG è l’ideale mentre si sta allattando. L’allattamento richiede molta energia e teoricamente questa energia supplementare proviene dal grasso corporeo acquisito durante la gravidanza. In realtà questo grasso non viene tutto consumato e si deve fare uno sforzo concertato per smaltire il peso del bambino. Per raggiungere questo scopo è tuttavia importante non adottare una dieta a basso contenuto calorico o qualsiasi tipo di misura estrema, come le diete a basso contenuto di carboidrati così popolari sulle riviste. Poiché l’allattamento al seno tende ad aumentare l’appetito (il modo che ha l’organismo per assicurarsi di ricevere l’energia necessaria per la produzione di latte) questa è una buona notizia, in quanto seguire una tale dieta sarebbe un incubo! Pertanto l’approccio con la dieta a basso IG può essere utile, perchè ci si può dimenticare di contare le calorie o le porzioni di alimenti.

In primo luogo è importante concentrarsi sui tipi di alimenti che si stanno assumendo. Gli alimenti a basso IG sono cereali integrali, frutta fresca, verdura e legumi. Inserendo questi alimenti alla base di ogni pasto permette di soddisfare l’appetito e raggiungere la sazietà mentre si sta allattando. È anche importante riprendere l’attività fisica, anche semplicemente una passeggiata quotidiana con la carrozzina. Si dovrebbe quindi notare che il peso comincia lentamente a scendere; è da considerare però che sono necessari almeno sei mesi di tempo per tornare al peso che si aveva prima della gravidanza.

Alcune verdure come la zucca e la pastinaca sembrano avere un alto IG, questo significa che una persona con diabete deve evitare di mangiarle?

Sicuramente no perché, a differenza di patate e prodotti a base di cereali, queste verdure non contengono molti carboidrati. Così, nonostante il loro elevato IG, il loro carico glicemico (IG x carboidrati di una porzione diviso 100) è medio. Questi vegetali contengono molti micronutrienti e possono essere consumati come parte di un pasto sano ed equilibrato.

È possibile conoscere l’IG di bevande alcoliche (birra, vino e liquori)?

Le bevande alcoliche contengono una piccola quantità di carboidrati.

In realtà, la maggior parte dei vini e dei liquori non ne contengono e la birra ne contiene appena (3 o 4 grammi per 100 ml). 285 ml di birra contengono circa 10 grammi di carboidrati rispetto ai 36 grammi contenuti nello stesso volume di una bibita analcolica, per questo motivo una birra aumenterà solo leggermente la glicemia. Se si beve la birra in grandi quantità (ovviamente non è consigliabile), allora ci si deve aspettare di avere un effetto più significativo anche sulla glicemia.

Per quanto riguarda il consumo occasionale di bevande, i ricercatori dell’Università di Sydney hanno scoperto che una bevanda prima di cena tende a produrre un effetto di “innesco”, azionando nell’organismo una sorta di interruttore che fa passare il nostro organismo dall’utilizzo delle fonti di energia interne a quelle esterne, mantenendo così bassi i livelli di glicemia.

Perché la pasta ha un basso IG rispetto al pane?

La pasta ha un basso indice glicemico a causa dell’intrappola mento fisico dei granuli di amido non gelatinizzato in una rete spongiforme di molecole di proteine ​​(glutine) contenute nell’impasto. La pasta è unica in questo senso. Di conseguenza, la pasta di qualsiasi forma e dimensione ha un IG piuttosto basso (da 30 a 60). La pasta asiatica come hokkein, udon e vermicelli di riso hanno anche valori di IG bassi e intermedi.

La pasta va cotta al dente, questo è il modo migliore per mangiarla, non deve cioè essere scotta e dovrebbe dare la percezione di essere un po’ dura e offrire una certa resistenza quando la si sta masticando. Cuocerla troppo aumenta l’IG. Ricordiamo ovviamente che, mentre la pasta al dente rappresenta una scelta a basso IG, mangiare troppa pasta avrà comunque un marcato effetto sulla glicemia.

La maggior parte dei tipi di pane e patate hanno un alto IG. Questo significa che non devono essere mai mangiati?

Patate e pane, nonostante il loro alto IG, possono svolgere un ruolo importante in una dieta ad alto contenuto di carboidrati e basso contenuto di grassi, anche se l’obiettivo è quello di ridurre l’IG generale. Solo circa la metà dei carboidrati ad alto IG deve essere sostituita da quelli a basso IG per ottenere benefici per la salute. Naturalmente, alcuni tipi di pane e patate hanno un IG inferiore e dovrebbero essere preferiti per abbassare l’IG, per quanto possibile.

La buona notizia per gli amanti di patate è che un’insalata di patate preparata il giorno prima, condita con una salsa vinaigrette e conservata in frigorifero avrà, un IG molto più basso rispetto alle patate servite fumanti dalla pentola e questo per almeno due ragioni:

  • la conservazione al freddo aumenta il contenuto di amido resistente delle patate di più di un terzo,
  • l’acido della vinaigrette, se preparata con succo di limone, succo di lime o aceto rallenta lo svuotamento dello stomaco.

Una dieta a basso IG è adatta ai vegetariani?

La dieta a basso IG non solo è facile da seguire per un vegetariano, ma può essere particolarmente intuitivo perché è un approccio che spesso tende a privilegiare alimenti a basso indice glicemico, principalmente perché si sceglie di utilizzare fonti proteiche vegetali in sostituzione della carne (fagioli, lenticchie e altri legumi, che rappresentano alimenti con a basso IG).

Alcuni punti aggiuntivi:

  • L’IG si applica solo agli alimenti che contengono quantità significative di carboidrati. La maggior parte delle verdure hanno piccole quantità di carboidrati e quelle che ne contengono di più di solito hanno un basso IG, ad eccezione delle patate (che sono in realtà tuberi). Si può quindi consumare grandi quantità di verdura senza considerare l’IG e beneficiare degli antiossidanti e di tutti i micronutrienti che forniscono!
  • I legumi devono rappresentare una parte quotidiana di qualsiasi dieta vegetariana per le proteine. Fortunatamente questi sono anche un pilastro di una dieta a basso IG.
  • Quasi tutti gli alimenti a basso IG sono adatti a una dieta vegetariana. I prodotti animali sono generalmente ricchi di grassi, proteine ​​o entrambi e quindi non hanno un IG.
  • La gamma di proteine ​​e di carboidrati sani è abbastanza ampia. Essendo vegetariano avrai inevitabilmente un apporto di carboidrati superiore e un apporto di proteine ​​leggermente inferiore, questo rende l’IG importante ma facile da adattare, se si scelgono prodotti a base di cereali integrali e legumi come base di carboidrati.

Fonti e bibliografia

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Domande e risposte
  1. SALVE AVREI BISOGNO DI UN CONSIGLIO. HO IL DIABETE DI TIPO 2 QUALI SUCCHI DI FRUTTA POSSO BERE? GRAZIE

    1. Dr. Roberto Gindro

      Meglio la frutta fresca, oppure frullati di frutta fatti in casa.

  2. Sono insulinodipendente :quattro insuline al giorno compresa quella della sera; mi è stata aggiunta , la mattina, Empagliflozin da 10 mg.dopo tre mesi l’emoglobina glicata è scesa da 10.40 a 7,30 ..ora continuo per sei mesi, come da piano terapeutico…. Cosa mi può dire in merito alla terapia attuale? La ringrazio

    1. Dr. Roberto Gindro

      I risultati sembrano davvero ottimali!

  3. Per completezza ecco uno studio da una rivista prestigiosa.

    ” Effect of a low-glycaemic index – low fat – high protein diet on the atherogenic metabolic risk profile of abdominally obese men”,

    Jean G. Dumesnil, British Journal of Nutrition (2001), 86,
    557-568 . Nov. 2001

    1. Dr. Roberto Gindro

      Grazie mille, anche se come precisano gli autori nelle conclusioni il lavoro è limitato ad un periodo di tempo molto breve e soprattutto faccio notare che ha coinvolto solo 12 persone.

  4. chi vuole veramente tenere basso la glicemia deve mangiare poca frutta,pane,pasta,zuccheri.io cosi ho eliminato 3 insuline al giorno,adesso faccio solo quella per la notte

  5. In una dieta dimagrante ha senso una colazione con 2 fette biscottate e marmellata? Grazie.

    1. Dr. Roberto Gindro

      Assolutamente sì, può avere senso; il 5-10% delle calorie giornaliere devono provenire dagli zuccheri semplici e, se correttamente bilanciata, una colazione di questo tipo è assolutamente ragionevole.